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Autore: tomlinsassy    30/04/2015    2 recensioni
Una storia che è nata così, in un'ora di scuola troppo noiosa. Un breve racconto in cui un ragazzo innamorato si accorge di quanto l'amore, in tutte le sue forme, sia potente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Alex Fostern è sempre stata una stronza. Una stronza vera, però, non di quelle che fingono solo per attirare qualche ragazzo, anch'egli stronzo, e passare con lui una notte di fuoco. Alex Fostern non aveva un cuore. Era una ragazza sgarbata, scialba, maleducata, senza un minimo di amore nel prossimo. Alex Fostern respirava Marlboro, non aria, e la sua voce roca e graffiata chiariva ogni dubbio. Quanti colori di capelli aveva cambiato nella sua vita rimaneva un mistero per chiunque; Jeremy si era trovato a domandarsi quale fosse il numero esatto, senza però arrivare mai ad una risposta esatta. Fatto sta che per due settimane era blu e per le restanti due del mese, verde o magari rosa o ancora bianca. Alex Fostern aveva due occhi marroni come il tronco di un acero, costantemente accerchiati da uno strato troppo spesso di matita nera. Forse quegli occhi da cerbiatta smarrita erano l'unico punto debole che metteva in dubbio la sua sfacciataggine e forza. Sì perché secondo Jeremy, Alex doveva essere forte quasi per forza, insomma, non è mica facile mostrarsi sempre dura e aggressiva. Jeremy, in tutti quegli anni di scuola, aveva sempre avuto uno o più corsi con lei e non era mai successo che un giorno fosse più gentile, più disponibile del solito. Alex era una stronza, appunto. Lui però, aveva una cotta pazzesca per lei dal primo giorno di superiori. E a Jeremy non importava assolutamente nulla di tutti i "Ma proprio di quella dovevi innamorarti?" del suo migliore amico Dave, perché quando Alex non era presente al corso, lui si sentiva svuotato del tutto.
Anche oggi, 5 Novembre 2003, Jeremy è entrato nella sua scuola, attraversando quella massa di adolescenti in crisi esistenziali che non fanno altro che lamentarsi, e ha raggiunto la sua classe, in fondo al corridoio del terzo piano, a destra. Fuori il cielo è bianco, troppo bianco. A Jeremy non è mai piaciuto il bianco, non per altro si dice "passare una notte in bianco", il colore degli ospedali è il bianco, quando si muore si diventa bianchi. Insomma, è un colore che semplicemente non gli piace e il fatto che questa mattina il cielo sia bianco, gli piace ancor meno. "Potrebbe nevicare tra poco" pensa e forse questo è l'unico aspetto positivo del colore bianco: la neve. La neve ripulisce tutto, dalle strade agli animi delle persone. "Chissà se ad Alex piace la neve" si domanda, sedendosi al banco.
Dopo aver svuotato la cartella, sente uno schiamazzo, una risata roca e volgare: è lei. Strano come ad un ragazzo come Jeremy, sempre così curato, docile e pacato, possa piacere una ragazza come Alex Fostern, stronza, crudele e per niente femminile.
A quel suono, perché per Jeremy non è un fastidioso rumore ma può essere paragonato al ritornello della sua canzone preferita, il ragazzo alza il volto e la vede entrare in classe: gomma in bocca, riga di matita troppo spessa, maglietta scollata, jeans strappati, anfibi neri. Lei gli rivolge un'occhiata e poi una smorfia. Una morsa stringe il già fragile cuore di Jeremy. "Quello è proprio un gay" dice la sua amica, indicandolo. Jayjay, così lo chiama sua mamma, abbassa lo sguardo e si impegna a seguire la lezione. È praticamente impossibile dal momento che da quando le due ragazze sono entrate, è iniziato un continuo chiacchiericcio, spostare di banchi, risate e quant'altro. Ma soprattutto è praticamente impossibile perché Alex è arrivata, sta respirando la sua stessa aria, è seduta poco distante da lui, sono chiusi nella stessa stanza. Jeremy potrebbe svenire da un momento all'altro. Si sente un bambinetto innamorato. In fondo, però, ha sempre conosciuto perfettamente l'effetto che la, per questa settimana, rossa ha su di lui. Il professore ricomincia a spiegare, chiedendo ininterrottamente un silenzio che non arriverà, fino a quando la campanella suona. Alex e la sua amica si catapultano fuori dalla classe ridendo e schiamazzando senza evitare un'altra occhiatina al loro "gay del cuore".
