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Autore: Vicarious10    05/05/2015    1 recensioni
Durante il matrimonio dei suoi più cari amici, Sonic non avrebbe mai pensato che la minaccia più grande che avesse mai affrontato stava per incombere sulla sua vita. Lui e i suoi compagni di avventura si ritroveranno ad essere impotenti per la prima volta nella loro vita di fronte alla guerra più grande di tutte. L'unica speranza risiede nell'aiuto di un misterioso alleato, l'unico in grado di prevedere le mosse del nemico.
La battaglia per la sorte di Mobius sta per cominciare.
Uniti o divisi, niente sarà più come prima.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7.

Un’alleanza pericolosa

Ci sono volute quattro ore affinché Sonic, accompagnato da Antoine, Shadow, Rouge e Cable, riuscisse a raggiungere Metropolis, una delle città più tecnologicamente avanzate di tutto il regno degli Acorn. Una splendida megalopoli che si affacciava sul mare, meta turistica di tante persone durante il corso dell’anno, soprattutto in estate. Vi era un solo luogo che nessuno avrebbe mai voluto varcare in quella città, poiché entrarvi significava esservi rinchiusi a vita. La prigione in cui vi era stato sbattuto il Dr. Eggman era una delle più terribili e sofisticate del mondo intero: Shadow Moses. Un complesso militare situato su una piccola isola al largo della costa di Metropolis. Nonostante le dimensioni ridotte per un prigione, Shadow Moses era di fatto la più controllata e, di conseguenza, era l’unico carcere in cui nessuno era mai riuscito ad evadere. Fortunatamente per il gruppo di eroi, nemmeno Eggman ci era riuscito. Mentre varcava le porte e i corridoi dell’edificio, Sonic non poté fare a meno di pensare agli eventi che avevano portato a rendere il malefico scienziato il suo più acerrimo nemico. Le sue origini risalgono al pianeta Terra, ma la sua storia comincia molti anni prima della nascita del riccio blu, quando i suoi genitori, Bernadette e Jules, erano ancora bambini. Quasi cinquant’anni prima, Mobius assistette alla prova definitiva che c’era vita anche molto lontano da dove erano situati nello spazio. Un uomo di nome Gerald Robotonik era arrivato lì grazie ad una macchina capace di varcare la soglia dimensionale del pianeta Terra, portandosi dietro la sua amata nipote Maria e suo fratello Julian. All’inizio sembrarono avere tutti paura di quei tre esseri così fuori dal comune, ma, in poco tempo, Gerald riuscì a farsi un nome nella società grazie alle sue grande intelletto, arrivando ad essere uno degli scienziati più importanti del regno, la cui fama si estese anche oltre. Stessa cosa accadeva anche per il fratello Julian, ma in modo diverso. I due fratelli avevano poco in comune, poiché se Gerald utilizzava il suo dono per aiutare il prossimo nel campo della medicina e della bioingegneria, Julian preferiva applicarsi in ambito militare, arrivando ad accattivarsi l’attenzione del G.U.N., all’epoca dei fatta appena creata dal re. Il principale obiettivo di Gerald, però, era quello di curare sua nipote, Maria, afflitta da una malattia che la attanagliava sin dalla sua nascita. Per questo era arrivato lì, per cercare una cura e per vivere una vita lontano dalla violenza e dalla crudeltà del suo pianeta d’origine. Con il permesso del re, Gerald venne spedito insieme a sua nipote in una stazione spaziale che orbitava attorno a Mobius per dedicarsi a tempo pieno alle sue ricerche. Passarono mesi di assoluto silenzio in cui i regnanti cominciarono a temere per il peggio, finché un giorno non accadde un vero e proprio miracolo. Gerald Robotonik era riuscito a creare la vita, o meglio, la Forma di Vita Definitiva. Un essere che rispondeva al nome di Shadow the Hedgehog. Oltre ad essere un mobiano dotato di immensi poteri, la chiave per curare Maria era nel sangue di Shadow. Grazie a lui, Mobius avrebbe potuto debellare qualunque malattia, salvando la vita a milioni di persone. Purtroppo per Gerald, non fu quella la caratteristica a suscitare l’attenzione del G.U.N. e del re, poiché la sua creatura era un’arma perfetta sotto ogni punto di vista, il suo uso in battaglia avrebbe consentito al regno qualsiasi vittoria. Temendo che Shadow potesse essere usato per scopi puramente malvagi, Gerald interruppe ogni sorta di comunicazione con Mobius, barricandosi nella stazione spaziale per concludere le cure di sua nipote. Quella scelta ebbe drammatiche conseguenze, poiché G.U.N. inviò uno dei suoi plotoni a “risolvere” il problema che costituiva lo scienziato. Gerald e Maria furono uccisi dai soldati, ma, sfortunatamente per loro, di Shadow non vi era alcuna traccia. In qualche modo, lo scienziato umano era riuscito a trarlo in salvo prima che i soldati potessero mettere fine alla sua vita. Il re, insieme a tutti gli altri sovrani del mondo, pensò che il problema fosse stato bloccato in tempo prima di poter scatenare chissà quale “incidente diplomatico”. Non aveva fatto i conti, però, con un unico dettaglio: Julian Robotonik. Preso dalla disperazione per ciò che era successo al fratello, lo scienziato impazzì del tutto, cominciando a costruire per suo conto un intero esercito robotico pronto a muovere guerra al suo comando. Così iniziò il più grande conflitto che Mobius avesse mai visto: la Grande Guerra Robotonik. Tutte le nazioni riunite contro gli instancabili abomini meccanici dello scienziato, un massacro che durò per più di venti anni. Sonic e i suoi amici erano appena nati quando la guerra finì, ma i loro genitori ricordavano perfettamente come andarono le sorti del conflitto. Soprattutto, si ricordavano di come era finito quell’inferno. Scovato in uno dei suoi bunker durante la fuga, Julian Robotonik fu portato d’avanti ad una giuria composta da tutti i sovrani di Mobius, condannandolo a morte per gravi crimini contro i mobiani. In un giorno di inizio estate, nella piazza centrale di Konothole, l’ultimo umano presente sul pianeta Mobius si accasciava a terra senza vita sotto i colpi dei fucili del plotone d’esecuzione, segnando la fine di un ventennio di terrore. Ciò che nessuno si aspettava, però, era che lo scienziato fosse riuscito a compiere l’impresa più grande di tutte.
