Deaths,
but never broken
“ Pensi di conoscere una storia, ma sai solo come finisce.”
Ciao a tutti, questa è la mia prima fic... è un po' particolare, se siete curiosi di sapere qualcosa sul passato di Vegeta vi consiglio però di dargli una letta e magari farmi sapere cosa ne pensate con una recensione:)
Le età dei personaggi non corrisponderanno perfettaìmente con quelle reali, e i personaggi sconosciuti sono tutti di mia fantasia. Buona lettura.
Recensite, e fatemi sapere!
BULMA
Non posso fare a meno di fissare le
due persone sedute nel mio ufficio, pensando a come i loro vestiti zuppi per la
pioggia stiano rovinando il mio divano di pelle chiara e imprecando mentalmente
verso chiunque li abbia fatti sedere in quelle condizioni.
La donna è seduta scomposta, le
lunghe gambe abbronzate accavallate, le sue labbra sottili sono arricciate in
un broncio, lo sguardo annoiato è privo di una qualsiasi espressione definita.
L’uomo porta i capelli legati e una
barba che qualcuno potrebbe definire “Trascurata in modo sexy”, ha spalle
ampie, braccia possenti ricoperte da tatuaggi a cui non so dare significato.
Entrambi portano bracciali di cuoio
ai polsi e vestiti decisamente inusuali.
Sistemo il mio chignon ed entro nella
stanza chiudendomi la porta alle spalle per richiamare l’attenzione dei due.
-
Buongiorno, perdonate l’attesa, ma ero in riunione - Dico sorridendo cordialmente. La donna alla
mia sinistra si alza, la guardo meglio, è veramente bellissima.
Un ciuffo di capelli neri e ondulati
le ricade da una parte del viso senza nascondere i profondi e brillanti occhi
scuri.
- Salve – risponde lei piegando le
labbra in un leggero sorriso – Noi non ci conosciamo – continua – Il mio nome è
Aghnes e lui è Karev - .
Parla con uno strano accento, non
saprei dire la sua provenienza, ma a giudicare dai vestiti direi che
decisamente non è originaria di queste parti.
- Bulma Briefs – dico tendendole la
mano, lei la stringe con forza fissandomi con le iridi scure – Come posso
esserti utile, Aghnes? – sbatte le palpebre, scambiando uno sguardo con l’uomo
in piedi di fianco a lei – Cerchiamo una persona, crediamo che lei possa
aiutarci a trovarla.. – rimango confusa, sorrido, la invito a sedersi
nuovamente – Ditemi tutto, chi cercate?
– lei si siede rimanendo in silenzio
– Cerchiamo Vegeta, e abbiamo ragione di
credere che lei lo conosca – guardo l’uomo un po’ sorpresa, ha lo stesso
accento di lei.
- Cercate Vegeta? – ripeto titubante
– Si, Vegeta – ribadisce Aghnes – Sa per caso dove possiamo trovarlo? – sbatto
le palpebre passando lo sguardo su entrambi
– Beh, Vegeta è mio marito… direi di
si –
Ora sono loro ad avere un’espressione
sorpresa, direi quasi scioccata, si guardano e lui scuote la testa sconcertato
– Non è possibile, Vegeta sposato? Ahahahaha non fatemi ridere! – quasi si
piega in una risata nervosa continuando a fissare Aghnes che resta ferma senza
proferire parola – Aghnes! Di qualcosa! – lei ha lo sguardo fisso nel vuoto,
non risponde – Per tutti gli dei, non ci crederò mai… Ahahahahahaha –
Sono sconcertata, questi due
conoscono Vegeta e sembrano non credere nemmeno lontanamente alle mie parole,
riguardo i loro vestiti e noto una cosa dietro la schiena di lui… Sono sayan.
- Piantala Karev, chiudi quella
bocca! – esclama Aghnes – Dobbiamo vedere Vegeta, lei deve portarci da lui. –
Rimango zitta, guardo i suoi occhi neri, annuisco – Vi porterò da lui… ma prima
dovete dirmi che cosa volete, perché lo cercate? –
I due si guardano, Karev fa un cenno
di assenso alla ragazza – Siamo sayan, amici di suo marito, lo cerchiamo
perché… Lui deve… sapere delle cose riguardo il suo pianeta –
Non posso credere alle sue parole,
non capisco, il pianeta vegeta è esploso e tutti i sayan sono morti, sono morti
tutti.
