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Autore: FRAMAR    28/04/2015    26 recensioni
Oggi è il 14 febbraio, la festa degli innamorati e io non posso non ricordare Tommy: ve lo ricordate? Il giovane che nel racconto "Io e te per altri giorni" muore a causa di un tumore. Lui è sempre in me, ma ora non c'è più. Ho conosciuto Paolo, prenderà il suo posto nel mio cuore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PENSIERO

 
 
POV Luca
 
Oggi è il 14 febbraio, la festa degli innamorati e io non posso non ricordare il mio amico Tommy. [Ve lo ricordate? Il giovane che nel racconto “Io e te per altri giorni” muore di tumore.]
Povero Tommy, così buono, bello, dolce e così sfortunato, morire a soli diciannove anni. Lui è sempre in me. L’ho amato più di me stesso. Mi manca, mi manca tanto. È sempre in maniera costante nel mio pensiero. Ora è qui davanti a me nella foto. Lo guardo, gli sorrido. Gli vorrei gridare “ti amo” e riempirlo di baci, di carezze. Ma lui non c’è più. Mi soffermo sulla foto e gli parlo, come faccio tutti i giorni. Lo so che lui non mi ascolta ma a me serve fare così. Mi rilassa e mi fa stare bene.

Dolce Tommy, per lungo tempo mi sono imposto di non chiedermi il perché. Tutto ciò che accade ha una ragione. Anche se spesso non si vuole capire. Mio tenero amante, ricordi le lezioni studiate insieme? Il mio capo sul tuo grembo mentre mi interrogavi? Carissimo Tommy, ripensi mai ai tuoi ritorni dal paese, quando finalmente arrivavi e io ti abbracciavo perché … già sentivo il bisogno di te? Mio primo amore... rimembri le volte in cui ti stringevo stretto per farti “sentire” il mio affetto, sì proprio a te che ti veniva meno il respiro e ridevi felice di quel tuo cucciolo? E quando mi portavi il caffè mentre ero alle prese coi verbi o con il greco? Ricordi le mangiate di arance a notte già alta? E il temporale che ci svegliava trovandoci abbracciati e stretti vicini?

Piccolo Tommy, hai ancora memoria di quando insieme facevamo conti su conti… “Se verrò a mancare io” dicevi “ questi sono i documenti, ti potrebbero servire. Se dovessi morire, rifatti una vita, è giusto così, i morti non parlano, non odono, non amano, ricordatelo. Me lo prometti?”. Sembrava che tu sapessi in anticipo il tuo triste destino.

Dolce Tommy, ti voglio ancora bene. Cristo perché me lo hai portato via? Caro Tommy, ti porto questa sera tutta la mia malinconia.

I compleanni che sempre abbiamo festeggiato… Tu dimenticavi il tuo e io ti portavo il regalo dalla finestra pur sapendo che entrambi facevamo solo finta. Ti ricordi la tua paura di dormire da solo tanto che venivi da me con la scusa di rimboccarmi le lenzuola? E fare insieme l’amore per poi addormentarsi abbracciati.

Tommy, da quanto tempo ormai non ti do un bacio? Sono tre anni, ma l’ultimo te l’ho negato. Non potevi essere tu così bianco nel legno chiaro della cassa, e io che tacevo e piangevo.
Tommy, ti parlo, ma sei solo un’illusione e sei ancora parte di me; non ti posso scordare mai, mi hai insegnato ad amare.

Ti ricordi del nostro professore? Ti è stato vicino fino alla fine. Ebbene si è messo con quel poco di buono di Mirko, quello che alle medie era un anno dopo di noi. Quel biondino sfortunato, buttato fuori casa, abbandonato senza pietà dalla mamma perchè gay,  entrato nel giro della droga, costretto a prostituirsi e rubare per procurarsi i soldi. All’inizio quando si è messo insieme al professore eravamo tutti titubanti e scettici. Mirko troppo piccolo per il professore e il professore troppo grande per Mirko. Invece vanno alla grande. Mirko ha fatto un cambiamento enorme. Si sono completati a vicenda e stanno bene insieme.

Tornando a noi Tommy, quando te ne sei andato via avevo compiuto da poco venti anni. È bello avere venti anni, ma allora io mi sentivo vuoto e triste e la solitudine sembrava pesarmi ogni giorno di più.

