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Autore: RiccioLilli    28/04/2015    1 recensioni
Luke sapeva nuotare e lei non poteva annegarlo.
Ma se non nuoti, anneghi.
Demon!Luke
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lydia abbassò notevolmente il volume della musica nelle cuffie quando notò sua madre cercare di dirle qualcosa.

“Io vado al lavoro, sono in ritardo. Non aprire a nessuno.”

La ragazza si militò a gesticolare verso la donna e borbottare un distratto ciao, per poi tornare a posare lo sguardo sulle righe fitte di parole del libro di storia. Quel giorno concentrarsi sembrava particolarmente difficile.
Sentì distintamente la porta stridere contro il pavimento e chiudersi…

Si sistemò meglio sulla sedia.

… Il suono della toppa che girava nella serratura mentre sua madre chiudeva…

Appoggiò distrattamente un gomito sul tavolo.

… I suoi passi mentre scendeva le scale.

Nel mese di agosto del 480 a.C., Leonida si diresse incontro all'esercito di Serse al passo delle Termopili con un piccolo esercito di 300 uomini…

Gli uccelli cinguettavano continuamente in giardino, annunciando l’arrivo imminente della primavera.

Serse attese quattro giorni prima di attaccare, sperando che i Greci si disperdessero da soli e consegnassero le armi, ma a questa richiesta…

Quel pomeriggio il sole illuminava pigramente la cittadina, ma l’unico piano di Lydia quel giorno era sdraiarsi sul divano, infilarsi sotto una morbida coperta e guardare qualche episodio Teen Wolf.

Leonida ed i suoi uomini respinsero gli attacchi frontali dei Persiani per i due giorni successivi, uccidendo circa ventimila soldati nemici. Vennero respinti persino i soldati scelti persiani, gli Immortali, e morirono due fratelli di Serse…

Sbuffò sonoramente quando sentì il telefono squillare. Si infilò le pantofole precedentemente abbandonate sotto il tavolo e percorse di fretta il corridoio. Quando raggiunse l’impianto telefonico, scoprì con rammarico che il telefono non era lì. Si accorse solo in quel momento di non sentire il suono avvicinarsi. Spalancò la porta della propria camera e lo notò sul letto, spento. Aggrottò la fronte, ma si limitò a prenderlo e portarlo con sé in sala, in modo da averlo a portata di mano in caso qualcuno avrebbe chiamato davvero.

Si sedette a gambe incrociate sulla sedia e tornò a studiare.

Una teoria fornita da Erodoto afferma che Leonida…

Alzò di scatto lo sguardo.

Il telefono stava squillando, di là in camera.
Ma non poteva essere in camera.   

Puntò lo sguardo su di esso; era ancora sul tavolo, accanto a lei, spento. Non squillava più.
O non aveva mai squillato?

Tornò a guardare le pagine sottili del libro.

Un brivido le percorse la spina dorsale, ma Lydia non era sicura che fosse per il freddo penetrante.

Freddo? Non avrebbe dovuto fare così freddo. Era primavera. C’era il sole!
Guardò istintivamente fuori dalla finestra e trasse un lieve sospiro di sollievo quando notò che il sole era ancora lì. Esattamente non sapeva dove altro avrebbe potuto essere, ma era lì e in qualche modo era rassicurante saper-

Un rumore.
Un cigolio leggero.
Una porta che si socchiudeva.

Lydia era certa di non esserselo immaginato. Non questa volta.

Si alzò. Non che avesse intenzione di andare a controllare.

Se c’è una cosa che qualunque film horror insegna, è che, quando si sentono suoni sinistri, chi va a controllare finisce male.
Il punto è, come finisce chi non lo fa?
La ragazza retrocedette verso la cucina e appoggiò una mano sul ripiano di lucido metallo.

Fu in quel momento che notò il silenzio.

Gli uccellini non cantavano più.

Abbassò lo sguardo sul proprio cellulare, che teneva al sicuro nella propria tasca, con le cuffie collegate. La canzone doveva essere finita senza che lei se ne accorgesse.
Il silenzio pressante iniziava a darle una leggera sensazione di nausea, come cercasse di schiacciarla. Estrasse il cellulare, accese lo schermo e schiacciò play.

Una volta.
Un'altra.
Perché la musica non partiva? Si tolse le cuffie e le lanciò sul ripiano della cucina.

Che quel pomeriggio qualcosa non andasse per il verso giusto era pressoché evidente, e Lydia non sapeva se fossero i brividi, le ombre che celavano segreti dietro la porta o il cigolio dell’anta dell’armadietto della dispensa dietro di sé, ma non voleva averci a che fare.
Tuttavia, non si mosse. Era come impietrita.

Dovette racimolare tutto il suo coraggio per tirare un profondo respiro.
Era tutto nella sua mente. Doveva essere così.

Come qualunque altro amante del Fantasy che si rispetti, Lydia non poteva fare a meno di credere almeno un po’, per quanto fosse una pazzia, in tutte quelle creature sovrannaturali di cui leggeva e vantava la conoscenza.
Purtroppo, credere nelle figure oscure che si nascondono nel buio pronte ad affondare i denti nel tuo collo è molto più semplice che farlo nella figura dell’inaffidabile e ritardatario salvatore che giunge all’ultimo istante.
Forse perché la paura è il più fondamentale e primitivo tra gli istinti umani.
Forse perché credere in un benefico cacciatore che salva la sua amata ti pone davanti alla domanda: perché dovrebbe salvare te?
Non dovrebbe. Ecco perché bisogna sapersi salvare da soli.

