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Autore: breakthefixed    02/05/2015    2 recensioni
Scritta per la Prima Challenge della la community di lj "Wincestare Cattive come Sam".
Prompt 57: Dean perde il controllo. Dopo aver ucciso Crowley e ferito in modo quasi fatale Castiel, in preda ad una mania omicida, per poco non uccide Sam, rischiando di avverare la Profezia fatta da Caino. Tuttavia, fermatosi in tempo nasconde la first blade e pianifica il proprio suicidio.
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Barrel of a gun


An unbearable pain
A beating in my brain
That leaves the mark of Cain
Right here inside

(Barrel of a gun, Depeche Mode.)
 

 

All'inizio c'era stata soltanto negazione: semplice negazione dell'intera situazione e proiezione, attribuendo ogni singola responsabilità a Caino.

Dean non aveva però mai minimizzato quella profezia o maledizione che sia e alla tortura della ripetizione incessante nella sua testa, un peso che grava solo su di lui, non la vede differente di tutte le condanne che avevano subito lui e Sam nel loro lavoro di famiglia senza potersi opporre, non c'era quindi nessun meccanismo per raggirarla.

Con gli occhi vacui sul soffitto, sdraiato sul letto come lo era stato poco tempo fa – ore? Minuti? - sul pavimento del luogo dello scontro, non può fare a meno di pensare come sarebbe stato semplice se Caino l'avesse ucciso, per salvarlo dal destino peggiore che avrebbe mai potuto incontrare, lo stesso seppure l'inverso di quello che aveva danneggiato tutta l'umanità.

Si siede sul letto e accosta la schiena al muro freddo. Dean ha coraggio e combatte fino alla fine perché quella è la cosa giusta da fare, anche se le speranze di poter avere la meglio su quella situazione sono deboli come la lucidità che gli rimane, o la stanchezza che sente dentro di sé e lo fa stare sveglio, in uno stato d'alienazione. Come pensa al termine, pensa anche a Sam, a quello che gli ha nascosto e gli nasconde ancora una volta, di ben peggiore di aver ucciso la Kitsune amata o essere amico di un vampiro. Al fatto che possa avergli comunicato qualcosa quando era crollato muto tra le sue braccia e con lo sguardo finale, mezzi che l'hanno fottuto l'ennesima volta.

Nel gomitolo di fili intricato che è la sua testa, l'unico bandolo sembra paradossalmente il marchio e non ha intenzione di occuparsi di altro. Si dice di dover essere pronto al peggio.

 

****

 

Il Marchio si comporta come il Sole: a momenti è placido, in altri ci sono soltanto esplosioni.

Si rende conto quella mattinata più di altre quanto mantenerne il controllo sia complicato, come arrestare una reazione nucleare di proporzioni enormi che avanza dal cuore delle cellule sotto il marchio verso il resto del suo corpo e produce tanta energia da far implodere il mondo circostante, mentre le parti migliori di sé se ne vanno.

Quella mattina ha il tablet nero in mano con aperta la pagina di un buon caso – una donna che è stata dissanguata e le è stato succhiato dalle ossa tutto il midollo osseo - , al quale ovviamente non prenderà parte ma in un punto impreciso dentro di lui sa che sta facendo tutto quello per dimostrare a Sam di essere ugualmente interessato al lavoro di famiglia, seppure non sia nemmeno una delle più lontane sue intenzioni. Allo stesso tempo, lo vorrebbe solo più vicino, in molti modi.

Le preoccupazioni s'ammassano e pesano all'altezza del cuore, mentre con passo incalzante si avvicina a Sam che ha gli occhi fissi sul testo sullo schermo. Vorrebbe allontanarcelo. Vorrebbe aver attribuito la presenza del Marchio in quelle righe di testo solo all'ossessione e pensare che Sam stia facendo una lettura attenta dei dettagli del caso che ha sul tablet ma appena si avvicina – ha aumentato il passo per distrarre Sam da quella lettura - si scontra con la realtà in modo brusco quanto quello in cui il computer gli viene chiuso in faccia e un “Hey” è l'unica spiegazione. Sam ha capito buona parte di quello che gli nasconde, Dean non vuole che suo fratello abbia speso quel tempo in sua assenza a pensarlo e preoccuparsi per lui. Può solo ironizzare, cercandone il divertimento come sempre. E allora si tratta sempre del sesso: in quale modo migliore suo fratello può esser stato afflitto dalla sua mancanza?