Jeremy prende un bel respiro, oggi si sente particolarmente debole, raccoglie i suoi libri e la sua cartella, ed esce dalla classe in modo troppo lento. Raggiunge il corridoio ormai vuoto che dà sul suo armadietto e, prima di poter rendersene conto, ecco due ragazze che corrono gracchiando lontano da quest'ultimo. Jeremy ha riconosciuto la sagoma perfetta della ragazza di cui è innamorato e, facendosi forza, arriva davanti all'oggetto dal quale le due stavano scappando. Il suo armadietto è ora completamente ridipinto di rosa, con sopra due cuoricini rossi e una margherita, la scritta "Sono frocio" appena vicino alla serratura. Sente gli occhi inumidirsi, una morsa gli stringe lo stomaco, il fegato, il cuore e i polmoni. Vorrebbe solo urlare e mandare a fare in culo l'amore verso quella stronza che non fa altro che farlo stare male ma non ce la fa. Subisce, come sempre, e con le guance inumidite si incammina verso l'aula di arte.
Jayjay fa fatica a respirare, adesso. Non riesce a disegnare nulla su quella tela bianca, troppo bianca per i suoi gusti. Si sente deluso, triste e imbarazzato. Fissa il nulla con due occhi più gonfi del normale e tira su col naso. "Sono uno schifo" dice. Perché è sempre stato così. Gli altri si comportano male e lui si autoaccusa. È sempre colpa sua, è sempre lui il colpevole, è sempre lui quello sbagliato. Jeremy non si è mai sentito abbastanza. Debole di corporatura e di morale, il ragazzo passa la sua intera esistenza a domandarsi cos'abbia fatto di sbagliato, magari in una vita precedente, per ricevere tutto quel male gratuito dagli altri. Si è sempre ritenuto un ragazzo normale, forse un po' troppo silenzioso e buono, ma un ragazzo normale. Anche lui ama, odia, ride, piange, urla, canta, proprio come tutti. Eppure si sente perennemente nel momento sbagliato al posto sbagliato. Forse è lui quello sbagliato, quella macchia nera su uno sfondo bianco.
Anche l'ultima campanella suona e Jeremy si avvia verso la mensa. Detesta quel posto. Quante ne ha subite, in mensa. Tra gente che urlava il suo nome accompagnato da risatine, tra chi per sbaglio o forse no rovesciava tutto il proprio pasto su di lui, chi gli lanciava fette di peperoni e zucchine addosso. Insomma, non era un luogo a Jeremy particolarmente gradito. Eppure "Sei troppo magro" continua a ripetere sua madre costringendolo a mangiare. E allora lui si rassegna ogni giorno e raggiunge la mensa ingurgitando una pagnotta di pane, l'unica cosa commestibile in quella scuola che cade a pezzi.
Si siede al primo tavolo in fondo, verso il muro. Non gli piace la gente, non gli è mai piaciuta. Si può dire che Jeremy ami stare solo ma allo stesso tempo odi esserlo. Non è sempre così facile stare con lui, neanche per sua sorella Lin, che lo conosce meglio delle proprie tasche. Non perché sia di 'gusti' difficili, semplicemente passa da momenti in cui è la persona più felice del mondo a momenti in cui odia tutto e tutti. Questa sua caratteristica lo prende nei momenti meno opportuni, quando magari sta conoscendo gente nuova e pur costringendosi ad essere amichevole e sociale, comincia a chiudersi nel silenzio sparendo lentamente dalla scena. Per questo, forse, ha così pochi amici. Per questo, forse, il suo unico amico è Dave che però sembra volergli bene esclusivamente quando sono soli.
