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Autore: HTH    01/01/2009    5 recensioni
[3x9] Questa è la traduzione di una ff The Honeymoon che trovo di una dolcezza magnifica... I quattro ragazzi, compiuto il loro dovere e terminato il loro viaggio, si ritrovano a vivere tutti e quattro un tranquillo tran-tran famigliare, se non che Goku decide di entrare una notte nella camera di Sanzo....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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LUNA DI MIELE

Ciao a tutti! Questa non è una mia fanfic, ma è di HTH, io mi sono limitata a tradurla dall’inglese perché appena l’ho letta me ne sono innamorata! La trovo di una dolcezza fuori dal comune, eppure i personaggi non sono per nulla OOC… Spero di non aver fatto troppi errori visto che si tratta della mia prima traduzione…. Fatemi sapere se anche a voi è piaciuta quanto a me.

Kiss

Naraku_74

Legal Desclaimer: Io NON sono l’autrice di Saiyuki. Saiyuki è scritto e disegnato da Kazuya Minekura. Non sono né Lei né un membro della Casa Editrice che ne detenga i diritti.Tutti i personaggi descritti in questa fan fiction sono maggiorenni.
Io NON sono nemmeno l’autrice di questa fan fiction, l’autrice è HTH, ho solamente fatto la traduzione.




La prima notte, Sanzo stentò a crederci. Era sprofondato beatamente nel dormiveglia, quando venne disturbato dal peso di un corpo, timido e inquieto, che si intrufolò nel suo letto ed una voce piagnucolosa sussurrò "Saaaaan-*zo...*" nel suo orecchio.

"Baka." Mormorò Sanzo senza nemmeno aprire gli occhi, indirizzandosi verso il punto in cui supponeva si trovasse la testa di Goku. "Tornatene a letto e lasciami in pace."

Goku invece continuò a muoversi fino a quando non si posizionò, abbastanza scomodamente, all’interno dello spazio personale di Sanzo. Il biondo cercò di farlo sloggiare girandosi sul fianco, ma trovò una delle braccia di Goku esattamente nel punto in cui voleva andare. Colpì leggermente la mano col dorso del suo pugno, solo per avere come risultato di farle fare un movimento errato -- e nella direzione sbagliata, per giunta. "Ecco” Ringhiò Sanzo socchiudendo gli occhi. "Hai idea di dove si trovi ora la tua mano?"

Sotto la luce della luna, il volto di Goku aveva qualcosa di inconsueto: qualcosa nell'insieme calmo e determinato dei lineamenti di quel volto rese Sanzo un po’ nervoso. Aveva già visto quell'espressione su Goku prima, ma soltanto durante una battaglia. Era un’espressione desiderosa e presuntuosa, in una parola: pericolosa. "Sì." Rispose il ragazzo, rifiutando per una volta di ritrarsi sotto la luce vivida dello sguardo di Sanzo.

"Bene, allora muovila." (1) Poche persone osavano sottrarsi direttamente di fronte ad un ordine così chiaro impartito da Genjo Sanzo, tanto meno Goku.

Le sue labbra si assottigliarono timidamente per poi aprirsi in un sorriso di gioia, leggermente tinto di una punta di malizia. "Certo" Promise.

E poi lo fece, senza molta tecnica, ma con perfetta sicurezza, un tocco approssimativo ma senza fretta che tolse letteralmente il fiato a Sanzo, lasciandolo raccapricciato e muto per lo shock.

Tutto accadde, la prima notte, soltanto perché Sanzo ci mise talmente tanto per riaversi dalla sorpresa che nel momento in cui gli ritornò la presenza di spirito, era già quasi completamente rapito, ogni centimetro di pelle vivo, che ruggiva in preda al genere più basso di emozioni. L'intera esperienza aveva una tale aria d’irrealtà che, alla fine, non fu in grado di ricordarne i dettagli, tranne la sconosciuta, esaltante sensazione di regole infrante e scoperte stupefacenti.

Al mattino, quando si svegliò sdraiato sullo stomaco, con le lenzuola appiccicate al corpo in più punti ed un braccio gettato con noncuranza sul torace di Goku, che russava lievemente, a Sanzo sembrò di essere stato posseduto, o stregato, o magari perfino maledetto. Spinse Goku fuori dal letto, che cadde a terra con un suono a metà tra un grugnito ed un gemito. "Vattene."