- Venite con me, vi porto da lui… Ho
un’auto qua fuori –
AGHNES
Seguiamo la donna dai capelli
turchini che sostiene di essere la moglie di Vegeta, non capisco più nulla.
Usciamo dal grande palazzo con i muri
di vetro, questo pianeta puzza in modo rivoltante di smog e cenere e ho la
sensazione che l’acqua che ci piove in testa sia estremamente lurida e acida,
ci aspetta un’auto nera su cui saliamo.
I sedili sono foderati in pelle, alla
mia destra c’è una cintura di sicurezza che a occhio e croce potrebbe fare più
male che bene, che geni questi terrestri. Ora capisco che sono queste auto a
puzzare o meglio il fumo che emettono da un tubo posto sul lato posteriore.
Guardando fuori dal finestrino mi accorgo che tutto è sporco, grigio, l’aria
per me è irrespirabile, mi viene il vomito solo a pensare di dover stare ancora
qui.
Bulma ci fissa dubbiosa, è una bella
donna ma è così… Azzurra, non posso credere che stia con Vegeta, lo stesso
Vegeta che conosco io, quello dal cuore indurito da allenamento, crudeltà e
sofferenza, il Vegeta di Belinda.
- Quanto ci metteremo? – chiedo ormai
schifata dall’odore – Oh, quella è casa mia –
Guardo nella direzione indicata da
Bulma, c‘è una grande casa, un grande giardino, grandi finestre rettangolari.
L’auto si ferma nel viale d’ingresso,
l’autista ci apre la porta e ci accompagna all’ingresso principale, Bulma
appoggia l’indice destro su di una fotocellula e la porta si apre permettendoci
di entrare.
Davanti a noi c’è un lungo corridoio
bianco, ci sono delle piante in dei vasi di tanto in tanto, che arredamento
stupido, percepisco delle aure molto forti nelle vicinanze ma non sono
abbastanza sicura senza il rilevatore; Bulma si ferma ed entriamo in un ampio
soggiorno pieno di luce, al posto del muro c’è una grande vetrata trasparente
attraverso cui posso vedere ogni singola goccia di pioggia.
Questa casa profuma, non è come
fuori, qui c’è un buon odore di pulito e di un aroma che non saprei definire
non avendolo mai sentito prima, ad ogni modo è molto fresco.
- Sedetevi pure, chiamo Vegeta –
Mi siedo impaziente sul divano, Bulma
è uscita invece Karev continua a fissare la pioggia – Siediti e togliti
quell’espressione dalla faccia l’abbiamo trovato, no? –
- Tsè, quella è matta te lo dico io,
non ha capito un cazzo di chi siamo conoscerà un altro Vegeta che avrà un
ridicolo colore di capelli e puzzerà di gas come il resto di questo lurido
pianeta –
- Chiudi la bocca e fai uno sforzo
per essere educato con quella donna… Karev per l’amor di dio togliti quella
faccia schifata! – mi tappo la bocca consapevole di aver parlato troppo ad alta
voce – Siediti e aspetta – ripeto piano.
La mia attenzione ricade su una foto
sul tavolino alla mia sinistra, un uomo stringe tra le braccia una bambina dai
capelli azzurri, è certamente Vegeta non potrei mai sbagliarmi
- Guarda questa foto Karev, pensi
ancora che non sia lui? –
- Cazzo… -
- Cazzo è tutto quello che riesci a
dire? – sento un rumore, mi interrompo, sento un aura molto potente in
avvicinamento, la porta della sala si apre ed entra Bulma seguita da…
- Vegeta? …Sei tu? – Karev è saltato
in piedi, le mani serrate a pugno all’altezza dei fianchi, gli occhi sgranati a
fissare l’uomo così simile al nostro principe.
Sono interminabili gli attimi che
passiamo fissandoci, credo che Vegeta si stia credendo pazzo.
L’uomo che ho davanti ha la sua aura,
il suo sguardo, il suo corpo… i capelli corti, questo principe.
- Karev, come cazzo… ? – si
stropiccia gli occhi, mi fissa come per incenerirmi, il suo tipico sguardo, e
chi potrebbe essere se non lui?
- Vostra maestà – scimmiotto un
inchino per alleggerire l’atmosfera, ma Vegeta è qui, davanti a noi… Sono
passati così tanti anni.
- Voi siete… Vivi? Io… com’è
possibile? Aghnes, sei tu? –
- Sono io. – sorrido.
