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Autore: claws    09/05/2015    3 recensioni
Da qualche parte bisogna pur ripartire, no?
[In ricordo di Peppino Impastato][≈600 parole]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie della Storia'
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Uno di quei ricordi







A Feliciano piace andar giù e trovare una temperatura che sia quella dell’estate perfetta: su a Milano c’è un umido che fa sciogliere le gambe fino a farle diventare un budino.

Giù, invece, al mare – lì c’è un po’ di vento che lo fa respirare. Sulla strada costiera, oltre a esserci brezza e odore di acqua marina, ci sono tante belle ragazze e tante barche.

Ehi, chissà quanti di questi barcaroli pagano le tasse--!

 

Lui e suo fratello hanno deciso che quel giorno lì se lo sarebbero goduto insieme, per le strade che danno sul porto, un po’ come Feliciano fa quando si ritira a mangiare fonduta o sciatt sul lago di Como.

«Ma allora, Feli, all’EXPO ci vai o no?»

Feliciano guarda il fratello, tira fuori un’espressione strana che Lovino non riesce a capire (e la cosa fa imbestialire Lovino). Feliciano dice qualcosa di incomprensibile, qualcosa che nel loro linguaggio segreto non esiste.

«Feli--» Lovino lo dice col tono di una madre che sta imbastendo il discorso memorabile da fare a un figlio mascalzone.

«Solo se ci vieni anche tu.»

«Adesso mi ricatti pure, eh?!»

«Ehi, ehi, fratellone, scherzo!» Dice Feliciano, sorridendo. «Ci sto ancora pensando. E lo so – lo so che è già cominciato. Ma ho ancora un sacco di tempo per decidere!»

Lovino non gli risponde.

«E poi tutti gli anni vengo qui da te. Vuoi che me ne vada?»

«No, no, Feli, questo mai. Sono solo un po’, come si dice, stressato.»

Sono seduti uno al fianco dell’altro su una panchina. A un certo punto, si guardano negli occhi e sorridono. «E chi non lo è, di ‘sti tempi?» Domanda Feliciano.

Poi rimangono in silenzio per un po’. Le onde si infrangono sulla riva e basta quello perché non ci sia bisogno di riempire il silenzio di parole – lo riempie già il mare con la sua grande e infinita ricorsività.

«Abbiamo così tanti problemi, Lovi. Io vorrei davvero poter rispettare le regole, ma – come diceva il nonno? Un Paese con tante leggi è un Paese corrotto.»

«Be’, non lo diceva proprio il nonno, ma comunque il fatto è quello.» Lovino gesticola un sacco quando parla, forse anche più di Feliciano. «Vorrei avere un po’ più di energia. Ma se non ce l’ho io, vuol dire che non ce l’hanno neppure i nostri concittadini.»

«Hai ragione, Lovi.»

«Lo so. Io ho quasi sempre ragione, e tu comunque non ce l’hai quasi mai, Feli.»

Feliciano sorride, ma è un sorriso dimesso, quello di una persona che si è stancata perché ha troppi pensieri per la testa. Nel caso di Feliciano potrebbero essere mille pensieri oppure soltanto un unico grande pensiero che lo schiaccia, ma Lovino non riesce a capirlo.

Lovino non capisce Feliciano ormai da qualche tempo. Probabilmente, è una cosa reciproca, ma – non capendolo – non sa dirlo. Dopotutto, già capire se stessi non è così semplice, anche se hanno vissuto per secoli.

«La vuoi una granita al limone, Feli?»

«Sì, fratellone.»

Per motivi diversi (forse), a entrambi viene in mente una vecchia canzone che comincia con Nato nella terra dei vespri e degli aranci, ma nessuno dei due dice altro.

Però, intanto, per un momento un pensiero di ognuno di loro è stato come una campanella che suona, il cui suono si diffonde attorno e quando incontra un altro suono insieme generano un cambiamento nell’onda registrata. È un po’ come se i loro pensieri si toccassero, come se si stringessero la mano o si dessero il cinque.

Da qualche parte bisogna pur ripartire, no?


















Note Autrice:

Eccoci al mio annuale tributo al caro, vecchio Peppino. Già che c’ero non potevo esimermi dal nominare l’EXPO, quindi... be’, insomma, eccoci qua e basta.

Nato nella terra dei vespri e degli aranci è una citazione da Cento Passi dei Modena City Ramblers, perché io li adoro, perché scrivono queste cose e le musicano e fanno meraviglie.

Forse per ‘sto Paese c’è ancora speranza. Be’, io spero sempre, e spero che altri sperino insieme a me.

La smetto di coniugare il verbo sperare, giuro, ma – qualcosa dobbiamo pur metterlo in moto. Si deve resistere. Questo mi fa venire in mente che mi auguro che abbiate trascorso anche un bel 25 Aprile.

Grazie per aver letto.

 claws_Jo

  
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