“Porno?”

“Cosa? No, non era nulla”.

“Ehi, nessuna critica da parte mia. Solo non dove mangiamo”.

“Amico, non era porno”.

“Ok, ‘erotismo’. Come ti pare. Ora, chiudi tutto e guarda qua”.

Gli legge l'intero caso, eclissando nettamente le condizioni del suo animo ma senza dimostrare troppo entusiasmo e conclude con “Sembra un caso per noi no?”

L'espressione che si manifesta sul volto di Sam è sorpresa e riflette in parte gli affanni nei suoi confronti – ovviamente non si aspetterebbe che suo fratello ritornasse nell'equazione. Questo lo sprona a continuare a parlare.

“Pensavo tu potessi andare, io ho bisogno di riposarmi ancora un po'.”

Sam, accettando la situazione, assume quell'espressione di premura nei suoi confronti e allo stesso tempo di discrezione, che lo fa sentire in colpa per come lo sta manipolando.

“D'accordo. In dieci minuti parto.”

Come Sam si alza dalla sedia, Dean raccoglie tablet dal tavolo, “Io vedrò di rimettermi a letto con questo, magari a vedermi veramente del sano porno” afferma chiaramente più rilassato.

Sam sorride anche se non trova la situazione in particolar modo divertente, scuotendo flebilmente la testa come gli ha visto fare molte volte anche quando erano piccoli, prima di sparire nel bagno. Le labbra di Dean si sono curvate ancora una volta in un sorriso e poi è entrato in camera.

 

Giusto il tempo che Sam se ne vada ed è ritornato in sala da pranzo. La prima cosa che fa è aprire il computer di Sam, dato che non ha password può dedicarsi lui a quella lettura per prima cosa. Cattura qualche parola qua e là ed è abbastanza, dopo anche le ricerche che ha già eseguito sul tablet. (“chi ucciderà Caino subirà sette volte la sua vendetta”, fantastico.) Richiude lui il portatile questa volta e l'attenzione viene catturata dalla finestra, dal riflesso nel vetro. All'avanzare dei minuti il calore e la pressione sanguigna aumentano, assieme a una specie di rabbia irrefrenabile, facendolo sentire più vivo, allora si tira su bruscamente la manica della camicia.

Mentre fissa il marchio infuocato il rosso sotto i suoi occhi diventa ora quello del sangue che sgorga su Caino all'altezza della mano che gli ha mutilato, riavverte il suono strozzato emesso e ha ora modo di stringere finalmente la lama caduta a terra. La disperazione lo sta dilagando, ma dopo poche esitazioni affonda la lama nella schiena di Caino con un ringhio e ok, ha lasciato fluire la rabbia ma non è stato abbastanza e tanto meno lo è ora che in quella posizione, nella stanza di motel è in preda prima di tutto a grande frustrazione. Si stappa una birra e quasi svuota l'intera bottiglia, mentre la sensazione familiare di leggero bruciore non corrode affatto ciò che ha dentro.

 

 

Evoca Crowley alla vecchia maniera su due piedi e non può mentire di richiederlo solo per la lama. Sono proprio le menzogne che separano il re degli Inferi dalla verità.

È minore rispetto a come si sente nei confronti di Sam e di Cas, ma a Dean dispiace per Crowley: il tempo passato da demone a fare danni ovunque capitasse è stato grandioso, caratterialmente gli piace e ok, non è un amico ma molte volte c'è quando serve e con quello che serve, quindi per qualche motivo gli dispiace comportarsi male nei suoi confronti, motivi da un lato umanistico; mentre dall'altra vorrebbe solo raggirarlo e tenerlo lontano da lui come se non significasse niente per lui.