Eri morto da pochi mesi e io in quella grande città, ero solo e con tanti di quei problemi sulle spalle di cui molti ragazzi della mia età non sapevano neanche l’esistenza. Incominciò per me un periodo che mai potrò dimenticare.

Mi ero trasferito con quei pochi soldi che avevo in una stanza, che forse darebbe meglio l’idea se la chiamassi “buco”. Avendo trovato lavoro presso una ditta, di giorno lavoravo e la notte studiavo per poter superare quegli esami che mi mancavano alla laurea. A questo ci tenevo tanto: era come una rivincita sulla vita che era stata tanto avara con me.

Ma più che altro lo facevo per te, mio caro Tommy, perché ci tenevi tanto e non avrei per nessuna ragione al mondo voluto deluderti.

Ero sempre solo, non avevo legato con nessuno e sentivo crescere ogni giorno, intorno a me, tanta solitudine e un disperato  bisogno di affetto.

Una mattina una mia collega mi invitò a una festa. Luciana era l’unica con la quale avevo scambiato qualche parola e devo ammettere che questo invito mi aveva lasciato perplesso. Io non conoscevo nessuno e poi non potevo permettermi di perdere qualche ora per andarmi a divertirmi, trascurando, anche se per poco lo studio. Luciana mi pregò tanto e io alla fine, mi lasciai convincere anche se non ne avevo voglia.

Arrivai alla festa e devo ammettere, che quell’ambiente pieno di giovani, musiche e allegria riuscì un po’ a distrarmi. Ma finita la festa, io dimenticai tutto e ritornai nella solitudine più grigia. Solo Paolo, un ragazzo che quella sera aveva suonato la chitarra, mi aveva colpito per il suo modo di fare riservato e per quei suoi occhi tanto buoni. Anche a me, pensai con tristezza, piaceva una volta la chitarra, quando c’eri tu. Quel periodo, ormai, mi sembrò tanto lontano e così io mi sentivo più solo e triste di prima.

Una mattina, uscendo dall’università, ero raggiante per un ennesimo esame superato e mi accorsi con stupore di pensare che dopo tutto ero giovane con tanto diritto alla vita e che forse, un giorno avrei avuto la mia parte di felicità.

In quel momento incrociai Paolo: mi salutò e propose di accompagnarmi. Io accettai, anche se un po’ perplesso. Lui era al quarto anno di medicina e, parlando, riuscì a farmi capire che dopotutto alla mia età nulla era ancora perduto e dovevo combattere perché ero giovane, giovane e vivo.

Lo rividi spesso e la mia vita si poteva dire molto cambiata, anche se avevo ancora dei momenti di solitudine e tristezza.

Poi un giorno mi chiese di metterci insieme e oggi io sono un ragazzo felice, perché mi ha aiutato con tanto, tanto amore a superare il momento più particolare e difficile della mia vita. Tu stesso desideravi questo da me. Non volevi che io rimanessi solo.

Questa sera lui viene per la prima volta qui a casa mia. Lo inviterò a dormire insieme a me. Abbiamo fatto tante cose, ma l’amore ancora no. Lo desidero, lo voglio. Il mio pensiero è per te ma il mio cuore lo vorrei donare a lui, come il mio corpo. Tommy ho bisogno di amore e vorrei donare amore. Lui è la persona giusta. Sa di te…sa di noi.

Tommy ti parlo, ma sei solo un’illusione e sei ancora parte di me; non ti posso scordare Tommy, buona notte, mi hai insegnato ad amare, grazie, buona notte Tommy, che nostalgia.
 
 
POV Paolo

La mia è sempre stata una famiglia serena e felice. Tre persone, io e i miei genitori, unite da un profondo amore. Tutto ciò fino a quel drammatico giorno in cui mio padre ci lasciò improvvisamente, per sempre. Prima un immenso dolore ci pervase il cuore, un dolore indescrivibile e quasi inumano. Poi, a mano a mano che il tempo passava e la vita ricominciava, al dolore si aggiunse la solitudine. Mia mamma ed io siamo stati molto uniti e lo fummo dopo la disgrazia ancora di più. Ma nello stesso tempo il nostro cuore fu pervaso da una immensa solitudine, anzi, da due solitudini diverse. Mia madre sentiva il vuoto lasciato da un marito perfetto, pieno d’amore e di comprensione con cui aveva trascorso venti bellissimi anni. Non era più protetta, incoraggiata, amata da quella persona che l’aveva resa tanto felice e a cui aveva dedicato la sua vita.