Era riuscito ad illudere la morte.
Poco prima che venisse catturato, quando le sorti della guerra erano ormai a suo svantaggio, Julian era riuscito a portare le sue ricerche sulla clonazione ad uno stadio abbastanza avanzato da usare se stesso come cavia. Nacque così quello che tutti conoscono come Dr. Eggman, nemico giurato del regno e, più in particolare, di Sonic the Hedgehog. La prima volta che si scontrarono fu quando il riccio blu aveva appena compiuto undici anni. In quel periodo, Sonic girava per il mondo alla ricerca di nuove avventure, trovandosi per puro caso a contrastare i piani del malefico dottore in un isola al largo della Emerald Coast. Da lì cominciò un sequenza di grandi battaglie in cui, alla fine, Sonic riusciva sempre a sventrare i piani di Eggman, grazie anche all’aiuto dei i suoi alleati che, nel corso del tempo, diventavano sempre più numerosi fino a formare i Freedom Fighters. Nemmeno per un momento gli eroi avrebbero mai potuto pensare che, un giorno, Eggman gli sarebbe stato utile per poter sconfiggere il nemico. Eppure, Sonic era proprio lì per quello. Gli avevano dato a disposizione una delle camere che usavano per gli interrogatori. Da un lato, il riccio più veloce del mondo stava seduto di fronte ad un tavolo con una piccola lampada a fare luce, dall’altro vi era ancora una sedia vuota. Quando Sonic sentì la serratura della porta aprirsi, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
Due soldati scortarono il prigioniero in catene nella stanza, lasciando che si sedesse con le sue forze per poi uscire e chiudere a chiave la porta. La camera era totalmente buia oltre alla flebile luce della lampada già citata, c’erano quindi degli angoli di buio intorno a loro. I due nemici si guardarono negli occhi, uno con odio e l’altro con disprezzo.
-Ti trovo bene, Eggman- cominciò Sonic.
Lo scienziato si trovava lì da qualche mese ormai, ma i segni della prigionia erano già ben evidenti. Era pallido, con i baffi totalmente spettinati e portava solo una semplice casacca da prigioniero, forse di qualche taglia più grande della sua.
-Quando imparerai a portarmi più rispetto, patetica palla di pelo blu?- disse Eggman ringhiandogli contro.
-Quando tu lo porterai verso Mobius, Eggman- rispose il riccio.
Per tutta risposta, lo scienziato cominciò a ridergli in faccia, suscitando un sentimento di rabbia in Sonic.
-Piantiamola con queste nostre piccole diatribe su cosa è giusto e cosa non lo è, riccio. Sono troppo stanco per farmi insultare da una nullità come te. Perché non mi dici cosa sei venuto a fare qui?-
La voce gracchiante e rauca del prigioniero fece intuire al riccio blu di aver catturato la sua curiosità. Del resto, non capita tutti i giorni che il tuo nemico giurato venga a trovarti all’inferno.
-Testa d’uovo, vorrei che tu mi parlassi di una tua creazione. Quella capace di aprire.. com’è che si dice? Si, quella in grado di aprire uno squarcio dimensionale- disse l’eroe cercando di non far trapelare il suo disagio.
Incredibilmente, ogni traccia di ilarità presente in Eggman scomparve, portando il suo sguardo a vagare in chissà quale riflessione.
-Come fai tu a sapere..-
-Non è questo l’importante. Voglio che tu mi dica dov’è- lo interruppe Sonic.
-Ah, riccio, in tutti questi anni ci siamo immedesimati così tanto nei nostri stupidi ruoli da non poter più smettere di essere ciò che siamo. Tu che difendi i tuoi piccoli ideali di giustizia e libertà e io che cerco di distruggerti insieme ad essi, è un giochetto che abbiamo fatto per più di un decennio. Eppure ora tu sei qui, nonostante io credessi che mi avresti lasciato qui a marcire come un ratto nella fogna, e mi fai delle domande così assurde da pretendere che io ti risponda per.. per cosa? Per aiutarti? Dimmi un po’, ho sentito delle voci dai soldati mentre ero in cella.. quello che sei venuto a fare qui ha qualcosa a che fare con ciò che è successo a Angel Island?-
Sonic sbarrò gli occhi per lo stupore mentre la sua nemesi sorrideva vittoriosa alla sua reazione.
