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Autore: mavima    12/05/2015    1 recensioni
Sergio è un medico anestesista, deluso dal fallimento del suo matrimonio. Vive un'esistenza di emozioni sopite. Una mattina in ospedale incontra Laura, una bella ragazza, malata di leucemia, che si rivelerà essere la professoressa di suo figlio.
"Sergio fermò lo sguardo sulla foto di classe dell’anno precedente del figlio
Sul lato sinistro c’era Laura, la riconobbe dallo sguardo. Era una persona completamente diversa: aveva lunghi capelli castano chiari, con qualche riflesso biondo; il viso era tondo; gli occhi erano sempre luminosi; era persino leggermente sovrappeso, la maglietta rivelava qualche rotolino e il seno era prosperoso; era vitale e bella con i jeans e con le scarpe da ginnastica.
Quando andò a dormire non riuscì a smettere di pensare a quell'immagine, rappresentava il tipo di donna che avrebbe voluto trovarsi a casa la sera. Se la immaginava insieme al profumo della caffettiera che saliva al mattino….un attimo di eternità".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO  I  -  UNA MATTINA
 
Quella mattina Sergio Antinori era arrivato leggermente in ritardo in ospedale. Di solito era puntualissimo, ma si era dovuto organizzare con il figlio: “Sono in ospedale fino alle sei di stasera. Quando vieni a casa da scuola, scaldati quello che ti ha preparato Marta per pranzo, poi rimani a casa a studiare….oggi non uscire, hai già basket domani… oggi non uscire!  Alla cena ci penso io quando ritorno”
Il figlio gli aveva prontamente risposto di non rompere ed era uscito trafelato, con i suoi jeans calati, le sue  scarpe da ginnastica non allacciate e la sua andatura goffa da adolescente.
 Sergio e Marco vivevano da soli. Marta, una donna di mezz’ età , che  c’era già prima della separazione di Sergio ed Elisa, si prendeva cura della casa e cucinava per loro.
 Elisa se ne era andata già da cinque anni. La vita matrimoniale le andava stretta , la quotidianità la soffocava, ma quando si era sposata con Sergio a ventidue anni, questo non lo sapeva ancora.
Era una giornalista di successo ed il suo habitat naturale, oltre al giornale, erano i salotti dell’intellighenzia milanese.
Sergio invece la vita non la commentava o descriveva: la viveva e basta. Era un anestesista, si rapportava con la vita e la morte tutti i giorni, senza rifletterci, facendone esperienza.
I salotti lo soffocavano almeno quanto il matrimonio soffocava Elisa. Nel piccolo ospedale di provincia lui ci si trovava benissimo e quando la moglie se ne era andata, aveva deciso di rimanere lì con il figlio.
Sergio diceva che Marco era un po’cazzone, ma buono….e forse era proprio così. Doveva sempre controllare che il figlio non si abbandonasse alla sua ignavia adolescenziale, lo doveva sempre spronare.
L’anno precedente aveva rischiato di essere rimandato per pura pigrizia.
Quando entrò in ospedale, gli fece incontro subito la caposala: “Dottor Antinori, si ricorda questa mattina deve fare una rachicentesi ad una paziente di ematologia…si ricorda?”
Sergio, passando il badge: “Grazie sì, sì…mi cambio e tra cinque minuti sono in ambulatorio”.
Gli capitava  di stare in rianimazione, in sala operatoria, o in pronto soccorso, o anche di eseguire questo tipo di interventi.
Sergio indossò pantaloni,  casacca verde e le calzature sanitarie. Fortunatamente la paziente non era ancora  in ambulatorio.
 Meglio…avrebbe avuto il tempo di controllare la cartella clinica. Laura Costa: leucemia linfoblastica acuta, trent’anni, malata da uno…che brutta roba!
Mentre Sergio aveva  ancora la testa piegata sulla cartella clinica, ecco arrivare la paziente su una carrozzella, spinta svogliatamente da un’infermiera non molto giovane.
La  ragazza oltre al colorito pallido, aveva un incarnato chiarissimo. Gli occhi azzurri e grandi spiccavano ancora di più, circondati da quel  viso magro. Indossava  il camice dell’ospedale, legato sul dietro, che camuffava  un po’ il fisico emaciato.
La carrozzina era  arrivata di fronte il lettino, l’infermiera le fece  cenno discendere, indicando il lettino. Laura si alzò e barcollò un po’.  Sergio la sostenne, appoggiando le mani sulla parte alta delle braccia e l’aiutò a sedersi sul lettino. Poi si girò e fulminò con uno sguardo l’infermiera, ma questa, spostando la carrozzina, non se ne curò.
“ Sono il dottor Antinori” e le porse la mano.
“Laura Costa…., guardi non so se potrò fare questo esame, mi è ritornato il ciclo”
L’indolenza dell’infermiera lo fecero ancora più innervosire: avrebbe dovuto lei riferirgli delle condizioni della paziente, togliendo l’incombenza a quella poveretta  di parlare delle sue mestruazioni a un medico, che aveva visto per la prima volta due minuti prima.