Da parte mia, io sentivo il vuoto lasciato da un padre meraviglioso che mi aveva aiutato, amato, compreso da sempre. Mi mancava ora, improvvisamente, la sicurezza che solo lui era stato capace di infondermi, la spinta e l’incoraggiamento ad andare avanti sempre, qualunque cosa capitasse, a non arrendermi mai.

Due solitudini diverse perché diverso era l’amore che portavamo alla stessa persona e diversi erano i rapporti, due solitudini che abbiamo invano cercato di colmare pur essendo legati da un profondo affetto e in quel momento ho sentito il bisogno di amore.

Quel giorno stava piovendo a dirotto. Che noia: io odio la pioggia è davvero insopportabile. Mentre tornavo a casa sono scivolato inciampando su un sasso. Che dolore! Mi sono fatto male tanto da non poter camminare. Il dolore stava diventando insopportabile, non potevo alzarmi e tantomeno camminare.

Dopo una decina di minuti una macchina si è fermata. Colui che la guidava mi aveva notato. E scese dalla macchina un uomo sui quaranta anni. Mi ha preso in braccio sistemandomi in macchina e portandomi fino a casa dove abito con altri ragazzi che studiano come me. In quel periodo ero solo in casa perché loro si trovavano momentaneamente a casa loro.

Edoardo, così si chiamava il mio buon samaritano, si è preso cura di me. Mi ha aiutato a cambiare i vestiti bagnati. Mi ha cucinato. Mi ha curato. Tutti i giorni veniva a trovarmi e si rendeva utile. Puliva casa, sistemava e lavava la biancheria, cucinava finchè non sono guarito. Nel frattempo si è legato e affezionato a me.

Edoardo era un medico, aveva 45 anni, sposato ed era padre di due bambini. Gli piacevo molto, ero giovane, ben fatto, bello, così diceva lui, e soprattutto giovane, e lui sbavava sui ragazzi in modo in particolare.

Anche io mi ero affezionato a lui, perché uomo maturo, mi ricordava il padre che non avevo più, il padre che mi mancava. Avevo bisogno di sentirmi amato e protetto.

La nostra amicizia è sfociata in amore. Si, ci siamo voluti bene. L’ho amato. Gli ho dato tutto, il corpo, il cuore, la mia verginità … la mia vita. Ma quando rimanevo solo soffrivo, perché? Perché non si può essere felici sul dolore degli altri.

Mi sono deciso. Gli ho scritto una lettera e sono andato nel suo studio. Lui non era presente. Ne ho approfittato: l’ho posata sulla scrivania. Ho sofferto? Tanto. Pianto? Tantissimo, ma era un passo necessario. Cosa avevo scritto in quella lettera?

“Mio caro, quanto ti ho amato! Ma pur amandoti ancora, sento il dovere dirti addio! Non perché il mio amore non sia stato abbastanza forte, da superare tutti gli ostacoli, ma solo perché ho un cuore e una coscienza.

Ti ricordi, amore, quando non potevamo stare neppure un giorno senza vederci? Eppure adesso non ci vedremo più.

Ricordi quella notte del quindici gennaio in cui mi portasti a cena fuori e fu sotto la grande quercia che mi stringesti a te forte forte dicendomi che nulla avrebbe potuto dividerci? Ma io, anche in quel momento tanto bello vedevo gli occhi dei tuoi bambini che mi rimproveravano dal portarti via da loro.

Credimi amore mio, non si può, essere felici rendendo infelici gli altri. Mi dimenticherai facilmente, non temere. Tutto passa a questo mondo anche quello che sembra non debba mai passare!

A me basterà ricordare i bei momenti passati in riva al mare. Dolci ricordi che riempiranno le mie giornate vuote e tristi. Dio mi ha dato una grande forza, la forza di lasciare un uomo, tanto caro alla sua donna, e un padre buono, ma debole, ai suoi bambini.

Un favore ti chiedo, non mi cercare. Ho cambiato numero di cellulare e ho trovato una nuova casa.