-Già.. deve essere una cosa sconvolgente, immagino. A proposito, come sta il tuo amico Knuckels? È rimasto ferito?-
Era chiaro a quel punto che Eggman avesse saputo tutta la storia. Cercava di provocare per ottenere una delle sue piccole e subdole soddisfazioni, pensò Sonic. Questa volta, però, non ci sarebbe cascato come le altre volte. C’era troppo in ballo per farsi prendere dalla rabbia.
-Vuoi sapere cos’è successo, dottore? Bene, ecco la storia. Dei pazzi hanno rubato il Master Emerald per usarlo come fonte di energia per portare un’entità sovrannaturale sul nostro pianeta. Indovina cosa gli serve ora per riuscirci?-
Confuso, Eggman inarcò un sopracciglio mentre fissava gli occhi del suo interlocutore.
-Che assurda storia ti sei inventato sta volta, inutile porcospino che non sei altro?-
-Giusto per curiosità, il nome Onslaught ti dice niente?-
Un lampo sembrò illuminare gli occhi del prigioniero.
-Parli di quella stupida leggenda? So solo che Finitevus era impazzito nel tentativo di scoprire i miti di quei deboli dei dingo. Vecchie credenze di un razza estinta che non valgono niente. Che cosa c’entra questo?- chiese Eggman.
-Purtroppo per noi, non è una leggenda. I mostri che hanno rubato lo smeraldo verranno qui tra quindici ore o poco più per la tua macchina. Dopo che sapranno dov’è, ti uccideranno senza alcun rimorso- rispose Sonic in tono serio.
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che Eggman scoppiasse a ridere. Il riccio sapeva che quel gesto era solo per dimostrare una totale mancanza di rispetto nei suoi confronti.
-Abbiamo bisogno di quella macchina, Eggman. Dov’è?- insistette Sonic noncurante delle grasse risate che la persona più orribile del pianeta si stava facendo sotto i suoi occhi.
-Osi prenderti gioco di me!? Vieni qui e ti permetti di prendermi in giro con queste assurde fandonie!? Tu e i tuoi amichetti mi avete distrutto la vita, razza di piccolo bastardo! Non ti è bastato umiliarmi per anni di fronte a tutti, ora vieni persino qui a continuare a prendermi in giro!?-
La rabbia e la frustrazione dello scienziato vennero fuori come un’inondazione improvvisa. Sonic percepì nelle sue parole tutto l’odio non solo nei suoi confronti, ma anche verso tutto ciò che rappresentava in quel momento.
-Non sarei qui se non fosse una situazione disperata, Eggman. Se ci aiuti, saremo disposti a ricompensarti-
-Mettiamo per ipotesi che tu stia dicendo la verità, Sonic. Che cosa ci guadagnerei nell’aiutarti?- chiese Eggman fuori di sé.
-La libertà, Eggman. Quando sarà tutto finito, verrai perdonato di tutti i tuoi crimini e potrai vivere in libertà ovunque tu voglia andare. A patto che tu venga sorvegliato dal G.U.N., ma oltre a questo sarai libero come hai sempre desiderato. Niente più stupidi giochetti da acerrimi nemici, niente più ruolo da eroe e cattivo, niente più macchine assassine, niente più morti e niente più umiliazioni. Vivrai il resto della tua vita nella pace che hai sempre voluto, dottore. È sempre questo quello che hai voluto, no? Bene, io te lo sto offrendo-
Sonic mantenne fisso lo sguardo verso il suo nemico, osservando il suo volto stupefatto dalle sue parole, mentre rifletteva sul fatto che mai in vita sua avrebbe mai pensato di arrivare a fare un discorso del genere alla propria nemesi. Era proprio una situazione disperata.
-Santo cielo, riccio.. te la sei studiata bene questa piccola recita. È da quando sono qui che mi interrogano su dove siano i miei nascondigli. Cosa mi assicura che questo non sia solo uno stupido trucco per portarvi nella mia dimora?-
Prima di entrare in quella stanza, Sonic sapeva che Eggman non si sarebbe mai fidato delle sue parole. Shadow fu contrario al fatto di far entrare solo il riccio blu per parlargli, ma insieme arrivarono ad un compromesso.
-Sai, Eggman, prima di trovarmi faccia a faccia con i mostri che hanno attaccato Angel Island non ci credevo neanche io a questa storia. Se vuoi, posso presentarti quello che mi ha convinto della verità- disse Sonic incrociando le braccia.
Eggman si concesse un’altra risata.
-Forza, riccio. Stupiscimi!- rispose Eggman agitando le braccia come per imitare un illusionista da quattro soldi.
Detto questo, lo scienziato si mise comodo al suo posto, come se stesse aspettando la prova che smentisse tutti i suoi dubbi. Dietro di lui, da uno degli angoli bui della stanza, qualcosa cominciò a muoversi.