Goku si alzò a sedere, sbattendo le palpebre e guardandolo di traverso: "Cosa? Ma…"

"Vattene!" Gli urlò Sanzo gettandogli addosso un cuscino, e Goku raccolse in fretta i suoi abiti fiondandosi fuori dalla porta. Sanzo scosse lievemente la testa mentre tornava a sdraiarsi. Posseduto, certamente. Qualsiasi altra spiegazione era semplicemente... impossibile. Semplicemente troppo strano per essere vero.

Il suo collo e le spalle erano ricoperti da piccoli segni rosa. Sanzo li notò mentre si vestiva e risistemò i suoi abiti parecchie volte in piena paranoia prima di essere soddisfatto e sicuro che fossero tutti invisibili.

Veramente incredibile. Sanzo rimosse l'avvenimento dalla sua mente e scese giù fare colazione.

Fu l’ultimo a sedersi a tavola quella mattina. Goku lo guardò con la coda dell’occhio, ma si rimise subito a guardare nel suo piatto quando Sanzo lo fulminò con una dura occhiata. Provò ad acquietare Hakkai con lo stesso sguardo, quando questi si appoggiò sulla spalla di Gojyo e gli bisbigliò qualcosa nell’orecchio, qualcosa che gli fece coprire velocemente la bocca per evitare di sputare di caffè dappertutto. Ma Hakkai gli restituì appena lo sguardo con fare leggermente interrogativo, poi sorrise e se ne tornò in cucina dopo aver accarezzato lievemente la guancia di Gojyo.

Erano tutti contro di lui. Naturalmente, Sanzo lo sapeva da anni. Ma questa volta si indispettì più che mai, non avendo alcuna opportunità di sfogare la sua aggressività su alcuno di quei tre matti. Avevano scelto proprio *quel* giorno per comportarsi bene.

La seconda notte, Sanzo pensò di non essersi spiegato abbastanza chiaramente, ma almeno poteva dire di aver fatto un tentativo. Fu immediatamente allertato dal suono della porta che si apriva e dal fruscio di abiti che venivano tolti. Così, non appena Goku si infilò tra le lenzuola fresche di bucato, Sanzo si girò verso di lui, torcendogli le braccia indietro ed inchiodandolo al materasso. "Che cosa pensi di fare, ragazzino?" Ringhiò il bonzo, la sua faccia così vicina a quella di Goku che l’unica cosa che riusciva a vedere erano quei grandi occhi dorati.

Poteva sentire Goku tremare leggermente contro di lui, ma la sua voce era fermissima quando gli rispose: "Non sono più un ragazzino."

"Ma sei ancora uno stupido." Gli ricordò Sanzo.

Avrebbe dovuto essere impossibile, con le mani di Sanzo ancora aggrappate saldamente intorno ai suoi polsi, eppure in qualche modo Goku riuscì ad avvolgere le sue lunghe braccia (sembrava che il ragazzino non avrebbe mai smesso di crescere) intorno al collo di Sanzo, abbastanza per fargli abbassare la testa verso di lui. Dopodiché, riuscire a comunicare fu una causa persa, per parecchie ore.

Cercò di essere abbastanza chiaro, in seguito, quando spinse Goku fuori dal letto. "Sta' fuori dalla mia stanza."

Goku evitò i suoi occhi mentre si chinava per raccogliere gli abiti, ma quando si rialzò in piedi -- ancora nudo, dannata scimmia -- a Sanzo sembrò di vedere una sorta di ostinazione in quegli occhi. "Perché dovrei?"

La perfetta stupidità di quella domanda rendeva inutile ogni risposta coerente. Quando *perché ti strangolerò se non ti comporti bene* aveva cessato di essere un deterrente anche solo momentaneo al comportamento scorretto di Goku?

Probabilmente nello stesso momento in cui Goku si è straformato in questa -- questa *persona*. Questo giovane furbo e così padrone di sé, che stava davanti a lui nudo e completamente a suo agio nella sua pelle, con il mento sporto orgogliosamente in fuori, i capelli arricciati in umidi boccoli attorno al viso e le labbra ancora scure e gonfie per essere state troppo usate. "Sta lontano da me." Disse ancora Sanzo con voce profonda. Sapeva che non c’era risposta, ma era ancora lievemente... sbilanciato dall’intera situazione.

