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Autore: njaalls    03/05/2015    4 recensioni
Adesso, qui, con i gomiti che si sfiorano e gli occhi stanchi, posso abbracciarti?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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e dici che va tutto bene e so che è una bugia,
dal nero nei tuoi occhi.



Le stelle brillano nel cielo in cui abbiamo abitato e la loro luce non sarà mai abbastanza se poi ci siamo noi, coperti di sangue rappreso e le ossa fragili come fossimo bambini.
I tuoi muscoli sono tesi, i tuoi occhi allerta e io mi sento sempre un po' meglio se ci sei tu vicino.
I miei piedi freddi tremano e le gambe pure, osservo il fuoco lontano e come ci siamo arrivati a questo punto? A me e te che riposiamo vicini, ma con la mente perennemente un guardia, lasciando le nostre tende a chi ne ha più necessità e bisogno. Ti sento al mio fianco, mi riscaldi e non c'è nessun posto dove dovrei essere, se non qui.
Le mie labbra sono strette, serrate e provavano a dire qualcosa di tanto in tanto, ma il rumore incessante della tua ascia che picchietta contro il legno sul quale siamo seduti mi ridesta sempre dall'interrompere il tuo flusso di pensieri. Resisto e mi basta guardarti.
Mia madre passa davanti a noi ed è irritata, mi lancia un'occhiata, poi osserva te e chiude le labbra nello stesso modo con cui io sto sigillando le mie e alla fine sparisce con Marcus, verso quello che rimane della navicella. Non ho ancora del tutto compreso se gli piaci abbastanza e sono piuttosto certa che nemmeno lei lo abbia realmente capito, anche se si fida. Si fida perché se non si impara a riporre lealtà e fiducia allora saremmo nella merda e si fida perché io affiderei a te la mia vita, tra le tue braccia e sotto al collo.
Vorrei abbracciarti. Posso abbracciarti?
Conto le stelle a ritmo del tuo picchiettare e quando perdo il conto ricomincio nella speranza di doverlo rifare, perché significherebbe che avremmo ancora del tempo per stare insieme, prima che un altro turno d'allerta ricominci, nonostante ai confini ci siano già delle guardie armate fino ai denti e pronte a parare qualsiasi pericolo per noi.
Il rumore cessa e sono stanca, smetti di giocare con l'ascia e la abbandoni ai tuoi piedi coperti da stivali pesanti. Mi chiedo perché ancora ti ostini a portarla con te, se ora abbiamo tutti dei fucili carichi e, primo tu, non te ne separi mai.
Non voglio una guerra, non voglio decidere chi viva e chi no, non voglio comandare e non l'ho mai voluto. Tu sei sempre stato bravo nel gestire i guai e a riparare i danni, almeno il più delle volte, ma io non sono te e ho paura. Paura che si aggrappa sulle ossa fino a farmi cadere giù, paura che mi inganna e mi tormenta, paura di perdervi. Perderti.
Il tuo gomito mi sfiora e allora va tutto un po' meglio perché sei con me in tutta la tua arroganza e testardaggine, sei al mio fianco e sei forte anche con il viso sporco di sangue e cicatrici. Sei sempre stato convinto che senza me i Cento sarebbero morti al primo inverno e alla prima battaglia, perché tu hai sempre voluto comandare più di tutto per fuggire dall'Arca, poi sono subentrata io a placare le tue paure e tutto è andato un po' meglio, ma la verità è che senza te sarei caduta non appena preso il comando e, se te ne andassi adesso, potrei cadere e distruggere l'alleanza.
Resta con me. Posso abbracciarti?
Non ho mai creduto davvero che avresti lasciato la presa sul mio braccio quando sono caduta nella trappola dei terrestri per salvare Jasper, come non ho mai creduto che avresti esitato a proteggermi quando abbiamo lottato nella foresta contro uno dei nostri o siamo stati accusati di tradimento e ti sei posto tra me e gli alleati, non appena sono avanzati minacciosi.
Ho meritato queste attenzioni? Ottavia le merita e tu gliele devi, ma io? Io sono sempre stata troppo piccola al tuo fianco, ho lasciato che Charlotte morisse per la mia testardaggine e tu le eri affezionato, alla fine. Mi dispiace.
Il tuo viso è una costellazione di lentiggini, rischiarate dal fuoco debole che si alza a diversi metri da noi, le vorrei contare come faccio con le stelle, ma cancello questo pensiero e mi limito ad osservarle da lontano, per poi concentrarmi sul sorriso che mi stai rivolgendo e sulle rughe d'espressione agli angoli della bocca.
«Dovresti dormire» dici con voce profonda e io prendo un respiro altrettanto profondo, serio e bisognoso di affetto. «Torna alla tenda»
C'è il frusciare degli alberi e i miei capelli che si agitano quando faccio di no con la testa, tu scuoti la tua a tua volta e non lamentati se non ti ascolto mai: preferirei stare a litigare ore intere con te per una stronzata, che sapere di non aver una scusa valida per guardarti sorridere e imprecare.
Non so come ci siamo arrivati, qui, io e te, ma senza il tuo corpo che mi protegge, la lingua troppo lunga e le tue occhiate rassicuranti non vivrei un giorno di più, quindi grazie. Grazie per i giorni bui e quelli in cui tutto andava per il verso giusto, per i musi lunghi e le chiacchierate notturne, per  tutte le volte in cui mi hai protetta e quelle in cui mi hai mandato al diavolo, mi dispiace e grazie.
Ora ti sorrido e tu non smetti di lanciarmi un'occhiata stranita, ma divertita. Senti il mio cuore che batte veloce e il mio respiro irregolare? Senti che quando sto con te sembro più grande, più leggera e migliore? Dimmi sì, Bellamy, e potrai chiamarmi Principessa, senza che mi ribelli o imprechi contro la tua irriverenza. Dimmi sì e tutto andrà meglio, lo giuro.
Adesso, qui, con i gomiti che si sfiorano e gli occhi stanchi, posso abbracciarti?
  
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