-Eggman, ti presento il mio nuovo amico- annunciò Sonic sorridendo.
Prima che il prigioniero potesse parlare, tre artigli ricoprirono il suo campo visivo, sentendo poi la testa venir tirata indietro per il collo.
-Non farò tanti giri di parole, Eggman, perciò sarò breve. Quelli che hanno rubato lo smeraldo gigante verranno qui per te. Anche se collabori con loro e fai il bravo, ti uccideranno all’istante dopo aver ottenuto le esatte coordinate del tuo covo. Vengono dal futuro e non hanno alcun bisogno dell’antenato del mostro che, tra duecento anni, renderà la loro vita un inferno. Ora, hai due possibilità: vieni con noi e ci dici esattamente dove tieni nascosta la macchina che cerchiamo oppure ti uccido io adesso senza troppo moine e vediamo se basta ad impedire che il futuro catastrofico da cui provengo si avveri. Scegli-
Cable strinse la presa sul collo del dottore, avvicinando gli artigli sempre di più al suo volto. Trovandosi in quella situazione e scolpendosi nella mente le parole “futuro” e “catastrofico”, Eggman capì di essere appena entrato in un meccanismo da cui non voleva tirarsi più fuori.
-Chi diavolo sei tu?- disse quasi sussurrando.
-Te l’ho detto: vengo da un futuro dove di te non è rimasta nemmeno la polvere-
A quel punto, oppresso dalla mano ferma di Cable e dai gelidi artigli ad un ‘almo dal suo viso, Eggman sorrise esasperato da quella situazione.
-Va bene. Vi dirò tutto-

Le parole che tutti aspettavano erano arrivate. In un lampo, Shadow e Rouge erano entrati nella stanza insieme ad un paio di soldati. Mentre questi lo liberavano riluttanti dalle catene, Eggman continuava a squadrare Cable dalla testa ai piedi. I suoi occhi avevano ritrovato il colore che avevano perso durante la prigionia. C’era un qualcosa di inquietante nel suo volto, pensò Cable.
Sonic, ancora esausto per la corsa contro il tempo cominciata qualche ora prima, uscì dalla stanza senza dire nulla, lasciando il malefico scienziato sotto lo sguardo d’acciaio di Shadow the Heghehog.
-Penso che abbia bisogno di tuoi discorsi da paladino- commentò Rouge rivolgendosi al gatto.
Questo volse lo sguardo prima su la ragazza pipistrello e poi sul riccio nero.
-Ci pensiamo noi qui- disse Shadow seccamente.
Cable non protestò, anzi, era contento di non dover più sentire su di sé gli occhi del Dr. Eggman o condividere l’aria che respirava con lui. Conosceva il resoconto delle sue malefatte e sapeva bene che criminali incalliti come lui perdono il pelo ma non il vizio. Perciò, non avendo più niente da fare con i due agenti del G.U.N, il gatto uscì dalla stanza. Per un attimo gli venne il sospetto che Sonic avesse usato la sua supervelocità per stare tranquillo da qualche altra parte, ma così non fu. A metà di quel corridoio fatiscente e semi illuminato, con la schiena contro il muro e occupato a stropicciarsi gli occhi per la stanchezza, Sonic cercava la sua pace persino all’interno di una prigione di massima sicurezza.
-È anche questa è fatta- disse Sonic quando vide il suo nuovo alleato avvicinarsi a lui.
-C’è ancora molto da fare, purtroppo- aggiunse Cable con rammarico.
Il riccio blu sorrise a quella frase, pensando all’inevitabile scontro che avrebbe affrontato tra una decina di ore.
-Viaggi nel tempo, esseri fuori dal comune.. normalmente l’avrei presa molto più alla leggera, ma questa volta sembra tutto così assurdo e inquietante da farmi pensare che questo sia solo un brutto sogno. Magari tra poco mi sveglierò nel mio letto con la convinzione che Angel Island è ancora in cielo e che nessuna echidna è morta sotto il peso di tonnellate di macerie. Continuerò a punzecchiare Knuckels come ogni giorno, eviterò che Amy mi prenda a martellate per qualche mia stupida battuta sulla sua cucina e starò a sentire Tails mentre cerca di spiegarmi il perché un motore elettrico è più pericoloso di un motore a benzina. Poi uscirò all’aria aperta e comincerò a correre per i prati di Green Hill con il sole che mi bacia la fronte..-
-Sarebbe davvero un gran bella giornata- disse Cable commentando le parole dell’impavido riccio.
Questo smise di sorridere mentre abbassava lentamente la testa.
-Se questo fosse un sogno, qualsiasi giornata sarebbe la più bella di tutte..-
Con la coda dell’occhio, il riccio blu vide il suo interlocutore tirare qualcosa dalla manica dei suoi guanti. Buffo, pensò Sonic, non si era nemmeno accorto che se ne fosse procurato un paio come tutti loro.
Volse lo sguardo verso di lui quando lo vide porgergli qualcosa e, quando comprese cosa fosse, rise divertito come nei suoi giorni migliori.
-Dove l’avresti trovata quella sigaretta?- chiese il riccio.
