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Autore: Aanya    27/04/2015    2 recensioni
Tony si rende conto di avere tutto e niente. Breve riflessione con la sua inseparabile assistente.
Si colloca dopo il rientro di Tony dall'Afghanistan e prima della serata di beneficienza.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora tu sei un uomo che ha tutto..e niente…
 
Quelle parole ritornarono a punzecchiarlo, a ronzare nella sua testa come fastidiose zanzare che non avevano idea di andarsene. Eppure sapeva che aveva ragione.
Si trovò a fissare indistintamente un punto davanti a sé, scollegando lo sguardo dal tablet che teneva in mano. Era come se fosse avvolto da una triste melodia che lo stava ipnotizzando.
-Lei vorrebbe una famiglia, signorina Potts?- chiese atono, senza spostare lo sguardo verso la donna.
Virginia trasalì. Alzò appena lo sguardo dalle carte che teneva sulle ginocchia domandandosi se quello che le aveva domandato il capo era quello che aveva realmente sentito.
-Cosa?- domandò, voltandosi verso di lui.
Tony si sistemò sul divano, ridestandosi dalla sua ipnosi.
-Le ho chiesto se lei vorrebbe una famiglia- ripeté senza guardarla, armeggiando con il tablet supertecnologico.
Pepper non sapeva cosa rispondergli. Il perché di quella domanda le era oscuro e la sua incertezza nel rispondere era, anche se non voleva ammetterlo a se stessa, se in quel quesito Tony le stesse chiedendo se avesse voluto avere una famiglia con lui o fosse un riferimento generale. Deglutì. A volte lavorava troppo di fantasia. Fissò l’uomo. Vide che non si era voltato verso di lei, quindi ritornò ad osservare le sue carte, anche se non stava leggendo una singola parola di quello che vi era scritto.
-Beh..- cominciò sorridendo -..credo che tutti desiderino avere una famiglia prima o poi..-
-Davvero?-
Pepper sentiva su di sé lo sguardo dell’uomo, che ora si era posato su di lei.
-Beh..forse non tutti a quanto pare..- disse alzando leggermente le spalle e continuando a sorridere, anche se il suo era un sorriso di circostanza. Vedeva che Tony era serio, cosa non infrequente dopo la permanenza in Afghanistan.
-Quindi lei vorrebbe avere una famiglia..-. Non era una domanda.
Gli occhi dell’uomo la fissavano, sembravano inquieti, pieni di altri pensieri. Cercò di buttarla nuovamente sull’ironico. Sorrise, ritornando a guardare le sue carte.
-Non ho tempo per avere una famiglia..devo fare già da baby-sitter a lei Tony-
-Quindi la colpa è mia-
Virginia sentiva le parole dell’uomo affondare dentro di lei. Non era per niente abituata a parlare di cose serie con lui, o comunque non in quel modo. Voleva dirgli che non era colpa sua, rassicurarlo, ma era sicura che fosse quello che pensava realmente? In effetti era vero. Passava quasi ventiquattro ore su ventiquattro a lavorare per lui, quando non era in ufficio la chiamava a casa e quando non era da lui la chiamava per cellulare, non importava se in quel momento lei stesse dormendo e fossero le tre di notte.
-Mi piace il mio lavoro, Tony..- optò, mostrandogli un sorriso –È molto impegnativo, ma ho deciso io di farlo e proseguire su questa strada..-
Tony la guardava come se stesse aspettando che lei trovasse un altro “ma” in quel discorso.
-..quindi me ne assumo le responsabilità-
Restarono qualche secondo in silenzio.
-Però pensi se non lavorasse per me..- riprese Tony -..potrebbe avere più tempo per un marito..- disse cominciando a gesticolare -..un figlio..- poi la guardò dritta negli occhi –Non vorrebbe un figlio?- domandò indicandola.
Virginia cercò di non far trapelare alcuna emozione. Quella non era una domanda personale tra lei e lui.
