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Autore: felia_water    11/05/2015    2 recensioni
Alex è un ragazzo stanco della sua vita. Non sopporta più il padre violento, né la madre assente. Odia sé stesso e quello che sta diventando.
Louis è un adolescente come tanti, passa da una ragazza all'altra senza curarsene troppo, gioca a calcio con gli amici, è in grado di divertirsi in ogni occasione.
Nulla sembra legare questi due ragazzi, ma qualcosa c'è: una profonda amicizia che li lega da anni e che li accompagnerà sempre, anche quando si troveranno contro un mondo che non li accetta per quello che sono, contro i pregiudizi che animano le loro stesse menti.
Ma non saranno soli contro i loro stessi demoni: uno avrà l'altro su cui poggiarsi e prendere coraggio e li accompagneranno in questo viaggio i loro amici, che li sosterranno sempre.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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"I raise my flags, don my clothes

It's a revolution I suppose 

We're painted red tofit right in" 

-imagine dragons*

Teneva le mani nella tasca anteriore della felpa, cercando di scaldarle muovendole continuamente. Il vento che soffiava era freddo e piccole gocce d'acqua scendevano, bagnandolo sempre di più.
Era seduto lì, su una panchina di quel parco desolato, ad osservare la pozzanghera di fronte a sé, che continuava ad allargarsi.
La fissava, ma non con curiosità o malinconia: dentro di lui c'era solo rabbia ed un filo di delusione.
Solo pochi minuti prima aveva sbattuto la porta di casa e sceso le scale di corsa, dando un pugno, per ogni scalino, al muro.
L'acqua aveva lavato via il sangue, ma non poteva lavare via quella furia dentro di lui.
Guardò le nocche della mano massacrate e ripensò a suo padre, che gli urlava contro, che lo minacciava di non farlo più entrare in casa, che lo prendeva a schiaffi...
No, non avrebbe mai più permesso che lo toccasse.
Ogni volta lo diceva, se lo ripeteva, lo prometteva, ma poi era sempre la solita cosa: lo lasciava fare, stanco di ribellarsi, stanco di tutta quella situazione.
Le parole del padre continuavano a ritornargli in mente, facendogli desiderare solo di sfogare quei sentimenti tirando pugni all'albero di fronte a lui.
-Non provarci mai più Alex! Io sono tuo padre! Devi rispettarmi e non provare più ad alzare la voce con me o a rispondermi!
Poteva ancora sentire l'eco delle sberle e dei calci.
-Questa è casa mia e tu devi rispettare le mie regole! Quando sarai a casa tua potrai fare quello che vuoi, ma qui no!-
Aveva incassato tutte quelle parole, ma ormai non potevano più ferirlo,ormai aveva creato una corazza, che si poteva scheggiare, ma non rompere. Mai.
Si tappò le orecchie con le mani per cercare di scacciare quel ricordo troppo vivo e concentrarsi sulla pioggia che aumentava.
Non poteva e non voleva tornare a casa, almeno non subito.
Andò a ripararsi sotto il tettuccio della fermata dell'autobus e tirò fuori il cellulare.
-Che cazzo hai combinato questa volta?- disse la voce, ormai familiare, proveniente dal telefono.
-Niente- rispose Alex.
-Allora cosa c'è?- lo disse con la voce di uno che non vedeva l'ora di continuare quello che aveva interrotto... con una ragazza.
Ma Alex riusciva anche a percepire un pizzico di preoccupazione e questo lo fece sorridere, anche in quella situazione.
-Sono alla fermata del bus, vicino al parco-
-Devo venire?- era più un "devoperforzavenireperchèavreidimegliodafare"
-No, tranquillo- 
-Ok- disse sospirando
-Aspettami- e buttò giù la linea.
Alex sorrise di nuovo.
Solo lui poteva farlo sorridere due volte in pochi minuti, per di più in una situazione del genere.