-Dopo essermi liberato dalla cella in cui mi aveva sbattuto Shadow, ho rubato i vestiti di un soldato. Ho trovato un pacchetto intero, ma ne ho prese solo due. Aspettavo il momento migliore per concedermene una, ma non credo che ce ne sarà uno più opportuno di questo- spiegò Cable.
L’espressione da duro fece spazio al volto sereno di un vecchio amico. Sonic si sentì a suo agio nel parlare con lui.
-I miei fan non approverebbero se lo facessi- disse il riccio in tono sarcastico.
-Anche i santi hanno diritto a qualche piccolo peccato, non credi?- rispose il gatto con lo stesso tono.
A quel punto, Sonic non poté fare altro che accettare quel regalo. Solo una volta aveva provato a fumare in vita sua, quando aveva sedici anni a causa di una scommessa con Rob. Quando se la mise tra le labbra, Cable gli porse un piccolo accendino malridotto ma ancora funzionante.
Mentre la accendeva, Sonic vide il suo “compagno di peccati” estrarre fuori gli artigli dalla mano destra mentre con l’altra portava la sigaretta all’altezza della bocca. Fece strisciare violentemente le sue lame contro il muro d’acciaio alle loro spalle, provocando una forte scintilla con cui il gatto accese la propria.
Prima che potesse parlare, il riccio blu tossi violentemente dopo aver aspirato il fumo.
-Credevo che non mi sarebbe più successo!- disse ridendo mentre si dava qualche colpetto sul petto.
Cable rise di gusto mentre lasciava che i suoi artigli rientrassero dentro il braccio.
-Fanno male?- chiese Sonic dopo essersi ripreso.
-La prima volta fu un dolore accecante, ma poi ci si abitua- rispose il gatto.
Tra un tiro e l’altro, i due eroi cominciarono ad entrare più in confidenza.
-Non fanno parte del tuo corpo, vero?-
-Sinceramente? Non lo so-
Quella risposta lasciò perplesso il riccio blu.
-Non lo sai?- ripeté confuso.
-Non ho idea di chi sia in realtà e da dove venga. Tra vent’anni, mi sveglierò in un bosco vicino Genosha senza sapere nulla se non il mio nome- spiegò Cable.
Anche quel dettaglio importante venne svelato, lasciando a Sonic tanti dubbi su cosa accadrà nel futuro.
-Credi sia colpa di.. Onslaught?- chiese il riccio.
-Non lo so. Quando mi svegliai, tutto intorno a me era distrutto o in fiamme. Vagabondai per poco più di un mese prima di incontrare qualcun altro che non fosse morto-
-Quindi non sai niente su come tu abbia quegli artigli o sul perché tu riesca a guarire da solo dalle ferite?-
Cable si limitò ad un cenno della testa per dire”no” mentre buttava fuori dalle narici il fumo. Sonic provò dentro di sé uno strano senso di tristezza per quel mobiano. Ormai aveva capito che, qualsiasi cosa fosse successa nel futuro da cui proveniva, era ridotto come se fosse quasi alla deriva della sua vita.
-So che sembra assurdo dirtelo.. ma mi dispiace- disse Sonic con rammarico.
Cable volse lo sguardo verso di lui, rispondendo alla sua pietà con un semplice occhiolino.
-Non ce ne è bisogno, amico. Dopo un po’ smisi di preoccuparmi delle miei origini. Quando incontrai Silver, mi venne data una ragione più che valida per continuare a combattere-
Già, Silver.
Un dettaglio su cui Sonic aspettava di poter sapere di più.
-Hai detto che avevi uno squadra. Chi erano oltre a voi due?- chiese il riccio blu.
Dallo sguardo spento che Cable assunse nel sentire quella domanda, il Freedom Fighter temette di essere stato troppo indiscreto.
-Eravamo in cinque in tutto. Silver era il leader, poi io e altri tre ragazzi.. una volpe di nome Havok, una ragazza lince di nome Sarah e.. una ragazzina.. riccio.. di nome Amber..-
Sonic non si aspettò una risposta, ma rimase sorpreso quando questa arrivò seppur con grande fatica.
-Eravamo gli unici sopravvissuti e, immediatamente, girammo in lungo  e in largo alla ricerca di qualche altro superstite. Dopo un po’ capimmo che gli unici ancora in vita era tutti rinchiusi nelle celle di Onslaught, usati per alimentare i suoi poteri e per nutrire la sua forza. Così cominciammo a escogitare un piano per sconfiggerlo e riportare Mobius alla normalità. Non ci riuscimmo, sia perché i suoi burattini, Kadma e gli altri, riuscivano sempre a trovarci ogni volta che mettevamo piede all’esterno e anche perché Onslaught.. era troppo forte. Non aveva punti deboli e, se c’erano, eravamo in pochi per poter reggere uno scontro diretto con lui. Così arrivammo ad un’unica conclusione: tornare indietro nel tempo e aiutare voi a fermare Kadma prima che desse inizio ai nostri incubi-
-Non andò come previsto, vero?- chiese Sonic.
Cable si bloccò dal rispondergli.
-Non penso che tu voglia sapere tutta la storia- si limitò a dire il gatto.
