Non
E’ Mai Troppo Tardi
16
Sua madre era elettrica.
«Sono così felice, non vedo l’ora che arrivino!»
Conoscere i genitori di Sharon era un qualcosa che
aveva acquisito importanza man mano che il tempo passava.
Fra meno di un’ora sarebbe cominciato ufficialmente
il rinfresco per il compleanno di Jennifer… e il fatto che fosse il compleanno
di Jennifer era forse l’unica cosa che superava in importanza quell’incontro.
Lui si sentiva ad un passo da un baratro senza
fine… o alla soglia di una luce eterna.
Drake probabilmente stava improvvisando riti e
preghiere per non trovarsi davanti Matthew.
Qualcosa gli diceva che sarebbe finita esattamente
così.
Aveva provato in tutti i modi a smontare il
proprio ragionamento… e non aveva trovato neanche una leggera crepa.
Incontrò lo sguardo critico di sua madre, «Non
penserai di scendere così, vero?» gli disse.
Si diede un’occhiata, «Non mi sembra di aver
scordato qualcosa.»
Sua madre incrociò le braccia al seno, «Vuoi farmi
la cortesia…?» cominciò.
«Mamma…»
«… di andare oltre il tuo accostamento preferito
almeno per un rinfresco, per quanto informale
sia?» concluse.
«Sai come si vestirà Jennie?»
Erano giorni che cercava di arrivare a capo di
quella cosa, ma la ragazza aveva issato un vero e proprio fortino a difesa di
quel vestito.
«Non cambiare discorso.»
«Per farmi un’idea di cosa indossare…»
«Fila in camera tua a cambiarti. Adesso.»
Ubbidì ridacchiando.
Optò comunque per qualcosa di informale anche se
elegante.
Bussarono.
«Avanti.»
«Ciao compare» lo salutò Drake entrando.
«Ciao, come stai?»
«Ragionevolmente nervoso.»
Anche Drake aveva optato per il classico. «Tu?»
aggiunse.
Scosse le spalle dandosi un’ultima occhiata allo
specchio.
Casual, informale ma elegante. Mamma sarebbe stata
contenta.
«Bene. Direi» rispose. «Non sono riuscito a capire
come si veste Jennie per l’occasione.»
Il sorriso di Drake lo bloccò. Essenzialmente
perché aveva cercato di nasconderlo.
«Drake, devi dirmi qualcosa?» gli chiese
guardandolo dallo specchio.
Drake scosse le spalle. «Sì, ma non posso.»
Si voltò verso di lui, «Tu lo sai.»
«Juna, c’è chi è pronto ad uccidermi se mi scappa
una parola!»
«La tua non-fidanzata?» gli chiese ironico.
«No, la tua
non-fidanzata» fu la risposta.
Sbuffò alzando gli occhi al cielo.
Bussarono di nuovo.
«Avanti!»
Alison fece capolino, «Juna, scusa se…»
«Non disturbi, entra dai.»
Aveva dovuto far fronte ad un piccolo imprevisto
ed Alison lo aveva raggiunto al volo.
Alison scosse la testa rassegnata, «Fra poco
Stephen è qui.»
«Ma resti al rinfresco con lui?»
«Ho già parlato con Jennie… non è proprio
possibile.»
«Se va bene a lei…»
Apparve la testa di Justin, «Ragazzi, sono
arrivati i Castlemain al completo. Direi che la festa ha inizio.»
«Scendiamo subito» disse Drake.
Justin annuì e sparì com’era apparso.
«Ma i tuoi?» chiese rivolto all’amico.
«Arriveranno nel giro di mezz’ora» fu la risposta…
piuttosto rassegnata.
Molto cavallerescamente mandò avanti Alison e
Drake gli si affiancò.
Arrivarono all’inizio dell’ultima scalinata e l’allegro
chiacchierare li accolse festoso.
Scannerizzò l’ingresso e… appena la schiena di
Matthew, perché era lui, inutile
cercare di girarci intorno, entrò nel suo campo visivo… come un flash si
ricordò improvvisamente che Alison aveva sentito la sua voce al telefono.
E si era presentato proprio con il nome di Aaron.
Maledizione.
Quasi sicuramente la ragazza non avrebbe fatto una
piega davanti agli altri, ma una volta soli avrebbe potuto chiedergli perché non conosceva qualcuno con cui aveva
parlato al telefono… senza fra l’altro preoccuparsi di chiederle di cosa si
trattava.
Stramaledizione.
Cercò una soluzione… e la trovò in meno di cinque
gradini.
Improvvisazione, era la parola
chiave.
«Fammi capire, Aaron… fai Castlemain di cognome?»
esordì.
Drake accanto a lui non fece una piega.
Sua madre, proprio davanti a Matthew e accanto a
suo padre, sussultò.
Matthew si voltò lentamente e sorrise. «Mi
chiedevo se mi avresti riconosciuto.»
«Vi conoscete?» chiese suo padre sbalordito.
Alison, due o tre gradini avanti a lui, si voltò
verso di lui e sorrise, «Ho riconosciuto la voce. E’ il signor Aaron che ti ha
chiamato in ufficio.»
Ci avrei giurato
ragazza mia, so quanto sei efficiente.
Una delle cose che rendevano Alison una segretaria
come poche altre al mondo era la sua capacità di abbinare immediatamente la
faccia, la voce e l’eventuale carica ad una persona, in qualsiasi ordine
venisse a conoscenza dei vari pezzi del puzzle: in un angolo della sua mente
aveva “registrato” la voce di Matthew e l’aveva associata al nome di Aaron,
attendendo che altre informazioni si aggiungessero al quadro… chiarendolo,
possibilmente.
«Ci siamo visti due o tre volte. Di solito ci
sentiamo al cellulare… quando si decide ad accenderlo» disse Matthew
assecondando immediatamente la situazione… e rendendo improvvisamente logica la
presenza del proprio numero nella memoria del suo cellulare.
Richard glielo aveva sempre detto: era stato
addestrato dal migliore.
