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Autore: IMmatura    05/05/2015    2 recensioni
"Nell’insolito silenzio di quel giorno il rumore dei passi di Haruka rimbombò per le quattro pareti bianchicce. Il ragazzo entrò lamentandosi di una certa commessa del supermarket che, a suo dire, si era sbagliata con il resto. Portava due grossi sacchetti della spesa, il cui contenuto invase immediatamente il piano da lavoro. Mele grosse e dalla buccia lucida rotolarono ovunque, mentre lui si protendeva cercando di riacchiapparle al volo. Se Seiko fosse stata d’umore migliore, l’avrebbe trovata una scena buffa."
Una sciocchezzuola come un'altra: Seiko è giù di morale e ad Haruka tocca cercare un modo per tirarla su...con dolcezza ;)
[Potete interpetarlo come un pairing, o come semplice amicizia...io li shippo, ma non impongo niente a nessuno u.u]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Aya Nakahara; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Tarte tatin

Persino i raggi del sole, quel pomeriggio, sembravano svogliati. Deboli e obliqui, offuscati da un velo di nuvole, entravano nell’aula di economia domestica disegnando un ambiente in bianco e nero. Il piano da lavoro, di metallo, ospitava alla rinfusa terrine, cucchiai ed altri strumenti. Talvolta le mani di Seiko sollevavano lentamente una frusta o un bicchiere in un alternarsi di propositi e ripensamenti. Sospirò stancamente ripensando al dialogo avuto poche ore prima di fronte alla palestra: altre ragazze che le avevano chiesto se era vero quel che si diceva di lei in giro, più educate, questo doveva riconoscerlo, di quelle messe “al loro posto” dalla sempai Koizumi la scorsa volta. Non c’erano stati commenti crudeli, ne sogghigni e gomitate.

No, Seiko non era triste: la sua era soprattutto stanchezza. Era stanca di quelle richieste più o meno insistenti di giustificazioni, quasi che quell’errore, neppure suo, fosse una colpa.

In genere a quell’ora era già intenta a canticchiare, al ritmo dei colpi di frusta sul fondo di una ciotola. Nell’insolito silenzio di quel giorno il rumore dei passi di Haruka rimbombò per le quattro pareti bianchicce. Il ragazzo entrò lamentandosi di una certa commessa del supermarket che, a suo dire, si era sbagliata con il resto. Portava due grossi sacchetti della spesa, il cui contenuto invase immediatamente il piano da lavoro. Mele grosse e dalla buccia lucida rotolarono ovunque, mentre lui si protendeva cercando di riacchiapparle al volo. Se Seiko fosse stata d’umore migliore, l’avrebbe trovata una scena buffa.

-Buongiorno sempai Haruka.- si limitò invece a dire, accennando un sorriso incerto.

Ottenne una risposta esclamata con voce stridula e fin troppo carica d’entusiasmo.

-Buongiorno! Ho avuto un’idea fantastica, stamattina...- esordì, continuando a lottare con i frutti ribelli e col resto del contenuto della spesa.

A voler essere sinceri, era un pensiero che aveva punzecchiato la mente del ragazzo più volte in quegli ultimi giorni, tormentandolo quella mattina in particolare. Quella ricetta gli si era ripresentata alla mente con un’insistenza di necessità e uscendo da scuola era andato direttamente a comprare gli ingredienti senza neppure fare pranzo. Finalmente, rimesso ordine sul tavolo, si degnò di notare l’aria spenta di chi aveva accanto. Non era difficile attribuire la cosa alle due ragazze che aveva incrociato in corridoio, di ritorno dalla palestra. Non aveva prestato particolare attenzione alle loro parole (stava cercando Risa...), ma gli era parso di capire che ruotassero attorno a Seiko e alle solite, stupide, chiacchiere annesse.

Ed aveva abbandonato la sua ricerca per andare a fare la spesa, quasi meccanicamente.

Seiko non riusciva a capire se Haruka stesse evitando di fare domande per non metterla a disagio, o fosse talmente concentrato sulla sua idea da non aver fatto caso al suo umore. In ogni caso sembrava seriamente intenzionato a prendere il comando della cucina, il che non prometteva nulla di buono.

