Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Ainille    03/05/2015    8 recensioni
(Volevo precisare che nella storia il rapporto tra Peeta e la madre è diverso).
Peeta Mellark ha sette anni.
E'un bambino riflessivo, che si pone domande a cui nessuno sa rispondere. Un giorno in cui i genitori gli regalano un diario( un regalo che agli occhi di Peeta appare prezioso), è indeciso su quale possa essere l'introduzione.
Così pensa ad un colore. Tuttavia, non riesce a decidere immediatamente quale sia il colore fatto per lui.
Questa One-Shot è un viaggio nei pensieri di un bambino di sette anni, che in realtà ha una visuale del mondo più completa ed estesa dei suoi coetanei e degli adulti.
Dalla storia: "Vedi, mamma, ognuno può dipingersi come vuole! Ognuno può essere il colore che desidera. Come si fa a non capirlo?" disse Peeta.
"Sei un piccolo genio, eh. S’imparano più cose da te, da voi bambini, che da chiunque altro" sorrise la signora Mellark.
Peeta sorrise di rimando. "Basta semplicemente guardare il mondo con un’altra prospettiva, con gli occhi di un bambino" disse poi.
Spero che la storia vi piaccia,
è la prima fanfiction che scrivo,
quindi siate clementi!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mrs. Mellark, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Arancione tenue.”
**
Erano le ventidue e trenta, Peeta avrebbe dovuto già dormire da circa un’ora, ma invece era nella sua camera a fissare una pagina bianca; quella del diario che gli era stato regalato. Lui non poteva permettersi il lusso di chiedere o pretendere regali. Gli altri facevano di tutto per nascondere al piccolo Mellark la complicata situazione economica del suo distretto. Ma lui ne era pienamente consapevole, dato che gli era capitato più di una volta di udire le parole “non possiamo permettercelo”. Seppur Peeta era l’emblema dell’essere bambini, era sempre stato il prototipo di figlio modello. Un barlume di luce era trasparso nei suoi occhi riflessivi quando quel pomeriggio sua madre era arrivata a casa con  un diario nuovo di zecca.
<< Cos’è? >> aveva chiesto.
<< Un diario, non ne hai mai visto uno? Qui puoi scrivere tutto ciò che ti succede. E’come un amico con cui confidarsi, anche se è di carta >> era stata la risposta della madre.
Sorriso” si disse Peeta. Sì, il simbolo del suo diario dovevano essere delle faccine sorridenti. “Queste faccine mi rappresentano davvero?” si domandò il ragazzino. In effetti, era un bambino sorridente. Sorrideva anche quando giungeva in panetteria e nell’aria aleggiava il profumo del pane appena sfornato, comunque consapevole del fatto che avrebbe dovuto lavorare. Oppure, sorrideva anche quando – di rado – gli veniva permesso di andare a trovare alcuni suoi amici. Il bambino aveva disegnato la prima faccina ilare sul diario. La osservò attentamente per un paio di minuti, fin quando capì che c’era ancora qualche elemento non adeguato.
“Ci sono! Devo colorare lo sfondo con un colore! Un colore che mi rappresenti veramente” disse Peeta, a voce alta. Solo in seguito si accorse che avrebbe dovuto parlare più cautamente, per non svegliare gli altri che dormivano. Il piccolo sentì la porta della sua cameretta aprirsi lentamente. “Lo sapevo, ho svegliato mamma!” pensò.
<< Che fai, non dormi? >>.
La signora Mellark aveva fatto la sua comparsa nella stanza. Aveva i capelli raccolti in una disordinata crocchia, il viso magro, delle piccole rughe che tuttavia non deturpavano il suo viso e occhi vigili.
<< No, mamma, non ho sonno >> rispose Peeta.
Mrs.Mellark si era seduta sul bordo del letto e aveva preso in mano il diario che Peeta stava compilando.
<< Sono carine queste faccine, sono allegre >> disse.
<< Niente di speciale ...>> rispose Peeta, con tono indifferente. << Mamma, mi dai un consiglio? >> chiese poi.
<< Certo >>.
<< Secondo te di che colore sono? >> chiese Peeta alla mamma.
Un’espressione leggermente perplessa si dipinse sul volto della signora Mellark, che tentava invano una risposta sensata. Del resto, conosceva le solite domande di suo figlio. Erano diverse da quelle degli altri bambini di sette anni. Sembrava che Peeta avesse una visuale più ampia del mondo rispetto a chiunque altro.
<< Be’, Peeta, noi non siamo di nessun colore. Le persone ... è arduo da spiegare, non siamo come ... come i personaggi di alcuni cartoni animati di cui sentiamo parlare, sono color arcobaleno. Non sei di nessun colore >> disse la signora Mellark, confusa.
 
Tu non sei di nessun colore.
Queste parole suonavano quasi come un’offesa, per Peeta. Del resto, c’erano probabilità infinitesimali che qualcuno riuscisse – o almeno, provasse – a trovare una risposta alle domande di un bambino con un'ampia visuale del mondo.
<< Lasciamo perdere. Voi adulti non comprendete mai nulla. Siete troppo occupati a ragionare, invece che osservare. Dovreste tutti comportarvi un po’più come ... be’, come un bambino >> osservò Peeta, borbottando.
La madre sbuffò, poi se ne pentì e assunse un tono comprensivo: << Aiutami a capire >> disse.
<< E va bene, mamma, secondo te di che colore sono? >>.
<< Non lo so, arcobaleno? >> rispose la madre, trattenendo le risate.
<< Mamma! >> esclamò Peeta, con una punta di rimprovero nel suo tono di voce << Potresti essere più originale >> aggiunse poi.
La signora Mellark sorrise: << Devi essere tu a scegliere >> disse.
Peeta ci rifletté a lungo, per un tempo che alla signora Mellark parve interminabile, poi finalmente si decise a parlare.
<< Ci sono! Arancione >>.
<< E’un bel colore>> concordò la madre di Peeta.
<< Però l’arancione tenue, simile al tramonto. Vado a colorare la pagina, allora! >> esclamò Peeta, alzandosi dal letto sgangherato per poi dirigersi verso i muri scrostati dipinti di un verde acido. Sul tavolo di legno, lì vicino, c’era una scatola di pennarelli.
<< Vedi, mamma, ognuno può dipingersi come vuole! Ognuno può essere il colore che desidera. Come si fa a non capirlo? >> disse.
<< Sei un piccolo genio, eh. S’imparano più cose da te, da voi bambini, che da chiunque altro >> sorrise la signora Mellark.
Il figlio le sorrise di rimando. << Basta semplicemente guardare il mondo con un’altra prospettiva, con gli occhi di un bambino >> disse poi.




Angolautrice:

Ciao a tutti, spero che questa One-Shot su Peeta Mellark da bambino vi sia piaciuta.

Se vi va, lasciate una recensione Ci terrei moltissimo a sapere cosa ne pensate della storia,
se vi piace oppure no. 
Però tenete presente che non sono così esperta nella scrittura: ho dodici anni ed è la prima fanfiction
che scrivo. ^^
Se volete darmi dei consigli saranno ben accetti :'3
Baci,
Fanvergentealways.





 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Ainille