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Autore: x_killjoy_idiot_x    02/05/2015    0 recensioni
Frank ha vissuto l'inferno, non parla, ha paura.
Gerard é solo un codardo che non vuole deludere i suoi cari.
Frank vuole dimenticare, vuole ricominciare, per quanto difficile, lui vuole trovare il coraggio di farlo.
Gerard vuole aiutarlo, per quanto difficile, vuole trovare il coraggio per riuscirci.
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Non ero mai stato coraggioso. I miei diciannove anni erano ormai stati celebrati, e in questo lasso di tempo, non ero mai stato coraggioso, nemmeno una volta. In questo lasso di tempo, avevo finto di esserlo. Mikey aveva finalmente compiuto i suoi tanto desiderati sedici anni. In questo lasso di tempo, aveva sempre creduto che suo fratello fosse un eroe. Non era mia intenzione farmi adorare, mentire per essere apprezzato. Volevo solo infondere un po' di sicurezza al mio fratellino. Nemmeno lui era mai stato coraggioso. Ma si era aggrappato al desiderio di diventare come me, impavido e senza paura. Quando, nei temi di scuola, mi chiedevano "Qual è la tua più grande paura?" Rispondevo solo: "Io non ho paura." E, tornando a casa, sventolavo il foglio con quelle due semplici frasi in faccia a Mikey, che mi guardava pieno d'orgoglio e ammirazione. Non gli importava se, in penna rossa, scritto a caratteri cubitali, troneggiava un 4 in cima al testo. A lui importava solo la mia risposta. Gli importava solo sapere che non avevo paura. Che non avevo paura, e che per questo l'avrei potuto proteggere da tutto e tutti, e che sarei potuto essere una guida per lui. Lui che aveva già tanti di quei problemi, tante di quelle paure da far invidia a un bimbo di quattro anni terrorizzato dai mostri che abitavano nel suo armadio. Come poteva un fratello maggiore quardare negli occhi un ragazzino del genere e dirgli "Sono un fottuto codardo, Mikey"? Non potevo. Non potevo deluderlo. Però il problema persisteva: non ero coraggioso, di conseguenza, non potevo fare cose coraggiose. Quando queste ultime si presentavano, discretamente le scacciavo via. "E' troppo pericoloso, Mikey." "E' meglio di no, Mikey." "La mamma si arrabbierebbe, Mikey." "Potresti farti male, Mikey." "Non è consigliabile, Mikey." Nonostante tre anni non fossero poi una differenza così abnorme, bastavano per potermi considerare come un modello e un soggetto a cui dar ascolto. Finchè era piccolo, finchè non compì tredici anni, le mie parole gli bastarono. Tuttavia, quando divenne un effettivo adolescente, iniziò ad esigere dei fatti veri e propri. Delle prove. "E' troppo pericoloso, Mikey." "Secondo me hai solo paura." "Io non ho paura." E andava avanti così, e nonostante si discutesse sulla mia presunta assenza di qualsiasi tipo di paura, continuava a vedermi come un eroe. Ma poi, arrivò quel giorno. Quel giorno in cui, senza un gesto, avrebbe smesso di credere in me. Non potevo fargli questo. Stavamo passeggiando, in mezzo ai campi. Ci imbattemmo in un fiume. Non era particolarmente ampio o profondo, le sponde erano relativamente vicine. Non vi era nessun tipo di ponticello o quant'atro a collegarle, e, a meno che non volessimo aggirarlo chissà per quanti kilometri, avremmo dovuto scavalcare. Mikey non l'avrebbe mai fatto, da solo. Aveva la certezza che sarebbe caduto, e l'acqua l'avrebbe portato via, e sarebbe affogato. Come biasimarlo, anche io pensavo la stessa cosa. Lui però non lo sapeva. -Gerard...- -Sì?- Eravamo su una sponda, fissavamo l'altra, senza muoverci. -Dobbiamo scavalcare.- -No, torniamo indietro.- Dissi, scrollando le spalle, già pronto a voltarmi. -Cosa? No! Non voglio tornare a casa. Vai prima tu, poi mi aiuti.- -Mikey.- -Che c'è? Anche questo è pericoloso?