Goku si drappeggiò addosso i vestiti con inconscia ostentazione. "E’ piaciuto anche a te." Gli disse ed uscì dalla stanza prima che Sanzo fosse in grado di articolare una risposta.

Crollò sdraiato sulla schiena, strofinandosi gli occhi fino a che la scomodità ed il disagio si portarono via tutti i pensieri razionali.

Erano pensieri razionali da cui stava imparando a diffidare.

La terza notte, Sanzo riuscì a tenergli testa il tempo necessario per esporre il discorso che si era accuratamente preparato durante l’intera giornata. *Tutto questo* doveva finire, spiegò Sanzo con entrambe le mani serrate attorno ai polsi di Goku, mentre scacciava il folle impulso di seguire con la lingua il percorso di una delle vene blu sul braccio del demone, fino al punto in cui i loro polsi si toccavano. Spiegò che non sapeva né gli interessava chi gli avesse messo in testa quelle idee, ma era intollerabile, impossibile e per di più ridicolo e che gli avrebbe fatto passare quei pensieri dissoluti a forza, se fosse stato costretto. Così sarebbe stato meglio per Goku se fosse riuscito a trovare un modo meno doloroso per uscirne fuori da solo.

Fu un bel discorso, sia nel disegno che nell'esecuzione. Gli occhi di Sanzo si spostarono soltanto due o tre volte verso il collo di Goku, dove l'abito minacciava di scivolare giù verso le spalle ed ogni volta che accadeva, Sanzo lo scuoteva per rimetterglielo a posto. Goku lo ascoltò con lo sguardo umilmente abbassato ed annuendo ad intervalli appropriati.

Poi fissò gli occhi in quelli di Sanzo e sussurrò: "Ti ho portato qualcosa. Ho pensato che noi..."

Liberando lentamente una mano, Goku estrasse il suo regalo da una tasca dell’abito -- una piccola bottiglia. Per un istante, Sanzo pensò che si trattasse di un qualche tipo di liquore, ma quello che vide gli fece capire che non era assolutamente il caso.

"Che diavolo hai che non va?" Gli chiese allegramente Gojyo quando Goku scese lentamente le scale la mattina dopo. "Mi hai dato il tempo di mangiare anche la tua porzione di bacon."

Con la coda dell’occhio, Sanzo notò l’occhiata avvilita che Goku lanciò al bacon che stava rapidamente sparendo. “Non è giusto!" Protestò con voce stridula.

"Sei troppo lento." Disse Gojyo giulivo, mentre si ficcava in bocca le ultime tre strisce tutto in una volta. Goku fece per sedersi, ma poi si fermò guardando prima quello che era rimasto della colazione, poi gettando un’occhiata ai suoi amici ed in fine alla sua sedia vuota con un profondo sospiro. “Non ho fame." Mormorò tornandosene lentamente verso le scale.

"Dannazione." Esclamò Gojyo quando fu sicuro che non potesse sentirlo. "Pensate che sia ammalato?"

"Non credo." Gli rispose Hakkai, gettando uno sguardo a Sanzo, il quale decise di far finta non aver visto nulla. Assolutamente nulla.

La quarta notte, Sanzo presumeva che avrebbe avuto una notte ininterrotta di sonno, ma non fu così. Goku si arrampicò furtivamente nel suo letto e Sanzo fece scorrere una mano sul suo fianco, guardando il ragazzo mentre cercava di nascondere un brivido di repulsione. "Che cosa sei, un masochista?"

"No." Gli rispose Goku scontrosamente. "E’ che -- non mi fa così male."

"Bugiardo. Ti sembro uno stupido forse?"

"Non potremmo soltanto...?" Disse Goku spostandosi verso di lui e strofinando il naso sul suo collo. "Sai, come le altre volte?"

Sanzo fece scivolare una mano sulla nuca di Goku, premendo leggermente il suo pollice appena sotto la mascella. "Forse io non voglio *soltanto*." Gli bisbigliò in un orecchio, con tono leggermente minaccioso, quel tanto che bastava per sentirlo rabbrividire contro di sé.

