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Autore: Melys Watson    11/05/2015    1 recensioni
Avrebbe dovuto capirlo dallo sguardo luminoso di Francesco che questa sera sarebbe stata speciale. Quando lo vede piegare il ginocchio di fronte a David si meraviglia, non se lo aspettava. E mentre tutti applaudono, si alza anche lui, sorridendo, con gli occhi appannati. La storia, grazie a Dio, non sempre si ripete.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Che ne sarà di noi?”

 

Francesco glielo aveva chiesto guardandolo negli occhi, quella mattina. Quegli occhi castani, dolci e innocenti anche su un ragazzo di ormai ventotto anni, con tutta l’esperienza di una vita complicata. Aveva ricambiato lo sguardo, ma non per molto. Poi gli occhi avevano puntato, per una frazione di secondo, la giacca di pelle buttata malamente sulla sedia. Con una piccola scatola nella tasca. Si era ripreso in fretta, si era girato e aveva sorriso. Da sbruffone, come al solito.

“E chi lo sa Franci? Il tempo passa, ma noi restiamo gli stessi coglioni di sempre.”

Una mattina come tante. Francesco che si svegliava nel suo letto, che preparava il caffè. Claudio faceva la doccia per primo, perché il suo lavoro iniziava presto. Un bacio al volo, e un arrivederci. Probabilmente la sera, in palestra, per un altro duro allenamento. E poi in giro, con gli amici, al Club. Fino alla prossima volta.

Era iniziata cinque anni prima, con un annuncio sul giornale. Lo aveva messo Claudio quell’annuncio, il giorno che aveva deciso che non gli bastava più fare il ballerino di fila, rimediando giornate e spettacoli sempre diversi, per i quali doveva annullare la sua personalità e fare tutto ciò che gli chiedevano i coreografi. Sfumando sullo sfondo, fino a sparire. Aveva una sua idea di spettacolo, e voleva portarla avanti. Ma gli serviva un partner. Aveva in mente il tipo ideale: alto, muscoloso, biondo. Il tipo californiano, insomma. Che facesse contrasto con i suoi capelli e occhi neri, con la sua carnagione scura. Se ne erano presentati tre in palestra, per il provino, tutti di una qualche sfumatura di biondo. Il che era anche strano, considerando che il suo annuncio non parlava di lavoro, ne di soldi, ma solo di un vago “progetto” che aveva a che fare con la danza e le acrobazie. Per ultimo, era entrato lui. Tutto il contrario del tipo ideale. Non molto alto, piuttosto magro, capelli e occhi castani. L’aveva guardato appena, non era il suo tipo, in tutti i sensi. Quello era il periodo dei biondi. Biondi dappertutto, al lavoro, al Club e soprattutto a letto. Sempre diversi, possibilmente, Claudio non era il tipo da relazioni, ne stabili ne instabili.

Dandosi un tono professionale aveva fatto il provino a tutti e quattro. Dei primi tre si era fatto dare il numero di telefono. Con Francesco invece aveva iniziato subito a discutere. Si, perché non appena gli aveva spiegato la sua idea di spettacolo, il tipo di duo che voleva formare, l’altro si era messo immediatamente a dire la sua, a contestare le sue idee, ad aggiungere e togliere cose. L’aveva fatto incazzare di brutto, insomma. E così non gli aveva chiesto il numero di telefono, ma se lo era portato a cena. E poi a casa. E avevano scopato alla grande, come non gli capitava spesso.

Da li era iniziato tutto. Francesco si manteneva con un lavoro di cameriere in un bar del centro, dalle undici del mattino alle sei del pomeriggio. Arrivava in palestra alle sette, trafelato. Claudio in palestra ci lavorava, e a quell’ora di solito aveva la disponibilità della sala danza. Quella piccola, che usavano le signore alla mattina per le loro lezioni di gag. Si spaccavano le ossa a vicenda per un paio d’ore, montando e smontando coreografie, litigando su ogni dettaglio, scherzando e ridendo come i coglioni che erano. Poi ognuno a casa sua, per una doccia veloce, e poi di nuovo fuori, con gli amici. Francesco si era inserito in fretta, nel suo gruppo.