Alison rise divertita, «Ricordo che quel giorno
anche Drake lo cercò in ufficio… solito motivo» asserì.
Drake tirò fuori dal cilindro magico la sua
migliore faccia da poker. «Buongiorno signor Castlemain, mi chiamo Drake Tyler.
Sono il migliore amico di Juna… ma credo che mi abbia sentito nominare anche
per altri… motivi.»
Matthew spostò su di lui uno sguardo… compiaciuto.
«Effettivamente, sì.»
Sharon era a bocca aperta accanto al padre. «Ma
scusa… hai detto che non lo conoscevi.»
Matthew si rivolse alla figlia. «Juna non sapeva
il mio cognome. Se gli avessi detto di essere la figlia di quell’Aaron che lo ha tenuto intere notti al cellulare con la storia
dei titoli Boddtlard avrebbe capito subito chi ero!! Io ho voluto tendergli…
un’imboscata» ammise candidamente. «Se ti avessi detto di conoscerlo glielo
avresti detto subito ed è così raro sorprenderlo che ho voluto provarci. Ho
avuto la conferma che è impossibile
coglierlo impreparato» aggiunse tornando a guardarlo… e stavolta la nota di
compiacimento nella voce era evidente.
Fantastico, in una botta sola lo aveva informato
di aver creato un punto d’inizio in comune (ricordava la fluttuazione da urlo
di quei titoli qualche anno prima) e gli aveva anche detto che lo aveva fatto a
bella posta a piombargli in casa in quella maniera!
«E’ vero» disse compiaciuto suo nonno Mansur. «Mio
nipote non è uno che si lascia sorprendere.»
Anche suo nonno Patrick annuiva compiaciuto.
«Farò un favore a tua moglie e a tua figlia e
passerò sopra l’imboscata» lo avvisò raggiungendolo. «Ma non ci prendere
l’abitudine.»
Arrivati uno davanti all’altro si abbracciarono.
«D’accordo» concesse magnanimo. Gli cinse le
spalle, «Vogliate scusarmi un attimo, devo chiedere alcune informazioni a Juna
su un certo ragazzo.»
«Papà!!» esplose Sharon sconvolta.
Una donna accanto a Sharon scoppiò a ridere,
«Tesoro, prima potresti almeno finire le presentazioni…» gli fece notare.
Era ben altro il motivo per cui era necessario che
almeno loro due riuscissero a parlare da soli.
Matthew sospirò. «Non te lo scordare» gli disse
poi.
Appunto.
«Tranquillo.»
Finalmente aveva le risposte che cercava da
quindici anni a portata di mano.
Drake seguiva la scena in bilico fra il rassegnato
(come futuro ragazzo ufficiale di Sharon), il divertito (come pseudo ex agente
dell’F.B.I. sotto gli ordini di quell’uomo) e l’incredulo (come suo amico).
Furono presentati a Corinne Castlemain, Connie per
gli amici, la moglie di Matthew.
«Jennie, non indovinerai mai!!» esplose Sharon
all’improvviso.
Jennifer fece la sua apparizione dentro un vestito
di chiffon azzurro molto, ma molto
carino, correlato da scarpe decolté dello stesso colore che ad occhio la
portavano all’altezza del suo mento.
I capelli, per fortuna, erano sciolti.
Guardò l’amica, poi lui… «Cos’ha combinato Juna?»
chiese direttamente.
Scoppiarono tutti a ridere, lui incluso.
«Lui e mio padre si conoscono!! Juna ha
l’attenuante di non sapere tutto, ma mio padre me lo ha coscienziosamente nascosto!!!»
Jennifer lo guardò sbalordita e fu Matthew a
spiegarle la situazione.
Suo padre si voltò improvvisamente verso di lui,
«Pensa, prima che ti sentissi male pensavo che i titoli Boddtlard mi avessero
fatto passare uno dei peggiori momenti della mia vita.» Poi si rivolse a
Matthew, «Ora che ci penso non ho neanche riportato a Juna i suoi auguri di
pronta guarigione… forse se lo avessi fatto mio figlio avrebbe iniziato a porsi
domande.»
Matthew sorrise, cingendo le spalle alla moglie,
«Sarò molto franco con lei adesso: mia figlia è rimasta a dormire in questa
casa perché sapevo che c’era Juna.»
Connie gli diede una gomitata, «E io lo avevo
intuito…» sembrò ricordargli.
Matthew alzò gli occhi al cielo, «Ero tranquillo:
la sua propensione per le bionde è ampiamente risaputa e riconosciuta»
aggiunse. «Vai a pensare che ha un amico…»
«Papà!!!»
Scoppiarono tutti a ridere… anche Jennifer.
Sharon era troppo occupata a scendere a patti con
la nuova scoperta. «Ma è roba da pazzi!!» esplose «Juna, ti diffido dal parlare di Drake a mio padre!»
Connie le accarezzò la testa, «Sai che comunque
tuo padre troverebbe…»
Sharon sbuffò, «Già… dimenticavo di dirvi che è
una spia del governo mancata!!»
Lui e Drake si guardarono… non poterono proprio
evitarlo, poi fu Drake il primo a piegarsi in due dalle risate.
«Prevedo solo guai nel mio futuro!!» esclamò
«Comunque Shasha, dubito che tuo padre troverà qualcuno che gli parlerà meglio
del sottoscritto!» aggiunse.
Lo seguirono tutti nella risata.
Anche Matthew.
Se fossero stati ancora ai suoi ordini, si
sarebbero meritati una promozione su due piedi… anche di un paio di gradi tutti
insieme.
Darkness poi era stato a dir poco geniale.
Niente di nuovo sotto il Sole, ma quel ragazzo
sembrava superare costantemente se stesso.
Aveva inquadrato il problema, lo aveva analizzato
e aveva trovato la soluzione nel giro di quattro o cinque gradini.
Fermo restando che non pensava di trovarla lì, lui
si era completamente scordato che la segretaria aveva sentito la sua voce,
maledizione!!
Comunque la situazione non avrebbe potuto mettersi
meglio.