"Ok." Mormorò Goku in risposta, inarcando la schiena. "Tutto quello che vuoi."

Quella resa incondizionata fu inaspettata e stranamente provocante. Sanzo infilò le dita tra la massa intricata dei capelli castani di Goku e fece scorrere la sua lingua seguendo le linee delle sue labbra dischiuse. "Non fare lo stupido." Borbottò dardeggiando la sua lingua dentro e fuori la bocca di Goku. "Non ho intenzione di farti del male. Io voglio solo..."

"Solo." Ripeté Goku in un soffio, insinuando una gamba tra quelle di Sanzo.

La quinta notte, Sanzo non aveva voglia di parlare, così coprì la bocca di Goku con la mano quando lui ci provò; e poi decise che gli piaceva abbastanza come i gemiti di Goku venivano smorzati per cui la lasciò lì dove stava. Non venne detto niente durante tutta la notte, eccetto quando Sanzo incitò Goku ad alzarsi e ad uscire dal letto. "Non rovinare tutto." Lo ammonì non appena vide Goku aprire la bocca per dire qualcosa. Riconoscendo la saggezza di quel consiglio, Goku se ne andò senza una parola.

La sesta notte, disse a Goku che quella sarebbe stata l'ultima volta e Goku assentì col capo come se avesse capito.

Ma la settima notte dovette ancora spiegare che quella sarebbe stata veramente *l’ultima* volta, e ancora dovette farlo l’ottava e la nona notte. Goku, dopotutto, non era mai stato uno studente molto sveglio.

Eppure, la decima notte, quando ancora sembrava non avesse capito che cosa volesse dire *ultima volta*, Sanzo si scoprì particolarmente infastidito -- per non dire stanco. "Solo una fottuta stupida scimmia come te" borbottò contro la pelle liscia della schiena di Goku, "continuerebbe a venire in un posto dove non è desiderato come questo."

“Lo so.” Rispose piano Goku – perché gli mancava il respiro, forse, ma d'altra parte, forse per qualcosa più. Un barlume di comprensione? No, probabilmente era chiedere troppo.

Si sedette sul bordo del letto, con le prime luci dell’alba, fredde e grigie, che facevano capolino della finestra e Sanzo sdraiato di fianco a lui con gli occhi socchiusi nel dormiveglia. "Posso restare qui?"

"No."

"Ma l’ho già fatto una volta...?" Era un dato di fatto, ma in qualche modo Goku lo fece sembrare come una domanda.

"Vai." Gli disse Sanzo e lui lo fece.

L'undicesima notte, Sanzo rimase sveglio al buio per ore, ma non accadde nulla. Al mattino era più stanco che mai e colpì Goku con il suo harisen durante la colazione, solo perché la scimmia sembrava così oscenamente ben riposata.

"Ouch!" Protestò Goku. "Non ho fatto niente!"

Sanzo lo guardò freddamente dicendo: "E’ quel dannato suono masticante."

"Ma io sto *masticando*!" Sanzo lo colpì ancora e Goku smise con uno sguardo arrabbiato. Hakkai guardò Sanzo aggrottando le sopracciglia, ma cambiò la sua espressione in uno di quei falsi sorrisi gentili quando Sanzo gli rispose incurvando provocatoriamente un sopracciglio verso di lui.

La dodicesima notte, Sanzo non riuscì affatto a dormire. Una debole traccia del profumo Goku, muschioso e sensuale, permeava il suo cuscino ed era nauseante. Sanzo giurò a se stesso che se Goku fosse entrato in quel momento, l’avrebbe cacciato via immediatamente; quella specie di inaffidabilità non poteva essere ricompensata. Ma i minuti divennero ore ed alla fine fu chiaro a Sanzo che quella notte non avrebbe avuto l'occasione di spiegare il suo punto di vista, il che lo lasciò con uno strano gusto di amaro in bocca ed un principio di emicrania che pulsava dietro agli occhi.