Il re dell'inferno compare davanti a lui, in una camicia nera e una cravatta stretta scura a motivi ornamentali. L'espressione del suo volto è seria e allo stesso tempo indice di quel portamento controllato che lo caratterizza.

“Crowley”

“Squirrel”

“Hai ancora tu la lama, vero?”

Le parole gli escono dalle labbra più rabbiose e scortesi del dovuto, ma non sembra quasi notarlo poiché il marchio reagisce. “Dov'è”?

“Dovevi darmela indietro non appena avevi finito con Caino, adesso voglio tenermela al sicuro.”

Il demone è deluso, sa dove colpire ed ha ragione. Era stato già difficile convincerlo a farsi dare l'arma per sconfiggere Caino e dato che era servito Castiel per ricondurla in mano al proprietario, è da stupidi credere che una seconda volta sarebbe stato così se non più difficile.

Il volto di Dean si fa serio, con la linea delle labbra dura, ma quello che da fuori appare come odio e disprezzo, corrisponde a una ferita e un senso di colpa, anche impotenza. Per questo la furia passa da passiva, frettolosa e improvvisa a aggressiva, costante e deliberata ma dovrebbe abituarsi a considerarla disposizionale dato che è ormai intrinseca. Ogni senso è amplificato, e il sangue sembra implodere nelle tempie quando piomba sul demone, minacciandolo con il coltello specializzato che ha sfilato di tasca. Crowley è sorpreso, ma non si scompone troppo pur essendo attaccatissimo alla sua incolumità.

“Questa volta non ti salverai più.”

Non è la prima volta che se lo sente dire in quegli ultimi giorni, per questo Dean non se la fa scivolare addosso.

“La lama, Crowley”

Pur essendo la stessa formula usata dall'altro quando avrebbe dovuto riportare a lui la lama, il tono è diametralmente opposto e in sintonia con l'espressione del suo volto. Dean approfitta della differenza d'altezza per avere in qualche modo un vantaggio.

 

É servita anche una buona dose di torture più intense del vecchio stile, dove Dean ha potuto scatenarsi a sfogare e allo stesso tempo alimentare la sua rabbia ma senza esagerare – aiutato anche dalle cose che si sono detti da entrambe le parti durante quel trattamento e il Winchester gli ha pure fatto i riferimenti opportuni al sangue umano del fratello - per farsi dire da Crowley che la lama era all'Inferno.

In seguito lo ha lasciato andare e ha accettato di incontrarlo all'incrocio più vicino nel tempo minimo che sarebbe servito.

Dean si è presentato sul luogo il prima possibile – rubando una macchina orrenda nel parcheggio del motel - e ha controllato il cellulare ma non ci sono stati messaggi da Sam.

 

Ora ha lo sguardo concentrato su una delle conosciute strade sterrate, quella dove ha mandato Sam per tenerlo all'oscuro delle sue azioni folli. Le immagini dell'ultimo momento trascorso assieme passano come un film dietro ai suoi occhi e il nastro si riavvolge indietro allo sguardo che gli era stato rivolto quando se ne era andato in camera e poi all'ultimo abbraccio che si sono scambiati. Allora Dean elimina il pensiero perché non può permettersi di retrocedere dell'altro in quel momento.

 

Il demone si materializza davanti a lui, con un grande sorriso su volto e gli occhi che scintillano, la pelle e i vestiti sono ancora macchiati di sangue ma a distanza di quei pochi minuti ha l'aria che Dean non è riuscito ad avere nemmeno quella mattinata quando ha raggiunto Sam.

“É stato facile.”

Dean non risponde e non lo guarda, i suoi occhi focalizzano subito il fodero nero mentre la brama improvvisa gli offusca la ragione, tuttavia non può permettersi di piombargli addosso ancora.

