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Autore: ilmareamezzanotte    03/05/2015    2 recensioni
Il terminal era il posto dove tutto si fermava.
O iniziava: beh, dipende da dove eri diretto.
Il terminal era la stazione dei pullman, tutti i pullman della città fermavano lì la loro corsa, o la iniziavano: come ho detto, dipende dai punti di vista.
Per quanto riguardava me, il terminal era stato da sempre il punto di arrivo: abitavo in un paese fuori città e perciò ogni mattina prendevo uno di quei pullman pieno di ragazzi urlanti e-puff-dopo appena 20 minuti di viaggio il pullman si fermava al terminal.
Non era un posto bello, non aveva nulla di magico o attraente, era solo un posto dove le persone non si fermavano, un posto necessario, un continuo via-vai di gente, come una qualsiasi stazione.
Il terminal era sempre stato il mio punto di arrivo, non avrei mai potuto immaginare che si sarebbe trasformato nel punto di inizio e che mi avrebbe permesso di conoscere il mio punto di riferimento.
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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1. IL RAGAZZO DEL TERMINAL
 
"Qual è il suo nome, già?"
"Miranda Grillo" biascicai per la terza volta.
Quella segretaria era proprio cretina, possibile che non notasse che l'intervallo era già finito da un pezzo e io avevo fretta di tornare in classe? Dio, ma chi me lo aveva fatto fare di assecondare mio padre e di lasciarmi convincere che no, non ci sarebbe stato nessun problema a consegnare dei documenti da parte sua alla segretaria della mia scuola, così che giungessero alla preside il prima possibile.
Mio padre era proprietario di un'associazione e, tra le altre cose, finanziava anche vari progetti scolastici, quindi non era raro che lo vedessi anche a scuola a discutere con la preside riguardo all'organizzazione di questi.
Quello che era raro era che mandasse me a fare le SUE commissioni e il fatto che la segretaria mi chiedesse duemila volte come mi chiamavo: era un liceo, cavolo, non un penitenziario!
"Ok, abbiamo scannerizzato tutti i documenti, li invieremo via e-mail alla preside, ringrazia tuo padre."
Con un sorriso tiratissimo e completamente fasullo, strappai i documenti dalla mano della segretaria e corsi in classe.
"Grillo, l'intervallo è finito un quarto d'ora fa."
"Ehm... Lo so, mi scusi professoressa, dovevo consegnare dei documenti in segreteria."
"Come no, d'ora in poi ti occupi anche delle faccende burocratiche? La prossima volta inventa una scusa migliore. Hai tre secondi per tornare al tuo banco prima di essere interrogata."
Digrignai i denti così forte che temetti di spaccarmi un molare. Era così difficile evitare di risponderle sgarbatamente come facevo di solito con le persone che osavano mettermi i piedi in testa.
Non ero altezzosa, ero combattiva.
Ma, ovviamente, non mi era permesso esserlo con la prof, almeno non con QUELLA prof. La Martini era il terrore del liceo scientifico Vittorio Emanuele, la professoressa di latino e italiano più odiosa della storia: sapeva umiliarti e farti sentire uno stupido insetto facilmente schiacciabile dal tacco dei suoi orrendi stivali in pelle di pitone sintetica. E di sicuro questo non faceva bene al mio ego e al mio autocontrollo, che era sempre più messo a dura prova da quella donna, che, sono sicura, non mi sopportava per nulla.
Il quarto anno di liceo, era appena Ottobre, e già non sopportavo l'idea che mancavano ancora quasi un anno e mezzo per liberarmi da quella strega. Sempre se non mi avesse bocciata, ovvio.
"Smettila di morderti la guancia per la rabbia e prendi almeno qualche appunto su Dante, scema, se no la Strega quest'anno ti boccia sul serio."
Ecco, appunto.
Girai la testa verso la mia compagna di banco, Angie, la mia salvezza nelle verifiche nonchè grande amica e vicina fissa del banco in terza fila vicino alla finestra.
"Ha solo da provarci, così potrò finalmente dirgliene quattro." ghignai.
