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Autore: emmeline    28/04/2015    2 recensioni
"Yuu-chan?"
"Sì?"
"Raccontami una storia. Una storia della buonanotte."

[ spoiler capitolo 12 del manga;
leggeri riferimenti agli abusi subiti in passato da Mikaela. ]
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: Ho scritto questa one-shot mentre ero in treno per andare da un'amica, la stessa che mi ha suggerito questo prompt! Il prompt era "favola della buonanotte" ed è stata scritta molto di getto. Ehw. E' la prima cosa che scrivo su Owari no Seraph, questo manga mi sta uccidendo.
Questa one-shot ruota attorno a Mika e Yuu dodicenni, esclusa l'ultima parte (che è quella spoiler per chi non ha letto il manga, ma sta semplicemente seguendo l'anime!).
Non credo ci siano altri avvertimenti da fare, detto ciò-- buona lettura~!

 
Once, a girl found a big box.
The Bird of Happiness was inside.
The bird would take her to Forever Land, or so she hoped.
Each box was smaller than the last.
In a cramped, dark space, she finally found her little bird.
But it was far too little, and far too late.

The bird was long dead.
It had met a bloody fate.
The End

The moral: everlasting happiness is a joke.

{Rule of Rose - The Bird of Happiness
 
 
C’era una volta qualcosa che somigliava ad una favola ma non lo era.
C’era una volta un luogo dimenticato da molti che aveva tutto meno che le sembianze di un bosco incantato in cui di solito le fiabe si svolgono.
Niente fate dalle ali traslucide, né animali pronti ad illustrare il cammino alla principessa protagnista di un magico racconto.
A dire il vero, i protagonisti di questa storia non saprebbero neanche dire con certezza se al di là di quelle mura vi siano ancora animali scorazzanti per le strade.
 
E’ tardi.
Mika non ha idea di che ore siano e da ciò che i vampiri gli hanno raccontato al di fuori di quella loro prigionia vi è il nulla assoluto.
Stringe le braccia attorno al proprio corpo, strofina i piccoli palmi sulle braccia nude.
Che vi sia qualcuno o che non vi sia nessuno è in ogni caso una prospettiva spaventosa, ma nulla gli fa paura come le mani di Ferid sulla propria pelle; niente è spaventoso come i ricordi che ogni notte si sovrappongono alla realtà e in quel momento a toccarlo non è più il nobile dai lunghi capelli ma viscidi uomini e persone che avrebbe dovuto considerare “famiglia”.

Chiudi e gli occhi e presto tutto sarà finito.
Non piangere perché non è ciò che vogliono.
Non lamentarti perché altrimenti farà più male.
Impara a sorridere al tuo nemico, impara ad essere accondiscendente e a nascondere il vuoto dei tuoi occhi dietro labbra tirate verso l’alto.
Ai carnefici non interessa mai ciò che provano le loro vittime fintanto che riescono ad essere soddisfatti. Se loro provano piacere ciò che provi tu non è importante. Anche se brucia e fa male e vorresti urlare, piangere tanto è insopportabile.
 
Gli gira la testa e ha ancora la nausea. C’è poca illuminazione ma non è fondamentale perché ormai conosce la strada per tornare dalla sua famiglia (quella vera, quella capace di farlo sentire amato e al sicuro) meglio di qualsiasi altra cosa.
In quei momenti, mentre si trova all’interno di una stanza pomposa oltre ogni limite, circondato dalle ricchezze del nobile vampiro, ad occhi chiusi e labbra contratte, Mika pensa ai loro volti e a come lo accoglieranno una volta che sarà di ritorno.
Pensa ai loro sorrisi quando i denti affondano nella sua carne e a come riuscirà a renderli felici con ciò che ricaverà in cambio di così poco.
E’ così poco, non fa male, se significa poter donare felicità alla sua famiglia allora è il minimo che lui possa fare. Pensa ai loro abbracci e ai disegni colorati di cui spesso è anche lui protagonista.
Quando Ferid gli solleva i vestiti per cercare un nuovo punto in cui mordere, Mika si morde la lingua per non urlare e tutto ciò che visualizza sotto le palpebre chiuse sono occhi verdi e brillanti. Occhi che, a differenza dei suoi, sono pieni di forza e bruciano fieri, ardono di orgoglio e non sono ancora sbocciati del tutto, ma si elevano al di sopra di qualsiasi cosa conosciuta dall’uomo. Perfino la profondità dei mari riportati sulle pagine dell’immenso libro sfogliato qualche settimana prima è nulla di fronte alla profondità di quello sguardo tuttavia immaturo.
Ferid gli intima di fare il bravo ragazzo e nella sua mente Yuu-chan sorride felice e gli dice che un giorno saranno liberi.
Ma il più delle volte Yuu-chan arriccia le labbra, incrocia le braccia al petto, gli dice che ciò che sta facendo non gli piace per nulla. Quella voce satura di rabbia urla che un giorno sconfiggerà tutti i vampiri che li riducono a carne da macello e loro saranno liberi, finalmente felici. E Mika gli crede come non ha mai creduto a nessun altro, ripone in lui tutta la sua fiducia, ed è tutto ciò che lo trattiene dal piangere quando il sangue sporca le lenzuola immacolate.
 
