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Autore: amy holmes_JW    04/05/2015    0 recensioni
Dopo l'ottava stagione il Dottore prende a viaggiare da solo, ma in un giorno senza avventure cerca di passare il tempo in un Luna Park. Nello stesso Luna Park Clara decide di passare il pomeriggio; quando i due si incontrano sono pronti per partire all'avventura, ma devono risolvere un piccolo problema. Il Dottore, però, non è esattamente lui e nemmeno Clara è lei.
In tutto questo vecchie conoscenze tornano a scontrarsi con la vita del Dottore.
Questa storia partecipa al “Reverse Contest” indetto da hiromi_chan sul forum di EFP.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 12, River Song, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NUOVI PARADOSSI E VECCHIE CONOSCENZE

- Ecco a lei, signorina – disse il venditore alla giovane insegnante mentre questa prendeva la stecca di zucchero filato e si congedava da lui con un sorriso.
Era un pomeriggio caldo ma ventilato e il Luna Park cittadino era pieno di famiglie con ragazzini eccitati che correvano da una parta all’altra, indecisi su quale giostra salire per prima, ma la calca di gente si concentrava principalmente a un tendone da cui si alzavano versi di stupore, battiti di mani e qualche risata.
Incuriosita, Clara, si avviò e più si avvicinava, più riusciva a sentire che a interessare il pubblico era un uomo dalla voce bassa, ruvida e con forte accento scozzese.
Quella voce non l’era sconosciuta così, a forza di spintoni, riuscì ad arrivare nelle prime file per vedere in faccia l’uomo.
Era impossibile non riconoscerlo: i capelli argentei, le sopracciglia corrugate, il viso raggrinzito dal tempo, ma con gli occhi giovani. Era il Dottore.
Clara rimase senza parole, la bocca aperta in una ‘o’, quando il Signore del Tempo la salutò muovendo le dita prima di tuonare verso il pubblico.
- Bene, signori e signore, ora per il prossimo numero ho bisogno di un aiuto del pubblico e penso che userò questa giovane umana dalla faccia particolarmente tonda. – disse puntando il dito verso di lei e sorridendole in un ghigno.
Tutti applaudirono e la gente dietro di lei prese a spingerla verso il centro del tendone.
Imbarazzata e sconcertata dalla situazione prese a sistemare pieghe inesistenti sulla gonna sorridendo al pubblico e, al contempo, incenerendo con lo sguardo il Dottore.
- Il numero che andremo a fare sarà quello di entrare in questa cabina della polizia e, con un gran frastuono, scomparire magicamente. – allungò la mano verso Clara attendendo che l’afferrasse.

Mentre si dirigevano verso il Tardis, accompagnati dagli applausi, una bambina dai boccoli biondi, si mise a correre entrando nella cabina e i due dovettero seguirla sperando che non si perdesse negli intricati corridoi.
- Dov’è andata? – chiese Clara guardandosi in giro, ma della bimba nessuna traccia.
- E che ne so! –
- Fantastico, una bambina persa in una cabina telefonica della polizia più piccola all’esterno. Non possiamo partire con a bordo qualcuno di nemmeno cinque anni. – disse sarcastica.
- Shhh. Sto pensando dove possa essere… Solitamente si fermano davanti alla porta a osservare quanto sia più grande all’interno. – il Dottore la fece tacere e prese a pensare afferrando le maniglie della console.
- Solitamente non tiri su dei bambini, e poi loro vivono il mondo in modo diverso, tutto ciò per loro è plausibile. – spiegò Clara cercando di mantenere la calma mentre prendeva a guardare sotto la sala comandi.
- Giovani, adulti, vecchi, bambini. Tutti uguali, siete tutti capaci a mettervi nei guai. – ribatté il Dottore sporgendosi dalla ringhiera per farsi sentire.
- Non siamo masochisti. – sbottò lei. La questione stava diventando personale tanto che tornò verso la console.
Si fronteggiavano quando uno scossone fece perdere l’equilibrio a entrambi; dopo di che ne seguirono altri, poi, in un ultimo, Clara e il Dottore sbatterono le fronti, una contro l’altra e caddero a terra. A causa dell’impatto violento la vista si annebbiò finché non fu tutto buio.
 
