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Autore: saitou catcher    02/05/2015    1 recensioni
"A rigor di logica, Bilbo Baggins avrebbe dovuto essere morto.
Quando l'uomo aveva sparato, aveva avvvertito distintamente il proiettile attraversargli lo stomaco; aveva avvertito il dolore esplodere all'altezza del ventre in una macchia infuocata, e l'odore umido di pioggia e cemento, gli aveva riempito le narici, assieme a quell'unico, assillante pensiero:
Mi ha sparato. Mi ha sparato, maledizione."
***
Bilbo muore. Eppure il suo spirito rimane ancorato alla terra, incapace di passare oltre qualsiasi cosa ci sia dopo la fine, ancorato al dolore dei suoi cari e sopratutto all'amore per Thorin. Ma la morte non sembra essere la fine, e attraverso il velo che separà il mondo dei morti da quello dei vivi, Bilbo dovrà proteggere l'uomo che ama dai nemici che lo vogliono morto... e sopratutto da se stesso.
(AU! Modern; Bagginshield; ovvero cosa succede quando due pazze con troppo tempo libero a disposizione vengono invitate a vedere Ghost mentre sono in pieno sclero post-BOTFA).
Storia scritta a quattro mani da Saitou Catcher, leggete e recensite!
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Azog il profanatore, Bard, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

14 aprile, ore 08:00

-Oh, merda.

Dwalin si fermò esattamente di fronte alla saracinesca della gioielleria di famiglia dei Durin... saracinesca che, a rigor di logica, non avrebbe dovuto essere sollevata, a mostrare al di sotto la vetrina sfasciata e la porta divelta.

-Oh, merda, merda, merda- ripeté, con foga sempre crescente, nel momento in cui Thorin e Fili uscivano dalla macchina alle sue spalle, e gli si affiancavano, osservando con sguardo stralunato la devastazione che avevano di fronte.

-Per la miseria...-sussurrò Fili.

La porta era stata sfondata con talmente tanta violenza da finire quasi sradicata dai cardini, e ciò permetteva ai tre Durin di contemplare l'entità del disatro: il contenuto di tutti i cassetti era finito ad ingombrare il pavimento, in un accumulo in cui di tanto in tanto occhieggiava il bagliore dei gioielli che fino a poco prima erano in esposizione. Nulla era stato risparmiato, nemmeno la teca di vetro che ornava il bancone, adesso sparsa per terra in frammenti minuscoli. Come se non bastasse, la saracinesca adesso era ornata da una serie di scritte oscene.

-Questa non ci voleva- Dwalin si chinò per passare sotto la serranda sollevata a metà e fece cautamente il suo ingresso, aggirandosi con lentezza tra quanto restava delle merci e i cocci di vetro. -Li abbiamo davvero fatti arrabbiare, Thorin.

Dietro di lui, il volto di Thorin si era trasformato in una maschera di ferocia. Più passava lo sguardo sulla distruzione che lo attorniava, più i suoi occhi si accendevano di un bagliore minaccioso.

-Loro stanno facendo arrabbiare me- ringhiò piano.

-Thorin- gli rispose Dwalin in tono pressante, mentre anche Fili si decideva ad entrare nel negozio.-Ne abbiamo già parlato, e so come la pensi in proprosito, ma credo che sarebbe davvero il caso di fare una denuncia alla polizia.

-Per ottenere cosa, Dwalin? Non siamo i primi, e non saremo gli ultimi, a subire una cosa del genere in questo quartiere.

-E questo che significa?- la voce dell'altro era secca- Io non ho nessuna intenzione di lasciare che Azhog e i suoi continuino a minacciarci. Questo è il terzo “avvertimento” che riceviamo in un mese. Ormai la faccenda comincia a farsi seria. E siamo arrivati ad un punto tale che, o la smettiamo di opporci, e gli paghiamo quanto chiedono, oppure ci rivolgiamo alla polizia e la risolviamo una volta per tutte.

Né Fili né Thorin risposero, e del resto sarebbe stato inutile. Sapevano perfettamente che , se davvero avessero deciso di sporgere denuncia, non sarebbe cambiato niente. L'attrito fra Azhog e la famiglia Durin risaliva a più tempo di quanto tutti riuscissero a ricordare, quando la gioielleria di famiglia era ancora gestita da Thror, il nonno di Thorin. Ed era da più tempo di quanto riuscissero a ricordare che subivano minacce più o meno velate, in risposta al loro rifiuto di sottometersi alla criminalità che ormai dominava il quartiere.

Ma era solo da un paio di mesi che le velate minacce si erano trasformate in vere e proprie aggressioni, che solo per una questione di pura fortuna non avevano ancora danneggiato nessuno della famiglia. E di questo, tutti erano perfettamente consapevoli.

