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Autore: EsseTi    29/12/2008    7 recensioni
Attacco di panico. Attacco isterico. Attacco di nervosismo. No, questo non sono io. Questo 22enne fasciato in un abito di Cavalli non sono io. O meglio, non sono totalmente io: è soltanto la parte di me che la gente vuole vedere. Vuole adorare. Vuole venerare. Tanti sinonimi per dire la stessa cosa: che delle ragazzine sarebbero pronte a morire per me. No, non per me. Per Edward. Io odio Edward. Credo di essere giunto a questa conclusione più o meno tre premiere fa, quando ho visto un cartellone e ho sentito una ragazzina chiamarmi, urlando "Edward! Edward!" come un'ossessa. E in quel momento mi è crollato il mondo addosso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Artificio e realtà: cosa pensano gli attori'
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...:: Sorridi Edward! ::...


Attacco di panico. Attacco isterico. Attacco di nervosismo.

No, questo non sono io. Questo 22enne fasciato in un abito di Cavalli non sono io.
O meglio, non sono totalmente io: è soltanto la parte di me che la gente vuole vedere. Vuole adorare. Vuole venerare.
Tanti sinonimi per dire la stessa cosa: che delle ragazzine sarebbero pronte a morire per me. No, non per me. Per Edward.

Io odio Edward. Credo di essere giunto a questa conclusione più o meno tre premiere fa, quando ho visto un cartellone e ho sentito una ragazzina chiamarmi, urlando "Edward! Edward!" come un'ossessa. E in quel momento mi è crollato il mondo addosso. In questi ultimi mesi ho creduto di essere apprezzato, ammirato, per il mio lavoro di attore, perchè sono bravo, tò, forse anche perchè sono bello. Ma soprattutto, perchè sono io. Ma quelle ragazze non erano lì per me, ma per il mio personaggio. Ergo, io non sono nessuno, non valgo niente. Davvero una bella cosa.

I flash impazziti mi fanno lacrimare gli occhi, le luci puntate sul red carpet riscaldano l'atmosfera tanto da farmi sudare e mi sta venendo una paresi facciale a forza di sorridere. Mi guardo un pò in giro cercando conforto. Kellan e Ashley parlano animatamente con un giornalista. Taylor si lascia baciare dalla luce dei flash, al fianco di Peter. Nikki si nasconde dietro una colonna, probabilmente è stanca anche lei. Catherine concede un'intervista a un giornalista particolarmente attento. E poi, la migliore me la tengo per ultima: a pochi metri da me, Kristen, un abitino bianco, sta discutendo con un gruppo di persone, tra le quali riconosco Michael, il suo ragazzo. Quelli intorno probabilmente saranno dei familiari.

- Mi scusi? -
Mi volto, richiamato dalla voce di una giornalista. E bionda, i capelli raccolti in uno chignon e indossa degli occhiali dalla montatura nera, probabilmente soltanto per rendere più credibile la propria maschera e calarsi nel proprio ruolo. Da un pò di tempo, sono un osservatore migliore. Forse la depressione fa fare di queste cose. La guardo con attenzione, poi sospiro. Posso sottrarmi? No. Questa è la mia vita. Mi concedo un'ultimo sguardo verso Kristen, sperando di trovarla voltata a guardarmi, ma sta ancora discutendo. Niente può più salvarmi. E mi dipingo sul viso il solito sorriso da ho-usato-troppo-botulino. Ma la giornalista sembra soddisfatta, in fondo è quello che si aspetta da me. L'accondiscendenza che si concede normalmente ai pazzi.
- Salve, Monica Lewis, New York Times. Volevo farle una domanda. Cosa si prova a essere diventato in poco tempo tanto ammirato, tanto amato, l'idolo delle ragazzine? -
Una domanda facile, me ne avevano fatte di simili in molte occasioni.