-Quando arrivasti qui.. quando ti chiesi chi fossi e che cosa volessi da noi, mi hai detto che Silver.. nel futuro.. non ce l’aveva fatta- cominciò il riccio.
Sentì una fitta al cuore quando cercò di arrivare al punto.
-So già qual è la tua domanda, Sonic, ma non posso risponderti. Non dovresti saperlo-
-Silver era un mio amico, Cable. Una delle persone più leali e sincere che io abbia mai incontrato. Ho bisogno di sapere che cosa gli è successo-
Le sigarette di entrambi erano ormai consumate. Sonic la buttò per terra mentre spiegava il perché volesse sapere a quale triste fine era andato incontro uno dei suoi amici più cari. Cable gettò il suo mozzicone lontano da lui, triste e spento nel sentire le parole del suo nuovo amico.
-Tutto quello che devi sapere è che, se non fosse stato per lui, non sarei qui ora-
Quella risposta, seppur breve e priva di qualunque immagine, lasciò Sonic soddisfatto in buona parte. Più in là, forse, gli avrebbe chiesto di nuovo tutti i dettagli, ma per il momento poteva  accontentarsi di quelle semplici parole.
-È stato un grande amico anche per me.. vivevamo ogni giorno con la consapevolezza che prima o poi non avremmo avuto scampo, ma lui riusciva sempre a spronarci ad andare avanti, a non perdere mai la speranza.. gli devo tutto- aggiunse poco dopo il gatto.
Il volto di Silver the Hedgehog comparve nella mente del riccio blu, facendolo sentire stranamente nostalgico dei bei momenti di spensieratezza che aveva passato insieme a lui.
-Cosa ti disse su di noi?- chiese Sonic mosso dalla curiosità.
-Vedi, quando si faceva buio non riuscivamo a prendere sonno così facilmente, soprattutto per Amber. I suoi racconti cominciarono come un passatempo solo per lei, ma, in poco tempo, ne venimmo affascinati tutti. Ci raccontava di come avete sconfitto Metal Sonic e i suoi Metallix, di quando avete affrontato Scourge e la sua gang di anti-mobiani, di tutte le volte che avete affrontato Eggman. Gli brillavano gli occhi quando si ricordava di come tu, senza alcun timore, ti fiondavi nelle situazioni più disperate. Ci raccontò anche del primo incontro con Shadow, dei Seederian e dei Metarex.. in poco tempo diventaste i nostri mentori. Volevamo essere come voi. Anzi, a dir la verità, avremmo voluto conoscervi..-
Sonic rimase quasi lusingato a quelle parole. Non si era mai abituato a sentirsi definire “eroe” o “mentore”. Francamente non riusciva a pensarlo, molte volte. Quei momenti in cui si fiondava nelle situazioni più disperate, come Cable aveva detto, erano per lui dei momenti insignificanti rispetto alle volte in cui si era sentito sconfitto. In quel momento, con il pensiero di Knuckels in un letto d’ospedale, non si sentiva di avere il diritto di definirsi come un modello da seguire.
-Vorrei averti conosciuto in circostanze migliori, amico- disse Sonic mostrando un sorriso sincero.
-E io non avrei mai voluto mettervi in mezzo a questa storia. Se ci fosse stato un modo per fermare Kadma senza coinvolgervi, te lo giuro, l’avrei fatto-
-Non devi sentirti in colpa. Riusciremo a sconfiggerli, non preoccuparti. Quel Onslaught non metterà mai piede su Mobius, te lo garantisco-
I due si guardarono reciprocamente negli occhi, sorridendosi quasi nello stesso momento. Era bello per entrambi aver trovato qualcuno su cui poter contare. Stranamente, quel Cable era un tipo a posto per tutti loro. Persino Shadow sembrava portargli rispetto, cosa che sorprese Sonic di molto.
-Un momento.. ma dov’è Antoine?-
Il riccio blu si era lasciato prendere così tanto dalla conversazione da non essersi accorto della mancanza del coyote dai capelli biondi. Non era con Shadow e Rouge e non era nemmeno fuori ad attendere nei corridoi.
-Non so.. forse è andato a prendersi una boccata d’aria- ipotizzò il gatto.
-Vado a cercarlo- disse Sonic avviandosi lungo il corridoio.
-Sonic, un’ultima cosa-
Il riccio verso Cable si girò in attesa di cosa volesse dirgli.
-Sarò con voi in questa battaglia fino alla fine-
Il riccio sorrise, alzò la mano sinistra e tirò il pollice in su. Cable rimase a guardarlo allontanarsi mentre, alle sue spalle, la porta della stanza dove avevano precedentemente interrogato Eggman si aprì. Da essa vi uscì Rouge the Bat che, quasi con fare autoritario, si avvicinò al gatto.
-Eggman ha parlato. Massimo venti minuti e saremo già in..-
La ragazza si blocco. Alla sua reazione, Cable inarcò il sopracciglio incuriosito. Quando la vide tirare su con il naso come se stesse sentendo un cattivo odore, il gatto dovette trattenersi dal sorridere.