- Mi guardò negli occhi, le sopracciglia corrugate, l'aria di sfida. Sospirai. -Sì, lo è.- -Ma smettila! Non è nemmeno profondo!- -Allora perchè non scavalchi da solo?- Il biondo divenne di colpo teso. Che domanda stupida. -Lo sai. Ho paura. Potrei...Lo sai.- Era sempre così. Per tutto. Non faceva le cose di per sè per colpa delle sue stupide paranoie. E per quanto fosse difficile ammetterlo, forse aveva preso da me; sotto questo aspetto, eravamo uguali. Scossi la testa, fissando l'acqua. Già mi ci vedevo a tentare di stare a galla, tentare di impedire che quel liquido trasparente penetrasse nei miei polmoni, e mi sentii mancare il fiato. No, no, assolutamente no. Afferrai il braccio di mio fratello, incamminandomi. -Gerard!- -Andiamo a casa.- Come da copione, dopo quel pomeriggio sostenne che me ne fossi andato per paura. E aveva pienamente ragione, ma io avrei sempre continuato a negare. Verso il cinquantesimo -Allora hai paura dell'acqua?- si zittì. Mi sentii sollevato, magari si era reso conto di essere ridicolo e mi avrebbe lasciato in pace. Ovviamente non fu così. -Senti. Se davvero non hai paura di nulla...- -Già.- -...Allora passa la notte nella casa abbandonata.- Raggelai. Cosa? La casa abbandonata era un vecchio edificio lasciato in balia di se stesso, pieno di buchi sul tetto e con l'intonaco scrostato per una buona metà. Le finestre erano quasi tutte rotte, sporche. Non si vedeva attraverso. Si poteva tranquillamente dire ci fossero circa cinque o sei strati di polvere su tutto quello che vi era al suo interno -forse anche di più. Era un posto che metteva i brividi, davvero. E non lo dico da codardo patentato. Quella casa era davvero inquietante. Potevi chiederlo a chiunque, la risposta sarebbe stata la stessa. "Stagli alla larga". Scossi la testa violentemente. -Stai scherzando, Mikey?- -No! Tu dici sempre di non aver paura, dimostramelo.- -Non devo dimostrarti proprio niente.- Con quella frase sperai di aver chiuso il discorso. -Invece sì. Non me ne hai mai dato prova prima. Non pensi sia arrivato il momento di farlo? O le tue erano tutte bugie?- Mi stuzzicò. Strinsi forte i pugni, penetrando con le unghie nella carne. -E dovrei andarci da solo?- -No. Verremo io e Ray.- Mi passai una mano tra i capelli, sull'orlo dell'esasperazione. Non ero mai stato una persona paziente. -Mikey, in tutta onestà non la trovo una buona idea, e penso sia pure illegale. E poi, sappiamo entrambi che tu non dormiresti mai là dentro. Solo a vederla te la fai addosso.- -Non è vero!- protestò. -Sarei mille volte più tranquillo se ci foste tu e Ray. Non preoccuparti per me, ora stiamo parlando di te, Gee.- -E quando, tutto questo?- Il mio piccolo fratello sorrise, sapeva che l'avrebbe vinta lui. -Domani sera.- Mi buttai pesantemente sul divano, irritato e spaventato all'idea di dover passare una notte -un'intera notte- in quel postaccio. -E va bene.- Dissi dopo qualche istante. -Ma non dirlo alla mamma. E guai a te se ti azzarderai a dubitare ancora di me.- --- Mi sistemai lo zainetto sulla spalla, irrequieto. Erano le nove e mezza, ed eravamo agli ultimi di dicembre, e il buio si era già impossessato del cielo. Ray, accanto a me, stringeva una torcia accesa, puntandola verso la casa. Era un vecchio amico. Inizialmente, lo frequentavo solamente io. Avendo la stessa età e varie passsioni in comune, me lo ero ritrovato in alcuni corsi a scuola. Poi, aveva legato anche con mio fratello, che nonostante la differenza d'età non si sentiva a disagio o altro, quando comunemente l'avrebbe fatto. Mikey tremava lievemente, cercando di controllarsi. -Tutto a posto?- Gli chiesi, quando io ero il primo a non sentirsi molto bene. -Sì, sì.- Mi rispose frettolosamente. -Bene, ragazzi.- Esordì Ray. -Entriamo?