Alex entra nella mensa, con un vassoio contenente un'insalata e una bottiglietta di succo. A Jajay manca nuovamente il respiro. È sempre così: quando c'è Alex sembra che le piante abbiano smesso di produrre ossigeno, un mega aspirapolvere abbia preso tutta l'aria presente sul pianeta. "Cazzo" dice dopo un momento di apnea. Non smette di guardarla, è così bella che, nonostante la mensa sia piena di adolescenti, sembra esserci soltanto lei. Sorride, immaginandosi seduto al suo tavolo mentre pranzano insieme. "Non mi guarderà mai" sussurra Jeremy rattristandosi.
E probabilmente avrebbe continuato a mangiare la sua insalata se solo Alex non si fosse avvicinata al suo tavolo e non si fosse piantata in piedi esattamente di fronte a lui. Jeremy non riesce ad aprir bocca, non le è mai stata così vicina in vita sua. "È per una scommessa" dice Alex. Jeremy, discretamente buon intenditore di sguardi, sembra riconoscere una luce strana negli occhi della rossa, sembra quasi...dispiacere? Alex gira il collo verso i suoi amici, fa un mezzo sorriso, prende il succo alla pera che aveva nascosto dietro alla schiena e prima che Jeremy possa realizzare, gli versa tutto il contenuto sul capo.
La mensa scoppia in un boato, un insieme di urla, risate, applausi e commentini sarcastici. Jeremy guarda Alex un millesimo di secondo e le trasmette tutto quell'odio che prova, adesso, nei suoi confronti. Solo ora Jayjay si sta accorgendo di quanto odi Alex, quella stronza impertinente e maleducata. La odia con tutto se stesso, ogni vena, cellula, muscolo di lui odia quella rossa tinta. La odia perché sono tre anni che è innamorato ed è arrivato al punto di amarla così tanto da odiarla. La odia, sì. Odio vero e proprio, nessun'esagerazione. Se non fosse tornata dai suoi amici, le avrebbe tirato uno schiaffo. Uno schiaffo forte che più forte non si può, dritto sulla guancia. Il dolore che avrebbe provato lei sarebbe stato probabilmente paragonabile al 5% di tutto il male che aveva provato lui.
Si alza e corre in bagno. Non vuole farsi vedere piangere da nessuno, anche se le lacrime hanno ormai riempito i suoi occhi blu acquamarina. Si chiude in quella stanzetta sporca e disgustosamente puzzolente e inizia a piangere come forse mai ha fatto. È come se il suo cuore si fosse spezzato, come se avesse ricevuto il colpo di grazia. È così spaventato che si dimentica persino di sciacquarsi i capelli, troppo occupato a maledire quella ragazza. Non era mai stato più imbarazzato di così, neanche quando in quarta elementare gli si erano strappati i pantaloni durante la recita scolastica. Piange così tanto che inizia a tremare, le gambe sono improvvisamente diventate deboli e il respiro si fa sempre più affannoso. Guance bagnate e bocca aperta, Jeremy non riesce a smettere di piangere. "Calmati" si ripete ma proprio non ce la fa. È così imbarazzato, così triste e così deluso che l'unica cosa che vorrebbe fare è sparire e non tornare mai più. In fondo non trova così male quest'idea. Sa per certo che nessuno patirebbe. Forse nessuno si accorgerebbe della sua assenza. È certo che magari sì, a qualcuno come la sua famiglia dispiacerebbe, ma nessuno piangerebbe per lui, nessuno capirebbe il vero motivo, nessuno riuscirebbe a comprendere il perché della sua improvvisa assenza e, soprattutto, tutti, dopo qualche giorno, riprenderebbero a vivere come se niente fosse successo, come se davvero un Jeremy Brown non fosse mai esistito. Poi però ci ripensa e si accorge che non ne vale la pena. Odia così tanto Alex che l'unica cosa che vuole fare è continuare ad esistere per il semplice gusto di darle fastidio, nonostante questo comporti la sua distruzione completa. Poi vuole andare da lei e dimostrarle tutto il suo odio. Vuole dirle che non l'ha mai amata come tutti pensano e anche se ciò significa che dovrà mentire a se stesso, a lui non interessa. Colpisce la porta del bagno frantumandosi la delicata pelle delle sue mani da pianista. È un colpo così forte che le sue nocche iniziano a sanguinare ma Jeremy non sente dolore, neanche un po'. Quando si accorge di essere davvero giunto al limite, decide di uscire dal bagno, di sciacquarsi la faccia e la mano e di affrontare quell'orribile giornata. Sa per certo che prima o poi andrà da Alex e le dirà tutto. Nessuna lite, nessun cazzotto (anche perché perderebbe), nessun urlo, solo semplici parole per farle capire quanto la sua vita sia cambiata da quando lei è entrata a farne parte.
