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Autore: Vampire Berry    29/12/2008    4 recensioni
Era un giorno di pioggia che pioggia non era: inchiostro vorace che scende dagli occhi e corrode la strada del cuor che marcisce.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' la mia prima Nonsense. Siate clementi =) Buona lettura.





Era un giorno di pioggia che pioggia non era: inchiostro vorace che scende dagli occhi e corrode la strada del cuor che marcisce.

Era un giorno di pioggia ed io saltellavo, inciampavo e morivo, mi rialzavo ridendo.

Saltellavo in mezzo alla folla, che folla non era: maschere di morte che si sfidavan a vivere. Saltellavo arpeggiando fili di coscienza che mi uscivan dalla bocca; si stagliavan le note d'un dolore che giocava a nascondersi fra le pieghe delle pagine del mio Io, che più non m'apparteneva. Saltellavo incosciente, anima dormiente che arrossisce mentre un Sogno le bacia la mano. Saltellavo indemoniata, bambola assassina che s'intreccia i capelli col sangue rappreso. Saltellavo sulle braci, mi davo fuoco e come Fenice risorgevo dalle mie ceneri.



E proprio mentre saltellavo, in quel giorno di pioggia che pioggia non era, vidi quelle note distorte che mi fluttuavano intorno. Mi penetrarono dentro e s'incastrarono perfettamente con la melodia della mia coscienza. Rincorsi le altre, le afferrai e le premetti sul petto. E più mi penetravano dentro, più mi completavano. Danzai al ritmo di quella musica contorta, e d'improvviso, senza preavviso, mi ritrovai piangente. Le note cominciarono a vibrarmi dentro, e i singhiozzi si fecero più acuti. Piansi e singhiozzai accasciata sulla strada, senza più forze per alzarmi. E la musica continuava a stridere dentro me, graffiava le Speranze e stracciava la Felicità.

Poi, ad un tratto, vomitai l'Anima sulla strada. La vidi contorcersi, nera come la pece, mentre la melodia la risucchiava.

Così mi alzai, afferrai la mia Anima e decisi di cercare l'origine di quelle note.



Saltai dentro alla melodia e la vidi. Quell'arpa dorata con le corde trasparenti. Di fianco vi era uno spettro che l'arpeggiava.

Mi avvicinai e lo sfiorai, e di nuovo la melodia prese a corrodermi l'Anima, che urlava aggrappandosi a me.

Lo spettro mi guardò. Due pozze nere, nere, nere. Vi affogai dentro, mentre lui rideva di me. Mi dimenai in quegli occhi che non mi lasciavano andare, e finalmente udii la sua voce. "Sono un felino con dieci vite, vite malsane rubate e mai restituite. Sono un'ombra che vive in un' eclissi perpetua. Sono uno scherzo abietto d'un giullare noioso. Sono la Morte che sputa in faccia alla Vita."

E di nuovo mi spinse sul fondo delle pozze nere, nere, nere, mentre la melodia ancora strideva.



Era un giorno di pioggia che pioggia non era; e quel giorno stracciai lo spartito della mia coscienza, che coscienza più non era.



Ricominciai a saltellare incurante del dolore, che dolore sarebbe sempre stato.













  
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