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Autore: Kary91    06/05/2015    6 recensioni
[Famiglia Hawthorne | Fluff | Slice of Life]
“Ragazzi, sto bene. Davvero” ripeté con voce ferma Hazelle, ignorando il cerchio alla testa che avvertiva. “Ci sono donne che sono costrette ad andare in miniera tutti i giorni anche con bronchiti e polmoniti; io ho solo un po’ di raffreddore, due linee di febbre non mi renderanno di sicuro moribonda.”
“Che vuol dire morebionda?” chiese subito Posy, appoggiandosi allo schienale della sua sedia.
“Che ha mangiato tante more ed è diventata bionda” rispose con un sorrisetto Rory, facendo ridere il fratello minore. Anche Hazelle sorrise, mentre osservava con tenerezza l’espressione confusa della bambina.
“Io non voglio far diventare la mamma bionda, è già bella così!” esclamò Posy, dopo aver riflettuto sulla questione.
“Allora convincila a mettersi a letto” le rispose Rory, indicando la madre con il mestolo. Fece una smorfia, quando si rese conto che aveva gocciolato dappertutto.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Hazelle Hawthorne, Posy Hawthorne, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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Questa storia è stata scritta per l’iniziativa “Ready, Set, Prompt!” indetta dal gruppo FacebookThe Capitol”. Il prompt è: “Scrivi una storia in cui  uno dei personaggi si prende l’influenza e l’altro lo accudisce”. Questa storia si ispira anche al promptPosy/Hazelle – “Oggi faccio io la mamma” lasciatomi da Macy McLaughlin per l’iniziativa Girotondo di Prompt e al promptcarezze impacciate” della tabella caress della challenge 30 modi di amare, più qualche delizia indetta da Eireen_23.

 

Oggi faccio io la mamma!

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Hazelle cercò, senza successo, di trattenere l’ennesimo starnuto. Si portò al volto le mani insaponate, prima di sospirare e scoccare un’occhiata rassegnata alla tinozza piena d’acqua che aveva di fronte. C’erano ancora diverse ceste di biancheria da lavare e doveva preparare la cena per i ragazzi, ma il mal di testa stava incominciando ad avere la meglio su di lei. Si sentiva debole e i brividi le percorrevano la schiena ogni qualvolta sfiorasse l’acqua. Continuò ugualmente a lavorare, cercando di sbrigarsi per finire più in fretta.

Quella non era affatto la settimana migliore per ammalarsi: tramite la figlia della lattaia – Eileen – che era amica di Rory, Hazelle era riuscita a rimediare un paio di  nuovi clienti e non poteva consegnare la biancheria in ritardo proprio il primo giorno di lavoro.

Era abituata a lavorare con l’influenza e fortunatamente non faceva nemmeno così freddo, così riuscì a riprendere e a mantenere il ritmo con cui lavava di solito, interrompendosi solo per soffiarsi il naso.

Al quarto starnuto di fila, i suoi tre figli più piccoli fecero capolino dalla camera da letto. Rory e Vick si scambiarono un’occhiata preoccupata.

“Hai bisogno di medicine, mamma?” chiese il maggiore dei due, appoggiando una spalla alla parete, come faceva spesso Gale. “Posso fare un salto da Prim e chiedere a sua madre se ha qualcosa per te.”

“Che ne dici se ti aiutiamo con il bucato?” chiese Vick, prendendo uno sgabello per sedersi di fianco alla madre. Posy balzò subito sulle sue ginocchia, per poter raggiungere meglio il catino in altezza. Immerse le dita nell’acqua insaponata e se le portò al volto per soffiarci dentro, cercando di fare delle bolle di sapone.

Hazelle rivolse un sorriso stanco ai due figli più piccoli.

“Non ce n’è bisogno, ho quasi finito” rassicurò i tre ragazzini, prima di rivolgersi a Rory.  “Sto bene, amore, è solo un po’ di influenza. Però avrei bisogno di una mano con la cena: potresti mettere a scaldare la zuppa mentre me la vedo con questo lenzuolo? C’è una macchia che non vuole proprio sapere di andare via” commentò, sfregando un po’ più forte sul tessuto.

“Va bene”  acconsentì Rory, raggiungendo i fornelli. Mentre la madre non guardava, incrociò lo sguardo di Vick e gli indicò la donna con un gesto del capo, come a volergli suggerire di tenerla d’occhio; il ragazzino annuì.

“Ma mamma…” intervenne in quel momento Posy, scendendo dalle ginocchia del fratello maggiore. “… Se hai l’influenza devi dormire. E bere il brodo caldo e ascoltare una favola e farti fare le carezze. Io, quando ho l’influenza, faccio tutte queste cose.”

Hazelle sorrise intenerita; le sarebbe piaciuto dare un bacio sulla fronte alla figlioletta, ma non voleva rischiare di attaccarle il raffreddore. Fece per risponderle, ma fu costretta a interrompersi per starnutire di nuovo.

“Sul serio mamma, dovresti andare di là a riposarti” intervenne a quel punto Vick, appoggiandole una mano sulla spalla. “Il bucato lo puoi finire dopo e alla cena ci pensiamo io e Rory.”

“Tanto adesso dovrebbe tornare anche Gale”  s’introdusse nel discorso Rory, mentre sistemava la pentola di zuppa sul fornello. “Se ha fatto così tardi è perché ha rimediato qualcosina di buono; probabilmente saremo a posto per un paio giorni.”

“Ragazzi, sto bene. Davvero” ripeté con voce ferma la donna, ignorando il cerchio alla testa che avvertiva. “Ci sono donne che sono costrette ad andare in miniera tutti i giorni anche con bronchiti e polmoniti; io ho solo un po’ di raffreddore, due linee di febbre non mi renderanno di sicuro moribonda.”

