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Autore: JulieTeller    27/04/2015    1 recensioni
[Ansel Elgort]
Ho deciso di cambiare genere e di creare una fanfiction real life ma con un personaggio irraggiungibile, chi di voi non lo ama?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ansel Elgort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una ragazzina di 16 anni la chiamerebbe cotta, colpo di fulmine, il figaccio di cui mi sono innamorata, io lo chiamo semplicemente amore. Ho 19 anni e sono innamorata da quasi un anno di Ansel Elgort, il mio attore preferito. E’ una cosa da nulla probabilmente ma non c’è da stupirsi, anche io pensavo fosse una perdita di tempo amare una persona irraggiungibile, che non mi avrebbe mai dato niente e che probabilmente se lo avessi avuto davanti mi avrebbe guardato il culo e avrebbe fatto un selfie veloce, senza degnarmi di uno sguardo. Ma fu diverso. Non lo so spiegare bene, ma fu completamente diverso da come me lo ero immaginato. L’ho amato e lo amo tuttora ma è successo solo la scorsa settimana. Vivo a New York, una città grande dove difficilmente incontri qualcuno di famoso per la strada. O forse è fin troppo facile trovare qualcuno di famoso per la strada, solo che io sono una sfigata cronica e non incontro mai nessuno. Quella sera, circa una settimana fa, o forse cinque giorni fa, l’ho incontrato. Non ci potevo credere, era qualche metro da me e non ci potevo davvero credere, mi stropicciai gli occhi a causa della sorpresa e dallo stupore. Badate, non mi sono trasferita a New York per lui, solo un pazzo o in questo caso, una pazza lo farebbe. Ma io non l’ho fatto per questo. Mi sono trasferita per lavoro, ho dei parenti qui che mi hanno offerto un lavoro allettante in un’agenzia che promette bene, così evito di continuare l’università per cominciare subito a guadagnare qualcosa. Come vi dicevo, non sapevo bene che fare. Sapevo che si era rimesso con la sua ex Violetta ma in quel momento non c’era, girava da solo per New York. Assurdo, pensai. Probabilmente doveva raggiungerla o chissà cosa avrebbe dovuto fare, non me ne curai molto. Cercai di essere il più sicura di me possibile e mi avvicinai a passo svelto verso di lui, con in mano il mio amato Iphone, non avevo mai avuto l’occasione di fare una foto con lui, a causa di quell’idea che mi avrebbe osservato solo il culo. Ma non lo fece. Prese il telefono, mi strinse e scattò non una ma ben tre foto. Lo ringraziai e per tutto il tempo mi osservava il viso, non il culo. Quanto ero stata stupida a credere ad una cosa del genere. Lui era esattamente come sembrava, un orsacchiotto dolce che non farebbe mai male ad una mosca. Oltre a quel lavoro in agenzia, lavoravo in un localino molto carino dove si serviva a colazione, a pranzo e a cena. Io raramente facevo i turni di notte, a causa del lavoro in agenzia. Dopo averlo ringraziato, come ho detto, guardai l’orologio da polso, sgranai gli occhi e gli sorrisi a trentadue denti, salutandolo e correndo verso il locale, ero in stra ritardo. Indovinate una mezz’ora dopo chi c’era? Lo vidi entrare dentro, di solito non mi importa di nessuno che varca quella soglia ma in quel momento avrei fatto la qualunque. Poteva anche essere una coincidenza, però in quell’anno che ero innamorata di lui e quindi che l’avrei riconosciuto, non era mai passato. Magari voleva provare qualche locale nuovo lontano o vicino casa sua. Avevo tante domande ma nessuno avrebbe risposto. Si sedette, prese il menù e ordinò, chiamandomi con lo sguardo. Aveva chiamato me, nessun’altra. C’erano tante cameriere, il locale era grande e accanto a me c’erano Lindsay e Bonnie, non c’ero solo io. Ma vidi che puntò il mio sguardo, non quello loro. Dopo l’ordinazione avvampai, ero in estasi anche se cercavo di non darlo a vedere. “State zitte.” risposi agli sguardi incerti e divertiti di quelle pazze, sbuffando e pregando Bonnie di portare l’ordinazione al suo tavolo. Mi stavo tirando indietro, io ero innamorata, lui probabilmente stava pensando o aspettando la sua ragazza in quel momento. Bonnie non intendeva farlo e quindi, dopo averle dato un piccolo pugno sul braccio, presi il vassoio e lo servii. Gli sorrisi cercando di non arrossire e me ne andai in un angolino in silenzio. Nei cinque o sette giorni successivi venne ogni giorno alla stessa ora, l’ora in cui lavoravo io. E chiedeva sempre di me. Ieri ero mancata per degli impegni di lavoro e Liv, un’altra mia amica cameriera, mi ha detto che aveva chiesto di me. Oggi devo di nuovo andare al locale e non so se me la sento. E’ sempre un tuffo e un colpo al cuore. Vorrei solo non essermi innamorata di lui. E’ da un anno che cerco di avere una relazione stabile con qualcuno ma non ci riesco. Non riesco ad espormi. Non so proprio che fare.
  
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