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Autore: monnezzakun    27/04/2015    1 recensioni
Rin e Gou invitano Kisumi e Sousuke per un pigiama party.
#FreeNotteBianca5
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gou Matsuoka, Rin Matsuoka, Shigino Kisumi, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grown up things.


 
 
Rin si alzò in piedi sul letto, le mani puntellate sui fianchi e le gambe larghe come un generale in procinto di tenere un discorso al suo esercito.
«Silenzio tutti!» esclamò, soffiando via una ciocca della frangia dal viso. «Secondo le informazioni della mia informatissima spia» proseguì, lanciando un’occhiata a Gou. «Mamma va a letto alle undici e poi dorme dopo mezz’ora».
Grida di approvazione dalla folla ai suoi piedi.
«Dunque il piano è questo: ci metteremo a letto quando lo vorrà, ma in realtà saremo svegli! E pronti a passare la notte come i grandi» annuì, convintissimo.
Borbottii dubbiosi dalla folla.
Kisumi alzò la mano, la perplessità stampata in volto. «Ma cosa intendi, esattamente, con “come i grandi”?» chiese, le sopracciglia inarcate in un’espressione pratica.
Mormorio di approvazione dalla folla. Sousuke annuì con aria grave.
«Uh. Be’, di sicuro già stare alzati fino a tardi è una cosa da grandi!» cercò di svicolare, ma gli sguardi esigenti di tutti lo misero alle strette. «Allora uhm, ecco…»
La porta si aprì e mamma Matsuoka fece capolino, guardandoli stupita per un momento prima di sorridere ed entrare. «Vi ho portato il gelato e i biscotti e un po’ di cose da mangiare, ma dovete promettere di non sporcare, va bene?» disse, porgendo una ciotola a ciascuno di loro e lasciando il vassoio sulla scrivania. Tirò poi fuori una spazzola e si mise a pettinare i capelli di Gou e zittì i capricci di Rin, che voleva sempre spazzolare la sorella, con la minaccia scherzosa di farglieli tagliare corti corti come quelli di Sousuke.
Gli altri bambini risero, le bocche piene e le gambe incrociate sul pavimento. Mamma Matsuoka finì di fare la traccia a Gou e ricordò loro di mettersi il pigiama prima che lei andasse a letto, così non avrebbero fatto confusione in corridoio per andare in bagno a cambiarsi - tanto lo sapeva che avrebbero cercato di restare svegli. Rin arrossì e la spinse fuori dalla stanza, mentre lei rideva e lo pizzicava. Sousuke lo andò a recuperare e chiese scusa per lui, chiudendosi la porta alle spalle.
«Ragazzi!» esclamò Kisumi «e ragazze, ovviamente» e fece un’occhiolino a Gou – ennesimo momento di trambusto per zittire il “non osare provarci anche con mia sorellaaaaa!” - «visto che nessuno ha proposto nulla, allora ci penso io.»
Improvvisamente, gli altri tre stettero in silenzio e lo guardarono con gli occhi spalancati, pronti ad ascoltare la sua proposta. Kisumi allora si schiarì la voce e si scostò le ciocche lunghe dal viso, poi prese il vassoio ancora pieno di bicchieri e bottiglie, esibendosi nel suo miglior sorriso malizioso.
«Io propongo… il gioco della bottiglia!»
Le reazioni alla proposta furono svariate. Sousuke sospirò in una maniera a metà fra il sollievo e la rassegnazione, come se si aspettasse di peggio ma non fosse comunque soddisfatto. Conoscendo Shigino-kun, quella era probabilmente l’idea meno pericolosa che gli sarebbe potuta venire in mente, ma l’unica ragazza presente era Gou, e i problemi erano due: a) Rin non avrebbe mai permesso a nessuno di baciare sua sorella, b) non aveva nessuna intenzione di passare la serata a baciare a turno altri due ragazzi.
Gou diventò rossa, mettendosi a giocherellare con la treccia. Rin invece s’imbronciò, scuotendo la testa e stringendola con fare protettivo. «Non ci sono ragazze, visto che a Gou non dovete neanche pensarci per sbaglio» disse perentorio.
Kisumi sbuffò e roteò gli occhi, tremendamente scocciato. «Guardate che non c’è bisogno di baciarsi per forza» spiegò «possiamo fare una cosa tipo obbligo e verità!»