-Thorin-insistette Dwalin- che cosa facciamo?

Gli rispose un lungo silenzio, rotto solo dal rumore della porta del magazzino che Fili aveva aperto per cercare una scopa e una paletta per raccogliere i cocci di vetro.

-Risistemiamo questo disastro- rispose alla fine Thorin-Non ho nessuna intenzione di darla vinta a quei bastardi.

 

Il rumore di ruote di gomma che stridevano sull'asfalto in una brusca frenata fece alzare la testa a tutti e tre,mentre erano intenti a fare le pulizie. Nel momento in cui scorsero chi si trovava all'esterno, Thorin si alzò da dietro il bancone immediatamente, le mani strette a pugno e il viso irrigidito dall'ira, senza cogliere il rapido sguardo che Fili e Dwalin si erano scambiati dietro la sua schiena prima di alzarsi a loro volta.

Lentamente, la porta si aprì, e l'aria si riempì del tintinnio dei campanelli appesi al soffito, e poi l'ambiente ristretto del negozio venne colmato dal nauseante miscuglio di tabacco e alcool, emanato dalla figura imponente che aveva di colpo riempito il vano della porta.

Bolg, il figlio di Azhog, era esattamente come il suo aspetto lasciava suppore: lento, cattivo e stupido. Ma questo non sminuiva l'effetto intimidatorio della sua figura massiccia, di cui ampie porzioni erano ricoperte da tatuaggi, o il terrore che sapevano incutere i suoi occhi cerchiati quando incrociavano quelli di qualche sfortunato passante

in un vicolo buio, insieme alle sue mani enormi e letali; e se a qualcuno fosse venuto in mente di prenderlo in giro, o di sottovalutarlo, per il suo giacchetto di pelle sdrucito, per i disegni sulla testa rasata, o per la fila di orecchini che gli costellavano l'orecchio sinistro, ci avrebbero pensato il coltello a serramanico e la pistola ben visibili sulla sua cintura a fargli cambiare idea.

-Buongiorno- esclamò. Persino la sua voce era lenta e viscida, carica di un inconfondibile nota di derisione. Gli occhi piccoli scivolarono lentamente sul disastro che lo attorniava, quasi assaporando ogni dettaglio di quella devastazione. -Ma cosa è successo qui? È forse passato un uragano?

-Che cosa vuoi?- Thorin non tentò nemmeno di nascondere l'odio nella sua voce.

Bolg sorrise, e avanzò fino a trovarsi all'altro lato del bancone, a pochi centimetri dal suo avversario. -Ci sarebbe un modo molto semplice di evitare questi... incidenti- rispose, con un tono che avrebbe dovuto suonare insinuante, e che invece rese solo più evidente il fatto che avesse iniziato a bere sin dal mattino.

-Sappiamo cavarcela da soli anche senza consigli- la mano di Thorin si era serrata con tanta forza attorno a un coccio di vetro da conficcarlo nel palmo.

Un repentino mutamento scivolò sul viso di Bolg, rendendolo tutto d'un tratto duro, inquietante, minaccioso. Lentamente, calcando ogni movimento, l'uomo appoggiò il gomito a ciò che restava del bancone, e si sporse in avanti, fino a che non ci furono che pochi millimetri di distanza tra il suo viso e quello di Thorin.

Alle spalle dello zio, gli occhi di Fili scintillarono, e il ragazzo avanzò di un passo. Accanto a lui, Dwalin s'irriggidì, lo sguardo che saettava dall'uno all'altro.

Thorin non si mosse. Solo le sue labbra accennarono una smorfia di disgusto.

-Mio padre sta cominciando a perdere la pazienza- Bolg parlò ad un volume quasi inudibile- e sappiamo entrambi che non ne ha molta.

-Nemmeno io- ringhiò Thorin.

La mascella del boss si serrò leggermente. -È da quando vi siete stabiliti in questo quartiere che voi Durin ci mettete i bastoni tra le ruote. E finora abbiamo chiuso un occhio, perché ci piace dare alle persone una seconda possibilità.- Bolg sorrise: era uno spettacolo terribile a vedersi- Quindi siamo stati così gentili da darvi un... avvertimento. Consideratelo un atto di gentilezza. Avete ancora una possibilità di fare marcia indietro, se avete abbastanza buonsenso.

Tacque, attendendo una risposta che non venne. Alle spalle di Thorin, Dwalin e Fili stavano andando in iperventilazione, indecisi se intervenire o meno.

-Allora?- sussurrò Bolg- Qual'è la tua risposta?

Il rumore di un'altra macchina che parcheggiava davanti al negozio ruppe improvvisamente il silenzio, e gli occhi di Thorin scivolarono oltre la spalla di Bolg, riconoscendo con una scintilla d'ansia il veicolo appena arrivato.