La tredicesima notte si sentiva troppo irrequieto per andare a letto. Rimase alzato fino a tardi: lesse qualcosa in cucina, poi uscì, accese alcune torce e si esercitò a sparare. Quando spense le torce, preparandosi per rientrare, i suoi occhi si voltarono istintivamente verso la fonte luminosa più vicina -- una tremolante lampada nella finestra della stanza del Hakkai, che disegnava sottili figure attraverso le tende. Guardò, quasi ipnotizzato, le figure sedute muoversi languidamente, riconoscibili soltanto a causa dei lunghi capelli di Gojyo, trattenuti dalle mani di Hakkai che ne seguivano il lento scendere e risalire mentre Gojyo si muoveva sul suo grembo. All’improvviso, Hakkai piegò la testa all’indietro, esponendo la linea aggraziata del collo e Sanzo si riprese abbastanza per riuscire ad andarsene, con il cuore che batteva all’impazzata nel petto.

Mentre saliva le scale verso la sua camera da letto, Sanzo udì il cigolio di una porta che si apriva e le sue pulsazioni aumentarono istintivamente in risposta; ma era la porta di Goku: stava entrando nella sua stanza munito di uno spuntino di mezzanotte a base di birra e budino. Si fermò quando vide Sanzo emergere dalle scale e lo guardò voltargli indifferente le spalle e dirigersi verso la porta della sua camera.

Ma sembrava che Sanzo non fosse in grado di attraversare quella soglia più di quanto potesse fare Goku con la sua. Entrambi rimasero con un piede piantato saldamente nel corridoio, senza riuscire guardarsi in faccia, mentre scorrevano i secondi, rotti soltanto dai suoni attutiti che occasionalmente provenivano da dietro la porta chiusa della camera di Hakkai.

Alla fine, Goku si mosse, uscendo decisamente dalla sua stanza. Riluttante, Sanzo si voltò a guardarlo e non fu più in grado di distogliere lo sguardo mentre Goku muoveva tre rapidi passi, e poi altri due più lentamente, verso di lui. Allora spostò lo sguardo, mentre si toglieva dalla porta per permettere al ragazzo di passargli accanto ed entrare.

La ciotola di budino venne miracolosamente appoggiata su una superficie piatta e sicura, ma la lattina di birra volò via, rovesciandosi sibilante sul tappeto quando Sanzo lo spinse rudemente contro la porta chiusa e Goku dovette usare entrambe le mani per aggrapparsi alle spalle di Sanzo. Goku emetteva degli strani suoni nel loro bacio feroce, che Sanzo non considerò molto significativi fino a che non sentì un sapore salato nella bocca di Goku e realizzò che il ragazzo stava piangendo.

"Perché --?" Iniziò a chiedergli ritraendosi leggermente, ma poi si rese conto che l’ultima cosa che voleva in quel momento era sprecare tempo ad ascoltare una risposta. "Smettila." Asciugò le lacrime dalla guance di Goku con bruschi movimenti dei pollici, facendo scorrere le mani sul suo viso.

"Va' avanti." Mormorò Goku tristemente, tuttavia con una certa aria di sfida. "Dimmi che questa è l'ultima volta."

"Sei uno svergognato. *Smettila*." Sanzo trovò la costrizione dei vestiti estremamente fastidiosa, ma riuscì comunque ad infilare le mani all’interno della tunica di Goku. Sfiorò le labbra di Goku con un paio di baci superficiali e gli disse: "Smettila di piangere. E non dirmi quello che devo dirti."

Cercarono di raggiungere il letto, ma riuscirono solo ad incespicare a vicenda uno sull’altro, scivolando sui loro vestiti sparsi parzialmente in giro. Atterrarono in ginocchio, incapaci poi di coordinare i loro sforzi per rialzarsi in piedi con la difficoltà supplementare di mantenere un bacio più o meno ininterrotto. Sanzo finì per ritrovarsi con i vestiti di Goku allacciati ai pochi che aveva ancora addosso e lui stesso avvinghiato a Goku, i pensieri troppo annebbiati per riuscire a trovare un modo per districarsi. Fu per pura fortuna, più che per loro abilità, se si trovarono entrambi in ginocchio, con Goku piegato sul bordo del letto: fu efficace, anche se poco elegante. Goku torceva le coperte sotto i suoi pugni, le nocche delle mani sbiancate per la tensione delle braccia che contrastava nettamente con il movimento rilassato della testa affondata in avanti e la fluida grazia della sua schiena arcuata.