La cosa sembrò molto più ragionevole a tutti, che annuirono e acconsentirono a farsi versare un bicchierone di succo per cercare di finire la bottiglia. Bevvero e disposero i cuscini in cerchio; poi i ragazzi fecero a gara in corridoio per andare per primi in bagno a cambiarsi, mentre Gou si metteva la camicia da notte nella sua stanza.
Si ritrovarono tutti di nuovo in camera dopo dieci minuti, pettinati e con i pigiamini – Kisumi non si era portato i pantaloni e c’era stato un momento d’isteria da parte di Rin, che l’aveva ovviamente interpretato come un tentativo per corrompere la sua sorellina, e prima che avvenisse un’altra tragedia Sousuke era andato a prenderne un paio dall’armadio di Rin, ormai abituato alle scenate di gelosia dell’amico. Fu proprio Gou a vincere la partita di morra cinese che fecero per decidere chi dovesse inziare, quindi lei si allungò per raggiungere il centro del cerchio e diede una spinta al fondo della bottiglia, guardandola girare con la bocca socchiusa. Si fermò su Sousuke.
«U-uhm… o-obbligo o verità?» chiese Gou, le manine strette sul margine della camicia da notte.
«Verità» rispose Sousuke, sorridendole. Adesso che stavano giocando, sentiva come un nodo di tensione allo stomaco, un intreccio di tensione ed eccitazione che non si sarebbe aspettato per un gioco così banale. Forse era la presenza di Kisumi, che si rivelava sempre una sorta di mina vagante, totalmente imprevedibile e potenzialmente pericoloso, però mentre guardava il viso pensieroso di Gou sentiva il nervosismo che gli si agitava nella pancia, all’altezza dell’ombelico, e scavava fori immaginari come quelli dei mobili mangiati dai tarli.
«Sousuke-kun, qual è il tuo piatto preferito?» chiese Gou dopo un minuto. Rin annuì solenne, come per dare la sua approvazione alla domanda.
«Uh… mi piacciono molto gli yakitori» rispose Sousuke, senza pensarci troppo. Era una risposta un po’ vaga, ma era il primo piatto che gli era venuto in mente, specialmente perché sua mamma li preparava spesso, chiedendogli di aiutarla a preparare gli spiedini dopo che aveva finito i compiti. «Quindi adesso sta a me far girare la bottiglia?»
Kisumi ci pensò su un attimo, poi gli fece cenno di sì. La bottiglia schizzò sul pavimento per la forza con cui Sousuke l’aveva spinta, roteando in pazzita vicino ai piedi di Rin. Si incastrò nei pantaloni del suo pigiama, fermandosi a metà fra lui e Gou.
«Ohh, non so cosa dobbiamo fare se succede una cosa simile» esclamò Kisumi, pensieroso. «Direi che puoi scegliere a chi fare la domanda, Yamazaki-kun»
«Be’, allora, Rin…» rispose, ridendo un po’. Il suo migliore amico sbuffò, incrociando le braccia al petto. «Obbligo o verità?»
Rin ci pensò su, mordendosi il labbro come faceva sempre. Seduto vicino a sua sorella e con i capelli legati, le assomigliava in maniera sconvolgente. «Obbligo»
«Che noioso, oniichan!» esclamò Gou, spingendolo. «Sei proprio un fifone!»
Sousuke scosse la testa, ghignando. «Oh no, così ci divertiamo molto di più, Gou-kun» (“Non chiamarmi così, Sousuke-kun!”)
«Dunque Rin» esordì Sousuke «e anche tu, Gou-kun, visto che la bottiglia è finita a metà fra voi due. Il vostro obbligo è… scambiarvi i pigiami.»
Kisumi scoppiò a ridere, cadendo all’indietro sul pavimento e battendo anche la testa. Rin era rimasto pietrificato, con la bocca un po’ aperta e gli occhi a palla, grandi e sconvolti. Gou si tratteneva per non infierire sul fratello, ma aveva il viso rosso e gli occhi pieni di lacrime per lo sforzo.
«Non ho intenzione di mettermi… un vestito!» «Hai scelto tu l’obbligo, adesso lo rispetti.»
L’altro sbuffò, agitandosi nel disagio. Era arrossito e si rifiutava di guardarlo, il viso voltato come se stesse guardando il cielo buio fuori dalla finestra. Quando Kisumi si riprese e si mise a punzecchiarlo, ridacchiando compiaciuto, lui prese per mano Gou e corse fuori dalla stanza.
Rimasti soli, Kisumi e Sousuke presero un paio di biscotti mentre aspettavano, lanciandosi occhiate complici e divertite. Dalla stanza accanto li raggiungevano le risatine acute di Gou e i borbotti soffocati di Rin.
All’improvviso ci fu una risata più forte e il rumore di porte che sbattono, poi Rin fece il suo ingresso.
