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Autore: Lady_Loire    27/04/2015    3 recensioni
“Ben svegliato Drew...” sorrise, il giovane ringhiò
“Sono una bestia! non mi chiamare con il nome umano!” il montanaro gli scompigliò i capelli e si rialzò
“stufato di coniglio per cena?”
“Alen! Non mi ignorare!” cercò di colpirlo con un pugno ma mugolò dolorante non appena mosse la gamba
“stai tranquillo. Lo sai che ti do volentieri un pasto caldo. Te lo darei anche tutti i giorni se non mi scappassi via la notte!”
“io so cacciare! Sono un ottimo cacciatore!”
“smettila Drew, non ti piace uccidere gli animali. Stavi morendo di fame eppure hai azzannato la zampa di Bellina, non il collo”

*^*^*
In mezzo alle montagne sta una piccola casa, in quella casa vive un uomo che ogni giorno spera di rivedere il proprio compagno. In quei boschi tra le montagne vive un lupo che desidera la libertà ma non riesce a separarsi dal suo sguardo.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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L'alba di una nuova vita L'alba di una nuova vita


Aprì gli occhi che era l'alba. Si alzò stiracchiando gli allenati muscoli per farli uscire dal torpore del  sonno. Si vestì velocemente ed uscì fuori dalla sua casupola. Inspirò a pieni polmoni l'aria fresca di montagna e si guardò attorno: a valle poche luci illuminavano la cittadina che sembrava un piccolo cielo in terra, le fronde sottili degli aghifoglie che la circondavano, ondeggiavano pigramente come a cullarla.
Si beò di quella visione così calma e tranquilla per qualche minuto, poi si voltò ed entrò nella sua piccola stalla: quattro belle caprette lo aspettavano ancora mezze addormentate.
“Bellina, mie care, buon giorno! Avete fame?” si chinò fino ad arrivare al muso della sua preferita e la carezzò tra le cornina. Ascoltando i gioiosi belati delle quattro prese la forca e cominciò a riempire la mangiatoia di fieno. Una volta che furono intente a mangiare le munse e tornò in casa con il contenitore metallico pieno e tiepido.
Mise il latte sul fuoco e nel mentre che attendeva imburrò e ricoprì di marmellata di mirtilli una fetta di pane.
Dedicò qualche ora a lavorare il suo buon latte: lo filtrò e imbottigliò per poi metterlo al fresco fuori  nella ghiacciaia. Una volta finito si preparò per la caccia: infilò una giacca prese del pane ed imbracciò il fucile carico, fu a quel punto che sentì un gran trambusto provenire dalla recinzione aperta del bestiame.
Si precipitò fuori e vide un lupo attaccato alla coscia della sua Bellina, non esitò un istante, sparò dritto alla zampa del lupo che guaì staccandosi e tentando la fuga.
L'uomo fu più veloce, lo afferrò e legò le zampe anteriori al petto della bestia che si agitava
“sta calmo! Non vorrai mica morire dissanguato!” a quelle parole la bestia parve calmarsi un po', smise di dibattersi ma continuò a ringhiare feroce.
Portò in casa il lupo e lo legò alla gamba della grossa e pesante poltrona che stava davanti al camino acceso e scoppiettante.
Presa dell'acqua e delle bende si mise a medicare il lupo.
“continui a fare l'idiota! Sai bene che mi fa piacere darti del cibo!” l'animale lo guardò e sbuffò quasi scocciato dalle parole di quel gigante gentile. Poggiò il muso sulle zampe e chiuse gli occhi cercando di ignorare il dolore.
Il montanaro, finito il lavoro di medicazione, si alzò, imbracciò nuovamente il fucile e lo caricò in spalla. Dalla cucina prese del pane lo imburrò e tagliò qualche fetta di prosciutto dalla coscia intera che svettava sul piccolo bancone in cucina. Mise tutto su un bel tagliere e lo portò accanto al lupo ancora fintamente addormentato
“quando vorrai mangiare fallo, testone” detto questo uscì per la sua giornata di caccia.

