Sono troppo sconvolto per
rispondere come si deve a quella stronza di Aden. Non riesco a smettere
di
osservare Luce –mia sorella- e il suo modo cosi semplice nell’essere
simile a
me. Il modo in cui osserva la luce filtrare fra gli alberi mentre
gioca, la
forma degli occhi, le sue scarpette rosa. Come, come ho fatto a
dimenticarla,
tutto questo tempo?
Mi scende una lacrima mentre gli occhi mi bruciano. È salata.
Guardo Aden con una rabbia che mai avrei pensato di poter provare.
“Cosa le hai fatto?” dico, mentre la mia voce sfrigola nello sforza di
mantenere la calma.
Aden non dice nulla, fa solo un cenno verso mia sorella, come per dire
“guarda”.
Mi volto e osservo la scena.
Il piccolo-me è contro un albero, sta contando con la faccia rivolta
verso la
corteccia.
-Uno....due....tre...-
Luce mi guarda e ride, poi corre ancora di più verso il fondo del
giardino,
verso la casa.
La seguo, con Aden che resta alla mia destra.
La osservo scoprire e prendere atto dell’esistenza della casa, nella
stesse
condizioni in cui l’ho trovata io. Il tempo che ci mette a scoprire e
digerire
qualcosa è spettacolare, lontanissimo da me, che sarei fuggito a gambe
levate
da un edificio così tetro. È la più forte fra i due.
La porta della casa non è sbarrata però, anzi, è socchiusa. Luce fa due
più due.
Si avvicina alla porta della casa e la apre, poi entra. Subito dopo la
porta si
chiude di scatto.
Riesco a notare solo l’orologio argentato e una luce azzurra, poi più
nulla.
Sotto, le campane iniziano a suonare quella melodia.
All’improvviso tutto si fa ovattato, e vedo e sento solo “pezzi” di
storia.
Sento la mia preoccupazione nel non trovare mia sorella, sento la paura
nella voce
di mio padre, mia madre che piange, il mio viso caldo di lacrime.
“Dov’è
Luce??Dov’è??”.
Silenzio. Tutto si ferma, come se avessi premuto il tasto pausa durante
un
film. La realtà è sfocata. Mi giro e vedo Aden seria. Mi scopro con le
guance
bagnate, ho pianto.
“Che le hai fatto?” chiedo. Non
so nemmeno cosa provare. Rabbia, stupore, nostalgia, tristezza. Tutto
si somma
e da zero.
“Io ho bisogno di Tempo per vivere” mi risponde Aden, senza aria di
scherno, “Tempo potenziale. Tua sorella ha una vita
lunga, Marco, e tantissimo tempo a sua disposizione, la sto usando,
cosi come
da sempre uso giovani vite umane per continuare la mia esistenza. Ogni
tanto
sparisce un bambino, in una qualche parte del mondo. Sono io. Non ha
nulla di
speciale Luce, è una batteria, e si è trovata nel posto sbagliato al
momento
sbagliato.”
Cerco
di immaginarmelo, non ci riesco. Ma ho capito a cosa le serve.
“Come sta ora?L’hai uccisa per il suo tempo?”
Aden mi guarda severa “Io non uccido
nessuno. Lei ora vive qui, nello specchio, con me. Non mi ha mai visto,
la
tengo in una riproduzione del vostro mondo, nel quale può ottenere ciò
che
vuole semplicemente desiderandolo. É felice”.
Come
può essere felice?
Come posso essere stato io felice fino ad ora, con una parte di me
perduta per
sempre?
Aden mi vede, come al solito capisce al volo cosa sto pensando, anche
fra le
lacrime.
“Non sentirti in colpa. Ti ho cancellato la
memoria.”
A
quelle parole alzo la testa e la guardo dritto negli occhi, che ora
hanno perso
il loro fascino e la loro carica ipnotica.
“Come?Quando?COME TI SEI PERMESSA!”Le urlo in faccia.
Sta per rispondermi ma la anticipo “PERCHÈ NON HAI PRESO ANCHE ME?!COME
HAI
OSATO ENTRARMI NELLA TESTA!!”
Aden muove una mano e mi alza verso l’alto, tappandomi la bocca in
qualche
modo. Sono sospeso a diversi metri da terra.
“TACI STUPIDO IMBECILLE!Non ti ho preso perchè la
tua vita è BREVE!Sei destinato a morire fra 30 anni!Assorbire richiede
energia,
e con te sarebbe stato uno spreco!Luce invece, ha anni davanti a se,
talmente
tanti che non puoi nemmeno immaginare. Perchè ti ho cancellato la
memoria?Perchè avresti continuato a venire a cercare tua sorella. Il
taglio,
sulla mano, te l’ho
fatto chiudendoti i
cancelli in faccia dopo che tu e i tuoi genitori siete venuti per la
millesima
volta a cercarla. L’ho cancellata a tutti, ho avuto pietà di voi. Una
debolezza
che non avrò più.”
La
guardo mentre cerco di divincolarmi dall’energia che mi tiene sospeso.
Ora sono
io a leggere il suo viso. Per qualche secondo vedo pietà e malinconia
in quegli
occhi cosi chiari. Ma sparisce subito dopo, rimpiazzata dall’ombra che
ho visto
nella stanza.
“Va bene, fammi scendere, sono calmo” le dico, tirando su con il naso e
asciugandomi una lacrima.
Lei aspetta qualche secondo, poi mi fa planare delicatamente a terra.
“Ora so la verità, cosa vuoi da me?”
Mi guarda, con un sopracciglio alzato. Poi ride. “Non
voglio nulla da te. Mi ha stupito trovarti nella villa, dopo così tanti
anni.”
“Perchè
farmi vedere tutto questo allora?Mi hai già fatto dimenticare tutto una
volta,
perchè farmi ricordare per poi doverlo fare di nuovo?”
Si volta di scatto. “Non uscirai mai
più da qui, non ho bisogno di farti dimenticare nulla, non hai vie di
fuga.”
Pugno
nella pancia. “...mai più da qui..”
Intrappolato,
per sempre. Mamma Claudia Papà Mamma Claudia Claudia.
Respiro. Mi riprendo dallo shock.
Le sue parole hanno un tono cosi severo e risoluto che non penso
nemmeno a
protestare. In che modo, poi?No, devo solo rimanere calmo, repirare e
pensare.
“Ok, va bene. Ma voglio stare con mia sorella ora. Mi hai detto che
vive in una
riproduzione del nostro mondo no?Fammi vivere con lei.”
Ci pensa un po’ su, pensa che potrei crearle problemi forse, che non ha
motivo
di tenermi qui, di essere clemente nei miei confronti. Poi quel lampo
di
umanità, di nuovo. Chissà chi è stata.
“E sia.”
Luce
azzurra, lascio il giardino come se mi trascinassero verso l’alto
attaccato ad
un filo. Vedo che il giardino non è altro che un luogo piccolo,
delimitato da
pareti che sembrano fatte di vetro. Un rettangolo, come un set di un
film. Mano
a mano che mi alzo, noto che il rettangolo fa parte di un quadrato,
formato da
altri “set” che non riesco a distinguere. Sono miliardi, più mi
allontano più
ne vedo.
É tutto il Tempo.
Sono al massimo dell’altezza ora, e posso distinguere bene la forma del
Tempo.
Un labirinto quadrato, con all’interno altri quattro quadrati più
piccol....
Intuizione. Mi tocco la tasca.
La chiave è ancora li.