08/05/2015
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È qui, davanti a te.
La vedi seduta su una panchina qualunque di Seattle.
No, non è una panchina qualunque.
È la panchina del vostro primo incontro.
Continui a fissare da lontano il suo profilo, assorto in chissà quali pensieri.
Come avevi fatto la prima volta, ti avvicini e ti siedi accanto a lei, senza distogliere lo sguardo.
“Ehi..” ti dice dopo qualche minuto di silenzio, ancora intenta a guardare davanti a sé le luci della città.
Decidi di sfiorarle la mano con la tua, cercando di attrarre la sua attenzione su di te.
Ma il suo sguardo continua a sfuggire il tuo, e non capisci se voglia evitarti o se lo faccia per paura che tu possa leggerle dentro.
Perché lo sapete entrambe che vi basta uno sguardo per capirvi.
O almeno per intuire se ci sia qualcosa che non va.
Lo sapete.
E tu sai che questa cosa la spaventa. Da sempre.
È da un po' che non ti lascia entrare, che cerca di isolarsi dal mondo, che si chiude in se stessa e prova a combattere da sola ciò che ha dentro.
E si è allontanata anche da te, quando fino a poco tempo fa riteneva che fosse una mossa stupida, che avrebbe sofferto troppo se non ti avesse avuta accanto, se ti avesse persa.
Eppure ora come ora ti sta perdendo, ma forse né tu né lei ve ne state accorgendo.
È difficile non vedere il dolore nei suoi occhi, non riesci a rimanerne indifferente perché sai che i suoi tormenti interiori la stanno logorando, e in qualche modo, per qualche strana ragione, soffri anche tu con lei.
Ma non puoi farci nulla, perché non ti lascia entrare.
Non puoi farci nulla, perché anche se lo facesse, non sapresti come risanare quelle ferite che sanguinano da anni.
Ti guarda, riconosce la preoccupazione nei tuoi occhi, e sorride, un misto tra rassegnazione e dolcezza.
"Sto bene" ti dice, aspettandosi che tu le creda.
Abbassi lo sguardo, spostando il braccio in modo che tu possa cingerle le spalle, accorciando i centimetri che vi separano e stringendola a te.
Si avvicina con tutto il corpo, appoggiando la testa nell'incavo tra il tuo collo e la tua spalla, e la senti sospirare lievemente.
Forse ti può bastare questo per aiutarla.
Forse è abbastanza.
Forse invece dovresti mollare la presa, e sperare che riesca a trovare qualcuno in grado di renderla felice.
Non contenta, felice. Felice per davvero.
Forse..
Ma sei consapevole di non riuscirci, ed egoisticamente non puoi fare altro che stringerla più forte.
Si alza dalla tua spalla, in modo da guardarti negli occhi.
"Ehi.." sussurra ancora.
Abbassi lo sguardo, senti le lacrime salire.
Dannazione succede sempre così, dovresti imparare a trattenerti.
"Parlami.." insiste Santana, tirandoti su il mento con due dita, in modo che i suoi occhi possano nuovamente specchiarsi nei tuoi, ormai fin troppo lucidi.
"Come stai?" le chiedi, dopo un po', perché è questo che ti preoccupa.
Vuoi sapere come stia lei, cosa stia pensando lei.
"Così.. Però tu non fare quel faccino" risponde accennando un sorriso.
Sorridi anche tu, distogliendo nuovamente gli occhi, mentre le lacrime rischiano di cadere.
Ma devi resistere, ti importa di lei ora.
Ti muovi all'improvviso, ma sempre delicatamente, e le prendi il volto con le mani, per baciarla con tutto l'amore che tu possa trasmetterle.
Perché in quel bacio ci siete voi.
Ci sei tu, che vuoi proteggerla, amarla.
E c'è lei, che non vuole essere protetta, che vuole farcela da sola, ma che sa che nel caso in cui crollasse ci saresti tu dietro a tenerla in piedi.
Ci siete voi, che in qualche modo, tra alti e bassi, state lottando insieme, o almeno così credi.
Hai sempre paura a parlare di voi come "voi", forse a causa della tua insicurezza cronica che ti porta a pensare a tutti gli scenari più negativi, e magari quindi quello che provi tu non è uguale a quello che prova lei e magari lei non vuole lottare o averti pronta a sorreggerla o non lo sai e semplicemente pensi troppo.
Le vostre labbra si staccano e lei appoggia la fronte alla tua, sospirando e chiudendo gli occhi.
"Lo sai che ti amo vero?" ti dice all'improvviso riaprendo gli occhi e puntandoli dritti verso i tuoi.
Ed è questo ciò di cui hai bisogno.
Queste semplici due parole, 'ti amo', che era da tanto che non sentivi pronunciarle dalla sua voce.
Due parole e tutte le preoccupazioni sono svanite dalla tua mente.
"E tu lo sai che ci sono sempre vero? Anche se non vuoi parlare, sono qui, accanto a te, cerco di farti capire che ci sono anche cose belle, in mezzo a questo schifo che ti opprime" le rispondi, quasi senza indugiare.
Ci sei tu, tu non fai parte dello schifo.. no?
"Lo so.." sussurra senza guardarti.
Il silenzio cala su di voi, ancora abbracciate, a guardare il paesaggio davanti ai vostri occhi. Ma tu stai ancora guardando lei.
Anche sta volta non hai risolto nulla.
Ma almeno sai che ti ama ancora. E lei sa che tu sia li per lei e lei soltanto.
Dopo un'oretta ritornate a casa, insieme, e vi coricate l'una accanto all'altra sul letto, in modo che il tuo corpo possa scaldarla, come piace tanto a lei.
E come piace a te, perché ami sentire il suo corpo incastrarsi perfettamente col tuo.
"Buonanotte" le sospiri nell'orecchio, quando ormai si è già addormentata.
"Torna.." concludi prima di addormentarti anche tu, accarezzando il suo volto.
ok questa è una ff scritta un po' a caso in preda ad un momento di depressione ahahah quindi niente, spero che voi lettori invece siate felici (?) e basta mi ritiro ahah
grazie a chiunque abbia speso qualche minuto leggere questa storia <3