Rientrò che il sole stava calando, aveva già pulito i tre conigli presi e pulito la stalla, si era anche fatto un bel bagno caldo nel capanno. Voltò lo sguardo al tappeto di fronte al camino e sorrise soddisfatto: addormentato accanto al tagliere vuoto c'era un bel ragazzo dai capelli neri. Le mani erano entrambe poggiare al ventre, probabilmente non mangiava da giorni, si trovò a pensare. Andò al suo fianco e alimentò il fuoco, ormai quasi spento, con un paio di ciocchi di legno.
Il ragazzo al suo fianco aprì gli occhi, stordito dall'improvviso freddo che il corpo massiccio dell'uomo aveva portato.
“Ben svegliato Drew...” sorrise, il giovane ringhiò
“Sono una bestia! non mi chiamare con il nome umano!” il montanaro gli scompigliò i capelli e si rialzò
“stufato di coniglio per cena?”
“Alen! Non mi ignorare!” cercò di colpirlo con un pugno ma mugolò dolorante non appena mosse la gamba
“stai tranquillo. Lo sai che ti do volentieri un pasto caldo. Te lo darei anche tutti i giorni se non mi scappassi via la notte!”
“io so cacciare! Sono un ottimo cacciatore!”
“smettila Drew, non ti piace uccidere gli animali. Stavi morendo di fame eppure hai azzannato la zampa di Bellina, non il collo”
il lupo rimase in silenzio.
Aveva ragione: odiava cacciare, nemmeno la sua natura mutante da lupo lo rendeva un gesto naturale. Preferiva fare l'umano e procurarsi il cibo alla maniera umana, ma il destino volle che alla precoce morte dei suoi non arrivassero altro che debiti in eredità. Costretto a rubare, per mangiare.
“mi dispiace per la tua capra” sbuffò stendendosi ancora sulla pelle di montone.
“se la caverà” Alen si avvicinò al camino e sistemò il paiolo carico di acqua e verdure sul fuoco poi si mise a sedere accanto al lupo umano che si strinse accoccolandosi
“ti ho fatto un bel buco eh?” ridacchiò il castano sciogliendo i nodi ai polsi ma lasciandolo legato alla poltrona, Drew scocciato gli morse una mano ma si pentì immediatamente e chiuse gli occhi intimorito. Alen strinse i denti trattenendo un gemito di dolore e gli colpì piano la nuca
“fai male! Scemo!” mormorò strofinando il dorso arrossato.
Il lupo non disse niente, rimase a fissare le scarpe logore. Dopo qualche minuto sentì un braccio muscoloso avvolgerlo quasi completamente, il fiato di Alen gli scaldò il collo con una calma tale da farlo rabbrividire.
“che vuoi fare?” mormorò, il montanaro gli si avvicinò ancora e baciò con dolcezza le labbra
“mi lasci sempre qui da solo...” si trovò steso sul tappeto, Alen su di lui che lo guardava con occhi tristi “Drew, ti ho sposato per evitare che ti dessero la caccia, ti sto cercando di offrire una vita normale e tu scappi...”
“nessuno ti ha chiesto niente!” cercò di spingerlo via, ma la differenza tra loro era notevole. Alen sorrise e si stese con delicatezza su di lui
“sta buono! Lo sai che l'ho fatto volentieri...” gli baciò una guancia e continuò in un sussurro “un po' ti amo...”
“non dirlo!” strillò l'altro “è per finta! Alen! è per finta, no?”
il castano non rispose, si limitò a sorridere e baciarlo nuovamente.
Che fare? Lui non voleva stare sotto quel gigantesco mutante! Era un lupo orgoglioso, anche se scarso.
Mugolò cercando di scappare dalla presa del maggiore su di lui e all'improvviso il piacere gli offuscò la mente: Alen era chino sul suo sesso, se ne occupava con amore, regalandogli anche qualche sguardo tenero con quei suoi magnifici occhi neri.
Lui non voleva stare sotto quel gigantesco mutante, ma era tutto così bello vicino a lui. Anche quel sesso così strano che facevano quando lo riusciva a catturare, era bellissimo.
Alen guardò la confusione negli occhi del piccolo compagno. Forse aveva rilasciato qualche feromone di troppo, ma la gioia di avere di nuovo Drew tra le braccia, questa volta era incontenibile.