Sembrava che lui, Darkness e Falcon potessero
parlare tranquillamente perché solo loro tre capivano cosa effettivamente
veniva detto.
Purtroppo per aggiornare Darkness sulle ultime
novità e le conseguenti conclusioni che aveva tratto, doveva parlarci da solo e
quel ragazzo lo aveva capito.
Rivolse la sua attenzione a Jennifer,
«Festeggiata, dove metto questo prima di rischiare di riportarmelo a casa?»
chiese facendo ondeggiare il pacchetto che conteneva il regalo suo e di Connie.
Sharon agiva separatamente quando si trattava
della sua migliore amica. Quella volta in particolare anche Falcon partecipava
al regalo in tandem.
Sua moglie aveva gli occhi alzati al cielo fra le
risatine, «Capacissimo di farlo…» convenne.
«Ci penso io ai regali!!» si fece avanti Michael
«Sono al gazebo, li apre tutti insieme!»
Lo consegnò al bambino, «Ciao Michy» lo salutò con
affetto.
«Ciao Aaron, sono contentissimo di rivederti»
rispose Michael accettando di essere issato in collo.
«Come stai?»
«Bene! Tu?»
«Bene!»
Michael salutò la notizia con una squillante
risata.
Su una cosa Richard aveva ragione: era
impensabile, vedendolo, associare quel bambino a cosa aveva passato.
E sapeva che il merito di quella ripresa era
esclusivo di Darkness e Falcon.
«Volete seguirmi? Il rinfresco è nel gazebo» disse
la madre di Darkness… che fra l’altro poteva essere davvero scambiata per la
sorella: si assomigliavano in maniera impressionante.
«Sai Aaron, è uno dei posti preferiti di Jennie e
Juna!» lo informò Michael.
«Deve essere bello» disse sua moglie.
Michael le annuì con convinzione.
«Fra poco dovrebbero arrivare anche Jessica e
Brian Tyler» disse il padre di Darkness. «I genitori di Drake» aggiunse a mo’
di post scriptum.
Connie lo fissò titubante.
Questa poi.
Falcon faceva davvero sul serio allora.
D’altra parte, dubitava che quel ragazzo avrebbe
potuto essere più onesto quando gli aveva chiesto di indagare su sua figlia.
«Se se lo stesse chiedendo, signor Castlemain»
disse calmo e tranquillo Falcon, «l’idea è stata di Juna.»
«Veramente è colpa di Jennie» ribatté
l’interessato.
«Juna!» esplose la madre di quel ragazzo.
«E’ vero! Io l’ho solo proposto! La festa è di Jennie e lei ha dato il consenso, vero
Jennie?» chiese poi.
La ragazza in questione lo stava fissando
pensierosa. «Sai cosa mi ha convinta, Juna?»
«Cosa?»
«Hai anche detto che Drake avrebbe potuto
ucciderti per molto meno.»
Falcon si piegò in due dalle risate, seguito a
ruota da sua figlia.
In breve stavano tutti ridendo.
Tranne Darkness che fissava Jennifer fra il
perplesso e il pensieroso. «Ok, ti rendo atto che ci hai provato con stile» le
concesse magnanimo. «E dire che pensavo fosse per il mio fascino
irresistibile…» aggiunse poi a mezza voce… e neanche tanto mezza.
Anche Jennifer cedette e scoppiò a ridere.
Sua figlia le aveva detto che Darkness piaceva a
Jennifer. Aveva un po’ mitigato i toni. Quella luce che le illuminava lo
sguardo quando lo posava su di lui aveva un nome ben preciso.
Al gazebo, quando ci arrivarono, trovò il resto
della famiglia di Darkness.
Erano un bel po’, dannazione.
Quando fosse successo il patatrac c’erano un bel
po’ di persone da mettere al sicuro… ed era troppo realista per poter solo pensare di mandare avanti Richard.
Sarebbero saltate coperture come tappi di
champagne la notte dell’ultimo dell’anno!!!
Accantonò i funesti pensieri per concentrare la
sua attenzione sulle presentazioni.
Registrò appena l’arrivo di Stephen e la successiva
partenza di Alison con il fidanzato.
Dannazione. Dannazione.
E dannazione.
Era veramente Matthew.
Si era innamorato della figlia di Matthew.
E se Juna non fosse stato il genio che era,
sarebbe successo subito un disastro.
Per fortuna si era ricordato di Alison… e Matthew
lo aveva assecondato.
Lì per lì non aveva capito cosa stesse facendo
Juna… ma si fidava ciecamente di lui, e a ragione.
Il lato positivo era che finalmente il suo
migliore amico aveva le risposte che cercava da una vita a portata di mano.
I suoi genitori spaccarono il secondo, ovviamente…
ancora restava un mistero da chi avesse ripreso lui. Stavolta però Juna non lo
sottolineò con il suo solito stile.
Il vestito di Jennifer aveva fatto il suo effetto.
Fatte le presentazioni, e consegnato il regalo che
sua madre aveva comprato per Jennifer, Michael e Melissa non ressero più e
Jennifer fu costretta ad aprire i regali.
Per primo aprì quello di Sharon, con lui
incorporato: una maglietta e un paio di jeans che riscossero molto successo.
Sua madre, con suo padre incorporato, aveva optato
per uno scialle multiuso con colori adatti ad una bionda… probabilmente lo
aveva comprato come se dovesse usarlo lei!
Matthew e consorte avevano regalato un completo
orecchini, bracciale e collana.
Il regalo dei genitori, Jennifer lo stava già
indossando: il vestito. E Juna non lo avrebbe perdonato facilmente.
Michael e Melissa le avevano regalato tutta una
serie di disegni… uno dei quali la ritraeva con Juna, ovviamente. Abbracciati, altrettanto ovviamente.
Tutti, chi più chi meno, aveva optato per
abbigliamento o gioiellini vari.
All’apertura del regalo di Diana e Justin, Juna
sbuffò, «Ma secondo te lo sta facendo apposta?» bisbigliò.