Non capisco se sia contento o no di
vederci, guarda la moglie, si siede.
- Vi credevo morti, vi credevo tutti
morti… Mi era stato detto… tutti morti – Vegeta scuote la testa se la prende tra
le mani, non so perché ma non credo sia gioia la sua.
Non è mai stato uno che scodinzola
per la gioia, per lo più era simpatico da ubriaco o quando faceva esplodere qualcosa, ma
riconosco un espressione non felice quando la vedo e credo che siamo le ultime
persone che vuole vedere.
Karev non parla, il mio Karev non
parla mai.
- Vegeta, chi sono queste persone? –
Lui deglutisce, ci guarda annuendo,
non servono parole…
- Sayan, siamo cresciuti insieme…
beh, ci conosciamo insomma.. –
- Credevo che fossero tutti… -
- Morti si, perché non siete morti? –
Che faccia funebre che ha, non credevo avrebbe reagito così.
- Siamo scappati, siamo riusciti a
scappare prima che il pazzo facesse scoppiare tutto. –
- E per tutto questo tempo dove siete
stati? –
- Siamo atterrati su un altro pianeta
– dice Karev – Un certo pianeta Yutur, dovresti conoscerlo. Beh ci hanno
accolto e curato e ci hanno permesso di vivere li fino a quando il nostro
pianeta non si fosse rigenerato, anche se devo dire che alla fine non ci speravamo
più. –
- Rigenerato? Karev ma che stai
dicendo?? – Vegeta lo guarda come se fosse un pazzo – Il nostro pianeta è
fottuta polvere nello spazio da anni! –
- Forse dovremmo spiegarci Karev,
come può capire se.. –
- Cazzate Aghnes, seguici Vegeta, ti
aspettano tutti –
Credo che il nostro principe stia per
svenire ormai.
- Voi siete pazzi, il pianeta non
c’è, i sayan sono morti, tutti, anni fa! – Karev fulmina Vegeta, batte una mano
sul tavolo crepando il vetro – Si Vegeta, erano morti tutti e tu non c’eri, sei
stato messo in salvo! Non l’hai vissuto l’inferno dell’ultima battaglia, non
hai avuto l’onore di vedere tanti crollare con valore. –
- Non capisco… -
- Karev sta zitto! Vegeta ti
spiegheremo tutto –
- Sarebbe ora – dicono all’unisono i
coniugi, chi dei due sia più sull’orlo dello svenimento non lo so dire – E poi
che cazzo vorrebbe dire? Io non mi sono messo in salvo! – abbaia Vegeta – Ero in
missione è stata una coincidenza! –
-ADESSO BASTA! – urlo - Vegeta,
avremo modo di spiegarti tutto… Ora calmati. – non dice una parola, stringe la
mano a quella Bulma.
- Sarete stanchi, preparerò per voi
una stanza… - si intromette la turchina
- Due stanze – dico – Non dormiamo
insieme, comunque grazie. –
Guardo la finestra, è buio. Dalle
vetrate si vedono le stelle. Non so che ora sia, notte fonda immagino. Lo sento, dietro di me.
- E’ bianco – sussurro
- Cosa è bianco, Aghnes? – Vegeta è
calmo, le braccia morbide lungo i fianchi
- Il soffitto di questa camera è così
bianco, noi non avevamo nulla di bianco nelle case, ti ricordi? – mi fermo per
un secondo, la voce mi trema - Il bianco
è un colore molto puro, ma in noi non c’era nulla di puro. Il bianco infondo calma,
ma a noi bolliva il sangue, senza tregua. Solo pareti di pietra ruvida, l’essenziale.
La neve era bianca, quella si. –
- Va avanti, io ti ascolto – non parlo
- Sta qui, spiegami, Aghnes. Non
posso aspettare – Arriva anche Bulma, sento la sua aura, lieve come un alito di
vento. Si siedono sul bordo letto, le mani allacciate.
- Risentire il gelido inverno del mio
pianeta dopo la sua rinascita mi ha dato una scossa di felicità al cuore, aveva
ripreso a pompare sangue in modo aggressivo come non faceva da anni. Eravamo
tutti ragazzi, solo ragazzi. Poi
cominciò l’incubo e i ribelli e la dea e la profezia e Belinda… - le parole mi
muoiono in gola – Vegeta, promettimi di non dubitare di ciò che ti dirò,
prometti di ascoltare. –
- Ti ascolto - .