 
Il risveglio fu piuttosto difficile.
Il primo a svegliarsi fu il Dottore, la sua testa pulsava costantemente e rialzarsi dal pavimento del Tardis sembrava un’impresa ardua: il suo equilibrio era a messo a dura prova da una qualche forza di gravità particolare, era convinto di non trovarsi sulla Terra.
Mentre regolava le impostazioni della cabina per guardare dove fossero finiti, notò che le sue mani non presentavano più le rughe, ma della pelle vellutata nascondeva le vene sotto diversi strati. Che si fosse rigenerato?
Il vuoto di memoria si fece sentire, perciò per schiacciarlo prese a massaggiarsi con movimenti circolari la testa; anche lì c’era qualcosa di strano: i capelli erano più lunghi, proseguivano giù oltre le spalle, non più argento, ma di color cioccolato.
 Forse rigenerato in una donna?
Tentò in tutti i modi di ricordare. Fortunatamente, come fulmine a ciel sereno, il Signore del tempo riacquistò la memoria e di conseguenza decretò impossibile il fatto che abbia avuto bisogno di rigenerarsi.
 Allora voleva dire che c’era qualcosa che non andava; prese a fare un controllo di se stesso: il cervello era molto meno pesante, i pensieri erano lineari, di senso compiuto e ordinati, la faccia morbida e le labbra carnose; quando arrivò a ispezionare delle curve a lui sconosciute sul suo corpo ritirò subito le mani poiché capì di che si trattava. Per passare oltre si concentrò sui cuori, o meglio sul cuore: era uno solo e batteva lentamente rispetto agli standard di un Signore del Tempo. Infine si guardò i piedi notando che un paio di parigine a tacco largo li coprivano, erano di certo loro la causa dell’equilibrio instabile, anche perché lo schermo indicava che si trovasse ancora sulla Terra. Era ormai chiaro che lui fosse una donna umana.
Appena arrivò a questa conclusione Clara cominciò a svegliarsi e aggrapparsi alla ringhiera per poi fermarsi in piedi, si sentiva alquanto strana. Davanti a sé c’era la sua immagine che la guardava con aria dubbiosa.
- Da quando c’è qui uno specchio? – biascicò puntando un dito verso il suo riflesso che ripeté il gesto senza, però, muovere le labbra. Quando le due dita si toccarono a Clara non sembrò di toccare il vetro freddo di uno specchio, ma la pelle calda di un essere umano, ciò che, però, la spaventò di più fu vedere la sua mano raggrinzita e con tutto il fiato che aveva in corpo iniziò a urlare inginocchiandosi per terra.
A quel punto al Dottore fu tutto chiaro: lui era Clara e Clara era lui, si trovavano di certo in un bel pasticcio. Era alquanto strano vedere se stesso urlare e agitarsi come se avesse la morte a due passi, in fondo non ne aveva mai avuto paura.
- SHHHH, zitta, calmati. Possiamo risolvere ogni cosa. – tentò di calmare Clara prendendola per le spalle per tenerla ferma.
- Cos’è successo? – chiese lei tra un respiro affannoso e l’altro.
- Non lo so, bisogna scoprirlo. – sorrise a trentadue denti, ma Clara non riuscì a sostenere il suo sguardo, ma nemmeno riuscì a fissare le mani rugose, perciò chiuse gli occhi e con grandi respiri si tirò su.
- Hai qualche idea? – chiese, ancora a occhi serrati.
- Non fare la melodrammatica e apri quegli occhi! Sei già stata me, per ben due volte, ce la farai anche sta volta. – la rimbeccò.
- Ero te, ma non ero così tanto te! -
- Che teatrino al quanto divertente! – si sentì una voce ed entrambi si girarono verso il suono, Clara si costrinse a guardare. Davanti a lei un uomo basso, tarchiato con occhiali rotondi su una faccia tonda e al collo un farfallino che sapeva di ricordi.
- Chi sei? – chiese con voce bassa prima di richiuderla subito.
- Hai un cervello che nemmeno vivendo cento vite avresti e mi chiedi chi sono? Cerca tra i suoi ricordi, ora puoi conoscere ancora di più di quanto già non sai. – detto ciò si rivolse al Dottore, mentre Clara si rendeva pienamente conto di avere due cuori, cosa che non le sembrò particolarmente diverso da averne uno, e una testa piena di ricordi e pensieri che riusciva a reggere appena con un costante mal di testa.
- La prima volta mi chiamai Signore dei Sogni, ma credo che Signore dei Paradossi sia più carino, non trovate?- si presentò in modo buffo spostando lo sguardo sul Dottore.
- Guardati, Signore del Tempo, tu, il grande Dottore, in abiti femminili. Che ne dici la prossima rigenerazione proviamo con una donna? – lo prese in giro mentre gli mostrava il suo aspetto in un piccolo specchio che teneva nascosto dietro le spalle.
- Cosa vuoi? Mi sembrava di essermi sbarazzato di tutti i granelli di polvere già tempo fa. -
- E tu credi che ci possa liberare di se stesso? – a questo l’alieno si rabbuiò e gli voltò le spalle andandosene.
- Dove stai andando? – chiese Clara che era rimasta in silenzio fino ad allora.
- A cambiarmi. – disse prima di sparire in una delle tante stanze.