Crowley sembra capirlo, leggerglielo sul volto o forse lo conosce troppo bene e stessa cosa si può dire per il marchio, e per questo di puro proposito sfila la lama dal fodero con lentezza.

Non può evitare di strappargliela di mano, quando gli viene protesa come se gli stesse passando una bottiglia di birra per rilassarsi insieme da buoni amici. O come lo facevano lui e Sam.

“Chi hai intenzione di uccidere adesso? L'angelo? Sam?”

Dean che ora lo guarda ancor meno di prima – i suoi occhi sono fissi su un punto indefinito dello sfondo - adesso non sente quasi nemmeno le parole, non ora che stringe nella mano il profilo elegante dell'arma di cui è l'unico possessore.

Ecco che arriva tutto. Per primo, la pienezza e completezza. Secondo, la sicurezza. Terzo, al nome di Sam, il sopravvento ed è allo Zenith.

“Hai intenzione di seguire la lista di Caino, seriamente Dean?”

É ovvia la domanda per Dean e subito dopo pensa che il demone potrebbe dileguarsi, dato che si fida di essere escluso dalla lista. Il Marchio gli sta dicendo di agire ora immediatamente.

Dean ritorna a guardarlo, rispondendo alla prima domanda con quello sguardo.

“Nonostante tutto, Crowley ti sei fidato di me... Uno come te dovrebbe aver già smesso di vivere prima.”

“Ad essere onesti, in questi ultimi mesi la situazione è cambiata. Sembra proprio tu stia diventando peggiore di me. Io almeno non ho intenzione di uccidere i miei parenti o le persone di cui mi fido.”

Fosse stato tempo fa, Crowley se ne sarebbe arrivato con cani infernali, demoni, secondi fini e quant'altro. Sicuramente più minaccioso. La seconda offesa alla sua persona e i riferimenti a quello che accadrà a Sam e a Cas a causa sua sono troppo per essere mandati giù. La reazione a catena si diffonde in ogni cellula e Dean collide.

In un attimo lo trafiggere alla gola, come ha fatto con demoni di rango ben più inferiore.

“Avrei potuto salvarti dal Marchio.”

Crowley non oppone nessuna resistenza.

 

Chiude gli occhi ora Dean, ma quel gesto non serve a molto, non ha significato e tutto quel potere inizia man mano a scemare mentre si trasforma in uno nuovo e stabile come accade nelle stelle – tanto che alla fine diventerà un buco nero che dirime ogni cosa circostante. Ma non sarà così lento il processo per farlo sentire freddo, sarà piuttosto più simile a quello immediato che ha gelato il corpo del demone. Infatti il Marchio tace adesso.

Delle parole dette non si pente per niente, tuttavia non sa bene se l'azione fatta possa essere veramente così giusta. Per qualche motivo, forse esperienza, sa che potrebbe aver avuto ragione sul rimedio.

Pensa a cosa ne penserebbero gli altri, quelli che valgono davvero e tentano di rimediare a lui – Sam che ne parla (o ne ha già parlato chissà) con Cas non è uno scenario difficile da immaginare.

Non può rinunciare alla sua natura lui.

Si sente solo, spezzato e agitato, mentre estrae la lama dal corpo, macchiato di sangue malvagio e s'incammina verso il motel.

 

Ha bisogno di rinfrescarsi corpo e pensieri, per questo entra nel bagno rapidamente e apre il rubinetto, iniziando a lavarsi le mani dell'accaduto – magari avvenisse anche in senso metaforico – rapidamente. La sua mente non è capace di elaborare un ragionamento di senso compiuto, mentre il battito del suo cuore in petto offusca il getto massimo dell'acqua alla stessa maniera in cui il sangue continua a macchiare il lavandino bianco. Ha lavato anche la lama.

 

Mette via gli oggetti usati per la tortura. Nonostante tutto, c'è sempre molto ad oltrepassare il limite, è sempre un errore di non troppo conto rispetto a quelli che potrebbe fare e rimediabile. Inoltre, nessuno sa ancora nulla.