Grazie per avermi voluto bene e amato. Addio”

 
POV LUCA

Paolo è bello, elegante, flessuoso, muscoloso, senza che questo rovini l’armonia del suo corpo. La pelle è candida come la neve e gli occhi scuri come la notte. Vi risaltavano con il loro taglio allungato. Io lo amo. E da un po’ che ci frequentiamo e questa sera viene per la prima volta a casa mia.

Ora siamo soli, ci sediamo sul letto, lui con le spalle appoggiate sulla spalliera e io con la schiena appoggiata al suo petto.

“Ti amo, lo sai” mentre mi carezza il viso e mi bacia dolcemente, come sempre.

Gli sorrido felice. Lo so che mi ama, lo so anch’io. Ma sentirlo ripetere è la cosa più bella del mondo.

“Tu sei il mio universo”, gli rispondo mentre mi sono seduto sul letto per non farmi vedere già eccitato.

“Non voglio perderti, mi sono affezionato a te. Sei diventato la persona più importante della mia vita”, lo dice abbracciandomi attirandomi a se per un bacio.

Arrossisco. Lo abbraccio stringendolo forte a me.

“Ti amo dal profondo del cuore. Non smetterei mai di amarti, anche se tu te ne andassi”.

“Non ti perderò, ormai ti conosco bene, anche se non abbiamo fatto ancora l’amore, tu sei la persona più importante della mia vita. Tu ormai sai tutto di me, tu mi ami e lo vedo, lo percepisco e io senza di te non posso più vivere”.

Dopo questa frase mi attira a sè in un abbraccio forte e ci diamo un altro bacio. Questa volta più lungo e sensuale.

Non ricordavo questo bacio così delicato, leggero eppure rovente come un marchio di fuoco. Il languore scioglie le mie membra sento la sua forza gentile avvolgermi, trascinandomi con se. Mi sta facendo girare la testa, mentre il piacere mi invade. Non mi oppongo, non posso farlo, mi lascio travolgere e lo assecondo. Come posso staccarmi da lui? Potrò mai smettere di amarlo? In pochi minuti siamo così eccitati che finiamo di venire entrambi sporcandoci. Non ci siamo toccati. Solo baciati, solo accarezzati, ma tanto era intenso il nostro desiderio. Solo questo e siamo venuti assieme. Questo è importante per il nostro futuro: uguali, uno per l’altro.

Ci siamo spogliati. Siamo rimasti in boxer. Gli poggio un bacio sulle labbra, sentendomi in pace con il mondo. Lui mi ricambia abbracciandomi stretto a se.
Io ho preso lui e più tardi lui ha preso me. Abbiamo fatto l’amore per la prima volta. Nessuno sta sopra o sta sotto, noi siamo insieme. Abbiamo scoperto che bastiamo, che bastiamo l’uno all’altro, non abbiamo più bisogno di altre persone, di nessuno.

“Tu pensi sempre a Tommy, vero?”

“Si, Tommy è sempre nel mio pensiero. Lo penso tutti i giorni. Lui è nella mia mente, tu Paolo sei nel mio cuore. Lui nel pensiero, ma tu reale qui con me”.

“Non sono geloso, è giusto così. Anch’io penso ogni tanto a Edoardo, mi ha amato tanto e mi ha fatto solo del bene. L’importante è che quando baci, baci me e non lui. Che quando fai l’amore lo fai con me e non pensando o immaginando lui”.

“Come ho fatto prima, sarà sempre così. Ho fatto l’amore con te.

“Grazie Luca, è stato bellissimo”, mi ha detto con le sue ultime forze, sorridendo, poi si è accasciato su di me ed è caduto in un sonno profondo. Anch’io mi sentivo spossato ed esausto. Sono andato a cercare un lenzuolo. Mi sono steso proprio accanto a lui che sdraiato sul fianco e col cuscino fra le braccia, dormiva beatamente. Ci siamo coperti con il lenzuolo, quella sera faceva meno caldo del solito, eravamo ancora nudi, l’uno accanto all’altro. Mi sono addormentato, ma non prima di avergli accarezzato la guancia, scostato un ciuffo di capelli.

“Buonanotte amore mio!”.

Io so cosa voglio fare nella mia vita: costruire il nostro mondo insieme.
 







 
 
 
Grazie per i moltissimi lettori della scorsa settimana.
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