«Di lasciare il tuo per ultimo? Cosa le hai
regalato?» chiese con lo stesso tono.
Il suo migliore amico lo fulminò con lo sguardo,
«Ti aspetti veramente che te lo dica dopo che hai ammesso che già sapevi del
vestito e non mi hai detto niente?»
Appunto.
«Che state confabulando voi due?» chiese sua
madre.
Salvandolo.
«Niente» risposero in un coro intonatissimo.
«Ahi…» fu il commento di suo padre.
«Concordo…» gli dette mano Connor.
Finalmente Jennifer prese in mano il pacchetto…
l’unico rimasto, salvandoli entrambi.
Lo scosse appena vicino all’orecchio.
«Non esplode» la rassicurò Juna.
Mordendosi il labbro inferiore per non mettersi a
ridere come tutti gli altri lo aprì e tirò fuori una specie di valigetta
trasparente.
Spalancò gli occhi per la sorpresa.
«Oh Juna… ma sono bellissimi…» disse senza fiato.
Da quella distanza non riusciva a capire cosa
contenesse.
Sharon si affiancò all’amica e spalancò occhi e
bocca, «Dove li hai trovati??» esplose.
Jennifer aprì la valigetta e tirò fuori una… pinza
per capelli? Varie pinze di varie grandezze, seguite da fermagli vari e tutto
quello che poteva venirti in mente per i capelli.
Trasparenti con disegni blu scuro.
Michael saltellava, «Lo sapevo che ti sarebbe
piaciuto!!!» esclamò.
«Juna sa sempre cosa regalare ad una ragazza» sentenziò
Melissa.
«Oh grazie…» fu il commento del suo migliore
amico.
Manaar guardava rassegnata il cielo.
«Rose!» esclamò Sharon «Sono rose blu su sfondo
trasparente!»
Jennifer li fissava ancora sbalordita. «Non ho mai
visto niente del genere…» mormorò.
Sarah si avvicinò alla figlia e prese la pinza più
grande. «Accidenti, sono splendidi. Sembrerà che siano solo le rose a
trattenerti i capelli.»
Sharon volò verso Juna, fermandosi a meno di
cinque centimetri da lui «Mi porti dove li hai comprati vero?» chiese.
Juna si voltò verso di lui, «E’ suonata retorica
solo alle mie orecchie?» s’informò.
«Sono molto contento di non essere nei tuoi panni»
gli rese noto.
«Perché, credi veramente che ti lasci a casa?»
ribatté Juna.
Sharon batté le mani, «Mi ci porta!! Papà, dovrai
darmi la paghetta in anticipo!!»
«Includetemi nel programma» disse Georgie
studiando i fermagli.
Justin scoppiò a ridere, «Juna, ti sei appena tuffato
in un mare di guai!»
«Grazie Juna, sono bellissimi» disse Jennifer
ancora sbalordita.
«Mh, basta che non li usi troppo spesso.»
«Perché non dovrebbe?» chiese Jeremy sorpreso.
«Preferisco quando ha i capelli sciolti» fu la
risposta di Juna.
«E cosa glieli hai regalati a fare?» s’informò
altrettanto sorpreso e un po’ incuriosito Patrick.
«E’ sempre alla caccia di pinze e affini.»
Un coro di risate salutò la logica di ferro del
suo migliore amico!
Anche Jennifer scoppiò a ridere. «E’ vero!! Ma
questi non li perderò mai, te lo giuro!!» esclamò.
«E quando potrebbe usarli?» chiese Madeline
interessata.
«Beh, quando studia, quando mangia… quando è a
scuola.»
E lui non l’aveva sott’occhio… un genio.
«Allora ragazze» prese la parola Georgie,
«ricordiamoci di metterci d’accordo su quando prenderlo e portarlo con noi.»
«Verrei volentieri anche io» disse timidamente
Diana… prendendo per la prima volta la parola da quando era cominciata la festa.
«Sei la benvenuta cognatina: più siamo e più
possibilità abbiamo di aver ragione di lui» sentenziò Georgie.
Juna alzò gli occhi al cielo, «Drake, Just…
tenetevi liberi. E dovrò mobilitare anche Gary.»
«Amore, andiamo a fare shopping?» chiese Justin
rivolto alla fidanzata.
Diana annuì felice.
Justin sorrise soddisfatto.
«E’ l’unico felice alla prospettiva» prese atto
della realtà.
«E’ l’unico fidanzato»
gli fece notare Juna.
«Cosa stai cercando di insinuare?» chiese Manaar.
«Io non sto
cercando di insinuare niente, mamma, io sto
dicendo che…»
Ritenne più saggio chiudere la bocca a Juna.
Altre risate.
Juna si liberò dalla sua presa divertito, «Sei già
più là che qua» lo avvisò.
Alzò gli occhi al cielo… e ritenne di nuovo più
saggio non ribattere.
Sua figlia non aveva esagerato descrivendole quei
due.
E neanche i relativi genitori.
Era felice che alla fine Aaron avesse abbattuto le
sue reticenze e l’avesse convinta a partecipare a quel rinfresco.
Sharon in quel momento era felice da risplendere.
Era così felice per la sua bambina.
Drake era davvero un bel ragazzo, spigliato e con
senso dell’umorismo.
Il suo sguardo fu di nuovo attirato da Juna.
Era strano che suo marito non le avesse mai
parlato di lui… era molto raro che Aaron istaurasse rapporti che sfociavano
negli abbracci, e il gesto verso quel ragazzo era stato spontaneo e naturale.
«Ne gradisce uno?»
La voce di Manaar la riscosse, abbassò lo sguardo
su un vassoio di bignè.
Ne prese uno e le sorrise, «La ringrazio.»
Manaar, che aveva passato a Juna tutto quello che
una madre poteva trasmettere ad un figlio maschio, rispose al sorriso.
«Signor McGregory…» cominciò suo marito
rivolgendosi al padre di Juna.
L’interessato rise, «Mi chiami Connor, per favore.
In questa casa le potrebbero rispondere in sei altrimenti!»