- Io rimasi fermo. Ray era decisamente il più intrepido tra di noi. Mikey annuì, posizionandosi meglio gli occhiali con un gesto veloce e abituale. -Allora, avanti!- Fece qualche passo in avanti, seguito a ruota da mio fratello e da me, che per ora sembravo essere il più riluttante. Scavalcammo la ringhiera in ferro battuto. Io per poco non rischiai di rimetterci i pantaloni, e non appena tornai a terra, imprecai come mai prima. -Ehi, ehi, abbassa la voce.- Mi rimproverò il ragazzo coi capelloni. Sbuffai, tirando fuori la mia torcia dallo zainetto. -Okay, okay.- Avanzammo lentamente verso il portone principale. -Dite che è aperto?- Chiese il più piccolo, guardandosi intorno agitato. -Scopriamolo.- Ray spinse la porta di legno, che si aprì cigolando in una maniera inquietante. -E' peggio dei film horror.- Commentai ruotando gli occhi. Forse, l'atteggiamento strafottente mi avrebbe aiutato a superare il terrore che mi stava serrando la gola. L'altro ridacchiò, entrando nella casa. Quando fui dentro anche io, tossii più volte. L'odore di muffa era asfisiante. Le ragnatele erano ovunque. La polvere ricopriva tutto come una soffice coperta grigia. Mi bruciavano gli occhi e mi pizzicava il naso e già volevo andarmene. -Che schifo.- Dissi, levandomi una delle ragnatele che nell'attraversare l'ingresso mi era finita sulla spalla. Ma nonostante tutto, nonostante il disordine e la sporcizia e l'evidente trascurazione del mobilio, quella casa aveva un certo fascino. Non era così grande, ma si potevano chiaramente distinguere i tavolini in legno e quelli più bassi in vetro, le poltrone -che supponevo fossero di pelle- la televisione, sfondata ma decisamente più grande di quella che avevo io, la carta da parati floreale che cadeva a strisce. -Non è poi così male.- Ammise Ray. Fui costretto a dargli ragione. Ci spostammo verso il centro di quello che doveva essere il salotto. Era tutto così silenzioso, e ad ogni movimento il parquet gemeva sotto ai nostri piedi. Metteva i brividi. -Allora...- Iniziai. -Prima di tutto dividiamoci e ispezioniamo la casa.- Suggerii il mio coetaneo. Sarei potuto scoppiare a ridere. Era davvero peggio di un film horror. In molti di quegli stupidi film demenziali, il gruppetto di ragazzi e ragazze decideva ingenuamente di separarsi per andare a zonzo nella casa infestata, rendendosi prede decisamente più facili da catturare. E nonostante tutti ammettessero che fosse una delle scelte più idiote che si potessero fare, al 90% delle possibilità nella loro situazione si sarebbero comportati allo stesso modo. Forse erano quei luoghi lugubri a dare alla testa alle persone, chi lo sa. Mi sarebbe tanto piaciuto ribattere, ma dopo il timido -Sì- di Mikey decisi di lasciar correre. Quella era la mia occasione di dimostare che non avevo paura, e non l'avrei sprecata. -Tra dieci minuti ci incontriamo tutti qua, d'accordo?- Io e mio fratello annuimmo, stringendo più forte le nostre torce. Ma dopo un istante, durante il quale i tremiti di Mikey aumentarono esponenzialmente, mi feci avanti. -No, Ray, tu vai con Mikey. Sappiamo tutti che è meglio così- I due parvero concordare. Mi sorrisero, e scomparirono nel corridoio. Dopo poco smisi di sentire gli scricchiolii dei loro passi. Ero da solo. Bene. Mi dissi, mentre il cuore prendeva a battere più velocemente. Non c'erano molti posti dove andare. Quella che sembrava la cucina era attaccata al salotto, la porta era sfondata e si poteva vedere tutto l'ambiente, quindi non sarebbe stato necessario esaminarla. Girai su me stesso e notai delle scale. Camminai vero di esse, traballante. Mi sporsi un po' dal corrimano bianco -anche se ora era più che altro grigio- e guardai verso l'alto. Puntai la torcia. Il fascio di luce si disperse nelle