 

****

 

17:00. Considera che la morte di Crowley per lui è stata un colpo basso ma non l'ha spezzato, può andare avanti.

Opta per andarsene al bar come soluzione, gli pare la migliore come sempre. Ha sostituito la camicia verde con una rosso vermiglio. Potrebbe dire di essersi ripreso alla grande, anche se non è sicuro quali siano le motivazioni dietro a tanta carica.

In dieci minuti è nel locale buio, solo davanti a una bottiglia di birra. Non fa in tempo nemmeno a finirla che girandosi intorno per non stare troppo con se stesso vede un gruppo di ragazzi che giocano a biliardo.

Si avvicina a questi con la bottiglia ancora in mano e il fare da gradasso, mentre propone una partita – hanno solo inizialmente da ridire sulla sobrietà ed età – che iniziano subito, probabilmente per la somma messa in ballo da Dean. Non si può considerare quasi nemmeno tale per l'immediatezza con cui perde. Questi gli ridono in faccia ma in pochi minuti passano al terrore quando il Winchester gli uccide tutti con pugnalate di lama, e poi si dilegua. Il Marchio non è calmo. Vittime sono anche al supermercato, all'edicola e ad altri due bar e l'unico possibile motivo razionale è un istinto omicida fin troppo soppresso.

 

Il suo braccio scotta sempre, ma ora che sta guidando verso un'altra meta dall'ultimo bar in cui ha fatto tabula rasa è tollerabile. Lo sono anche il cuore che pompa forte il sangue e quelle scariche di adrenalina che lo rendono pericoloso alla vicinanza. Quand'era l'ultima volta che si era sentito così pieno di energie?

Sam gli ha telefonato, ma Dean non ha toccato il cellulare.

Eppure a Sam ci pensa e ciò che gli passa per la testa è ripetitivo. Si appoggia meglio al sedile della macchina e prima di stringere più forte le mani intorno al volante, accende la radio e una canzone di soft rock sconosciuta invade l'ambiente circostante.

 

****

 

Non uccide solo umani consecutivamente. Fa un bagno di sangue in una manciata di minuti presso un covo di demoni su cui ha fatto ricerche proprio per quello scopo. A distanza di tempo uccide anche due angeli: uno alle dipendenze di Metatron e l'altro Inias, subordinato a Castiel nella sua guarnigione, una volta aveva anche salvato la vita al suo angelo amico.

“Perché l'hai fatto?”

La voce instabile e familiare alle sue spalle gli fa gridare un'imprecazione nella sua testa che non prende troppa forma sul suo volto.

Dean estrae la lama da Inias, prima di riuscire a guardarlo in faccia e il tentativo di ricomporre il volto è abbastanza fallito. Cas, che non sa nemmeno per quale motivo sia lì, è parte della sua famiglia ed è da quando l'ha salvato dall'inferno che riesce a vedere del buono in un anima così corrotta – atteggiamento che all'infuori di lui ha soltanto Sam.

La sua faccia composta dell'angelo caduto è seria, confusa, addolorata e anche qualcos'altro che fa sentire Dean orribile, e gli occhi celesti sono fissi nei suoi.

“Come mai hai la lama Dean? Io e Sam stavamo cercando un rimedio. Avevamo con noi Metatron, potevamo avere anche Crowley.”

Non riesce a ragionare logicamente, le parole lo colpiscono come un meteorite e allo stesso tempo il potere lo sconvolge mentre questa volta è una pulsione omicida quella che è difficile da trattenere.

Non appena aveva nominato lo scriba di Dio, gli era già gelato il sangue nelle vene per il presumibile continuo della frase, allora può solo deglutire e prendere un respiro più profondo.

“Non ce ne sono Castiel. È troppo tardi ormai.” Il Winchester alza il tono della voce e lo modula in modo più duro mentre l'abisso si apre lentamente dentro di lui.

La tensione nell'aria accumulata è troppo elettrizzata e probabilmente è quella a rompere la diga.