Lo aveva trovato mentre portava del latte a valle, quasi due anni prima, era ferito e inseguito da un gruppo di umani armati. Riuscì a fermare il gruppo e a farsi raccontare l'accaduto: era un ragazzo in rovina, senza casa e senza nessuno. Rubava per mangiare. Aveva circa venti anni e nessuno lo voleva. Come potevano non volerlo, era magnifico: gli occhi azzurri così fieri e il fisico sottile ma tonico.
“Lo sposo io. Gli darò una casa e non sarà più costretto a rubare. Se ruberà ancora ne risponderò io”
crederono tutti che fosse impazzito, tutti compreso Drew.
Due giorni dopo nella piccola cappella consacrata agli dei, il sacerdote li stava sposando, non c'era quasi nessuno se non qualche conoscente affezionato al montanaro.
Allo scambio delle promesse ci volle una buona dose di coraggio, forse solo in quel momento si era reso conto di cosa stava per fare.
Drew, di fronte a lui, sembrava un condannato a morte.
Come biasimarlo, lo aveva appena legato a lui per sempre, dopo che l'uno dell'altro sapevano solo i nomi e l'età.
Era sette anni più giovane.

“Alen...” la voce del compagno lo riportò alla realtà, lo guardò negli occhi e sorrise
“sai che sei tornato giusto in tempo per il nostro anniversario?”
“finto anniversario!” e si, lo sapeva bene che era quello il giorno, come poteva scordarlo? Quel maledetto lo aveva portato via da casa sua e rinchiuso tra quattro mura.
Mugolò cercando di resistere alle attenzioni che il castano gli riservava.

Aveva rubato solo un salame, niente di prezioso. Aveva fame, parecchia fame. Perché non lo capivano? Gli avevano sparato al fianco, lo stavano inseguendo. Non sarebbe durata ancora a lungo, poi era comparso lui: quasi due metri, petto largo e capelli ribelli. Si fermò schiena contro un albero, intimorito. Aveva riconosciuto il suo vero aspetto.
Poi lo aveva visto fermare e parlare agli umani.
“Lo sposo io” non era stato in grado di dire di no: lo aveva appena salvato da morte certa.
Due giorni dopo, la terza notte di marzo, si trovò chiuso in una casetta a due ore di cammino dal suo villaggio. Gli aveva preparato la cena, lo aveva aiutato a lavare e curare la ferita e gli aveva offerto metà del suo letto.

“Non scapperai come quella notte...” sospirò il castano prendendolo per la nuca e sollevandolo appena per chiamarlo in un bacio, Drew chiuse gli occhi lasciandolo fare, rispondendo solo con timidezza a quelle dolcezze. Alen era la passione, l'amore e la generosità. Allargò appena le gambe, invitando con il suo corpo il compagno che sorrise e tornò a baciarlo.

La luna stava calando, l'alba era vicina. Drew l'osservava dalla finestrella accanto al camino. Le corde erano sciolte ai suoi piedi, la gamba non doleva più. Doveva andarsene. Era da un'ora che se lo ripeteva. Sistemò una ciocca di capelli sulla spalla e rabbrividì appena per il gelido movimento. Istintivamente si fece più stretto al petto del compagno che si mosse appena in uno sbuffo, l'enorme zampa che gli cingeva il fianco lo strinse meglio sotto il suo corpo dove un bel tepore lo avvolse.
Drew guardò la luna sparire oltre la finestra e si voltò poggiando nuovamente la testa sul braccio, steso al caldo avvolgente di un enorme orso bruno.


*^*^*^*^*^*^*
Salve a tutti, grazie per aver letto questa veloce storia di tenerezze.
questa storia è nata circa tre anni fa, oggi l'ho trovata e ho deciso di provare a riscriverla.
spero di aver fatto un buon lavoro :)
fatemi sapere se è stata di vostro gradimento con una recensione o un commento sulla mia pagina fb!

un abbraccio, Loire
   
 
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