-Ehi.. ma chi ha fumato nel corridoio?-

Sonic non seppe spiegarsi il perché, ma si sentiva stranamente in colpa per Sally e Antoine. Il loro matrimonio sarebbe dovuto essere l’inizio di una serie di giorni felici e spensierati per il loro amore invece che l’ultimo momento di quiete prima di una nuova e pericolosa minaccia. Avrebbe voluto parlare con il coyote sia per sapere se stava bene e sia per allontanarsi da quel posto. Una prigione non era il luogo più allegro del mondo, ma il penitenziario dove si trovava ora era forse il peggiore. Girando per i corridoio temette quasi di essersi perso. Forse Antoine era uscito davvero fuori, o magari stava cercando di contattare Sally in privato.
-Sally..-
Sonic pronunciò a bassa voce il nome della principessa. Quasi si pentì di averlo fatto, ma i suoi pensieri tornarono immediatamente sul suo volto e sul loro ballo durante il matrimonio. Quello era stato uno dei momenti più belli di quel giorno e, per quanto ammetterlo fosse da vigliacchi per lui, avrebbe voluto riviverlo. Perché continuava a pensare a lei con così tanto affetto? Prima di potersi rispondere, il riccio blu intravide con la coda dell’occhio la porta dei bagni. Da quello per gli uomini, la cui porta era semi aperta, si udivano dei passi.
-Antoine?-
Entratovi lentamente, Sonic trovò il suo amico fare su e giù per la stanza come se stesse in trance. Quando lo vide, il futuro sovrano del Regno degli Acorn trasalì tornando alla realtà.
-Sonic.. com’è andata?-
-Ce l’abbiamo fatta. Eggman ci aiuterà, o almeno questo è quello che ha fatto intendere- rispose il riccio.
-Non dovremmo fidarci di lui. Farebbe di tutto per vederci in rovina-
Come al solito, Antoine era l’unico che si manteneva sulla difensiva quando si trattava di strategie così pericolose. Tecnicamente era lui lo stratega del gruppo insieme a Sally. Occasionalmente Sonic prendeva il loro posto, ma a reggere le redini dei Freedom Fighters erano sempre stati i duo neo coniugi. D’un tratto, forse a causa dell’intensa luce dei neon sul soffitto, Sonic notò che Antoine era davvero ridotto ad uno straccio. Nonostante i vestiti immacolati come sempre, il suo volto presentava due profonde occhiaie oltre ad essere palesemente impallidito.
-Amico.. non hai una bella cera- commentò Sonic perplesso.
Il coyote volse lo sguardo verso la serie di specchi posti sulla parete alla sua destra. Rimase a guardare il suo riflesso per un po’ con un’espressione turbata.
-Sei sicuro di sentirti bene?- chiese il riccio.
-Si, sto bene. Sono solo un po’ stanco-
-È una situazione difficile. Sicuro di non volerne parlare?- insistette Sonic.
Per tutta la durata del loro viaggio, Antoine non aveva detto nulla, così come gli altri. Solo ora il riccio blu si era accorto che c’era qualcosa che non andava in lui.
-Non preoccuparti. Forse ho solo bisogno di una dormita-
-Antoine..-
-Ti ho detto che sto bene!-
Sonic si bloccò quando sentì l’amico ruggirgli contro. I suoi occhi si erano animati dalla rabbia e, per un breve attimo, l’espressione iraconda che aveva assunto sembrò quasi renderlo irriconoscibile. Un attimo dopo, però, l’ira lasciò il posto alla consapevolezza negli occhi di Antoine, tornando ad essere lo stesso di sempre.
-Ti.. ti prego, scusami. Non volevo alzare la voce, non so cosa mi sia preso-
Il coyote cominciò a farneticare scuse sul suo comportamento, mentre dal suo volto era scomparsa ogni traccia di quello sfogo. Sonic, avvicinatosi, lo prese per le spalle nel tentativo di farlo calmare.
-Antoine, calmati. Non è niente di grave-
-Si che lo è. Non avrei dovuto alzare la voce in quel modo-
-Va tutto bene- riprese il riccio -Ora rilassati e dimmi cosa c’è che non va-
A quella richiesta, il ragazzo che il riccio blu aveva sempre considerato come un tipo tutto d’un pezzo sembrò smettere di tremare per l’agitazione. Abbassò la testa come se, in quel momento, stesse provando un’immensa vergogna.
-È proprio questo il punto Sonic.. è impossibile rilassarsi in una situazione simile-
Antoine prese un profondo respiro prima di rincominciare a parlare, ma Sonic aveva già capito dove voleva andare a parare con il suo discorso.
-Non abbiamo mai affrontato niente di simile, lo sai-
-Forse ti dimentichi di tutti quei mostri extradimensionali che abbiamo preso a calci in questi anni- protestò il riccio.
