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Autore: halom    09/05/2015    3 recensioni
"Ma Kenobi non può fare nulla di tutto questo e non gli resta altro che rimanere nascosto, per vegliare da lontano.
Per piangere in silenzio."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luke Skywalker, Obi-Wan Kenobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da lontano
 
Il deserto di Tatooine è una clessidra. Enorme, ed a cielo aperto. Il tempo scorre insieme ai granelli di sabbia che il vento sposta in continuazione. Ogni tanto li culla dolcemente sotto l’ardente abbraccio dei due soli, tante volte invece li scompiglia con violenza durante le tempeste.
Il primo sole è sorto da poco, anticipato da un’aurora color oro liquido. La temperatura ancora fredda inizia a farsi più mite. Tra qualche ora diventerà quasi insopportabile.
L’uomo dal mantello marrone tiene ancora gli occhi chiusi, mentre l’astro che sale alle sue spalle lo riscalda poco a poco. Un’altra notte sotto le stelle, ormai sono così tante che non vuole più contarle. Cedere al sonno è una vile fuga fin troppo facile, invece posare lo sguardo su ogni stella e tornare con la mente ad un passato che non c’è più gli sembra la miglior punizione per ciò che ha perduto.
Immerso nella meditazione, è un tutt’uno con il deserto che si sta risvegliando.
Una folata di vento gonfia il mantello che per qualche attimo sembra una banderuola sdrucita. È un pezzo di stoffa che sicuramente ha visto momenti migliori, mentre ora i lembi sono lacerati dal tempo e dall’usura. L’ultima raffica li adagia sulle gambe incrociate.
Quando apre gli occhi, dopo un sospiro più forte degli altri, quasi un singulto, sembra l’emblema della calma, invece nessuno su quel pianeta conosce la voragine di dolore che ha dentro di sé. Si rimette in piedi senza fretta e senza fretta si mette in cammino, con passo sicuro.
Quest’oggi ha preso una decisione.
Gli stivali affondano nella sabbia ed ogni sua orma si perde nella brezza del mattino, cancellata alla svelta. Quando arriva a destinazione il secondo sole è già sorto.
Ci sono degli spuntoni di roccia tra le dune, al crinale est. È il posto perfetto per osservare senza essere visto, abbastanza vicino da non avere bisogno del macrobinocolo, ma lontano a sufficienza da non poter essere notato.
Owen Lars sta armeggiando intorno al landspeeder, caricandovi alcuni attrezzi per riparare i condensatori di umidità. Ci vogliono molto coraggio e tenacia per decidere di non lasciare pianeti inospitali come questo. Beru compare poco dopo, tenendo per mano un bambino che piange calde lacrime di delusione.
«Ma volevo venire anch’io!» il piccolo Luke sfoga il suo disappunto per non poter andare ad aiutare lo zio.
Owen finge di non sentire e non vedere, stringendo le cinghie intorno all’ultima piccola cassa in legno. Beru è più comprensiva.
«Quando sarai un po’ più grande, va bene?» s’inchina davanti a lui, asciugandogli il viso. «L’anno prossimo, prima del nuovo raccolto.»
Luke tira su con il naso, ma non annuisce in risposta. Si rassegna, a testa bassa e non saluta lo zio quando parte. Beru gli scompiglia i capelli in un gesto d’affetto, sussurrando ancora qualche parola di consolazione prima di rientrare in casa.
Il bambino adesso è da solo, tiene le braccia distese lungo i fianchi, un gesto evidente di sconfitta e di delusione. Anche da dove si trova l’uomo dal mantello marrone può vedere la tristezza su quel piccolo volto. Un’espressione così simile a quella del padre che il cuore dell’uomo si stringe in una morsa di sofferenza indicibile. Si leva il cappuccio dal capo, mentre una lacrima gli scivola lungo la guancia e finisce per impigliarsi nella barba.
Eccolo lì, Luke Skywalker: la sua più importante missione ed il ricordo tangibile del suo più grande fallimento.
Obi-Wan Kenobi, ex generale delle Guerre dei Cloni, ex Maestro jedi, in questo momento ha una voglia matta di infrangere il divieto che si è imposto e di correre a gettarsi ai piedi del bambino, per implorare un perdono che sa di non meritare. Vorrebbe stringerlo forte a sé e regalargli in un abbraccio tutta la sicurezza che non ha saputo dare a colui che era il suo miglior amico e che ora è là fuori, chissà dove, prigioniero dell’oscurità del suo cuore.
Ma Kenobi non può fare nulla di tutto questo e non gli resta altro che rimanere nascosto, per vegliare da lontano.
Per piangere in silenzio.
Forse un giorno riuscirà ad accettare pienamente le parole che gli aveva detto il maestro Yoda poco prima di partire per l’esilio.
Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.
Sconsolato, Luke rientra in casa al richiamo di Beru, non senza aver dato prima qualche calcio alla sabbia, così, giusto per sfogare un po’ la frustrazione.
È impaziente come te, Anakin, sorride Obi-Wan tra le lacrime, se solo potessi vederlo. Torneresti indietro per lui?
Il vento che spira da sud è l’unica risposta che il jedi riceve, di nuovo in cammino verso il Mare delle Dune occidentale, mentre il sibilo dell’aria tra le colline di sabbia è un sussurro indistinto che poco a poco prende corpo e chiarezza. Con il cappuccio nuovamente calato sul volto per non farsi abbacinare dai soli, Kenobi ascolta, annuisce e piange.
Sei impaziente anche tu, lo rimprovera con dolcezza la voce di Qui-Gon.
«Lo so, maestro.» smettere di usare quell’appellativo per lui è impossibile.
Lo spirito di Qui-Gon tace di nuovo e non fa obiezioni per quel titolo onorifico di cui non ha più bisogno.
Per gli abitanti di Tatooine questo è un giorno come tanti altri, non sanno che l'alba di una nuova speranza cresce nel segreto del deserto, vegliata nel pianto e nel silenzio.
 
 
Angolo autrice: diamo a Cesare quel che è di Cesare, la frase di Yoda è in realtà di Saint-Exupéry.
La storia è tutta nata dalla splendida immagine che ho trovato in rete. Mi è sconosciuto l'autore, se qualcuno lo sa mi illumini così fornirò i dovuti crediti.
   
 
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