Aveva un carattere strano. A prima vista, riservato e serio. La prima volta che lo aveva portato fuori con gli altri era rimasto senza dire una parola per quasi due ore, ascoltando e osservando. Poi aveva iniziato a parlare un po’ con tutti. Sapeva come comportarsi e sapeva quello che doveva dire. Strano, per un ragazzo così giovane. Dopo quella prima volta era stato assorbito completamente dal gruppo, fin troppo a suo parere. A Francesco piaceva leggere, conosceva tante cose. E a tutti piaceva sentire il suo parere, così come a lui piaceva discutere di tutto e per ogni cosa. Ogni tanto capitava che se ne tornassero a casa assieme, così, senza averlo programmato. Altre volte Claudio si sganciava dagli altri direttamente al Club, perché aveva agganciato qualche biondo. O rosso, o moro.

Non si chiedeva cosa facesse Francesco quando lui se ne andava con qualcun altro, immaginava che anche per lui fosse normale aver delle storie di una notte. Per un periodo lo aveva visto molto vicino a Chris. Passavano le serate a chiacchierare, e un paio di volte li aveva visti andare via assieme. Ma non era un suo problema, da nessun punto di vista.

L’unico suo problema era il loro progetto, che dopo tre mesi aveva finalmente preso forma. Avevano le coreografie, avevano i costumi, scoppiavano di entusiasmo. Mancava solo l’occasione. E quando Manuel, il proprietario del Club in cui passavano la maggior parte delle serate, gli aveva chiesto se aveva qualcosa di una decina di minuti da inserire tra la lap di Mikela e lo strip delle gemelle, lui si era buttato e gli aveva proposto il loro numero. Gratis, ovviamente. E così erano saliti sul palco assieme, per la prima volta. E avevano spaccato, alla grande. Al Club il loro numero era diventato in poco tempo un’attrazione importante, e non era più stato gratis. La voce era girata e avevano iniziato a chiamarli in altri locali, in giro per il paese.

Alla fine avevano lasciato entrambi il lavoro ed erano riusciti a vivere di danza. Un sogno, praticamente. Viaggiavano spesso. Agli spettacoli si erano aggiunti gli stage, i corsi e le ospitate in discoteca. Si divertivano, conoscevano gente, guadagnavano bene. Le occasioni non mancavano, e capitava spesso che alla fine di qualche serata ci fosse qualche bel ragazzo con cui concluderla al meglio. Claudio non si tirava mai indietro, mentre Francesco di solito rientrava in albergo da solo, o si fermava a bere al bar del locale in cui si trovavano, scambiando parole con sconosciuti.

Tra una tournée e l’altra rientravano in città e riprendevano a frequentare gli amici di sempre. Avevano iniziato a trovarsi spesso a casa di Louis, un avvocato di mezza età decisamente benestante che amava circondarsi da bella gioventù e metteva volentieri a disposizione la sua incredibile dimora. Un personaggio particolare, Louis. Malgrado la presenza di tanti bei ragazzi, e malgrado il fatto che fosse più che evidente in quale direzione andavano le sue preferenze, non prendeva mai iniziative nei confronti di nessuno. Guardava, sorrideva, dava disposizioni alla servitù perché tutto fosse in ordine  perché non mancasse nulla agli ospiti. Ma non chiedeva niente in cambio.

Era stato Louis ad aprirgli gli occhi su Francesco. Una sera, mentre si trovavano attorno alla piscina ascoltando musica e bevendo martini, Claudio aveva iniziato a messaggiare con Pascal, un gran pezzo di spagnolo che aveva conosciuto la sera prima al Club. Louis era seduto accanto a lui, e Claudio, con la coda dell’occhio, aveva colto il suo sorriso e il suo scuotere la testa lentamente, come si fa con i bambini ottusi.

“Che c’è Louis? Ce l’hai con me?” gli aveva chiesto Claudio, diretto e immediato come suo solito.

“Mi stavo solo chiedendo come fai a non accorgerti di quello che stai facendo a quel poveretto.”

“Che poveretto?” era caduto dalle nuvole Claudio.