Alla fine delle scale che lo conducono al soppalco il biondo non è affatto sorpreso di vedere quegli occhi infastiditi puntati su di sé. Non è la prima volta che Yuu-chan è sveglio al suo ritorno e una parte di lui spera sia solo perché  lo aspetti.
Le labbra di Mika si curvano in un sorriso gentile. “Sono tornato, Yuu-chan.”
“Mh.” è tutto ciò che riceve in risposta, insieme a quello sguardo capace di affondare in ogni suo punto debole. Yuichiro lo guarda ed è come se potesse spogliarlo di ogni segreto, leggergli dentro, arrivare fino alle ossa che reggono ancora quel corpo marcio e sporco.
Yuu si volta, gli dà le spalle, avvolto in quella coperta leggera; eppure il sorriso di Mikaela non si spegne e non vi è alcuna sorpresa quando il biondino si fa spazio stendendosi al suo fianco.
Yuu-chan ha gli occhi chiusi e nel momento in cui la mano di Mikaela cerca la sua la trova immediatamente. Come ogni notte piccole dita si intrecciano e stringono in una muta promessa di non lasciarsi mai andare.
“Yuu-chan?”
“Sì?”
“Raccontami una storia.”

Occhi verdi ed enormi si aprono e lo guardano come se avesse detto la cosa più stupida del mondo. Confuso da quella richeista Yuichiro alza un sopracciglio. “Eh?”
“Una storia della buonanotte.” spiega Mika.
“... Non ci penso nemmeno.”
Il biondino non si aspettava una risposta diversa, quel sorrisino aleggia ancora sulle sue labbra. “E’ perché non conosci favole della buonanotte abbastanza interessanti da intrattenere il grande Mikaela!”
A lui non importa davvero di cosa Yuichiro gli racconti finché è sicuro che lui sia lì, che non sia solo un prodotto della sua mente per rendere quella vita più sopportabile. La mano di Yuu-chan è calda e quello sguardo adesso visibilmente preso alla sprovvista. “Non è vero!” si difende immediatamente.
Mika sghignazza e con un dito portato alle labbra intima al proprio migliore amico di abbassare la voce. Tutti gli altri bambini sembrano essere immersi nel modo dei sogni e non c’è bisogno di svegliarli col loro chiacchierare.
“Allora te ne racconterò una io.” esordisce Mikaela, il pollice strofina sul dorso della mano di Yuu e le dita di Yuu che quasi per riflesso stringono maggiormente quelle di Mika.
“Non ti ho chiesto di—”
“C’era una volta, in un posto molto lontano,”
inizia il ragazzino, ignorando il brontolare dell’amico “una principessa. Non era una principessa come tutte le altre, però! Era una principessa rozza, maleducata, testarda e incredibilmente scorbutica!”
“Che razza di principessa era—” si lamenta il ragazzo dai capelli color pece.
Mika gli fa nuovamente segno di tacere con la mano libera e prosegue tranquillo il proprio racconto. “Non ascoltava mai ciò che le veniva detto, non obbediva agli ordini e sfidava chiunque le capitasse a tiro.
Per colpa del suo comportamento non adatto ad una persona della famiglia reale, i suoi genitori decisero di allontanarla dal regno. Le dissero che era stata la peggior cosa che sarebbe mai potuta capitare loro e le ordinarono di non tornare mai più.”