Si ritrovò immediatamente nel ruolo di sguattera, a pelare mele, mentre lo “chef” annunciava alle rimbombanti pareti l’intenzione di preparare la pasta brisè. Era di un’allegria spropositata e, in qualche modo irritante. Chiacchierava più del solito, il che non giocava a favore della preparazione di quella che, a quanto pareva, sarebbe stata una specie di crostata. Il sempai Haruka era irrimediabilmente incapace di preparare una pasta della giusta consistenza: sbagliava sempre qualcosa nelle dosi, per distrazione, ed oggi era tutt’altro che concentrato.

Si sforzava di sembrare allegro, e smuovere un po’ quell’atmosfera stantia, gestendo contemporaneamente un impasto che poteva ribellarsi in qualsiasi momento contro di lui... era troppo pretendere un minimo di collaborazione? Il primo segno di vita di Seiko, invece, arrivò dopo un tempo interminabile.

-Hai pesato la farina?-

-Certo che l’ho pesata, cosa credi. Non ti fidi di me, per caso?-

L’occhiata che ottenne in risposta era più eloquente di mille parole-

-Bene, donna di poca fede, preparati a rimangiarti tutto, perché rimarrai strabiliata!- si ritrovò a ribattere, chinandosi leggermente per sfidare direttamente il suo sguardo con determinazione... ed un’espressione tanto contrita e ridicola da strappare a Seiko il primo sorriso spontaneo della giornata.

Rotto il ghiaccio, continuarono il lavoro. Haruka blaterava a ruota libera. Iniziò raccontando di quando viveva e studiava in Europa, ragguagliandola sul fatto che nelle scuole inglesi le vacanze estive duravano molto si più. Tra un sospiro rassegnato e un attimo di panico (“Ho preso lo zucchero?”) la conversazione deviò su una vacanza estiva in Francia.

-Quando ho detto ai miei amici inglesi dove sarei andato hanno storto un po’ il naso...sai, c’è questa specie di rivalità atavica tra loro e i francesi. In ogni caso, devo ammettere che i francesi vincono, a livello di cucina. Si mangiava divinamente, te lo giuro.-

Di li, Seiko si ritrovò sinceramente incuriosita dal discorso, e poi definitivamente catturata da quell’atmosfera profumata di brioches calde e colorata di abiti eleganti e alla moda. Per la precisione, il racconto ruotava attorno ad un Caffè, dove Haruka aveva assaggiato la torta che stava cercando di replicare quel giorno, dopo aver fatto approfondite ricerche sulla ricetta.

Lei ridacchiò immaginandolo con le mani tra i capelli, mentre cercava di ricordare la trascrizione in caratteri occidentali per cercare su Internet. Proprio una ricerca avventurosa e certosina...

Tornò a disporre le mele come richiesto, con precisione geometrica, per poi cospargere il tutto con abbondante zucchero. Operazione che la lasciava perplessa, ma a cui non si sentì di obiettare. Non era ancora il momento di infierire sul disastro. Qualcosa tuttavia la turbava nel profondo...

-Sempai...ci siamo dimenticati di mettere la pasta.-

-Tutto calcolato, tutto calcolato. Si prepara così la Tarte Tatin, cosa credi?-

-Se lo dici tu...-

-Ma allora non ti fidi proprio di me?- domandò deluso, con un’espressione deformata dalla presunta “profonda offesa” ricevuta. Senza smettere, comunque, di covare con gli occhi la teglia nel forno. Appollaiata su uno sgabello, Seiko pensava a quanto quell’alto ragazzone a volte somigliasse proprio ad un bambino capriccioso e testardo. Fortunatamente con lei aveva pian piano abbandonato tutti quegli atteggiamenti distaccati ed artefatti con cui intratteneva le sue relazioni. Maschere non necessarie: in fondo anche questo sempai Haruka, meno montato (in tutti i sensi), era carino. Peccato fosse davvero difficile scovarlo. Non si vergognò troppo di quel pensiero, inserendolo mentalmente come prossima obiezione di quel perenne discorsetto che intraprendevano, a singhiozzo, sulle sue sei “fidanzate”.

Disposero la pasta e poi tornarono ad aspettare. Adesso anche lei era china di fronte al forno. Irresistibile quel profumo dolce, che entrava dalle narici assieme al tepore della cottura. Le mele, che si erano caramellate, avevano impregnato del loro aroma tutta l’aula, adesso più luminosa e calda. Si era fatto tardo pomeriggio.

