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Autore: vali_    10/05/2015    4 recensioni
"(...) allunga il braccio destro verso il comodino e prende in mano la fotografia della sua mamma, quella che tiene appoggiata all’abat-jour. Si tira su con il busto fino ad appoggiarsi alla testiera del letto con tutta la schiena; osserva quel pezzo di carta spessa con un mezzo sorriso appena accennato, quello che gli viene sempre spontaneo quando scruta quella fotografia, quasi potesse ogni volta trovargli un particolare nuovo"...
Dean è di ritorno da una caccia con il fratello e, quando entra nella sua stanza nel bunker, si prende dei minuti per sé per ricordare una delle cose più belle che siano capitate nella sua vita, qualcosa che, purtroppo, ha perso: sua madre.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Titolo: Photograph
Personaggi principali: Dean Winchester
Collocazione temporale: da qualche parte nell’ottava stagione, post 8x14 “Trial and error”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life
Avvertimenti: nessuno 
Note: Non so per quale motivo, ma le feste – più o meno “importanti” – sono particolarmente ispiratrici per me XD Perciò eccomi tornata con questa one shot, tanto per risollevarci il morale (si fa per dire) dopo gli ultimi avvenimenti del telefilm (sono in lutto T_T).
Non c’è molto da dire, a parte che so benissimo che la canzone che fa da titolo a questa piccola storia parla di tutt’altro amore di quello che è descritto qui, ma ho voluto trovare una chiave di lettura differente… in fondo sempre di amore si parla, no? Anzi, forse certe volte è anche più forte di quello tra due innamorati.
Detto ciò, vi lascio alla lettura. Se vi fa piacere lasciarmi due righe e farmi sapere cosa ne pensate sarò ben felice di leggerle e… tantissimi auguri a tutte le mamme! :)
 

Photograph

We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Our hearts were never broken
And time's forever frozen, still.

 
(Photograph – Ed Sheeran)

 
La stanza è silenziosa, placida e tranquilla. I fucili appesi alle pareti, il letto rifatto con cura che neanche una cameriera di un qualche motel ci metterebbe tanta dedizione – anche se lo fanno di mestiere, di solito si limitano ad aggiustare le lenzuola alla bell’e meglio –, i suoi dischi preferiti sistemati uno accanto all’altro sul mobile di legno poggiato contro il muro ed il ripiano pieno di oggetti a cui ancora deve dare una collocazione, l’unico angolo sottosopra di quell’ambiente tanto ordinato.
 
Dean socchiude la porta dietro di sé, appoggia il borsone a terra con poco garbo – ci penserà domani a dare una sistemata ai vestiti stropicciati e alle armi che ha lì dentro, ora non gli va – e si siede sul letto per poi allungare un braccio ed accendere la piccola lampadina posizionata sul comodino lì accanto.
 
Si passa le dita della mano destra sugli occhi stanchi, sospirando rumorosamente. Le ultime settimane le ha passate appiccicate al culo di un grosso Rawhead, una bestia satanica che si diverte ad uccidere i bambini che considera cattivi. Era una vita che non ne vedeva uno [1] e, visto che quei cosi non gli ricordano episodi particolarmente belli della sua esistenza, si è quasi divertito a farlo fuori, per sfogare la rabbia che ancora prova verso quell’esemplare che per poco non gli ci ha fatto lasciare la pelle anni fa.
 
Calcia via gli scarponi e si sdraia a peso morto sul letto, gli occhi chiusi che riapre dopo qualche istante per fissare il soffitto immacolato e privo di crepe sopra la sua testa appoggiata sul cuscino bianco. La sua mente è un groviglio di pensieri, alcuni brutti ed altri un po’ meno spiacevoli, più leggeri.
 
Nonostante la storia delle Prove, gli sembra che le cose tra lui e Sam non siano mai andate bene come in questo periodo e Dean ne è felice, perché avere suo fratello al suo fianco è la cosa che più lo fa star bene al mondo. Fuori può anche esserci l’Apocalisse, ma sa che insieme possono affrontarla, perciò è contento quando tutto scorre più o meno con tranquillità. Si meritano un po’ di pace, almeno tra di loro.
 
Mette una mano dietro la testa ed osserva ancora la stanza intorno a sé, sentendosi sempre più fiero di come l’ha sistemata. Non ha mai avuto una camera tutta sua… o meglio, quando era un bambino, ma poi avrebbe dovuto sicuramente condividerla con Sammy se le cose fossero andate per il verso giusto e la mamma non fosse morta in quel fottutissimo incendio che ha mandato a puttane le loro vite.
 
Dean allunga il braccio destro verso il comodino e prende in mano la fotografia della sua mamma, quella che tiene appoggiata all’abat-jour. Si tira su con il busto fino ad appoggiarsi alla testiera del letto con tutta la schiena; osserva quel pezzo di carta spessa con un mezzo sorriso appena accennato, quello che gli viene sempre spontaneo quando scruta quella fotografia, quasi potesse ogni volta trovargli un particolare nuovo.  
 
Lascia scorrere gli occhi sull’immagine di lui bambino – i capelli a coprirgli la fronte in un’acconciatura di bellezza discutibile, qualcosa che neanche Sam probabilmente ha sperimentato su di sé – sorridente e chiaramente sereno, stretto tra le braccia della mamma che è immortalata con i biondi capelli lunghi e sciolti, il mento appoggiato alla sua piccola spalla e un sorriso appena abbozzato ma pieno di luce, un po’ come i suoi occhi.
 