Clara continuava a prendere confidenza col corpo del Dottore aggirandosi intorno alla console dei comandi sbirciando con la coda dell’occhio l’uomo misterioso che, stufo della noia, sbuffò e con uno schiocco di dita scomparì per ricomparire di fronte, a pochi passi, dalla ragazza.
- Ti chiedi chi io sia, ma non ti chiedi che ci faccio qui. Devi sapere che non ci sono rischi; desidero solo fare un regalo al nostro vecchio amico. – disse guardandola fissa negli occhi.
- Cosa sei? – chiese allungando un dito verso la fronte che prese come ad attraversare quest’ultima, fu una sensazione strana: alla ragazza sembrò d’immergere il dito in una sostanza fredda, densa e oleosa. Ritirò in fretta la mano quando sentì i passi del Dottore.
-Smettila di fraternizzare col nemico, dobbiamo andare a cercare in bambino pestifero. È uscito con il nucleo di paradosso contenuto; un piccolo aggeggino che se scollegato porterà un insieme di paradossi, scambi di personalità e di ruoli.  – indicò loro due e con tutta furia si catapultò fuori seguito a breve passo da Clara e l’uomo.
Il Tardis non si era spostato di molto, giusto i metri causati dagli scossoni. Intorno a loro era cambiate cose inverosimili: su una bacheca nel Luna Park un cartellone annunciava che quella sera stessa, al teatro Globe, Shakespeare avrebbe recitato la famosa opera “Così è, se vi pare.”
Mentre camminavano passarono affianco a un’edicola e sui giornali le notizie del giorno erano l’incontro a tre nella sala ovale tra Obama, Churchill e Cesare per discutere delle situazioni sociali dei tre grandi paesi a cui erano a capo.
Infine affianco una striscia prometteva di raccontare ogni dettaglio della folle notte di Cleopatra in un famoso night club.
Le stranezze si susseguivano e sovrapponevano, i periodi storici si mischiavano, la tecnologia era avanzata, ma gli uomini rimanevano sempre gli stessi, fedeli alle loro persone.
Al signore del tempo sembrò di rivivere un’avventura passata e automaticamente si fermò e controllò che il tempo scorresse, fortunatamente continuava a passare inesorabile.
- Come credi di trovare la bambina senza logica e senza chiedere in giro se l’hanno mai vista? – si lamentò Clara col respiro affannoso, si sentiva vecchia, non era in grado di sopportare tutto il tempo del compagno sulle sue spalle. Lo fece fermare quando erano in una via costeggiata da ambo le parti da graziose casette a schiera.
- Non serve cercare in giro, suonate il campanello. Fidatevi. – intervenne il signore dei paradossi indicando la porta affianco a loro.
Clara volle fidarsi e titubante bussò, mentre l’uomo spariva.
Da dentro la casa arrivava una voce femminile che ammoniva, probabilmente il figlio, ad aspettarla e non aprire la porta. Ma la piccola non ascoltò gli avvertimenti e spalancò  accogliendoli con un sorriso lucente.
Incavolata la madre venne a sgridarla.
- Cosa ti avevo detto?! Non devi mai aprire senza di me! -
Il dottore rimase a bocca aperta. La donna era alta, magra e con una zazzera di ricci biondi e lunghi lasciati cadere sulle spalle; quella donna nei suoi ricordi rispondeva al nome di River Song, assassina, nonché sua moglie.
- Salve, io sono Clara e lui il Dottore. Cioè, mi scusi, lei è Clara ed io il Dottore. – presentò la ragazza impacciata continuando a dare gomitate al signore dei Tempo.
- Salve, cosa desiderate? – chiese River continuando a guardare dubbiosa entrambe.
- Sua… sua figlio ha qualcosa di nostro. È un pezzo di metallo. – il Dottore si ridestò dalla trance in cui era caduto.
- Ah sì, credo sia il pezzetto con cui gioca da oggi pomeriggio. L’ho persa di vista pochi attimi e poi mi è venuta in contro con quest’aggeggio strano tutta sorridente. – intanto che lei parlava accarezzava i capelli biondi della bambina che felice agitava il pezzo metallico facendo riflettere il sole andando a disegnare fasci di luce sulle facce degli ospiti. Il Dottore scocciato strappò dalle manine paffute il nuovo giocattolo e il bimbo iniziò a piangere così forte che gli fu restituito immediatamente.
