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Il vecchio Capitano

E le onde, come infinite mani blu,
giunte dagli abissi dell'animo terracqueo,
sorreggevano l'umile barca,
che danzava leggiadra, fra pesci argentei.

Ed il vecchio Capitano, che le stelle
sapeva leggere, che di rose del vento
portava segno, sulla pelle ruvida, solcata
dalle orme del tempo, che fluiva come il mare,
osservava l'orrizzonte.

E la pipa, che donava vita a gabbiani,
di fumo bianco, denso come il latte.
 Sfumava turbinando, fra vortici di vento secco,
 fresco come l'alito d'un drago di ghiaccio.

E la folta barba grezza, che scaldava
il suo viso stanco, pareva volesse fuggire,
insieme al vento. Ed il sole, che nasceva,
come un infante, dal grembo dell'universo,
donò un sorriso, oramai perduto.

In cerca della dama, la fanciulla
dai capelli di velluto azzurro, che volava
nell'acqua, meravigliosa come il mattino,
agli occhi d'un povero marinaio - colto dall'amore.

In viaggio, fra tempeste di Poseidone,
ed occhi divorati dall'insonnia, su carte nautiche.
La branda, in depressione per solitudine,
giace sola, fredda - senza calore umano.

Ed il Capitano, che da lungo tempo,
cavalcava le onde del mondo marino,
fra creature impossibili, ed i pensieri che corrodevano
l'animo suo, pensava a lei.
La dama dell'acqua.