Suo marito asserì, «Allora io sono Aaron, intesi?»
«Intesi!»
«So che forse non è il momento migliore, e mi
scuso con Jennie, ma è la prima occasione che mi capita a tiro: qual è stata la
causa del malore di Juna?»
Rimase troppo stupita.
«Perché lo chiedi a lui?» chiese Sharon
sbalordita.
«Perché voglio sapere la verità… e Juna tende a
glissare o minimizzare su certi argomenti. Specie se lo riguardano. Sta sempre bene.»
Manaar stava fissando il figlio, «E se ti
conosce…»
«Ecco perché andate così d’accordo» commentò lei.
«Riservatezza è una delle vostre
parole preferite.»
Juna stava fissando Aaron fra il rassegnato e il…
non sapeva neanche lei cosa.
Connor spiegò la causa del crollo fisico del
figlio nel silenzio più assoluto.
«… ovviamente ha ripreso a fare quegli esercizi»
concluse Connor. «Purtroppo per il bene della compagnia non ho potuto oppormi
quando, una volta perfettamente guarito, ha deciso di tornare a lavorare… ma è
ben lontano dai ritmi folli che aveva fino a qualche mese fa.»
«Quanto è il tuo punteggio?» chiese incuriosita.
«Duecentosessanta» rispose Juna.
Rimase a bocca aperta, «Cosa? Stai scherzando?»
Il ragazzo scosse la testa.
«Oh Gesù… neanche riesco ad immaginarlo!» ammise.
«Mamma, pensavi che stessi scherzando quando ti ho
detto che nel giro di venti minuti ha ripassato tutto il programma di storia,
di inglese e di arte per aiutarmi?» chiese Sharon «Ci vedremo ancora una volta
prima del mio esame, ma per scrupolo.»
«Quanto prevedi di media per mia figlia?» chiese
suo marito rivolto al ragazzo.
Juna ci pensò qualche secondo, «Dipende dal
nervosismo. Direi dall’otto al nove.»
Sharon lo abbracciò di slancio, «Ti promuovo a
portafortuna!!» esclamò.
Juna scoppiò a ridere rendendole l’abbraccio. «Non
hai bisogno di fortuna! Vedi di non farti prendere dal panico!»
Rimase senza parole per la seconda volta nel giro
di un’ora.
Lanciò un’occhiata a Drake che stava sorridendo.
Jennifer seguiva la scena con un sorriso.
Quindi era naturale che sua figlia abbracciasse
quel ragazzo?
Ma che stava succedendo? Solo il padre batteva
Sharon in quanto a riservatezza dei propri sentimenti.
Non riusciva a crederci.
Doveva pensare che Juna fosse molto più attento a
lei di quanto supponesse?
Quel regalo le aveva fatto un piacere che l’aveva
sorpresa.
Sharon abbracciò Juna, «Ti promuovo a
portafortuna!!» esclamò.
Juna rise rendendole l’abbraccio, «Non hai bisogno
di fortuna! Vedi di non farti prendere dal panico!»
Rimase a fissarlo imbambolata.
Dio, era… bellissimo in quel momento. Sembrava
stesse risplendendo di luce propria.
Sorrise.
Senza neanche sapere il perché.
«Allora principessa, contenta dei regali?» le
chiese suo padre cingendole le spalle.
Distolse l’attenzione da Juna.
«Sì, sono bellissimi. Grazie infinite a tutti» disse
rivolgendosi agli invitati.
Le rispose un coro.
Michael le tirò il vestito e automaticamente lo
prese in collo.
«Sei felice?» le chiese il suo fratellino.
«Sì. Moltissimo.»
«Passiamo al piatto forte del rinfresco?» propose
Madeline.
La domanda la colse di sorpresa, «Quale piatto
forte?» chiese perplessa.
Patrick rise divertito, «Tu e mio nipote siete
riusciti ad arginare mia moglie… ma Maddy ha sempre una risorsa in più!»
«Oh Pat, per favore!» disse Madeline «Che
compleanno sarebbe stato senza la torta?»
«Torta??» esplose Juna «Ricordo male o avevamo
deciso che…?» cominciò.
Madeline sorrise, «Ho cambiato idea.»
«Nonna, parola mia…» riprese Juna.
Madeline agitò una mano, «Juna, sii obiettivo per
favore!»
Charmaine affiancò immediatamente la… beh,
chiaramente la complice, «Lo sai che
tu e Jennie avete gli stessi gusti in fatto di dolci?» lo informò serafica.
Juna si voltò verso di lei, «Millefoglie alla
crema con le fragole?» chiese.
Rimase a bocca aperta, «Ma stai scherzando?»
chiese di rimando.
Lo vide alzare gli occhi al cielo, «Flalagan, io e
te dobbiamo rivedere le basi della nostra coalizione: non può obiettivamente
reggere se poi abbiamo gli stessi punti deboli!»
Esplosero tutti in una fragorosa risata… mentre
Howard, Susan e Anne stavano arrivando con un millefoglie di tre piani.
«Il mio punto vita…» gemette Georgie.
«Amore… fai qualcosa…» supplicò Diana.
«Portarti via o legarti: non vedo altre vie
d’uscita. Cosa preferisci?» chiese Justin.
Sharon le si affiancò, «Amica mia, prevedo momenti
drammatici.»
«Per prima cosa le candeline!» esclamò Madeline
tutta contenta.
«Posso aiutarti a spegnerle?» chiese Michael.
«Certo Michy.»
«Ci aiuterà anche a finire la torta, vero Michy?»
chiese Juna improvvisamente vicinissimo.
«Anche io!!» esclamò Melissa.
Sorrise. «Beh, come si dice… se non puoi combattere
il tuo nemico, unisciti a lui» commentò.
«Ecco il modo giusto di affrontare la cosa!»
approvò Patrick.
«Insomma nonno» disse Juna. «Sei stato proprio tu
a insegnare a mio padre, e poi lui a me, che se non puoi vincere il tuo nemico
lo devi confondere.»
«Vero!!» esclamarono Paul e Ryan.