La camicia da notte non gli arrivava nemmeno a metà coscia, ed era in generale così corta e stretta che era stato costretto a infilare un costume sotto per non rimanere praticamente nudo. Aveva dovuto sbottonare quasi tutti i bottoni sul petto per poterci entrare, ma le maniche corte a sbuffo gli stavano strettissime. Gou era riuscita a infilargli una molletta per tenergli ferma la frangia, probabilmente a tradimento, così adesso una farfalla rossa a pois bianchi campeggiava sopra la tempia destra.
Kisumi lanciò un lungo fischio, ridendo un po’. «Non stai per niente male, Rin-chan, potresti considerare di passare alla divisa femminile»
Rin lo guardò malissimo, marciando fino al suo cuscino con le guance rosse e l’aria altezzosa, come di un principe spocchioso che si sforzasse di mantenere l’orgoglio.
Sousuke continuò a scrutarlo a lungo. Era strano da pensare, però era bello il modo in cui le gambe di Rin spuntavano da sotto l’orlo merlettato della camicia da notte, magre e sottili. Erano belle le sue mani affusolate che cercavano di tirare e coprire il possibile, era carino (carino?) il modo in cui teneva lo sguardo basso, il viso macchiato di un timidezza che su di lui era sconcertante, un’onda improvvisa quando stai guardando verso la spiaggia e ti ritrovi sott’acqua di colpo. Kisumi continuava a ridere e infastidirlo con le sue battutine, e lui probabilmente non aveva lo stesso calore a livello del petto, non sentiva la stessa sensazione strana alla gola, lo stesso disagio imbarazzato che lo prendeva sempre quando Rin faceva qualcosa che gli piaceva in quel modo troppo intenso.
Ripresero a giocare, ma quel peso sullo stomaco non se ne andava. Alla fine Rin si riprese e tornò a ridere e scherzare, proteggendo Gou dalle domande inopportune o dagli obblighi che lui considerava inadatti. Mamma Matsuoka bussò alla porta ad un certo punto, facendo sapere loro che sarebbe andata a letto e che augurava a tutti la buonanotte.
Rimasero in piedi a lungo, dapprima a giocare, poi a parlare un po’ di tutto, cercando di ridere piano per non fare rumore. Gou si addormentò in silenzio mentre loro litigavano su chi fosse il personaggio più forte dell’anime che davano sempre dopo pranzo, e alla fine arrivò il punto in cui tutti loro non si reggevano più in piedi, e le conversazioni erano fatte di frasi male articolate inframmezzate da un numero crescente di sbadigli.
Nessuno aveva la forza di preparare i futon, quindi Sousuke fu incaricato di mettere Gou a letto, e poi loro si sarebbero incastrati sul materasso in un quale modo, cercando di non svegliarla. Si stesero, stretti e scomodi, ma troppo stanchi per accorgersene.
Si guardarono tutti e tre, scambiandosi l’ultima risata prima di chiudere gli occhi, e Sousuke si tirò solo un pochino più vicino a Rin, praticamente premuto contro la sua schiena, ma solo perché sennò era troppo vicino al bordo del letto, non per altro.
Non ci volle molto prima che si addormentassero, praticamente abbracciati, schiacciati in tre sul fondo del letto per non infastidire Gou. Sousuke non fece sogni, quella notte, ma gli parve di addormentarsi con un sorriso stanco sulle labbra, il naso premuto contro la scapola di Rin.
 
(La mattina seguente mamma Matsuoka si svegliò più tardi del solito, e quando aprì la porta della stanza di Rin per controllare come stessero i bambini, non seppe se essere perplessa perché sua figlia stava facendo le trecce al ragazzo con i capelli rossicci dopo avergli messo lo smalto, o perché suo figlio dormiva abbracciato al suo migliore amico, con la camicia da notte di sua sorella che lo lasciava scoperto fino a metà busto. Decise che alla fine non era poi così importante - o forse che era meglio non indagare - e scese in cucina a preparare la colazione per tutti, divertita.)



Note.
Seconda cosina scritta per la Notte Bianca. Ho il sospetto che anche questo sia un prompt di Aika, ma sono troppo pigra per controllare. Come sempre mi sono divertita un sacco, vvb, le solite cose.
   
 
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