-A quanto pare, noi Durin non siamo persone di buon senso- sibilò, riportando gli occhi sull'altro- E ora sparisci.

Con un movimento rapido, gli occhiali da sole di Bolg scivolarono a coprire il lampo che gli aveva attraversato lo sguardo. -Molto bene- disse. Si raddrizzò, passandosi il dorso della mano sul giubbotto per ripulirlo dalla polvere- Ci si becca in giro, allora.

-Speriamo mai- probabilmente Bolg nemmeno sentì la risposta di Thorin, dato che si era persa in un ringhio.

Indirizzando un ghigno di denti marci a Fili e Dwalin, a cui i due risposero irrigidendo i volti in un'espressione torva, Bolg uscì dal negozio e, rimontato sulla moto, la fece ripartire , proprio nel momento in cui una figura minuta faceva il suo ingresso, parlando a voce alta per superare il rumore stridente dei freni sull'asfalto.

-Thorin, la prossima volta che ti scordi il pranzo a casa, scordati che mi faccio in quattro per riportartelo,e comunque devo proprio scappare,Lobelia mi aspetta per quella faccenda dell'eredità, e penso proprio che...-Bilbo Baggins s'interruppe a metà del suo monologo, poggiando sul bancone un sacchetto di carta rigonfio, nel momento in cui notò le espressioni dei Durin e il caos che regnava nel negozio.-Ehi, che diamine è successo qui dentro?

Per qualche istante nessuno gli rispose, Thorin con gli occhi ancora fissi sul punto lasciato vuoto dal veicolo di Bolg, e Fili e Dwalin che ancora si scrutavano, incerti su cosa dire.

-Thorin?- ripeté Bilbo, e allungò una mano per toccarlo con fare incerto.

Al movimento, Thorin parve riscuotersi.- Ordinaria amministrazione- borbottò, e aggirò il bancone, afferrando il sacchetto con un gesto sbrigativo-Non dovevi disturbarti, comunque.

Bilbo lo fissò per qualche altro istante, quindi gli arrivò davanti, alzando la testa per guardarlo meglio negli occhi.

-Va tutto bene?- la sua voce era bassa e intensa.

Invece di rispondere, Thorin gli circondò la vita con un braccio, e quando il Bilbo gli si strinse contro tutto il suo corpo si rilassò quasi impercettibilmente, tremando appena, come in reazione ad un pericolo appena corso. Bilbo non domandò nulla, ma osservò attentamente il viso del suo compagno, mentre questi chiudeva gli occhi e si lasciava sfuggire un lungo, vibrante sospiro, per poi alzarsi sulle punte dei piedi e appoggiare il mento sulla spalla dell'altro, sillabando senza parlare a Fili “Che cosa è successo?”.

Fili mimò a sua volta “Te lo spiego dopo”, e poi si guardò intorno con un'occhiata eloquente.

-Vi aiuto a sistemare-disse poi Bilbo, sciogliendo l'abbraccio.

Thorin lo fissò, inarcando un sopracciglio-Non dovevi andare da Lobelia?

-Meno la vedo, meglio mi sento-fu la risposta-Inoltre aspetta solo che arrivi in litardo per potersene lamentare alla prossima cena di famiglia, quindi perché toglierle questa soddisfazione?

 

Ore 00:00

-Non ditelo a Kili- disse Thorin quando furono usciti- Non voglio rovinargli la vacanza.

Fili annuì, e Dwalin grugnì un assenso, appallottolando in una mano la carta untuosa della pizza per poi ficcarsela distrattamente nella tasca posteriore dei jeans (cosa che gli guadagnò un soffocato sospiro di ribrezzo da parte di Bilbo). Alla fine, rimettere in sesto il negozio aveva richiesto così tanto tempo da ridurre i Durin a cenare al negozio, immersi in cupo silenzio.

La porta del garage adiacente al negozio si aprì con uno stridio, e Fili portò fuori la macchina. Dwalin vi si diresse a passo svelto, quindi si voltò verso Thorin:- Voi tornate con noi, Thorin?

-No, andate pure- gli rispose il cugino- Devo ancora finire di sistemare un paio di cose. Bilbo, se vuoi, vai pure.

-No, rimango con te, non preoccuparti- Bilbo mosse la mano in segno di noncuranza, cercando di soffocare uno sbadiglio. -Posso aspettarti, tanto domani non ho niente da fare.

Thorin inarcò lievemente un sopracciglio,ma invece di replicare, fece il giro dell'auto e picchiettò sul vetro del finestrino, inducendo Fili ad abbassarlo per ascoltarlo-Non dire niente nemmeno a tua madre- sussurrò Thorin, a voce bassa per non farsi sentire da Dwalin- E' inutile farla preoccupare più del necessario.