-Passato?-

-Cos...oh, te ne eri accorto?- chiese, imbarazzata. Anche il suo viso si tinse di una sfumatura rossastra.

-Certo che me ne ero accorto: non sono stupido come un certo nanetto di mia conoscenza!-

-Il sempai Otani non è stupido!- ribatté Seiko tirando un leggero colpetto di gomito al suo braccio, a cui lui rispose con un tentativo di scompigliarle i capelli. Seiko scattò in piedi. Nessuno doveva rovinare la sua acconciatura. Nessuno.

Il timer trillò proprio in quel momento, costringendola a spostarsi per lasciare spazio ad Haruka, intento a sfornare.

-Adesso devo girarla...- sembrava nervoso. -Questo è il passaggio più difficile, riesce una volta su dieci, dicono.-

-Quindi servono ben due miracoli?- chiese lei allarmata.

-Perché, il primo quale sarebbe, scusa?- chiese lui, confuso, rischiando di scottarsi.

Seiko si morse la lingua per evitare di borbottare qualcosa a proposito di burro e pasta sfaldata e, incredibile ma vero, il miracolo accadde. La Tarte Tatin era integra e più che accettabile, soprattuto agli occhi inesperti di Seiko.

-Ha un aspetto davvero invitante! Così si chiama “Tarte Tatin”?- chiese, sforzandosi di pronunciare correttamente quel nome in una lingua a lei non molto familiare.

-Si. L’ho assaggiata la prima volta in quel Caffè di cui ti parlavo...la proprietaria era una donna gentilissima. Ci ha dato qualche consiglio su quali posti visitare e mi ha raccontato anche una cosa curiosa.-

-Cioè?-

-La storia di questa torta. In pratica, c’era un albergo... il nome mi sfugge... diretto da due sorelle. Una si occupava della gestione e l’altra, Stephanie, cucinava per gli ospiti. Stephanie Tatin, la torta ha preso il nome da lei, del resto. In pratica un giorno stava cucinando la sua famosa crostata di mele per gli ospiti, ma nella fretta di preparare anche altre cose dimenticò di mettere la pasta. Così si inventò questa ricetta, facendo caramellare le mele con lo zucchero e mettendo sopra la pasta, per poi rovesciare il tutto e...beh, il risultato fu qualcosa del genere. E piacque tantissimo!-

-Ma dai, sul serio?- chiese Seiko, cercando del frattempo un coltellino per tagliarsene una fetta. Adesso era ancora più curiosa di assaggiarla.

-Tutto vero. Non faceva che ripetere, la signora Francine, che era scontato. Diceva che “quasi tutte le ricette migliori sono nate da un errore”.-

Seiko quasi si strozzò con il boccone. Deglutì a fatica, sforzandosi di darsi un contegno.

-E...e tu sei d’accordo?- chiese, con ancora un groppo alla gola, mentre si avvicinava al lavello per riempirsi un bicchiere d’acqua.

-Non saprei...comunque la Tarte Tatin è la mia torta preferita.-

E fu più o meno così che, contro ogni previsione, Seiko si ritrovò a stritolare in un abbraccio il sempai Haruka.

 

 

 

Angolo di IMma

Ebbene si: Seiko e Haruka. Di nuovo. Perdonatemi ma il mondo ha bisogno di questi due amorini patatosi (?) *.*

Penso di essere l’unica al mondo a non trovare sommamente irritante Haruka... la verità è che, poverino, ogni tanto secondo me ha anche buone idee, solo troppo confuse. Vedasi nella fic dove non si rende conto nemmeno lui di averne fatta, almeno stavolta, una giusta xD

Al di la del fanghirleggiamento fine a se stesso devo dire che non sono esattamente soddisfatta del risultato. Sarà che esco da un periodo in cui non ho scritto granchè, per cui sono un po’ fuori allenamento, ma ho l’impressione di non essere riuscita a dare pienamente forma a quel che volevo esprimere. Nella mia testa l’idea era molto più figa T.T

Perciò chiedo più che mai la vostra opinione. Qualsiasi suggerimento è bene accetto, così come eventuali critiche (tranne alla coppia, quella per me è un dogma, e non riuscirete a riportarmi alla ragion...al canon!). Ovviamente anche se la storia vi è piaciuta e volete farmelo sapere liberissimi, la mia autostima vi sarà eternamente grata.

Saluti

IMmatura

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