-Credo che un po’tutte le donne abbiano un desiderio di maternità..- disse –..mi sta per caso licenziando?- gli chiese piegando la testa e socchiudendo gli occhi.
Tony sorrise.
-Ma come le viene in mente?- domandò, facendo una smorfia.
-O mi vuole dare più tempo libero o mi sta facendo questi discorsi perché mi vuole licenziare- disse lei, alzando un sopracciglio.
Gli occhi di Tony si posarono nuovamente nei suoi.
-E non credo sia da lei la prima opzione- terminò la donna.
Tony non rispose. Tornò a guardare davanti a sé, pensieroso.
-Sa che non resisterei senza di lei..- continuò, tornando a guardarla.
-Oh..- sorrise sarcastica lei, riordinando i documenti -..questo lo so-
-Alla fine è un po’come se fossimo una famiglia noi due, no?-
Pepper s’irrigidì. Sperava che il suo capo non l’avesse notato. Qualcosa dentro di lei la tormentava e non era decisamente un buon segno. Lo sguardo che sentiva addosso a sé stava per minare la sua compostezza e la sua calma.
-Noi non siamo una famiglia Tony..- cominciò lei -..lei è il mio capo e io sono la sua assistente..-
Gli sorrise, battendo dei fogli sul tavolo per allinearli.
Tony fissò i suoi gesti.
-Lei è più di un’assistente..-
Pepper s’irrigidì di nuovo, ma cercò di trovare le forze per guardarlo negli occhi e non destare particolare attenzione.
L’uomo si alzò dal divano, a pochi passi da lei. Imbarazzata la donna prese a visionare nuovamente delle carte. Tony le si sedette accanto. Virginia poteva sentire la sua mano calda poggiarsi sulla spalla e irradiare calore fino al suo petto. Forse anche ai capillari del suo viso, ma non voleva chiederselo e cercò di non alzare la testa per non averne prova.
-Lei è un’amica..-
Pepper strabuzzò gli occhi poi, lentamente, alzò lo sguardo verso il suo capo.
-Credo l’unica amica che io abbia mai avuto-
Pepper accennò un lieve sorriso per toglierla dall’imbarazzo di aver pensato ad altro.
-Com’è che si dice? Migliore amica?- le domandò retoricamente sorridendo –Nah..- continuò con una smorfia –non mi piace il termine…lei è troppe cose insieme..dovrei trovarle un sacco di aggettivi..e sa che io non sono bravo con queste cose…insomma..come dovrei chiamarla?..Dovrei avere un aggettivo per definirla quando mi toglie dai guai..uno per quando mi sopporta..uno per quando mi aspetta per tre mesi in ansia..uno pe..-
-Ho capito..ho capito- lo fermò ridendo –..mi chiami semplicemente Pepper…come sempre-
Tony la squadrò.
-Questo basta e avanza, non sono così egocentrica..- continuò, sorridendo e alzandosi dal divano con delle carte in mano.
-E ora dove va?- le domandò deluso.
Pepper sorrise.
-Tra le tante cose che sono per lei si dimentica forse che lavoro per lei?- gli domandò piegando il capo -Le pratiche non si svolgono da sole-
Tony sorrise di rimando. Virginia gli voltò le spalle procedendo verso l’uscita.
-Aspetterò la Pepper da pigiama party stasera allora…- le gridò.
-Certo..ci conti- rispose sarcastica.
Tony la guardò dirigersi verso l’atrio. Pepper era decisamente qualcosa di più.


 
Eccomi. Diciamo che questa riflessione era partita leggermente più lunga, magari con un pò di introspezione come cornice, ma quando mi sono seduta a scriverla è venuto fuori solo questo. Rileggendola ho notato che avrei potuto calcare di più sulla tristezza che pervade l'animo di Tony quando ripensa alle parole di Yinsen e alla sua vita, ma l'idea originale era nata da uno scambio ironico di battute con Pepper quindi ho cercato in poche righe di aggiungere sia il tratto maliconico che quello sarcastico.
   
 
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