E Louis gli aveva indicato, con un  breve movimento del mento, la sagoma di Francesco, seduto su una sdraio dall’altra parte della piscina, con un cocktail in mano. Alla sua incomprensione gli aveva spiegato, in sintesi, che il poveretto in questione era rimasto ad osservare il suo messaggiare per tutto il tempo, con lo sguardo serio. E che quando lui se ne andava alla sera, con questo o con quello, Francesco restava da solo, non andava via mai con nessuno. Rimaneva li, a bere e a parlare un po’ con tutti, fino alla fine della serata.

Ci aveva messo un po’ Claudio a capire il punto. Più che altro perché non aveva creduto possibile che potesse capitare, e sicuramente non a lui. Da quella conversazione con Louis aveva iniziato ad osservare Francesco con occhi diversi. Si era reso conto che mentre per lui la promiscuità era normale, per Francesco le cose stavano diversamente. Non era tipo da avventure di una notte. Ma quelle sere in cui Claudio non aveva rimorchiato nessuno e se ne tornavano assieme, non rifiutava mai di lasciarsi prendere per mano e portare a casa, o nella camera d’albergo di turno. Passavano la notte assieme, e il giorno dopo tutto tornava come prima. Probabilmente.

Quando avevano aperto la loro scuola di danza la loro vita si era vagamente normalizzata. Si erano aggiunti altri ballerini, gli spettacoli avevano un calendario preciso e non erano più soltanto loro due ad andare in giro. Nei periodi tranquilli capitava che Francesco si fermasse da lui anche un paio di volte la settimana. Quando Claudio rientrava alla sera, lo spazzolino di Franci era rimasto nel bagno. Ogni tanto Claudio pensava alla conversazione con Louis e si sorprendeva ad osservare Francesco. Tra loro non c’erano state mai parole, di nessun genere. C’era consuetudine e un affetto consolidato. Forse, da parte di Franci, anche qualcosa in più. E da parte sua? Claudio non lo sapeva, e pensarci lo metteva in agitazione. Ma una sera, accompagnando Lucy a comprare uno dei suoi soliti improponibili gingilli, aveva notato quelle due fedine gemelle, intrecciate. Le aveva comprate d’impulso, pensando che forse era un segno del destino e che forse era il momento di mettere la testa a posto. Di formare una coppia vera, con il suo ragazzo sempre meno occasionale con gli occhi di cerbiatto.

Quella sera erano di nuovo tutti da Louis. Stavano dentro casa, era inverno e non certo tempo da piscina. Claudio si sentiva particolarmente nervoso, con la sua scatolina in tasca. E Franci non arrivava. Lo aveva lasciato alla scuola, alle prese con un gruppo da coreografare in fretta per un evento aggiunto all’ultimo momento. Alle dieci non era ancora arrivato, e per Claudio ormai il nervosismo si era trasformato in ansia. Un’ansia da curare con qualche bicchiere. E, all’arrivo di Patrick, da attenuare con qualche carezza. Per poi finire in camera, con l’ennesimo biondino. L’incontro con Franci in un corridoio in penombra, lui che usciva dalla camera assieme a Patrick e Franci che si avviava verso il bagno, ancora con la giacca addosso, probabilmente appena arrivato. Un saluto e uno scambio di sguardi, nient’altro. E quella sera Franci era tornato a casa con lui e avevano passato la notte assieme, come tante altre volte.

Al mattino, quella domanda. Che ne sarà di noi? E la risposta che Claudio non era stato capace di dare, la scatolina rimasta nella tasca della giacca.

Da quel giorno era cambiato tutto e non era cambiato niente. Lui e Francesco avevano continuato a lavorare e ad esibirsi assieme, ma non c’erano state più notti condivise. Lo spazzolino da denti era sparito, e Franci si era trasformato in un collega, in un socio, efficiente e distaccato. Claudio aveva ricominciato ad uscire un po’ con tutti, raccontandosi che era meglio così, e che quella scatolina stava bene nel cassetto del comodino. Raccontandosi che non era ancora pronto, e che quando lo sarebbe stato allora avrebbe invitato Franci a cena, gli avrebbe offerto una rosa e gli avrebbe chiesto di stare con lui.

Ma dopo pochi mesi aveva chiamato Viktor da Las Vegas. Aveva chiesto aiuto, uno dei suoi si era fatto male e lui aveva uno spettacolo importante da portare in scena. Viktor aveva chiamato lui per chiedere il favore, ma aveva chiesto di Franci per la sostituzione. E Claudio aveva capito un paio di cose. Che Franci era diventato una stella di prima grandezza, che brillava più di lui. E, dalla stretta di mano con cui lo aveva salutato prima di andare all’aeroporto, che Franci ormai se lo era lasciato alle spalle.