- Non è possibile staccarlo è ossessionato, piangerebbe come un forsennato. – spiegò River scocciata per i modi aggressivi della ragazza che le stava davanti.
Allora a Clara venne un’idea.
- Se ha dei pezzi di vetro o cristallo rotti vorrei costruirle una cosa che la potrebbe distrarre. – si propose con voce bassa e gesticolando con le mani rugose.
La donna li fece accomodare nel salone antistante mentre andava a cercare ciò che le aveva chiesto.
Tornò poco dopo con le mani a coppa piene di pezzetti di vetro e metallo. Allora Clara chiese se potesse andare a lavorare direttamente nella camera del figlio, ma River decise che forse era meglio tenerli sotto vista, mentre preparava il tè e la merenda per la piccola.
La bambina, sentendosi ignorata iniziò a importunare il Dottore proponendogli di giocare con lei senza, però, essere accontentata finché non prese a insegnarle dei giochi semplici da prestigiatore.
- La sua amica, che lavoro fa? – la bionda si avvicinò con una tazza fumante a Clara intenta a costruire uno scheletro con qualche appendiabito.
- Insegnate. Grazie. – prese la tazza e sorseggiò il liquido.
- E lei? -
- tuttofare in pensione. – buttò fuori senza pensare. Dal suo canto il Dottore sbuffò alla parola “pensione”.
Quella strana scena proseguì per diversi minuti, finché Clara mostrò la sua opera trionfante e, tutti insieme andarono ad applicarla in camera della bimba; lì, attaccandola al lampadario, e accendendo la luce irradiava ombre e riflessi su ogni parete della stanza. Alla vista dello splendore la bimba lasciò cadere sul pavimento il pezzettino del Tardis per guardarsi intorno e sorridere a trentadue denti.
Con un grande abbraccio e un bacio a stampo il Dottore salutò una River shockata prima di correre via con Clara e il pezzettino mancante. A metà strada, però furono fermati dal Signore dei Paradossi.
- Che bel quadretto familiare che c’era in quella casa, credo che però sia rimasta scioccata che a baciarla sia stata una ragazza. – li bloccò con una mano tesa e tono scherzoso.
- Perché l’hai fatto? – chiese scocciato il Dottore.
- Volevo farti un regalo, so che all’inizio della tua nuova vita hai tentato di dimenticare tutto, e mi sarebbe dispiaciuto che ti dimenticassi di lei – con viso sornione lo fronteggiò.
- Lo sai benissimo che non ho dimenticato nulla, sparisci! - stranamente lo ascoltò e, come era comparso, sparì.
Così i due viaggiatori tornarono al Tardis, sistemato il pezzo mancante lo fecero partire con uno scossone, senza accorgersene ognuno era tornato nel suo corpo.
Quando Clara sentì la testa più leggera, non oppressa dal persistente mal di testa, spostò il suo sguardo sulle sue mani e iniziò a gridare e saltellando andando ad abbracciare il suo Dottore che rimase immobile fino a che non avesse deciso di staccarsi.
- Non capisco però, perché se aveva costruito un paradosso, questo non è collassato su se stesso quando tu hai toccato River? – chiese la ragazza appena riprese il controllo del proprio corpo.
- Bhè, Clara, in fondo lui era me, e dovresti ormai sapere, cara la mia faccia tonda, che il tempo segue una propria morale e dei propri principi. Ma la morale non m’aiuta e mai mi aiuterà. Inoltre per natura sono contrario ai principi, infatti, sono fatto per le eccezioni, non per le leggi. – disse picchiettandosi con il dito il naso.
La calma, però, non rientrava nei piani del Dottore, così abbassando una leva fece partire il Tardis per una vera avventura.

**********

Che dire... piccola storia senza pretesa con l'unica speranza di vedere River e Twelve insieme in una futura stagione.
Se qualche buon anima decide di leggere e, se gli va, dirmi che ne pensa ne sono grata :D.

Che la fortuna possa essere sempre in vostro favore (HG)
e... Don't Panic (HGG)
See u :D  




 
  
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