“Fermati.” Il moro lo precede risoluto e determinato; poi mette a rischio la sua incolumità, eseguendo due passi nella sua direzione e riducendo fin troppo quella distanza.

Castiel prova a fermarlo, combatte e mentre all'inizio non si comprende l'esito alla fine Dean lo colpisce al livello dello stomaco, facendolo cadere sul pavimento su un fianco e poi c'è il sangue soltanto. Il sangue in una macchia non trascurabile che si allargherà sempre di più, il sangue sulle sue mani e la lama, il sangue che inizia a riversarsi sul pavimento e lo stesso che Cas prova a fermare.

“Fermati” Sillaba soltanto l'angelo con impeto, alzando un braccio e applicando una forza con la mano sul braccio dell'altro. Senza la grazia, non ha possibilità di prevalere. E dopo l'ennesimo colpo, l'altro braccio su cui è sostenuto l'angelo cede e questo cade bocconi in una pozza di sangue sul pavimento.

Dean non vuole guardarlo ancora, non vuole sapere se è vivo o meno, perché potrebbe fare peggio e qualcosa in lui si è rotto dentro. Non riesce a sentirsi quasi più vivo. Ritorna al motel, proibendosi di uscire una sola volta ancora.

 

 

Sta solo male, paralizzato dalla tensione e il tormento dell'accaduto, condizione che mal si sposa con la smania ad agire seppure pressappoco infima portata dal marchio.

Pensa solo a Sam, al comportamento che deve attuare nei suoi confronti per tutto l'avvenuto da entrambe le parti e quello che avverrà. Il problema è che non riesce a vedere una soluzione, una via di scappatoia. Cas, assieme a Sam, avrebbe dovuto ucciderlo in queste condizioni.

Ci sono stati dei momenti, tempo fa, in cui Dean si è sentito un po' in un rapporto a senso unico a cui non si è ribellato: si sentiva l'unico a dare e sacrificarsi senza ottenere altrettanto, o troppo poco e niente gli sembrava venir fatto per lui e non le stesse cose non sarebbero state compiute se Sam fosse stato al posto suo. Era stato consapevole che forse l'amore – è troppo imprecisa come parola – provato da lui era diventato più alto al diminuire di quello del fratello e sarebbero continuati entrambi sulla propria strada. Faceva male, ma aveva la coscienza apposto almeno ed ora che invece la situazione si è ribaltata – non sa se ha creduto il vero o il falso – ed è lui quello che sbilancia negativamente il rapporto assurdamente. Sa come può sentirsi Sam, quel fratello a cui non ha mai dimostrato tutto quello che avrebbe voluto.

Non vuole vederlo e tale considerazione continua a ripetersi nella sua testa ininterrottamente.

 

****

 

“Dean sono tornato. Hai fatto un bel lavoro in quel covo di demoni.. ti sei ripreso in fretta” La voce di Sam è placida, serena e un po' stanca e lo è per meno di una frazione di secondo anche il suo volto, prima che veda suo fratello all'estremità della stanza ordinata e spoglia, con quella maledetta lama nelle mani e il portamento esaltato e concentrato che ha sempre avuto in quella situazione.

Dean sta ritornando a sentirsi vivo, in quel circolo vizioso che allo stesso tempo è diventato il suo tormento, un po' come il Sole che nel suo apparente moto inizia una giornata in cui brilla forse di più delle altre.

“Dean!” É un grido sconvolto, incontrollato e disperato quello di Sam. Il modo in cui corre è frenetico, neanche avesse trovato il fratello in fin di vita; entrambi se ne sono fatti una ragione, la dipendenza nel loro rapporto diventa più calda con il progredire del tempo e a Dean sarebbe stretto il cuore, solo se le circostante fossero diverse.

“Non avvicinarti.”

Non può che fermarlo aggressivamente, quando la vicinanza di Sam diventa troppa, con il rischio che Dean possa come esserne attratto e andargli a sua volta incontro.Ma è quello che ha sempre fatto fino ad ora tenerlo lontano da lui e tutto quello che lo riguarda – sentimenti compresi -, no? La volta corrente almeno rientra tra quelle intenzionate a salvarlo.