tenebre. Evidentemente il piano superiore era ancora più buio di quello inferiore. Osservai per un po' la parete contro cui erano costruite le scale. In alcuni punti era sfondata, come se qualcuno l'avesse presa a pugni. Invece, le scale stesse erano ricoperte da un tappetinno bianco e rosso. Guardai meglio. Cazzo. In effetti, il tappetino era bianco. Ma non era rosso. Almeno, non di proposito. Il sangue secco non è difficile da riconoscere. Mi allontanai, levando la mano dal corrimano, come se scottasse e io mi fossi appena ustionato. Che cazzo avevano fatto i vecchi proprietari in quella casa? Il mio movimento brusco provocò altri scricchiolii. Stavo davvero iniziando a sudare fredddo. Tesi le orecchie, sperando di sentire le voci di Mikey e Ray. Niente. Decisi di contare fino a dieci. Uno. Silenzio. Due. Silenzio. Tre. Scricchiolii. QuattroCinqueSeiSette. Silenzio. Otto. Gemito. Nov... Gemito? Sbarrai gli occhi. Io non ero stato di certo. Ipotizzai che fossero stati gli altri due, ma era impossibile. Quel gemito pareva provenire da sotto di me. Tornai a guardarmi intorno, più spavetato di prima. Mi fermai quando notai una porticina celeste verso la metà delle scale. Indubbiamente conduceva al sottoscala. La raggiunsi, esitante. Provai ad aprirla. Il pomello oppose resistenza, per poi scattare. Che cazzo sto facendo? Avevo appena sentito un gemito sconosciuto, e andavo ad investigare su chi ne fosse l'autore? Pensandoci, ero davvero perfetto per far parte del cast di un mediocre film Horror. Tuttavia, aprii la porta. E, a differenza dello sgabuzzino che mi sarei immaginato di trovare, vidi altre scale. -Ray?- Provai a chiamare, per accertarmi di non essere solo, ma ovviamente non ottenni alcuna risposta. Presi un respiro profondo, e scesi la gradinata. Arrivato infondo, mi ritrovai davanti ad un'altra porta verde scuro. Appoggiai l'orecchio. Inizialmente non udii nulla. Poi, dei respiri affannosi. Gerard. Scappa. Ora. Scappa, cazzo. ORA. Ma per un qualche strano motivo non mi mossi. Mi immaginavo un regista già in viaggio per offrirmi un contratto per recitare in un suo Thriller. Perchè diavolo non ascoltavo la mia vocina interiore? A dispetto di tutte le mie paure e di tutte le mie paranoie e di tutte le mie fobie, afferrai la maniglia. E la girai. E aprii anche questa porta. Era tutto così buio. E c'era un tanfo insopportabile. Peggio dell'odore di muffa. C'era puzza di sudore e di muffa e di cibo in scatola e di saliva e di vomito e di pipì e forse anche dell'altro. Era davvero, davvero insopportabile. Storsi il naso, e con mani tremanti, iniziai a far passare la luce della torcia per tutta la stanza. Era completamente in disordine, gli scaffali rovesciati, lattine di vario genere vuote gettate a terra, ragnatele ovunque, polvere perenne. Di sottofondo, quei respiri affannosi, che ora mi sembravano terribilmente vicini. Il fascio di luce si imbattè in un fagotto di coperte, che ignorai proseguendo. Ma poi mi bloccai. Le coperte... Pensai. Le coperte non tremano. ------------- NOTA: Qui forse non mi conoscerà nessuno, ma, ad ogni modo, questa storia é già presente su Wattpad (l'usermame é lo stesso e così il titolo). Su Wattpad é già al quarto capitolo, quindi, se vi va di leggere subito i capitoi successivi (qua aggiornerò ogni tanto) potete andare sul mio profilo in quel sito. Inoltre, sempre su Wattpad, ho anche scritto -e completato- un'altra storia: I'm not o-fucking-kay, che é sempre una fanfiction frerard. Di conseguenza potete pure seguirmi lì, oppure aspettare i miei aggiornamenti qua. Forse pubblicherò anche I'm not o-fucking-kay su EFP, ma per ora mi limito ad I'll keep you safe. Grazie per l'attenzione. ||A||
   
 
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