Setaccio la mente, alla ricerca di una risposta già usata in mille occasioni. In fondo, dico sempre le stesse cose e non se ne è mai accorto nessuno. D'altronde, a chi interessa quello che dico? Alle ragazzine basta solo contemplarmi, potrei anche essere sordomuto. Mi chiedo ancora perchè me le facciano le interviste, se sanno che nessuno le legge. Certo, quelle video le guardano tutti, devono contemplarmi. Ma chi comprerebbe mai un giornale per leggere le mie parole? Oh, si, dimenticavo. Insieme all'articolo esce anche la mai foto: ecco perchè comprano i giornali. La bionda mi fissa con la testa inclinata: non ricordo più la domanda. Oh, si, ecco che mi viene in mente quella sequela di bla-bla-bla che rifilo ai giornalisti. Qualcosa mi ha colpito, credo sia una penna. Con sorriso falso verso la ragazzina che me lo ha lanciato - una castana grassoccia, con gli occhiali a fondo di bottiglia a nasconderle il viso - mi piego per raccoglierlo. Non è una penna, ma un pennarello e al tappo è agganciata una foto ritagliata da un giornale.
Ritrae me in una delle foto promozionali del film, con tanto di rossetto, fondotina da cadavere e lenti a contatto dorate. Apro il pennarello per firmarla, ma una scritta con un penarello arancio attira la mia attenzione. La leggo bene:
EDWARD, TI AMO! PER FAVORE, FAMMI UN AUTOGRAFO! A JESSICA!
Stringo la mano sinistra con tanta forza da conficcarmi le unghie nel palmo, nonostante le porti cortissime. Edward fammi un autografo. Io non sono edward. Sono Robert. O almeno credo. Sospiro e chiudo gli occhi.

Ok, d'ora in poi sarò quello che la gente vuole che sia. Magari saranno più felici così.
Scrivo distrattamente su quel foglietto, con la mia solita scrittura stretta, appuntita:
A Jessica, con affetto dal suo vampiro preferito. Il problema viene al momento di firmare. Sorrido, abbassando lo sguardo verso quella foto. Edward Cullen.

Ottimo. Ripiego con cura il foglietto, inserendolo nel penarello: lo passo all'omone della security, e con un cenno del capo indico la ragazzina. Le sorrido, sinceramente, forse per la prima volta in quella sera, e torno a concentrarmi sulla giornalista. Intorno a me i paparazzi cercano ancora di catturare qualche altro movimento, ogni minima azione compiuta dal mio corpo. Riesco anche a sentire uno che urla, quasi, pur di avere il suo scoop.
- Sorridi Edward! Di qua! -
Mi saltano letteralmetne i nervi, ormai ho i pugni così serrati che le nocche sono più bianche che se fossi veramente un vampiro. Sorridi Edward, mi dice. Serro le mascelle. Io non sono Edward.
Sposto il mio sguardo sulla giornalista, cercando di ricordare la risposta che avrei dovuto darle. Ma all'improvviso non è più così importante. Mi stupisco di me stesso e di quanto so essere masochista. Le sorrido, questa volta ironico, facendo spallucce.
- Guardi, io non lo so..provi a chiedere a Edward Cullen.. -
Forse mi ha preso per pazzo, o forse solo per un ragazzo stanco delle domande. Magari le sarò sembrato antipatico, o ancora tanto fantasioso da trovare qualcosa da sostituire al solito no comment. Poco importa.
Raggiungo di nuovo il tappeto rosso, vedo che Kristen sta per raggiungermi. Per ingannare l'attesa, sfoggio di nuovo ai giornalisti uno dei miei migliori sorrisi. Si, un sorriso sghembo.
Ma non è il mio. E' quello di Edward Cullen.



*************************

Sono tornata con un'altra one-shot, dal punto di vista di robert pattinson. naturalmente è tutto frutto della mai fantasia, non posso sapere che ,agari queste cose le pensa veramente. L'ho scritta con il solo scopo di farvela leggere..e magari riscuotere anche qualche opinione!
   
 
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