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Autore: akirakirara    29/04/2015    1 recensioni
Devo ammettere che per un bambino delle elementari la cosa più sicura da fare non è di certo avventurarsi da solo nel bosco ma ero davvero annoiato nella casetta di campagna del nonna e la prospettiva di un'avventura in luoghi inesplorati era davvero allettante.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo ammettere che per un bambino delle elementari la cosa più sicura da fare non è di certo avventurarsi da solo nel bosco ma ero davvero annoiato nella casetta di campagna del nonna e la prospettiva di un’avventura in luoghi inesplorati era davvero allettante.
Ricordo ancora che prima di inoltrarmi tra i tronchi con un borsettina a tracolla mio nonno mi aveva raccomandato di non andare troppo lontano ma, come ogni bambino monello che si rispetti, avevo annuito senza davvero ascoltare.
É stato decisamente divertente passeggiare per il bosco, i fiori e le farfalle erano creature bellissime e carine di un regno fata mentre i bruchi e i ragni mostri maligni che cercavano di distruggere tutto sulla propria strada. Il bosco era pieno di alleati e nemici finché non scese il buio. I nemici sembravano aver preso possesso di tutto.
Fruscii attorno a me mi spaventavano provenendo da ogni direzione ma non potevo fermarmi nonostante le gambe mi tremassero, qualcuno mi seguiva e ne ero sicuro.
Non ricordo bene per quanto camminai ma la paura mi mandava avanti mentre i passi dietro di me si avvicinavano sempre di più, stavo per essere mangiato da una bestia gigante e piena di denti e non avevo ne spada ne armatura forte e luccicante a proteggermi.
Potevo ancora camminare ma il mio orgoglio da piccolo cavaliere non me lo permise, mi costrinsi a fermarmi e a girarmi per affrontare qualunque cosa avessi davanti. Il buio davanti a me era vuoto ma la cosa non mi rassicurò, in attesa mi si era congelato tutto il corpo e non potevo muovere nemmeno un muscolo, la tensione aumentava.
Molti si sarebbero convinti che fosse stata solo l’immaginazione di un marmocchio ma io ero certo di quello che sapevo e poi lei apparve, sicuramente la creatura più bella di tutto il bosco, avevo trovato il mio alleato.
Tu porgesti la mano e io senza esitazione la presi ammagliato dai tuoi corti capelli neri e le fossette mentre sorridevi felice di qualcosa che non capivo, gli occhi color dell’oro fuso. Mentre gentilmente mi portavi con te io ti feci domande ma tu non mi rispondesti fino a una domanda. Quale che fosse quella domanda la stretta della tua mano aumentò e la direzione della nostra lenta passeggiata cambiò, mi avevi detto di si.
Da quel giorno mi hai fatto visita ogni giorno e giocammo fino a tarda sera finché non decidevi che era ora e sparivi nel bosco. Non mi hai mai raccontato della tua famiglia.
Il giorno arrivò in cui dovevo partire, la scuola mi attendeva, ti ho vista piangere al margine dei boschi vicino le rotaie. Non volevo lasciarti, eri così allegra e spensierata, importante, ti avrei dato la cosa più importante per me. Tirai fuori dalla borsa la biglia colorata verde e rosa e te la tirai, era la promessa che sarei tornato.
Così infatti feci, ogni estate tornavo e giocavamo, crescevo un po’ io e crescevi un po’ tu, crescevano anche gli avvenimenti strani.
Le persone sempre più frequentemente dicevano di sentirsi osservate, sentivano strani sossurri la notte, al posto dell’acqua qundo facevano la doccia scendevano delle erbe profumate, si svegliavano con la pelle piena di olio. Ogni anno che tornavo nella cittadina c’erano sempre meno persone e almeno qualcuno di ogni famiglia si sentiva osservato. In tutte tranne che nella mia, sembrava che lo strano fenomeno evitasse la casetta dei miei nonni.
Tu non volevi andare in città e scappavi quando arrivavano ospiti, io volevo conoscerti e decisi di seguirti.
La sera ti salutai con la mano augurandoti a stare attenta e facendo finta di rientrare in casa. Dopo che ti eri allontanata un po’ ti seguii cercando di non fare rumore, ci innoltrammo sempre di più nella foresta e a metà strada ti sentii borbottare. Non compresi che cosa tu dicessi e ancora adesso mi chiedo che cosa volesse dire quel mantra ma non feci in tempo di sentirlo meglio perché tu ti fermasti e di fronte a te comparve un uomo. Era quasi del tutto buio ma riconobbi l’alta e slanciata figura della signora che abitava a un isolato di distanza. Non sembrava davvero sveglia ma rispondendo a un comando invisibile alzo una mano verso di te. Tu ti sei avvicinata e hai preso un suo dito tra le labbra e sei rimasta per un po’ in quella posizione. Quando la signora abbassò la mano il suo dito era sparito, si girò e se ne andò.
Io uscii dal mio nascondiglio e ti chiamai, tu ti voltasti verso di me e con un balzo veloce mi sei stata addosso e i tuoi denti mi affondarono nella spalla. Non ricordo molto quello che accadde dopo ma so di averti detto che se avevi fame ti avrei aspettata.
Tu non eri un orribile mostro ma una misteriosa creatura con denti aguzzi, un nemico che era diventato un alleato.
So che stai arrivando, presto,ti aspetto Sophi.
   
 
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