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Autore: gege91    03/05/2015    1 recensioni
" Ma di cosa aveva bisogno realmente? A questa domanda ancora non era riuscito neanche lui a rispondere, sapeva che da quel mese maledetto un pezzo di lui era morto, ma era troppo testardo per ammettere a se stesso che quel pezzo mancante portava il nome di Mickey Milkovich. Cercava spesso di non pensare a Mickey, al suo sorriso, ai suoi occhi. Faceva in modo di non passare mai davanti a casa sua, non entrava mai all’ Alibi e chiamava sempre Svetlana prima di passare da lei, per paura di trovarlo lì. Era strano come fossero riusciti a non incontrarsi mai dopo la rottura."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era passato un mese a quattro giorni da quel giorno maledetto, dal giorno in cui Ian decise di chiudere la relazione con Mickey. I due ragazzi stavano entrambi male per la mancanza dell’altro, ma affrontavano in modo diverso il loro dolore. 
Ian lavorava ancora nel locale di Saen, andava lì la mattina presto  e tornava a casa dopo l’ora di pranzo.Usciva molto spesso  a correre, andava a prendere Liam all’asilo, andava a trovare Lip al college, Carl al riformatorio, si fermava spesso al nuovo appartamento di Svetlana a trovare lei e Yevgeny (senza mai menzionare Mickey).  C’erano giorni in cui credeva di essere forte abbastanza da non aver bisogno di prendere le medicine, e giorni in cui era abbastanza lucido da capire che prendere le medicine era la cosa migliore per lui. Ma quei giorni erano davvero rari.
Era tornato qualche volta in quel locale gay dove lavorava mesi prima, andava via quasi sempre con un ragazzo diverso ma non era mai riuscito ad instaurare un rapporto vero con nessuno di loro, appena capivano che c’era qualcosa di strano in lui tagliavano tutti la corda, a volte era lui stesso a mandarli via perché non erano quello di cui aveva bisogno. Ma di cosa aveva bisogno realmente? A questa domanda ancora non era riuscito neanche lui a rispondere, sapeva che da quel mese maledetto un pezzo di lui era morto, ma era troppo testardo per ammettere a se stesso che quel pezzo mancante si chiamava Mickey Milkovich.Cercava spesso di non pensare a  Mickey, al suo sorriso, ai suoi occhi. Faceva in modo di non passare mai davanti a casa sua, non entrava mai all’Alibi e chiamava sempre Svetlana prima di passare da lei, per paura di trovarlo lì. Era strano come fossero riusciti a non incontrarsi mai dopo la rottura.  Ma in fondo era meglio così, Ian sapeva di non essere pronto per Mickey, cercava di convincersi del fatto che per Mickey fosse meglio non stare con lui, meritava di meglio, Mickey non avrebbe mai accettato lui e la sua malattia e lui doveva stare con qualcuno che lo amasse per quello che era. Con questi pensieri  affrontava le sue giornate vuote. Giornate passate  sempre con un sorriso finto sul suo bellissimo volto,  lo sguardo spento, un’anima persa.

Mickey al contrario di Ian, non nascondeva il suore dolore. Sapeva che senza Ian la sua vita non era degna di essere chiamata in tal modo. Le prime due settimane erano le peggiori, passava i gironi in camera ad ubriacarsi, ad odiare se stesso per non aver affrontato al meglio la situazione, ad odiare Ian perché quella testa di cazzo davvero non aveva capito niente, e poi di nuovo ad odiare se stesso, poi di nuovo Ian. Si ubriacava, urlava, piangeva, distruggeva oggetti, rompeva la foto di Ian e poco dopo cercava di riattaccarla come meglio poteva. Stava soffrendo come non aveva mai fatto, si sfogava in tutti i modi possibili. Scopava spesso con ragazzi conosciuti fuori qualche bar, ma era sempre lui a scopare, lui dava sempre. Non avrebbe mai  permesso a qualcun altro di entrare dentro di lui, né fisicamente né sentimentalmente.  Una sera era uscito per trovare qualche altro tipo con cui sfogarsi, aveva trovato un tipo abbastanza decente. Ci stavano dentro da un po', e durante l’orgasmo Mickey esalò un’ ultimo respiro e disse << Oh è stato bello Ian.>>  Era scioccato dal nome che uscì dalla sua bocca, che non fece neanche in tempo  ad ascoltare la risposta del ragazzo che si era già rifugiato in un angolo.  Non capiva come gli era uscito, come poteva aver chiamato un tipo qualsiasi con il suo nome. Si rese conto che nessuno era come lui, che lui era diverso da tutti e che l’avrebbe amato nonostante la sua malattia. Quella notte tornò a casa e fece una lunga chiacchierata la telefono con sua sorella Mandy, più che altro era lei a parlare della sua vita in Indiana e del fatto che non stava più con Kenyatta e che stava davvero bene da sola ora. Ma mentre ascoltava sua sorella parlare si rese conto che non poteva smettere di lottare, che Ian aveva sempre lottato per lui, dopo tutte le botte e le parole dette lui era sempre tornato da Mickey. E ora Mickey non avrebbe mai potuto lasciarlo andare così. Decise di lottare per Ian. Si quelle due settimane erano state le più difficili, ma le due settimane seguenti erano totalmente diverse per Mickey.
 
 
   
 
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