Patrick si tappò scherzosamente la bocca con una
mano.
Aaron a quel punto stava piangendo da come rideva.
«E immagino tu abbia sempre applicato tale regola a meraviglia!» esclamò.
Juna lo guardò scherzosamente di traverso, «Aaron,
se questo è tutto l’aiuto che mi darai…» scosse la testa e lo seguì nella
risata.
«Dai Jennie» disse Drake con le lacrime agli
occhi, «fuoco alle polveri!»
Il rinfresco era stato un successo, su tutta la
linea.
Erano rientrati in casa quando il Sole era
tramontato e mentre guardava i vari ospiti sistemati nel salotto a parlare in
gruppetti non poteva che congratularsi con sua moglie: sapeva quanto ci fosse
in gioco e aveva superato se stessa.
I genitori di Sharon si erano trovati subito a proprio
agio, a prescindere dal fatto che Juna già conoscesse quell’uomo, e anche il
loro incontro con quelli di Drake era andato a gonfie vele.
Mansur gli si affiancò. «Allora Pat, che ne
pensi?»
«Stavo giusto congratulandomi mentalmente con la
mia dolce metà.»
Lo vide annuire, «Fra me e te, quando pensi che si
decideranno quei due?»
I suoi occhi cercarono e trovarono Juna e Jennifer.
Insieme ai suoi nipoti, a Michael, a Drake, a
Sharon e a Diana formavano il gruppetto più bello e rumoroso che avesse mai visto.
«Credo che mia moglie e tua figlia abbiano visto
giusto: nostro nipote è troppo leale per fare un passo verso di lei sotto
questo tetto.»
Mansur accolse la notizia con un mugolio. «Anche
troppo per essere vero» ammise. «A volte mi chiedo se mio nipote ha un vero
difetto.»
«E’ testardo come un mulo» gli fece notare in un
impeto di onestà.
Mansur mugolò di nuovo, «Ho detto vero difetto» sottolineò.
Scoppiò a ridere, «E mia moglie accusa me di essere poco obiettivo nei
confronti di quel ragazzo!!»
«Non ti lamenteresti se sentissi cosa dice la mia
al sottoscritto…»
«Cosa state confabulando voi due?» chiese Manaar
avvicinandosi.
Mansur prese la figlia e l’abbracciò, «Stavamo
dicendo che oggi non sarebbe potuta andare meglio. Concordi?»
Manaar annuì rispondendo all’abbraccio del padre.
Sua moglie si alzò in quel momento, «Mi chiedevo
se Jessica, Brian e i signori Castlemain ci farebbero il favore di rimanere a
cena» esordì.
Jessica e Corinne stavano parlottando allegramente
con le sue nuore mentre Aaron e Brian erano occupati in un fitto dialogo con i
suoi figli, a quelle parole si voltarono fissando sbalorditi sua moglie.
«Beh…» cominciò Corinne guardando il marito.
«A me va benissimo» disse Aaron, «sto ancora
cercando il momento in cui avere Juna tutto per me.»
«Papà!» lo rimproverò Sharon… con un sorriso
immenso.
Quella ragazza adorava il padre, in maniera
direttamente proporzionale a quanto Aaron Castlemain stravedeva per lei.
In momenti come quello gli rimbombava in testa uno
scambio di idee che aveva avuto con Mansur quando quest’ultimo aveva finalmente
ceduto Manaar in sposa a Connor.
Alla sua osservazione che poteva stare tranquillo
perché la figlia non sarebbe potuta cascare meglio, Mansur lo aveva fulminato
con lo sguardo ribattendo che lui non poteva capire: aveva avuto la fortuna di
avere solo figli maschi.
Aveva aggiunto che era lui a perdere una figlia
mentre lui acquisiva una nuora che valeva oro quanto pesava… e che in ultima
analisi era suo figlio che non
sarebbe potuto cascare meglio.
Adorava ognuno dei suoi figli, ma spesso Madeline
gli aveva detto che gli sarebbe piaciuta tanto una femminuccia da coccolare e
viziare.
Si stava sfogando in questo senso con le nuore e con
le nipoti.
«Aaron, che ne dici di una passeggiata nel parco?
Così libero i cani.»
Si voltò verso il nipote.
Juna era già in piedi.
Segno che aveva appena fatto una domanda retorica.
Aaron non si fece ripetere l’invito due volte.
«Perfetto» stabilì sua moglie. «Brian, Jessica… vi
includo automaticamente» li informò poi.
Juna ed Aaron uscirono dalla sala.
Sharon si voltò verso sua madre, «Ma era proprio
necessario?» chiese.
Corinne guardò la figlia con affetto, «Sai com’è
fatto tuo padre.»
«E poi te l’ho detto Shasha» disse Drake, «meglio
Juna che chiunque altro.»
«Questo è inderogabilmente vero» ammise Jessica.
Brian stava scuotendo la testa, «Io non ho sentito
niente.»
Appena furono ragionevolmente lontani da orecchie
umane, Matthew sospirò. «Te lo dico per puro spirito di cronaca: se fossi
ancora sotto i miei ordini ti saresti meritato una promozione d’oro su due
piedi. Complimenti ragazzo, davvero.»
«Mh, meno di quanto pensi, Matt. Io ho capito
giorni fa che oggi mi sarei trovato davanti te.»
All’occhiata sbalordita del comandante gli spiegò
per filo e per segno cosa era successo.
Matthew alla fine scuoteva la testa, «Mi ostino a
dimenticare che tu ragioni ben al di sopra della media. Ovviamente hai avvisato
anche Drake.»
«Ohlalà… siamo passati ai nomi di battesimo?»
Matthew lo guardò di traverso. «Molto spiritoso.
Penso ancora a te e a Drake come a Darkness e Falcon, è più forte di me. Credo
di non aver ancora superato il trauma delle vostre dimissioni.»
«Fermo restando che penso sia ben altro il trauma che non hai ancora superato…»
Matthew lo gratificò di un’altra occhiataccia, «sappiamo perfettamente che fino
a quando ci sarà un solo Estrada su questo pianeta io e Drake non possiamo
smettere di essere Darkness e Falcon.»