“Che vuol dire morebionda?” chiese subito Posy, appoggiandosi allo schienale della sua sedia.

“Che ha mangiato tante more ed è diventata bionda” rispose con un sorrisetto Rory, facendo ridere il fratello minore. Anche Hazelle sorrise, mentre osservava con tenerezza l’espressione confusa della bambina.

“Io non voglio far diventare la mamma bionda, è già bella così!” esclamò Posy, dopo aver riflettuto sulla questione.

“Allora convincila a mettersi a letto” le rispose Rory, indicando la madre con il mestolo. Fece una smorfia, quando si rese conto che aveva gocciolato dappertutto.

“Proteggiamo i suoi capelli neri!” gli diede corda il fratello, sfilando con delicatezza il lenzuolo dalle mani della madre.

“Ragazzi…” li ammonì debolmente Hazelle. Quando Posy cercò di farla alzare sospirò, ma non oppose resistenza.

“Vieni, ti proteggo io!” esclamò a quel punto la bambina, guidandola fino alla camera da letto. “Oggi faccio io la mamma” aggiunse con fare serio, gonfiando orgogliosa il petto.

Hazelle si voltò per tornare al catino, ma il suo posto l’aveva già occupato Vick.

“Non voglio che resti troppo tempo con le mani a mollo” gli ricordò la donna, il cui viso era tornato a farsi preoccupato. “Lo sai, Vick. Ti ammaleresti un’altra volta.”

“Finisco solo questo lenzuolo” la rassicurò il ragazzino, prima di venire interrotto da due manine appoggiate sulle guance. Posy gli mise le dita sul volto per attirare la sua attenzione.

“Non devi stare con le mani nel mollo!” lo rimproverò, cercando di utilizzare un tono di voce severo. “Ti ammali un’altra volta, poi!”

Hazelle si mise a ridere.

“Non ti preoccupare, tolgo subito le mani dal mollo!” scherzò Vick, asciugandosi le dita nella felpa e chinandosi per darle un bacio sui capelli.

Rory smise di occuparsi della zuppa e sorrise malandrino in direzione della mamma.

“Lo vedi? Puoi andare a dormire tranquilla, hai già una perfetta sostituta!”

Hazelle si portò le mani sui fianchi.

“Volete proprio liberarvi di me, eh?” scherzò, mentre i due figli maggiori si scambiavano sguardi complici.

“Dai, vieni a dormire, bambina mia!” esclamò a quel punto Posy, trascinando per mano la madre fino alla camera da letto.

Rory aggrottò le sopracciglia.

“Bambina mia?”

“Cappuccetto Rosso” si limitò a rispondergli Vick, dando una scrollata di spalle. “Il lupo, quando si traveste da nonna, parla più o meno così.”

Rory fece una smorfia.

“Ho capito, bambino mio” borbottò facendo la voce grossa. Vick sorrise e gli lanciò uno strofinaccio, dando il via a una turbolenta battaglia di stoffa e pezze per pulire.

Nel frattempo, nella stanza a fianco, Posy aveva convinto la madre a stendersi sul letto.

“Il brodo, però, non lo so fare” spiegò la bambina, facendo del suo meglio per rimboccarle le coperte. “Ma quanto torna Gale gli dico di prepararlo, tanto lui sa fare tutto!”

Hazelle sorrise. Fece segno alla piccola di sedersi di fianco a lei e Posy si arrampicò sul letto.

“In realtà mi sento già un po’ meglio” rivelò in un sussurro la madre, sistemando qualche ciocca di capelli dietro l’orecchio alla bambina. “Sei proprio brava a fare la mamma.”

Posy sorrise allegra e il suo sguardo si accese di orgoglio.

“Posso raccontarti una storia, adesso?” chiese, mettendosi a gambe incrociate sul materasso.

La madre starnutì un paio di volte, prima di riuscire ad annuire.

Posy incominciò ad accarezzarle i capelli con gesti leggeri, ma un po’ impacciati, da bambina. Infine si mise a raccontare, parlando sottovoce come faceva Hazelle quando la figlia era malata e lei cercava di addormentarla.

“C’era una volta una bambina che si chiamava Cappuccetto Rosso. E aveva una mamma. E una nonna. Un giorno, la mamma gli dice: ‘Bambina mia, porta queste cose alla nonna che sta male.’ E Cappuccetto dice di sì…”

Hazelle socchiuse gli occhi, divertita e intenerita al tempo stesso dalla parlantina della piccola di casa. Le carezze di Posy non cessarono nemmeno quando la donna chiuse le palpebre del tutto, rimanendo sospesa a metà fra il sonno e la veglia.

La voce della sua bambina continuò a cullarla, mescolata ai familiari e confortanti, rumori che provenivano dalla cucina: l’acqua del catino, il tramestio di posate, la porta d’ingresso che si apriva e la voce del suo primogenito che si univa alle risate dei due fratelli minori.

Hazelle si addormentò col sorriso, trovando la forza – forse per la prima volta da tempo – di abbassare la guardia e cedere il testimone al resto della famiglia. Fidandosi dei suoi figli e ringraziandoli in silenzio, per il sostegno che riuscivano a darle anche quando avrebbe potuto sforzarsi di resistere. Amandoli, come li amava sempre, ma un po’ di più. Così come le capitava di fare ogni giorno.

La favola di Posy si concluse una decina di minuti prima che la donna riuscisse, finalmente, a prendere sonno.

Le ultime cose che sentì mentre si addormentava furono un psss! di Rory rivolto a Posy e il sussurro di risposta della bambina.

“No, tranquillo, ho controllato! Ha ancora i capelli neri!”

 



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