Dopo quattro mesi, un posto in compagnia e recensioni sfolgoranti, Francesco era tornato da Las Vegas. Abbronzato e con un fisico da paura. Proprio lui, che aveva sempre evitato il potenziamento in palestra e che aveva sempre predicato la bellezza della muscolatura essenziale dei ballerini. Era tornato carico, con idee, coreografie e entusiasmo. Pieno di parole e di discussioni come sempre e con un nome, David, che spuntava in continuazione qua e la. E quando Claudio si era dovuto fermare per una brutta lesione ad un legamento, ecco che il nome di David era sbucato fuori un’altra volta. David che, coincidenza, aveva programmato un viaggio in Europa proprio in quel periodo.

Quando Claudio aveva visto entrare  a scuola quel ragazzino biondo, dall’aria solare e delicata, lo aveva detestato d’istinto. Francesco gli aveva chiesto di dargli un’occhiata, che lui ci vedeva un bel potenziale. Claudio aveva replicato acido che lui probabilmente ci vedeva solo un bel culo, ed era uscito senza voltarsi indietro. Franci non gli aveva chiesto più niente, ma aveva iniziato a lavorare da solo con David, quando la scuola era vuota.

Una sera Claudio aveva dimenticato le chiavi di casa in ufficio ed aveva dovuto tornare indietro a riprenderle. La luce di una delle sale era ancora accesa e passando si era fermato ad osservare, da dietro ai finestrini a specchio, l’allenamento di Franci e David. Purtroppo per Claudio, il ragazzino non era solo un bel culo. Sotto la maglietta larga che indossava in giro per la scuola c’era un fisico scolpito e perfetto, e sotto quel ciuffo biondo c’era un ballerino creativo e appassionato, dal movimento unico. Claudio era rimasto a guardare il passo a due tra Franci e David a bocca aperta, riconoscendo la mano coreografica dell’uno e ammirando la perfetta esecuzione dell’altro.

Uscendo dalla scuola Claudio era andato direttamente a casa di Louis. Aveva bevuto un po’ troppo e si era svegliato la mattina dopo con un gran mal di testa nel letto dell’amico. Con il quale aveva passato una nottata non del tutto amichevole. Malgrado la brutta sensazione di pugno allo stomaco al pensiero di Franci e David, abbracciati nel passo a due, Claudio  non era uno stupido. Dal giorno dopo, David era entrato a far parte della compagnia e il duo con Francesco il pezzo di punta dello spettacolo. Dal giorno dopo, Claudio aveva fatto coppia fissa con Louis.

Tutto questo, due anni prima.

Alla cena di gala ci sono proprio tutti. Attorno al loro tavolo sono in otto. Claudio e Louis, Lucy e suo marito, Anne e Jean del marketing, Francesco e David. Alla fine della cena iniziano le premiazioni. Franci e David sono i primi ad essere chiamati. Si avvicinano alla pedana, stringono mani, ritirano la targa, sorridono ai fotografi. Prima di tornare al posto Francesco si avvicina al presidente e gli parla brevemente. Un cenno del capo e il microfono è suo. Una dichiarazione breve, emozionata, e quel ginocchio che tocca il pavimento. David con le mani sul viso, inchiodato sul posto. Una scatolina, così uguale ad un’altra e così diversa.

Claudio si alza in piedi ad applaudire assieme agli altri. Il sorriso un po’ fisso e gli occhi un po’ troppo umidi. Il calore della mano di Louis sulla schiena. Si siedono, Claudio si volta e lo guarda negli occhi mentre gli chiede: “Che ne sarà di noi?”

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Una storia senza pretese, nata dallo spunto di un fatto di cronaca. Non sono una scrittrice, ma una lettrice accanita, quindi questo non è il mio territorio.

Pensavo a come a volte l’esito delle storie è scandito dai tempi. Tra il “per sempre” e il “mai” spesso è solo una questione di tempi, chi arriva prima, chi dopo e chi quando è troppo tardi.

   
 
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