Matthew annuì con un sospiro, «Credimi: non mi è
minimamente di conforto.»
«Lo so.»
Seguì un breve silenzio.
«Pensi che dovremmo essere noi a fare il primo
passo?» riprese.
«Dare la caccia agli Estrada?» tradusse Matthew.
«Sono convinto che loro ci stiano dando la caccia.
Non possono arrendersi solo perché abbiamo ucciso Carlos: perderebbero di
credibilità con le altre famiglie, ti pare?» Matthew annuì con un mugolio
«Credo che Diego abbia preso il comando.»
«Fonti attendibili me lo hanno confermato. Sembra
che abbiano cambiato qualche base, ma non hanno rinunciato a Boston.»
«Hanno rinunciato ai Flalagan?»
Matthew prese qualche secondo per rispondere, «Per
quanto possa valere… sì. Sembra proprio di sì. Tengo d’occhio questa villa da
quando Jeremy ci ha messo piede e non ho notato assolutamente nulla. Cosa che
mi da molto da pensare.»
«Si sono concentrati su un altro bersaglio.»
«Esatto. E temo di sapere quale sia. Vogliono voi
due.»
Si trovò ad annuire.
«Tu e Drake siete armati?»
«Diciamo che all’occorrenza sapremo difenderci.»
Matthew annuì.
«Cosa sai di mio fratello?»
Lo vide sussultare. «Ero convinto che tu non sapessi
niente» ammise.
«L’ho scoperto a quattro anni e Drake lo ha saputo
pochi giorni fa. Correggimi se sbaglio: tu hai saputo della mia esistenza
quando Sharon ha avuto bisogno del trapianto. Probabilmente hai continuato a
monitorare i miei genitori quando hai scoperto le origini del donatore.»
«Tutto esatto.»
«Tu sai perché i miei hanno nascosto l’esistenza
di Jawad?»
Matthew rimase in silenzio.
Arrivarono alla gabbia e l’abbaiare dei cani
riempì l’aria.
«So adesso il suo nome» ammise Matthew.
Aprì la gabbia e i cani si riversarono fuori
facendogli le feste.
«Sai il significato del mio nome?»
«So solo che è arabo. Ha un significato preciso?»
Annuì. «Junayd Kamil. Giovane Guerriero e
Completo, Perfetto. Mio fratello invece si chiamava Jawad Tareq. Che Da' A
Piene Mani e il nome di una stella.»
«Ragazzo… non credo che dovrei essere io a
dirtelo.»
«Credi che dovrei chiederlo ai miei? Matt, chi
altro può dirmelo, senza che scoppi un nuovo sessantotto?»
Matthew accarezzò la testa di Dragar e chiuse gli
occhi.
«Per sopravvivere, hai ucciso tuo fratello.»
«Cosa?»
chiese Darkness.
Annuì. «Ho parlato con il medico che ha
partecipato all’operazione con il professor McIntyre per separarti dal tuo
gemello. Eravate uniti dalla testa al torace… ma tuo fratello era semplicemente
un… un sacchetto dove erano rimasti i
pezzi che non sono serviti a te per sopravvivere. Nei nove mesi di gestazione
hai inglobato il cervello, il cuore e un polmone di tuo fratello. Una volta al
mondo sei stato tu a tenerlo in vita e sei quasi morto per farlo: vi hanno
separato per salvare almeno te. Gli occhi di Jawad sono stati la salvezza di
Sharon e, egoisticamente, non ho voluto sapere altro a riguardo. Mi dispiace.
Appena ho scoperto l’identità dei tuoi li ho tenuti d’occhio e… ho seguito il tuo
sviluppo passo passo. Ecco come sono arrivato a te.»
«E…?» chiese semplicemente Darkness.
Maledizione.
«Matt, non è finita, vero? Te lo leggo in faccia»
chiese al suo silenzio.
«Mi sto chiedendo se non sto facendo il peggior errore
della mia vita a parlartene» ammise. «Voglio dire, dobbiamo tornare là dentro e
cenare tranquillamente con i…»
«Sei stato tu ad addestrarmi, Matthew. Pensi che
non possa reggere a tanto? Mettiamola così: pensa che stai sollevando i miei
dal farlo. Secondo te per chi è più facile affrontare l’argomento?»
Tanto per cambiare, aveva ragione.
«Ok. I tuoi non potevano neanche lontanamente
immaginarlo, ma tutti gli specialisti che ti hanno visitato, erano in contatto
con me. Quando ho saputo che i tuoi
genitori facevano firmare una dichiarazione di segretezza prima di far
visionare le tue lastre, ho capito che era finito il tempo delle buone maniere
e… beh, gli specialisti erano anche al servizio dell’F.B.I.. Ciò che sto per
dirti è il particolare che spiega sia la tua incredibile intelligenza che i
tuoi devastanti mal di testa… ma voglio una promessa da te.»
«Quale promessa?»
«Hai ragione: sono stato io ad addestrati e so che
sei a prova di bomba, fisicamente e psicologicamente. Ma questo, esula dall’addestramento, ragazzo. Esula anche dal mio
lavoro e dalle mie mansioni. Se fosse un qualcosa di troppo… troppo, per te, me lo dirai e accetterai
di parlare con uno psicologo di mia fiducia.»
Darkness rimase… frastornato a guardarlo.
«Matthew, mi hai detto che ho cominciato la mia esistenza uccidendo mio fratello, cosa può esserci di peggio?»
«Promettimelo» insistette. «Non potrò darti tutte
le spiegazioni che meriti a riguardo, dovrò prima fare le ricerche che ho
evitato fino ad ora.»
«D’accordo. Te lo prometto» si arrese.
Respirò profondamente, «Dentro il tuo cranio ci
sono due cervelli. Il tuo e quello di tuo fratello. E’ già un miracolo che tu
sia sopravvissuto, ma che ti rivelassi anche un genio… non credo sia stata
inventata una parola adatta al caso se non miracolo.»