-Non li ho dimenticati, ed è proprio per questo che ti dico che questa è una situazione disperata. Tecnicamente è come se quegli esseri avessero già vinto. Non sappiamo niente su di loro oltre a quello che ci ha detto Cable. Soprattutto, hanno già il Master Emerald e hanno messo fuori gioco Knuckels. Per non parlare del fatto che la nostra unica chance per vincere ora è nelle mani di Eggman. Ti rendi conto di quello che stiamo affrontando? Se falliamo moriremo tutti-
Come Sonic aveva sospettato, lo stress di Antoine era dovuto ai dubbi che condividevano tutti loro. Aveva ragione: non si erano mai trovati in un momento così tragico come quello. Il suo ragionamento non faceva una piega, ma come poteva lui, Antoine D’Coolette, il Capo delle Guardie Reali, il futuro re di Mobius, sentire già il sapore della sconfitta in bocca? Il riccio blu lo conobbe quando aveva tredici anni, lo stesso giorno in cui conobbe di persona Re Maximilian. Era sulle tracce di Scourge the Hedgehog che, assieme alla sua squadra, aveva messo in atto un attentato alla vita del sovrano. Fu in quel giorno che nacquero i Freedom Fighters, il gruppo in grado di affrontare qualsiasi minaccia si presentasse alla porta.
-Hai solo paura, Antoine, proprio come ne abbiamo tutti. Hai ragione, loro ora sono in vantaggio rispetto a noi, ma cosa dovremmo fare? Arrenderci in partenza? Hai sentito cosa ha detto Cable: vogliono portare un dio nel nostro mondo che, come prima cosa, farà una strage in cui noi saremo coinvolti. È proprio per questo che non possiamo arrenderci: non possiamo lasciare che le nostre famiglie, i nostri amici e la gente di tutto il pianeta vengano massacrati da un mostro del genere. Dobbiamo fermare quei mostri ad ogni costo, ma per farlo dobbiamo esserci tutti, te compreso. Sei un grande eroe Antoine, tutto il mondo lo sa, ma soprattutto, Sally lo sa. Lei crede in te più di chiunque altro, ma ora voglio confidarti una cosa. Ogni volta che mi trovavo in difficoltà, io cercavo di comportarmi come avresti fatto tu. Lo sai il perché? Perché se riuscissi a diventare la metà dell’eroe che sei sarei abbastanza forte da affrontare qualsiasi cosa-
Alla fine Sonic era riuscito ad ammetterlo. Fin da quando si conobbero, Sonic aggiunse fra i suoi mentori il coyote dai capelli biondi. Per certi aspetti lo aveva sempre invidiato, soprattutto per quanto riguardava la principessa che Antoine era riuscito a conquistare. Antoine sbarrò gli occhi per lo stupore, sentendo una piccola lacrima scendergli giù per le guancie. Non cercò nemmeno di nasconderla poiché era rimasto troppo colpito da quelle parole.
-Sonic.. io..-
-Voglio solo che tu mi risponda a questa domanda, Antoine- lo interruppe Sonic agitando lievemente per le spalle -Sei con noi?-
Il riccio blu vide negli occhi dell’amico una scintilla che conosceva bene. Era un sintomo del fuoco che gli batteva in petto, quel grande cuore che gli conferiva la forza necessaria per combattere fino alla fine, di vivere fino all’ultimo respiro, per difendere ciò in cui credevano.
-Sono con te, amico-
Il riccio sorrise gioioso a quella risposta.
-Allora ci conviene raggiungere gli altri. Probabilmente, tra poco saremo già in viaggio- disse Sonic dando un leggero buffetto al braccio del futuro sovrano.
-Hai ragione, ma.. ho bisogno di cinque minuti-
Antoine sembrò vergognarsi a quella richiesta, ma il suo sorridente amico blu non poté fare altro che acconsentire.
-Non ti preoccupare, ti aspetto fuori-
Detto questo, Sonic si avviò fuori dal bagno. Come ultimo gesto di incoraggiamento, si girò di nuovo verso il coyote e gli fece uno dei suoi celeberrimi occhiolini. Antoine sorrise, ma, non appena sentì la porta chiudersi, il suo volto, così come il suo umore, cambiarono totalmente, ritornando al suo stato iniziale. Fece leva sul bordo del lavandino agganciato alla parete posto accanto a lui, scuotendo la testa per allontanare quel pensiero che lo assillava da quando aveva saputo della strage di Echidnapolis. Aveva questa sensazione che continuava a pungerlo senza sosta, come una zanzara che non voleva saperne di volare altrove. Tirò su la testa e si guardo allo specchio, sentendo la testa pesante e le gambe deboli. Avrebbe tanto voluto dire a Sonic che c’era qualcosa che non andava. Non era solo la paura, l’impotenza e tutto il resto, c’era qualcosa di strano. Era da un mese che aveva cominciato a fare dei sogni assurdi, identici a quello che aveva fatto durante la sua tormentata notte di nozze. Forse era l’agitazione per l’essere diventato un membro della famiglia reale prima e per la comparsa di Kadma e dei suoi assassini dopo. Era troppo per lui, non riusciva a sostenere quella situazione. Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo specchio quando, come se stesse sognando, ci fu qualcosa all'interno che lo fece sobbalzare. Forse fu dovuto a causa dei suoi pensieri negativi, ma la figura riflessa nello specchio, forse per un millisecondo, non sembrò essere la sua. Si portò una mano al petto, sentendo il cuore battere all'impazzata. Alla fine la paura aveva avuto il sopravvento su di lui e, come se non bastasse, i suoi dubbi si radicarono fino a diventare una certezza.
Se Kadma aveva l’obbiettivo di terrorizzarli, ci era riuscita.

  
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