L'ultima campanella della giornata suona e i corridoi si riempiono di adolescenti vogliosi di tornare a casa. Anche Jeremy è tra questi e, ancora un po' debole dalle lacrime, si avvia verso casa evitando in ogni modo di guardare Alex, seppur con tanta fatica. È che Alex è così bella. È difficile per JayJay non guardarla, non cercare la sua chioma colorata in mezzo alla folla, non voltarsi al pronunciare del suo nome come fosse un richiamo. È difficile non far finta di avere una vita felice accanto alla persona che ama, è difficile accettare che quest'ultima lo detesti. È difficile essere innamorato di Alex Fostern, soprattutto per un ragazzo sensibile e buono come Jeremy Brown.
Una volta a casa, Jeremy si rinchiude nella sua camera. Lo specchio di fronte a lui rispecchia la sua immagine. È da sempre stato sotto peso rispetto ai suoi 1.75 di altezza. I capelli troppo lunghi sono ancora umidi e appiccicosi sul capo a causa del succo. Abbozza un sorriso, per poi rendersi conto di quanto questo sia disgustosamente finto sul suo volto. I vestiti troppo larghi cadono sul suo esile corpo come un asciugamano su un appendiabiti. Non si piace. Non si è mai piaciuto. Ha l'impressione che non si piacerà mai. Fa una smorfia tirandosi un buffetto sulla guancia. "Caro Jayjay, sei fottuto" ride. Torna serio. "Non c'è niente da ridere, coglione".
"Mamma, io esco" dice infilandosi il giaccone è un berretto di lana.
"Dove vai, tesoro?" Urla una voce dalla cucina.
"Non lo so"
"Non fare tardi - sua madre sbuca dalla porta - e fai attenzione" gli sorride e Jayjay si sente un po' meglio.
Effettivamente non sa dove andare, ma ha una voglia matta di andare da qualche parte.
Cammina, non si ferma. È ormai quasi buio e Jeremy sta ancora camminando. Quando alza gli occhi si ritrova di fronte ad un'abitazione, una casa che conosce molto bene. Perché è qui? Non lo sa.
"Ora vado e le dico che la odio, sì" dice. È davvero convinto di ciò che sta per fare. Probabilmente non è mai stato così convinto in vita sua. Facendo gli ultimi passi che lo portano di fronte alla porta d'ingresso, si ripete ciò che potrebbe dire: "Vaffanculo, ti odio" sì, sarebbe fantastico. Breve e diretto, non può chiedere di meglio.
Tre scalini lo separano dalla veranda. Le luci sono accese e per un attimo ha paura di disturbare. "Oh andiamo Jeremy, 'sta stronza ti ha disturbato la vita" si dice sbuffando.
Arriva, si ferma, bussa tre volte sul legno duro della porta. Respira, il cuore gli batte forte. È felice e triste allo stesso tempo. Salterebbe dalla gioia e scoppierebbe in lacrime. Sente dei passi, la porta si apre. Alex, con in braccio una bambina molto simile a lei lo squadra da testa a piedi. Apre la bocca per parlare ma "Vaffanculo Alex Fostern, ti amo".

EHILÀ
Non so davvero cosa io stia per pubblicare. Alcuni potrebbero chiamarlo "Racconto", io lo chiamo "Schifo". Giuro che non so cosa sia ma scrivere mi mancava così tanto che ho buttato giù qualche parola ed è uscito...questo.
Mi auguro possiate gradire e voglio sapere anche cosa pensate sia successo dopo la rivelazione di Jayjay (mi amo solo per aver creato questo personaggio waaaa). Io sono una persona romantica, non distruggete i miei ideali;)
Au revoir,
-Tomlinsassy
  
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