Per alcuni versi, Goku era realmente... attraente. Da guardare.

"Ti sono mancato?" Gli chiese Goku contro la gola quando entrambi giacquero scompostamente aggrovigliati sul pavimento.

“No.” Gli rispose facendo scorrere le dita tra i suoi capelli.

La quattordicesima notte, erano entrambi così doloranti che si impegnarono a fondo per trovare le più pigre diversioni, sdraiati mollemente ed indolenti uno tra le braccia dell’altro. Quella notte Sanzo era troppo esausto anche solo per fare lo sforzo di ordinare a Goku di tornare nella sua stanza e decise che non avrebbe fatto male a nessuno se avessero dormito entrambi dove erano collassati.

Si svegliò con un braccio di Goku appoggiato sul torace, le dita intrecciate alle sue ed il viso di Goku sulla sua spalla, che gli faceva formicolare le dita della mano per la scarsa circolazione. Lo spostò con una violenta spinta.

La quindicesima notte, Hakkai e Gojyo uscirono da soli, lasciando Sanzo al suo ultimo libro e Goku al suo ultimo progetto: sostituire la loro finestra anteriore con una lastra di vetro più leggera e sottile. Il libro, per chissà quale motivo, non riusciva a catturare completamente Sanzo, che alla fine rimase seduto oziosamente accanto al fuoco, guardando il tramonto e Goku al lavoro.

Quando ebbe finito, Goku tornò dentro con le maniche arrotolate fin quasi alle spalle ed una goccia di sudore che gli colava dalla tempia. "Ti sei divertito?" Gli chiese Sanzo, annaspando rapidamente in cerca del libro che aveva abbandonato.

"Sì. Come è il libro?"

"Eccellente." Mentì Sanzo e Goku annuì con un cenno del capo, accettando quella menzogna.

Puzzava lievemente di pino e di sudore quando gli si sedette in grembo. Sanzo fece un grugnito di irritazione e cercò inutilmente di spingerlo giù. "Questi sono carini." Gli disse prendendo delicatamente in mano gli occhiali di Sanzo e levandoglieli. "Adoro quando li indossi.”

“Guardate cosa abbiamo vinto!" Esclamò Gojyo quando rientrarono, mostrando un grosso pesce.

"Non vogliamo quello che tu tiri fuori dai laghi, kappa." Gli disse Goku e Gojyo lo colpì, mentre cadeva a terra, nel punto che normalmente viene utilizzato per sedersi. Sanzo rialzandosi cercò frettolosamente il suo libro ed i suoi occhiali.

"Bhè, nessuno te l’ha offerto, giusto?"

"Di solito voi due non giocate per soldi?" Chiese asciuttamente Sanzo, rimettendosi gli occhiali.

"Avevano finito i soldi" Spiegò gaiamente Hakkai. "E’ stata una buona serata. Cos’è successo alla finestra?"

"Già, sembra strana" Disse Gojyo. "Che cosa--"

"Non toccarla! È ancora--"

Troppo tardi. Gojyo colpì energicamente la finestra, solo una vota, ma fu sufficiente: la lastra di vetro schioccò fuori dal telaio. "Dannazione!" Urlò Goku, balzando in piedi e colpendo Gojyo con entrambi i pugni. "L’aveva appena messa su!"

"Oh... bhè… ecco… scusa" Disse Gojyo spingendolo via. Sembrava lievemente imbarazzato, ma poi fece spallucce e disse: "Ma non l’hai fatto molto bene."

"Si stava ancora asciugando!"

Erano quasi arrivati all’apice in quei giorni: Gojyo, Goku e le loro baruffe tendevano a coinvolgere spazi sempre più grandi e creavano molti danni collaterali. Sanzo pensò che non avrebbe mai mangiato quel pesce, dopo che era stato usato come arma per colpire Goku. Li poteva ancora sentire mentre mettevano a soqquadro l’intera cucina, Goku urlando e Gojyo ridendo. Hakkai si sedette sul bracciolo della sua poltrona, assorto nei suoi pensieri. "Idioti." Disse Sanzo.

"Forse. Ma è per questo che li amiamo."

"Parla per te." Sanzo si domandò che cosa intendesse dire esattamente, ma non sapeva come chiederlo. "Perché?" Chiese bruscamente, la sua stessa voce più bassa del confuso e distante combattimento.