Dean aveva solo quattro anni quando il fuoco gliel’ha portata via, ma si ricorda bene la mamma. Ha in mente tanti dei gesti che era solita fare: come legava i capelli quando cucinava – con una specie di mezza coda, in modo che non le andassero sugli occhi –, gli abiti che le piaceva indossare e la sua pazienza nel prendersi cura della loro abitazione e di lui.
 
La mamma era la cosa più colorata in quella casa, perché la sua sola presenza e il suo sorriso illuminavano tutto intorno a Dean che era solo un bambino e la guardava come si fa con la cosa più preziosa dell’universo, perché la mamma era proprio questo per lui. L’affetto infinito che provava – e prova tutt’ora, nonostante lei non ci sia più da tanti anni – per lei non dipendeva dal fatto che gli preparava la torta alle mele più buona del mondo, o che gli toglieva i bordi del panino quando gliene preparava uno. Dean le voleva un gran bene per il modo in cui lo accarezzava, quando le sue mani affusolate e calde passavano tra i suoi capelli arruffati, quando gli metteva i vestiti e glieli allisciava sul suo petto di bambino; quando gli infilava i bottoni, uno per uno, nelle asole delle piccole camicie o dei maglioni col cappuccio e gli diceva che era un bambino speciale, che era il suo piccolo angelo [2]; quando gli rimboccava le coperte e gli dava un bacio sulla fronte prima di dargli la buonanotte e dirgli che gli angeli vegliavano su di lui.
 
Ora la mamma non c’è più e Dean, quando era ancora abbastanza piccolo da poter vedere il bene nel mondo – l’odore del sangue ancora fuori dalla porta, quasi lontano dalla sua vita –, sentiva la mancanza della sua mamma e pensava che, adesso che non c’era più, anche lei era come uno degli angeli che gli diceva vegliassero su di lui quando lo metteva a dormire.
E’ diventato grande in fretta, però, molto prima di accorgersene, ed è passato dal pensare che quelle creature non esistessero al vedere che, invece, quegli esseri ci sono eccome, ma sono solo una manica di stronzi piumati, che non si curano degli uomini né del loro destino, che nessun angelo protegge nessun essere umano – tanto meno la mamma che avevano lasciato arrostire su un soffitto come la peggiore delle peccatrici quando lei era davvero tutt’altro. Quegli schifosi figli di puttana non sono fatti per proteggere i loro custodi, ma per guardarli bruciare, travolti dalle guerre che molto spesso loro stessi si divertono a causare.
 
Dean osserva la foto della mamma ancora un po’, accarezzandone i contorni sbiaditi come se lei potesse sentire il calore dei suoi polpastrelli sulla pelle chiara delle sue guance.
Prima era solito tenere quella foto nascosta nel portafoglio, quasi fosse un portafortuna o un amuleto che potesse proteggerlo. Era una cosa stupida, se ne rendeva conto, ma Dean voleva tenere la sua mamma sempre con sé e questo era l’unico modo di farlo. Ora, invece, la conserva nella sua stanza, nell’unico angolo della sua vita dove nessun mostro potrà mai toccarlo perché il bunker è l’edificio più protetto sulla faccia della Terra ed è lì che vuole lasciarla, dove niente può intaccare l’immagine di quel ricordo gioioso, gli occhi luminosi e caldi della mamma che lo stringe al petto e lo culla tra le braccia.
 
Una volta, qualche anno fa, Sam gli ha chiesto se la mamma avrebbe voluto quella vita per loro [3] e Dean non gli ha risposto, ma ci aveva pensato tante volte, nelle notti che passava a cercare prede da uccidere o nella solitudine di una qualche stanza di motel, quando non riusciva a prendere sonno. La risposta che si dava non gli piaceva già da allora, ma non è stato confortevole scoprire che sua madre avrebbe avuto altri progetti, altri piani per lui e suo fratello se fosse rimasta in vita [4]. E sì, papà ha fatto il meglio che ha potuto per farli crescere forti e consapevoli, per dargli tutti gli strumenti necessari per poter combattere la guerra infinita che ha minato da sempre le loro esistenze, ma ciò non toglie che avrebbero potuto davvero avere un’altra vita se la mamma ci fosse ancora.
 
Tira su col naso, rendendosi conto che questo ricordo ha scavato troppo sotto pelle in questa notte umida, lasciando una traccia un po’ troppo profonda nel suo animo, tanto da fargli sentire gli occhi lucidi e il naso quasi gocciolante. Appoggia nuovamente la foto al suo posto, osservandola un ultimo lungo istante e la voce di suo fratello che era andato a prendere una pizza lo richiama all’ordine e lo spinge ad alzarsi dal letto per raggiungerlo.
 
Non ha una gran fame, ma il cibo e una birra ghiacciata sono sempre un toccasana dopo una caccia stremante e la compagnia del fratello – l’unico davvero di famiglia che gli sia rimasto – è un ottimo incentivo per lasciar perdere i ricordi dolorosi e godersi quello che di bello gli è rimasto in questa vita. 

 


[1] Se non sbaglio, l’unica volta che si nomina un Rawhead nel telefilm è nella puntata 1x12 “Faith”, quando Dean rimane fulminato dopo averne ucciso uno e rischia di morire a seguito di un infarto causato dalla scarica elettrica che ha travolto anche lui quando l’ha fatto fuori.
[2] Piccola citazione dall’episodio 5x16 “Dark side of the moon”.
[3] E’ successo nel “Pilot”, quando Dean va a prendere Sam a Stanford.
[4] Riferimento all’episodio 4x03 “In the beginning”, quando la giovane Mary confessa a Dean che non vorrebbe mai che i suoi figli diventassero cacciatori. 

  
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