Lydia aveva avuto tante idee stupide nel corso della sua banale vita da normalissima sedicenne. Questo ovviamente lo sapeva solo perché le aveva messe in pratica, e il fascino di quelle genialità si era rivelato in breve tempo un’idiozia.
Scacciare un ipotetico demone nascosto sa qualche parte della sua mente aggrappandosi ad un vecchio ricordo d’infanzia poteva essere l’ennesima idiozia della sua mente bacata, ma in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era a sua madre che le asciugava le lacrime.

Lydia aveva solo sei anni e la stupidità dell’incubo appena avuto – un enorme topo giallo aveva divorato suo padre – era comica, ma la madre non rise quando la bimba glielo raccontò, stretta tra le sue braccia.

“Ascoltami bene, Ly. I demoni si nutrono della tua paura. Tutto ciò che devi fare è cacciarli via.”
“E come li caccio? Ho paura, mamma. Non riesco a parlargli… Non li vedo.”
“Allora canta. Le persone cantano quando sono felici. Se gli fai vedere che non hai paura, ti lasceranno stare.”

Lydia trasse un respiro profondo e socchiuse appena le labbra.

I'm scared to get close and I hate being alone
I long for that feeling to not feel at all.”

Due occhi color del sangue osservavano la ragazza aggrapparsi ad una fragile speranza di scappare dalla paura.
Luke era lì, proprio accanto a lei, e osservava le sue vene pulsare e le sue gambe tremare per l’insuperabile brivido adrenalinico del terrore.

Ovviamente, lei non poteva vederlo mentre soffiava sulla porta per farla cigolare, o sfiorava le tende per smuoverle, o imitava il suono di un telefono che suona.

Perché lui apparteneva al buio, e ciò che sta nel buio, lì deve restare.

Il demone sbatté pigramente le grandi ali piumate, nere come la notte, dalle quali gocciolava il sangue fresco delle sue vittime.
Non scendeva spesso nel mondo degli umani; ma che ci poteva fare? Durante le loro lunghe vite eterne, anche ai demoni capita di avere fame, e quando ci si nutre di paura il fragile animo umano è l’ideale.

The higher I get, the lower I'll sink
I can't drown my demons, they know how to swim.

Luke quasi sorrise. Curiosa scelta della canzone.
Effettivamente, non c’era molto da sorridere. A volte uccidere poteva divertire esseri senza cuore – letteralmente – come lui, ma quella preda iniziava a lasciarlo perplesso.

Barricava la propria mente con fantasie innaturali, immaginari scudi mentali che non gli avrebbero certo impedito di affondarle i denti nella carne.
Ma Lydia continuava.

I'm scared to get close and I hate being alone
I long for that feeling to not feel at all                                                                                                             
The higher I get, the lower I'll sink
I can't drown my demons, they know how to swim.

Ripeté gli stessi versi più e più volte, concentrandosi sul debole suono della propria voce sottile che squarciava il silenzio come una lama il petto di una vittima sacrificale.
Mentre ricominciava, il suo sguardo cadde sul proprio riflesso nel metallo del ripiano della cucina.

Si ritrasse di scatto trattenendo a malapena un urlo.

Si portò di scatto la mano al viso: nessuna traccia del sangue che le tracciava le guance come lacrime nella breve visione della propria immagine distorta.

Forza, Lydia.
Un respiro profondo.

I'm scared to get close and I hate being alone.

Un passo avanti.

I long for that feeling to not feel at all.                                                                                                        

Apri gli occhi.

The higher I get, the lower I'll sink
I can't drown my demons, they know how to swim.

Vedere il proprio volto immacolato fu una breve parvenza di sollievo per la ragazza, mentre una curiosa scoperta per Luke.
La ragazza combatteva gli incubi che le lanciava. Il demone quasi sorrise mentre l’acqua sommergeva la cucina. Già gli arrivava alle cosce e smaniava per annegarlo.

Succedeva, quando non riusciva a fare ciò che ogni demone trascorre la vita ad imparare: pompare paura negli animi della gente finché non l’avesse vista contorcersi e morire tra gli stenti.

Era un’acqua sporca di peccati, urla e dolore, e, come ogni altra energia demoniaca, Lydia non poteva vederla. O sentirla.

I'm scared to get close and I hate being alone.
Luke detestava essere solo.

La sedicenne era stanca di quella stupida sensazione che l’attanagliava. Si voltò e alzò la voce, come ad urlare contro qualunque cosa non andasse in quella casa che lei era forte, lei non aveva paura.

I long for that feeling to not feel at all.                                                                                                             

Il livello dell’acqua saliva velocemente, ma Luke non si mosse.
Osservava lei scuotere la testa davanti alla proposta di cedere e ascoltava la sua voce farsi strada dentro di lui.
Basta, non voleva più provare quel sentimento, non voleva più sangue innocente a scorrergli tra le mani.

Lydia si sentì terribilmente stupida, ma ogni passo avanti che faceva verso la sedia e il libro abbandonato sul tavolo la faceva sentire più sicura.
Prima aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi, ora non più. Poteva sempre contare su sé stessa, no?
Eppure non smise di cantare, neppure quando le parole del libro si confusero per qualche istante e tutto ciò che lesse fu ‘terrore’.

The higher I get, the lower I'll sink.

L’acqua raggiunse la gola di Luke, ma lui restò impassibile. Tanto, più in alto sarebbe arrivato, più in basso sarebbe affondato.
Lydia trovò rassicurante il cuscino della sedia sotto di sé e il famigliare legno liscio del tavolo sotto le dita.
L’acqua sommerse Luke e tutti gli oscuri peccati che quelle mani avevano compiuto.

I can't drown my demons, they know how to swim.

Aveva ragione, Luke sapeva nuotare e lei non poteva annegarlo.
Ma se non nuoti, anneghi.
Mentre lei nuotava sopra la paura, lui poteva finalmente lasciarsi annegare.
  
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