Sam obbedisce alle parole, più che altro insicuro davanti a tutto quello che è sempre di più un enorme paradosso.

“Te l'hanno riportata, vero? È stato Crowley?” Un misto di emozioni pervadono il fratello minore e si agglomerano: rabbia, tristezza e in contrasto una piccola luce di speranza di poter attribuire a qualcuno che non sia Dean la colpa. Le colpe Sam le sente in sé stesso, colpa di essersi fatto sfuggire le cose più importanti, colpa di averlo lasciato da solo e colpa come nella maggior parte delle volte non esser arrivato in tempo. Impotenza e delusione.

“Hey, dalla a me. Sei ritornato un demone?” Dean non risponde ancora e non collabora, posseduto dal Marchio, di conseguenza Sam tende una mano nella sua direzione, attendendo la restituzione della lama senza doversi avvicinare troppo. Dato il perseverare, viola il precedente comando. L'idea di ritrovarsi di nuovo con un fratello demone è spiacevole però il rimedio sarebbe stato conosciuto a entrambi.

“Non questa volta.” Si decide a parlare – ciononostante realizza che la risposta è ad hoc anche per le prime due domande di Sam - con più calma rispetto a in precedenza, allontanando la mano con la lama.

“Allora ci sarà qualche altro rimedio, non l'ho ancora trovato ma potrei esserci vicino. Non smetterò di cercare.” Come pensava, Sam è disposto a fare di tutto per liberare il fratello dal marchio, anche pagarne pure lui ogni singola conseguenza. “Non posso perderti.” Gli aggiunge pure, sentimentale ma sincero e Dean non può che mascherare il suo mancato desiderio di essere salvato con i vecchi rancori (ingigantendoli un poco) al termine delle prove per chiudere le porte dell'inferno di un paio d'anni fa.

“Hai cambiato idea su questo? Non è quello che mi hai detto l'ultima volta.”

“Non intendevo...” Si scusa debolmente venendo interrotto. “Se vuoi davvero salvarmi allora mantieni la promessa che mi avevate fatto tu e Cas”

“Non posso farcela senza di te. Vuoi arrenderti?” Sam non riuscirebbe ad accettare un'idea simile proprio dalla persona di cui ha sempre ammirato la forza e l'unica che lo ha persuaso a non fermarsi quando la propria volontà avrebbe permesso il contrario.

“Sono quasi alla fine.” Sembra più esausto del dovuto.

“Di che stai parlando?”

Deglutisce Dean, per districare vanamente quel nodo alla gola che lo sta facendo soffocare. “Anch'io non ti ho detto delle cose in questi ultimi tempi”

“Avevo notato da subito che stava peggiorando.”

É allora che Dean lo sente e lo concepisce: quel tipo di ira sempre narrato in grado di andare contro la propria natura e le persone amate – per cui non si sente più nulla - e che rende l'uomo schiavo della stessa cosa che lo ha stimolato fino ad ora, troppo debole per difendersene. Quel tipo di ira che porta alla peggiore pulsione omicida.

Vuole soltanto uccidere Sam perché è l'unica via d'uscita a tutto quello e non può tornare indietro né lasciare l'opera incompleta, inoltre per qualche motivo la prospettiva non lo intimorisce e non c'è nessuna barriera. Non ci sono altri pensieri di contorno e lo scenario dell'omicidio non necessita nemmeno di essere visualizzato, ora che l'area del suo cervello responsabile nel controllo delle emozioni è ormai a riposo, per permettere il pieno funzionamento dell'altra che vuole assecondare ogni pulsione.

La mano libera si posiziona allora sulla spalla di Sammy, il quale lo guarda con un'espressione quasi dolce. A Dean non interessa ormai, quindi in uno scatto rapidissimo e continuo affonda la lama nel petto del fratellino, il quale grida come direttamente dal punto dove l'ha ferito di sorpresa, di un dolore più psichico che altro. È una porzione non trascurabile quella immersa, ma non paragonabile a quella di Crowley e Castiel.

