Ciao! Eccomi qui con una nuova sfida per LaraPink. Scenario catastrofico in un futuro possibile. Beh. Buona lettura! :*
Crepitio vorace. Aria densa e
irrespirabile. Spari, grida,
pianti. Che cosa è accaduto?
Oroku Saki socchiuse gli occhi,
guardandosi attorno. Dal tetto
di quel grattacielo riusciva a vedere quasi tutta New York. In fiamme.
Le urla
della gente arrivavano fin lassù, trasportate dal vento e
dal fumo. Uomini,
donne e bambini innocenti correvano disperati per le strade, mentre i
Kraang li
colpivano ripetutamente con i loro fucili, continuando a infierire
anche sui
loro cadaveri.
L’avevano ingannato.
Tigerclaw l’aveva avvertito, non
avrebbe dovuto fare un altro patto con loro. Ricordava ancora
l’ultima volta
che aveva visto il mutante asiatico: il suo corpo giaceva immobile
sulla
strada, le striature della pelliccia rese ormai indistinguibili dalle
bruciature delle armi aliene.
Il Kraang Supremo aveva deciso di
sterminare totalmente la
razza umana e di distruggere il Pianeta Terra, per vendicarsi della
mancata
invasione. Non riusciva a comprendere come qualcuno, credendo di essere
nel
giusto, dopo aver cercato di prendersi qualcosa di non suo, potesse
vendicarsi
uccidendo ogni vita d’intralcio. Non aveva senso. Eppure
sentiva che non era
così semplice…
I Kraang avevano trovato tutti i
mutanti di New York e li
avevano deportati, eliminando chi cercava di ribellarsi. Aveva visto
morire i
suoi uomini uno per uno per mano dei Foot Bots. Tigerclaw era stato
l’ultimo,
aveva resistito fino all’ultimo. E lui non aveva mosso un
dito per aiutarli. Perché?
Anche le tartarughe erano state
soppresse. E non provava
gioia nel pensare ciò. Solo tanta tristezza.
Karai… avevano trovato
anche lei. E lei… aveva cercato di
difendersi.
Si tenne la testa tra le mani,
digrignando i denti. Che cosa
era successo? Da quanto tempo era lì? Non riusciva a
ricordarlo. Tutto ciò che ricordava,
era che a un certo punto aveva cominciato a provare questa strana
sensazione,
che lo stava distruggendo dall’interno. Era… come
se d’un tratto fosse stato
svegliato da una secchiata d’acqua gelida. E avesse compreso
che tutto ciò che
aveva fatto fino a quel momento… non aveva senso. Tutto
l’odio, il desiderio di
vendetta, la rabbia… immotivati. Non era rimasto niente di
Shredder. Ora c’era
solo Saki, svuotato di ogni emozione che non fosse dolore o tristezza.
Un sospiro alle sue spalle lo fece
sobbalzare. Si girò. Lui era
lì. Una voce nella sua testa, ombra del mostro che prima
aveva albergato in
quel corpo, gli sussurrava una frase fin troppo nota.
“E’
tutta colpa sua...
è tutta colpa sua…”
Zittì l’eco
bugiarda. C’era qualcosa di sbagliato, c’era
sempre stato. Non poteva più incolparlo di ogni ostacolo, di
ogni errore. Due occhi
stanchi lo guardavano… comprensivi?
-
Fratello.
Basta.
-
Io…
non… non volevo questo!
-
…
Lo so.
Quella nuova sensazione
ricominciò a farsi strada nel
guerriero. Rimorso. Senso di colpa.
Sarebbe morto anche lui, alla fine. E
anche se non gli
importava, capiva che per tutta la sua vita non aveva fatto altro che
avvelenarsi da solo con un’inutile sete di vendetta. Tutta la
sua vita… era
stata una menzogna.
Guardò di fronte a
sé. Che cosa vedeva? Un fratello, non nel
sangue, ma nello spirito.
E fu così che, mentre New York
innalzava al sordo cielo canti di
lutto, dopo molti anni, finalmente Oroku Saki e Hamato Yoshi si
abbracciarono.