Fili inarcò a sua volta un sopracciglio, imitando l'espressione dello zio pochi momenti prima.-Sai che lei vorrebbe saperlo.

-Tu non dirglielo lo stesso.

Suo nipote scosse la testa, sbuffando lievemente, ma non disse nulla, e poco dopo la macchina si allontanò nell'oscurità dei vicoli, resa appena meno fonda dalla luce dei lampioni.

Bilbo e Thorin rimasero al negozio per circa un altro quarto d'ora, immersi nel silenzio, Bilbo che sgranocchiava biscotti, e Thorin che cercava di mettere in ordine delle ricevute. Quando ebbe finito, i suoi occhi erano circondati da pesanti aloni scuri. -Adesso possiamo andare- disse.

-Ti va di andare a piedi?- chiese Bilbo. -Casa nostra non è lontana, e la macchina non scappa. E poi, è da un sacco di tempo che non ci facciamo due passi, solo io e te.

Thorin gli sorrise, un sorriso stanco e tremante, quindi entrambi uscirono nell'aria fredda della sera, i passi che risuonavano insolitamente forti sull'asfalto umido di pioggia. Un po' esitante, Bilbo allacciò le dita del compagno e questi per tutta risposta lo attirò contro di sè, passandogli un braccio attorno alla spalle e premendolo contro il suo fianco. Camminarono per un po' in silenzio, il respiro che formava nuvolette luminose nell'aria bagnata.

Dopo un po', Bilbo disse- Non vuoi dirmi che cosa è successo?

Thorin sussultò appena, un residuo d'ira gli contrasse per un istante lo sguardo, e poi replicò, evitando gli occhi dell'altro:-Ordinaria amministrazione.

-Ritrovarsi col negozio sottosopra a opera di una banda di criminali, tu lo chiami ordinaria amministrazione?

-Se sai che cosa è successo, perché me lo chiedi?

-Perché una volta tanto sarebbe il caso che tu parlassi dei tuoi problemi, invece di chiaccherarti addosso quando non serve. E, Thorin...

Fu solo una sensazione, un lieve pizzico alla nuca. Ma bastò perchè lo sguardo di Bilbo registrasse l'uomo che camminava pochi passi dietro di loro, rasente il muro. Era lì anche prima, realizzò improvvisamente.

-... quell'uomo ci sta seguendo- sussurrò, con voce bassa e concitata.

Il braccio di Thorin s'irrigidì lievemente attorno alle sue spalle. -Quale?

-L'unico altro uomo in questa strada oltre a noi- Bilbo cominciava a sentire una sottile punta di gelo scavargli lo stomaco. -È ancora lì?

Thorin voltò lievemente la testa, un movimento appena percettibile, e riportò lo sguardo di fronte a sé. La sua mascella si era serrata. -L'ho visto.

-Cosa facciamo?

-Per il momento niente. Siamo quasi arrivati a casa.

La punta di gelo parve espandersi,contraendogli per un attimo il cuore in una stretta dolorosa, e un movimento ai limiti del suo campo visivo lo indusse a voltarsi, anche se il braccio di Thorin glielo rendeva difficile:con la coda dell'occhio, colse il movimento dell'uomo alle loro spalle, proprio nel momento in cui questi scivolava fuori dal suo cono d'ombra, sbarrando loro la strada.

Gli occhi di Bilbo ebbero appena il tempo di registrare qualche particolare del volto: gli occhi azzuri e sbarrati, animati da un luccichio folle, le labbra che scoprivano i denti ingialliti, i capelli neri che gli ricadevano come due unte tendine ai lati del volto. Come al rallentatore, vide la mano dell'uomo alzarsi, e la luce della luna scivolare sul suo braccio, illuminando una pistola.

Poi, accadde tutto molto velocemente.

L'uomo sparò.

Bilbo a malapena udì quello che Thorin gridò, nel momento in cui lo spinse via; avvertì soltanto il rumore secco della detonazione e un fiore bruciante di dolore gli sbocciò nel vetro, risucchiando i contorni intorno a lui in un'unica macchia distinta; avvertì una fitta di dolore alle ginocchia nel momento in cui impattarono l'asfalto, e fu acceccato dalla luce dei lampioni.

Poi, fu tutto buio.
 

Di norma, non aggiorniamo così di fretta, ma avevamo i primi tre capitoli pronti, e here we are. In teoria avremo dovuto aspettare di averne sei, ma fa niente...
Dato che scriviamo a quattro mani, speriamo che lo stile sia abbastanza omogeneo. Beh, che ne pensate? Io sinceramente mi sono divertita a scrivere questo capitolo... e qualunque incoerenza ci possa essere, siete pregati di farcela notare;)
Ciancio alle bande, e via al prossimo!
Saitou Catche

  
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