Sam continua ad avere sul volto un'espressione di sofferenza, manifestata anche attraverso gemiti ma Dean si ripromette di colpirlo di nuovo, con più forza questa volta.

“Puoi... combatterlo.” Glielo sussurra in modo strozzato nel momento in cui Dean è fermo a più di metà del gesto che sta per compiere di nuovo, però con più lentezza. Attraverso lo sguardo gli può comunicare una grande negazione.

Le sue mani tremano e il suo braccio sembra congelarsi davanti all'orrore del gesto che sta compiendo. Una parte della sua testa gli direbbe di procedere soltanto ma riesce a compiere solo un minimo slancio prima che una debole voce della sua coscienza riesca a farsi ascoltare e allora abbassa il braccio e lasci cadere la lama a terra senza curarsene minimamente.

Sam crolla addosso a lui, come se si fosse trattenuto dal farlo e avesse aspettato solo che Dean abbandonasse l'arma. In un attimo si bea della sensazione della pelle calda e viva sotto i vestiti e quella anche morbida della guancia contro il suo collo ma è così effimero che pensa subito all'orrore del sangue versato – ricorda cosa ha letto nella Bibbia: il sangue di Abele Si riversò sul terreno indegno e questo divenne maledetto e avverso, nel suo caso ritorna ancora su di lui come è giusto che sia.

Lo sostiene Dean e anche se sembra un abbraccio, cerca invece di allontanarsene il prima possibile come per paura di danneggiarlo e lui stesso non merita di essere toccato, accompagnando il naturale istinto dell'altro di trovare appoggio contro il muro.

Sa che potrebbe essere quasi sul punto di spezzarsi ma poco gli importa, adesso vuole solo dirgli tutto, per questo si china in modo da raggiungere l'altezza dell'altro.

“Prima di uccidere Caino, mi rivelò quale fosse stato il mio destino.” Dean deglutisce, gli occhi lucidi – tali sono anche quelli del fratello - e la voce bassa. “Avrei vissuto la sua storia all'inverso senza riuscire a fermarmi. Tra tutti ho ucciso Crowley e forse anche Cas. E poi... io dovevo essere il custode di mio fratello.” Si allontana, ritenendosi soltanto dannoso per l'ennesima volta, guardando il fratello che ha un'espressione sul volto che dice fin troppo e riesce a stento a guardare.

“Dean..” gli lascia solo la possibilità di pronunciare il suo nome, perché non ce la fa più e allora “Non posso esserne perdonato.” Detto questo, raccoglie la lama e sorpassa rapidamente l'uscio della porta per lasciarsi abbandonare al patimento.

 

****

 

La lama è stata sotterrata in un luogo di sua solo conoscenza, non ha nemmeno voluto pensare a come poterla distruggere.

Ha guidato fino a perdere la cognizione di dove si trovi, sa solo che si è trovato a diverse miglia da suo fratello, davanti a un paesaggio nudo e deserto.

Dean ha paura di morire, seppure l'abbia provato e sia abituato ad esserci a un passo ogni giorno. Lo ha chiesto a Sam, lo ha desiderato ed è vero ma non ne è stato fin troppo consapevole.

È persino peggiore di Caino stesso e per questo non c'è nessuna punizione per la sua colpa se non la condanna a un'estenuante tortura esistenziale perpetua, con un fratello che non ci terrà più a uno come lui con tali manie omicide. Anche se adesso, il solo pensiero dell'omicidio è per lui un orrore, non non sente più bisogno di privare la vita a nessun altro; il marchio non vuole più tenerlo in vita.

Continua a pensare al fratello, mentre fissa la volata della semiautomatica e il grilletto è lì pronto per essere premuto quando riuscirà a farlo. Ci ha riflettuto a lungo prima di prendere la decisione, ma non si aspettava finisse diversamente: guardando dritto una pistola.
 

   
 
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