Darkness era una maschera. «Continua» disse poi.
«Sei stato ad un passo dalla morte per i primi
quattro anni della tua vita. Poi hanno scoperto la tua intelligenza. Ed è
proprio lo studiare che ti ha salvato: ha assestato la tua massa celebrale. Non
è molto scientifica come spiegazione, ma è l’unica che posso darti adesso. Quando
ho avuto i risultati del tuo primo test non riuscivo a credere ai miei occhi.
Non hai eguali su questo pianeta, ragazzo.»
I cani si erano sparpagliati intorno a loro, ma
sentiva ancora l’allegro abbaiare. Solo uno di loro era rimasto ben attaccato
alle gambe del ragazzo.
Darkness rimase in silenzio per un po’.
«Mi credi se ti dico che posso reggerla?» chiese
poi «Finalmente capisco tutto.»
«Cosa esattamente?»
«Perché mio padre ha scatenato l’inferno quando si
è trattato di farmi fare il primo test… non sapendo esattamente di cosa si
trattasse, temeva che saltasse fuori questo fatto. Con mia madre ha deciso di
tenere nascosta la perdita di un altro nipote, proprio per mano del nipote
sopravvissuto… le famiglie erano in guerra, all’epoca, e non potevano sapere
cosa sarebbe successo.»
Non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo.
Sì, Darkness poteva reggere. I segni erano chiari.
«Per qualsiasi cosa, Juna… io ci sono. E ci sarò
sempre.»
«Lo so Matt. Lo so, stai tranquillo. Adesso dovrò
affrontare una delle controindicazioni peggiori.»
«Cioè?»
«Dire tutto a Drake.»
«E ai tuoi?»
«Ad oggi non so se affronterò mai il discorso con loro» ammise. «Per me
l’importante era sapere. Onestamente,
non mi interessa che tu faccia altre ricerche in proposito: so tutto quello che
mi occorre adesso. Mia madre e mio padre vivono tranquilli perché pensano che
io non sappia nulla… e mai lo saprò. Lasciamoli vivere tranquilli» sembrò
decidere in quel momento. «Grazie Matt.»
«Di niente ragazzo. Ho un debito immenso con i tuoi… e per ripagarli ho trasformato te in un
killer. Sono ben lungi dal saldo.»
«Torniamo indietro?» propose.
«Certo.»
Si avviò.
«Ah Aaron…»
Si voltò verso di lui perplesso… perché lo chiamava…?
«Per quanto riguarda tua figlia…
penso che Drake ti abbia già detto tutto quello che un padre debba sapere
quando ti ha chiesto quel favore. E
non penso di doverti dire qualcosa su di lui che già non sai.»
Sorrise senza poterselo impedire, «Penso
anche io.»
Quando dopo quasi tre quarti d’ora Juna e Matthew tornarono, era sul
punto di andarli a cercare con una qualsiasi scusa.
«Accidenti» disse Connor, «gli hai raccontato l’intera vita di Drake?»
«Non ci scherzerei» disse suo padre, «la conosce bene.»
Gli sorrise, «Ah ah ah.»
C’era una sola spiegazione: Juna aveva chiesto a Matthew del fratello
omozigote.
Cercò lo sguardo del suo migliore amico e lo agganciò senza problemi.
«Tranquillo» gli disse Juna, «la tua reputazione è intatta.»
«Grazie.»
Juna gli fece l’occhiolino.
Sentì le sue ossa sciogliersi.
La tensione svanire come nebbia al Sole.
Allora era andato tutto bene. La spiegazione del perché l’esistenza di
quella creatura era stata tenuta nascosta era più semplice del previsto.
Forse Manaar e Connor aspettavano solo la maggiore età di Juna per
raccontargli tutto.
Sorrise.
Poteva aspettare di parlare con calma con Juna.
«La cena è pronta per essere servita» disse Howard.
Si alzarono tutti e automaticamente cinse le spalle di Sharon, che
rispose all’abbraccio.
«Ah, ma allora è ufficiale!» esclamò Jennifer.
«Cosa?» chiese senza capire.
«Mica si è accorto che la sta abbracciando…» commentò Connor divertito.
«Macché abbracciando» gli
andò in aiuto Juna, «è inciampato e si è appoggiato a lei che lo ha sorretto,
vero?»
Lui e Sharon si guardarono, mollarono la presa e…
«Quando si dice amicizia…» commentò Justin.
Sharon si voltò verso Jennifer. «Già…»
Jennifer le rispose con un ghignetto. «Ricordati che è il mio
compleanno!»
«… e che la scambiano per la mia fidanzata senza bisogno che ci
abbracciamo» aggiunse Juna.
Jennifer divenne color fragola.
Sharon fu la prima a scoppiare a ridere, seguita da tutta la stanza.
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NOTE:
Forse il fatto che posti alle 2.00 di notte la dice già tutta!!!
Per prima cosa: nihal13, ho
risposto alla tua mail ma il msg mi è tornato indietro dopo 2 gg per un errore. Grazie della mail, mi ha fatto piacere
sapere che senti la mancanza dei post!! Ho provato a rimandarti un’altra mail
all’indirizzo che forse è quello giusto, spero tu l’abbia ricevuta.
Zarah: ehm, no. Non sbagli… *un sorriso diabolico le piega le labbra*
giunigiu95: ti ho tolto qualche curiosità? ;) Grazie
dell’appoggio!
Comunicato stampa: mi trovo in un punto della storia in cui scorrazzo
allegramente con un carro armato su delle uova fresche… ciò che scrivo deve
tornare con quello che ho già pubblicato (lo capite il dramma?) e con quello
che devo ancora scrivere (lo capite
il dramma??).
I tempi forse saranno un po’ più lunghi del solito perché devo
riannodare dei fili che devono reggere
alla fine della storia! XD
Vi chiedo scusa già da ora e faccio appello alla pazienza che so
alberga in tutti voi…!
Grazie a chi mi ha aggiunto fra i preferiti *inchino*