Alla sua breve pausa Yuu-chan sembra non avere domande o prediche da fare, quindi il biondino si sente libero di continuare. “Senza un posto dove andare la ragazza era spaventata, ma non per questo lo diede a vedere. Si disse che era forte abbastanza per poter vivere da sola e contare solo sulle proprie forze.”
Mika si lascia sfuggire un sorriso malincolino tra i suoni di quelle parole. “Fu allora che la principessa incontrò delle persone che la accettarono per quello che era, anche per i suoi modi sgarbati— le volevano bene anche quando alzava la voce o rispondeva con cattiveria ad una gentilezza. La capivano: dopo ciò che le era successo la giovane principessa non riusciva più a fidarsi degli altri.”
Qualcosa aveva cominciato ad accendersi nella testa di Yuichiro: non è una storia a lui sconosciuta. Al contrario ha l’impressione di averla già ascoltata, di esserci dentro più del dovuto, di essere affondato completamente nelle parole di Mikaela.
Yuu non dà voce ai propri dubbi e decide di concentrarsi solo sul resto del racconto.
“Nonostante il suo modo di comportarsi, in realtà aveva un gran cuore. E quando una spaventosa minaccia arrivò catturando la sua famiglia e rendendola loro schiava, la principessa promise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per sconfiggere quel mostro nemico e liberarli, a qualsiasi costo.”
 
Terminata la storia tra i due ragazzi cala il silenzio. Per quanto Yuichiro possa sembrare un dodicenne stupido ed incapace di fare i ragionamenti più elementari, in realtà è piuttosto sveglio— e il nodo allo stomaco che quella storia è stato capace di provocargli ne è solo una prova.

Quella storia è loro. E’ sua.

Impiega diversi secondi prima di riuscire a dare voce alla domanda più importante.
 
“La principessa riuscì a sconfiggere il nemico?”
Mikaela tentenna, ciondolando la testolina bionda. “Il finale di questa storia non è ancora stato scritto.”
Nonostante avesse dovuto aspettarselo, le labbra di Yuu-chan si arricciano comunque in una smorfia di disappunto. “Ma se tu dovessi scrivere il finale adesso,” riprende, incerto “cosa diresti?”
 
Scorrono diversi attimi che per il ragazzo dai capelli scuri sembrarono un’eternità e a scandire i secondi non vi è altro che il battere frenetico del proprio cuore e il respiro dei bambini cullati dalla stanchezza tutti intorno a loro.
Senza lasciare la mano di Yuu-chan Mika abbandona quella posizione per distendersi completamente sul pavimento freddo, gli occhi rivolti del tutto al soffitto. La scarsa illuminazione proveniente dal piano sottostante non è sufficiente a dare una chiara immagine, ma con gli occhi verdi fissi sul profilo del viso del proprio migliore amico, Yuichiro potrebbe giurare di vedere lacrime all’angolo del suo occhio, le labbra appena tremanti.
Qualcosa in lui scatta immediatamente, un senso di protezione che porta il proprio cuore a sobbalzare a quella visione.
“Ehi, Mika, cosa s—”
“La principessa ce la farà. Un giorno libererà tutti e saranno felici.” soffia il biondo, interrompendo la sua domanda.

Non è solo la fine di un racconto improvvisato: è una speranza. In quell’intera storia vi è tutta la fiducia che Mikaela aveva riposto in Yuichiro durante quei quattro anni della loro amicizia. Dal momento in cui Mikaela aveva insistito per stringere la sua mano il primo giorno in cui Yuu-chan aveva oltrepassato l'entrata dell'orfanotrofio Hyakuya, fino alle loro dita strette e nascoste al di sotto di quello straccio logoro senza che il biondo dovesse imporsi.

“Dopotutto, la principessa non è sola: ha la sua famiglia ora.”
 
--
 
Ma non tutte le favole hanno i loro lieto fini. Il velo di Maya copre ogni cosa ed è risaputo: non tutte le principesse possono confidare in un futuro splendente.
La Sirenetta non ha mai sposato davvero il principe e si è tramutata in schiuma di mare. La Bella Addormentata non è mai stata risvegliata dal bacio del vero amore.
E la principessa della storia di Mikaela sguaina la spada e gli corre incontro, prima che possa reagire la lama si conficca nella sua carne, il sangue sporca i suoi vestiti immacolati e scivola ad un angolo delle labbra.
Anche quattro anni dopo gli occhi di Yuu-chan sono sempre fieri, brucianti e ribelli. Sono pieni di tutto ciò che lui non sarà mai. Quella ferita gli toglie il respiro, ma l’espressione ferita di Yuichiro quando si rende conto di chi sia il suo nemico fa molto più male.
La principessa non vuole essere salvata, ma vuole essere colei capace di salvare gli altri, è sempre stato così nella loro storia.

Yuu-chan lo guarda con gli occhi di chi è imrpovvisamente catapultato in un incubo. Di chi ha appena visto qualcuno tornare dal mondo dei morti.
 
“M-mika?”
“Y-Yuu-chan...?”


La storia della principessa non è ancora terminata, c'è qualcosa di molto più importante della vendetta che la sprona adesso ad andare avanti: non può permettersi di non salvare nuovamente la sua famiglia. 
   
 
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