Angie non si scompose, era abituata al mio caratteraccio, anzi adorava la mia acidità: in fondo anche lei, con quel sorriso angelico e il suo chignon perfetto, era una tipa sveglia e forte.
Dopo due interminabili ore di italiano, finalmente il suono della campanella: salvezza!
La solita corsa verso il terminal con Angie, che, con il suo metro e settanta di sole gambe, lasciava facilmente indietro il mio povero metro e sessanta scarso, che si affannava inutilmente a rincorrerla.
Dopo pochi minuti, eccoci finalmente al terminal: aprii la porta per entrare nella struttura dove le persone aspettavano che venisse annunciato l'arrivo del loro pullman in corsia.
Non facevo quasi mai caso alle persone che circolavano lì: erano così tante! E, come se non bastasse, facevano un casino infernale correndo tutti in direzioni diverse per raggiungere ognuno la propria corsia.
Non scontrarsi con qualcuno era praticamente impossibile!
E infatti...
"Ahia!" Non ero mai stata una che si limita a stringere i denti e andare avanti tranquilla quando veniva invaso il mio preziosissimo spazio personale.
"Ehi, che caratterino... Scusami dai, non l'ho fatto apposta!"
Avevo già sulla punta della lingua "Scusa, prego?! Ci mancherebbe che l'avessi fatto apposta!", ma le parole mi morirono in gola quando mi girai verso di lui e venni investita da due fasci verdi. I suoi occhi mi stregarono subito, i capelli biondo cenere seguirono a ruota e per finire il sorrisino beffardo -dovuto probabilmente alla mia faccia rossa di rabbia- mi diede il colpo di grazia: cavolo, era il ragazzo più bello che avessi mai visto!
"Vabbè, per sta volta passi." Ringraziai mentalmente la mia voce ferma e il fatto che probabilmente fossi già rossa per la corsa verso il terminal e per la rabbia causata dalla spallata, così non avrebbe notato l'arrossire delle mia guance dovuto a tutt'altri motivi.
"Oh, grazie per avermi concesso il suo perdono!" Il suo sorriso si trasformò in un ghigno.
Mi stava sfottendo? Ma chi si credeva di essere? Mi aveva quasi buttata per terra e pretendeva che non mi lamentassi? Ma guarda che tipo questo, oh...
Gli rivolsi una smorfia per nulla amichevole in tutta risposta, poi girai i tacchi e me ne andai decisa, seguita da Angie.
"Era carino quel tipo, eh?"
"Ma per favore Angie, era uno stronzo punto e basta."
"Ahahah, anche tu sei una stronza, Miri."
"Sì, ma io sono un'ADORABILE stronza e non dó spallate alla gente!"
Ecco, avevo finalmente ritrovato il buon umore grazie alla mia migliore amica, chi era quel bel visino per rovinarmi la giornata?
Mi sarei scordata in fretta di quegli occhi verdi, in fondo era solo un ragazzo a caso che passava per il terminal, uno come tanti che non avrei più rivisto.
Chi poteva immaginare che presto per me quel ragazzo sarebbe diventato IL ragazzo del terminal?

 
ANGOLO AUTRICE: Ciao a tutti i patati che leggeranno questa storia! Intanto, benvenuti! Questa è la mia prima storia in assoluto, sono nuovissima di questo mondo. Leggo tanto e scrivo da sempre ma non ho mai concesso a nessuno di leggere cose mie. Quindi questa è un'esperienza nuovissima che spero andrà a buon fine! Se vi è piaciuta la storia, se l'avete letta, se volete darmi qualche dritta o qualche critica costruttiva, se volete anche solo salutarmi, RECENSITE! Così vedo anche un po' come va, se vi piace, se vi incuriosisce... Mi rendereste veramente felicissima!! Progetto questa storia da un po', quindi una trama generale da seguire ce l'ho, ma è tutto molto libero e diciamo che scriverò un po' in base alle idee che mi vengono sul momento! Spero comunque che il risultato finale vi piaccia! Ho in progetto anche di inserire dei testi delle canzoni inerenti a ciò di cui parlo nel capitolo all'inizio o alla fine del capitolo. In questo non ci sono ancora perché sinceramente non sapevo veramente quale canzone mettere, ma nei prossimi ci saranno quasi sicuramente! Allora io vi saluto, spero vi piaccia e spero mi facciate sapere, bacioni!
   
 
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