"Hm?"

"Perché? Tu -- e Gojyo. Perché tu...?" Con un piccolo gemito di frustrazione, Sanzo si tolse gli occhiali e si accarezzò la linea arcuata del naso. "Tu sembri sempre così sicuro. Come -- come puoi essere così sicuro di cosa è?"

"Oh, è amore."

"Ma perché -- cosa ti fa -- come fai a saperlo?"

Hakkai si morsicò pensosamente il labbro inferiore, poi sorrise lievemente. "Penso che non mi crederesti se ti dicessi che lui era perfetto?" Sanzo sbuffò in risposta e Hakkai riconobbe con una piccola scrollata di spalle: "Suppongo che un giorno mi sono reso conto che... paragonata a Gojyo... la perfezione sembrava... ecco… noiosa."

Quella sera, Goku scivolò sul pesce ed si storse una caviglia. Era, tutto sommato, la fine perfetta di una strana e frustrante serata. Hakkai e Gojyo passarono ore dandosi da fare attorno a lui: Hakkai gli dava da mangiare mentre Gojyo alternativamente si scusava e lo chiamava stupida scimmia impacciata. Sanzo andò a letto presto.

La sedicesima notte, Goku era ancora a letto. Verso mezzanotte, Sanzo si recò nella sua stanza con una bottiglia di sake. "E’ per il dolore." Gli spiegò; Goku annuì riconoscente e bevve troppo rapidamente.

"Perché sei qui?" Gli chiese Goku. Era appoggiato al letto, con la faccia ancora da ragazzino alzata verso la sua.

"Ecco... perché... Insomma, che cosa mi dici di *te*? Perché mi stai facendo questo? E’ stata la tua stupida idea a far iniziare tutto questo, lo sai? "

Goku chinò il capo. "Lo so. Ho pensato... Non lo so che cosa ho pensato. Che sarebbe stato come prima, credo."

"Prima?"

Scrollò le spalle. "Prima... nella caverna? Ti ricordi?"

"Vagamente." Certo che lo ricordava. La caverna. Il bambino che piangeva. Sanzo ci era andato solo una volta e, dopo, tutto era cambiato per lui – in una maniera o nell’altra.

"Hai sentito di che cosa avevo bisogno. Mi hai sentito da così lontano. Io non sapevo nemmeno se ci fosse qualcuno al mondo oltre a me, ma -- c’era. Ed eri tu. E tu sapevi. Ho pensato -- questo volta, che tu potessi -- volessi ascoltare ancora."

Non c’era che niente Sanzo potesse rispondere a quello. Non poteva sentire niente -- non sopra al rumore che sentiva nella sua mente. Fece un vago gesto verso il letto e Goku lo guardò confuso, fino a quando spalancò gli occhi sorpreso. "Tu… tu vuoi... vuoi...?"

Era probabilmente l’invito più coerente che Sanzo avrebbe potuto ottenere, e lo accettò. Spense la lampada mentre scivolava sotto le coperte di fianco Goku e lo tirava giù perché si trovasse al suo livello, così vicini che i loro nasi si sfioravano. "Mi sento strano" Ammise Goku.

"Non reggi l’alcool. Non l’hai mai retto."

"Saaaan-*zo*. Noi cosa --?"

"Taci" Gli disse Sanzo. "Diventi lagnoso quando sei ubriaco."

"Sì. Divento lagnoso quando sono ubriaco..."

La bocca di Sanzo si stirò in un principio di sorriso, che per fortuna venne celato dall’oscurità "Non posso credere che sei caduto su un pesce gigante."

"Odio Gojyo."

"Non c’è mai un momento noioso in questa casa, vero?"

"Ti amo, davvero."

"Baka." Sussurrò, facendo scorrere la mani sul viso di Goku per chiudergli gli occhi.

"Sì." Disse Goku, e Sanzo poté sentire la smorfia di Goku contro il suo palmo. "Sono proprio uno stupido."

(1) gioco di parole che non si riesce a rendere in italiano: Sanzo dice ‘then move it’ che significa sia ‘allora spostala’ che ‘allora muovila’ e Goku ha volutamente interpretato il secondo significato ^__^

OWARI

  
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