Dopo mezz'ora vide avvicinarsi una figura e solo quando gli fu abbastanza vicino riuscì a riconoscere quei capelli biondi e mossi.
-Ogni volta che ti vedo mi stupisco di quanto tu sia idiota- affermò Louis, in piedi davanti a lui con un sopracciglio sollevato.
Ed effettivamente Alex non poteva dargli torto: se ne stava da solo sotto la fermata di un autobus, completamente fradicio, con le mani distrutte e un'espressione a metà tra il depresso e la furia omicida... non doveva sembrare una cima di intelligenza.
-Ciao Lou- disse, sentendosi un po' in colpa per averlo fatto arrivare in fretta e furia per farsi consolare... di nuovo.
Il ragazzo però sorrise, senza ombra di rancore sul suo volto, si tolse la felpa e la lanciò in faccia all'amico per impedirgli di prendersi una broncopolmonite.
-Ciao Ailan.-
Si erano conosciuti in prima media e Louis aveva subito iniziato a chiamarlo con quello strano nome. All'inizio aveva provato a ricordargli che il suo nome non era Ailan, ma Alex, ma il ragazzino assumeva la sua solita aria da fighetto ed esclamava: ho un sacco di amici io, non posso mica ricordarmi il nome di tutti. Crescendo il ragazzo aveva ovviamente imparato il suo nome, ma qualche volta si divertiva ad usare quello sbagliato.
A molti avrebbe dato fastidio la cosa, ma ad Alex non dispiaceva.
Louis si mise seduto vicino a lui e aspettò che parlasse. Ormai lo conosceva bene e sapeva che non bisognava continuare a pregarlo di parlare, bastava aspettare.
Alex sospirò, iniziando a pensare che forse non era stata tutta colpa di suo padre quello che era successo... magari si era davvero comportato in modo irrispettoso. Dopotutto non gli sarebbe costato nulla stare zitto e dargli ragione.
No. Doveva smetterla di farsi condizionare: non aveva fatto nulla di male! E non avrebbe più permesso a suo padre di farsi fare il lavaggio del cervello facendogli credere che fosse tutta colpa sua.
-Questa volta non ho fatto proprio niente! Davvero! Però mio padre... lui...-
-Ti ha messo ancora le mani addosso, vero?-
Alex distolse lo sguardo, gli occhi pieni di una rabbia cupa.
-Non ti offendi se ti dico che tuo padre è uno stronzo, vero?- Il ragazzo guardò l'amico, ritrovando in lui parte della propria rabbia. Per qualche strana ragione gli fece piacere; forse semplicemente era bello sapere di valere qualcosa, almeno per qualcuno.
-Che intenzioni hai?- gli chiese Louis.
Alex sbuffò.
-Non lo so... lo sai che non posso andarmene da casa- rispose serio.
Certo che lo sapeva. C'era sua madre, anche se non la vedeva spesso, e non voleva lasciarla sola.
-Senti, tu hai bisogno di distrarti, quindi che ne dici se andiamo a fare due passaggi al campo da calcio? Magari siamo così fortunati da beccare una partita di calcio femminile- disse Louis con un sorriso da ebete stampato in volto. Lui non poteva fare niente per l'amico, se non cercare di rendergli tutto il meno duro possibile.
-Ma piove-
-Meglio! Avranno tutte le magliette bagnate!-
Alex scoppiò a ridere.
-Sei proprio un coglione, Lou!-
-Lo so, anche tu... è per questo che siamo amici.-

Angolo scrittrici :)

Salve ragazzi! 
Questo è il primo capitolo della nostra storia! 
È la prima "collaborazione" che facciamo, e vi aggiorneremo se ci scanneremo a vicenda o meno XD
Speriamo che vi piaccia e che vi incuriosisca e speriamo che continuerete a leggere questa (splendida) storia! 
-Effie & Jelia

AVVERTENZE :
Lo riscriviamo qui : storia a tema omosessuale, a rating giallo ( NON SESSO ESPILICITO), 
-- > NON È UNA STORIA LARRY, abbiamo utilizzato il nome Louis, semplicemente perché ci piaceva :)

*"Alzo le bandiere, indosso i miei vestiti

 E' una rivoluzione, credo

ci siamo dipinti di rosso per adeguarci"

   
 
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