 “Bene…. segno che il suo fisico sta reagendo…non importa che lei abbia il ciclo, è ininfluente per questo esame”
 “Bene sì…in effetti meglio un disagio in più, che uno in meno….sa… la mia fertilità non mi preme molto….come obiettivo avrei piuttosto la sopravvivenza!”
Sergio sorridendo: “ Mi scusi, ho detto una sciocchezza”
 “ Non si preoccupi, ci sono abituata….sarà il cancro che  attira….le sciocchezze”
 “Per fare il prelievo del liquor, può rimanere seduta e piegarsi sulle gambe, o distendersi su un fianco , raccogliendosi in posizione fetale…la colonna vertebrale deve essere il più flessa possibile….”
Di solito non parlava molto con i pazienti, anche se li rispettava  e riteneva opportuno spiegare loro  tutte le procedure.
Laura: “Io sono già stanca così…credo che sia meglio che mi sdrai…strano che lei non sia una cariatide…”
Sergio sorrise e cercò con lo sguardo la collaborazione dell’infermiera, che invece stava  in un angolo, guardandosi la ricostruzione delle unghie, fatta il giorno prima.
Allora aiutò lui stesso Laura a distendersi su un fianco e le tirò su le gambe, flettendogliele contro il petto e ponendo in mezzo un cuscino.
 Nel toccarla fu  impressionato dalla leggerezza di quel corpo quasi etereo e pensò che, nonostante tutto, Laura fosse molto bella. Aveva paura di lasciarle dei lividi e allentò un po’ la presa: la pelle era sottilissima e sembrava  rivestire solo delle ossa, come se in quel corpo non ci fossero più né muscoli, né tessuti.
Laura a sua volta, guardando i suoi capelli un po’mossi e un po’ spettinati e i suoi occhi chiari, : “Se fossi una persona che può disporre di un futuro, lo troverei  un uomo interessante”
Sergio si sedette su uno sgabello, alle spalle di Laura, le slacciò il camice per scoprirle la schiena. Notò che dagli slip fuoriusciva un pannolone per incontinenti.
Ebbe un flash di quanto era accaduto prima: Laura, accortasi di essersi sporcata con le mestruazioni ,aveva dovuto chiedere di essere pulita a quell’infermiera stronza, che ora stava immobile a guardarsi le unghie.
Questa le aveva messo il primo pannolino che le era capitato, non avendo avuto voglia di cercarne uno in un altro reparto.
  Probabilmente si era scocciata di doverla lavare e cambiare e l’aveva trattata anche male. Poi l’aveva accompagnata  frettolosamente in ambulatorio per la rachicentesi.
 Per questo avevano tardato qualche minuto in più di lui e l’infermiera era più stronza del solito.
Il sangue gli ribollì, ma cercò di mantenere la calma per mettere a proprio agio Laura: “Visto che non sono una cariatide ci possiamo dare del tu …no? Adesso ti farò un’anestesia locale, così durante l’esame non sentirai nulla”
Quando la punse nella zona lombare, Laura si ritrasse.
Sergio: “Non è piacevole lo so…. ma adesso non avrai più male”
Laura: “Non è il dolore…è la paura”
Cercò di distrarla:
 “ Dobbiamo aspettare che l’anestetico ti faccia effetto…raccontami qualcosa …che cosa fai nella vita?”
 “Prima di tutto questo, insegnavo lettere e  storia in un liceo”
Sergio le poggiò una mano sopra il braccio  del fianco rimasto verso l’alto, poco più su del gomito.
 Si accorse che la ragazza era gelata.
Non riuscì più a trattenere la rabbia e  rivolgendosi verso l’infermiera:
“Lo sa lei quale sarebbe  il suo dovere? Dovrebbe collaborare con me….e questo ne faccio volentieri a meno….ma soprattutto dovrebbe prendersi cura della paziente…
non l’ha aiutata a muoversi  e non si è preoccupata che potesse aver freddo…
Credo anche di capire con quale gentilezza l’ha aiutata a prepararsi stamattina.
 Non ritengo che sia rispettoso far indossare un pannolone per incontinenti a una paziente giovane, a cui sono venute le mestruazioni…
E poi solo per il fatto che c’è da fare un passo in più e cercare degli assorbenti  in un altro reparto…
Vada immediatamente a prendere qualcosa per coprirla  e procuri anche degli assorbenti adatti …
poi sparisca…faccia venire un suo collega con una barella, la paziente dopo l’esame dovrà rimanere coricata…
Si metta in mutua…se vuole le faccio io il certificato…basta che sparisca!”
Dopo un po’ arrivò Emanuele, un infermiere specializzato socievole e di buon carattere….. spingeva  una barella, con sopra una copertina , un telo e un sacchetto di assorbenti , presi in ginecologia.
Mentre copriva  Laura prima con il telo, e poi con la coperta: “A bella!  Te l’avevo detto che a te ce devo pensà  io…me potevi  fa chiamà”
Laura: “Ciao Emanuele…che bello che adesso ci sei tu…prima ho chiesto a quella lì, se potevi accompagnarmi tu…ma non mi ha neanche risposto… quando mi sono svegliata stamattina e ho visto il pigiama e il letto macchiati di sangue avrei voluto morire…anzi avrei voluto essere già morta”
Sergio: “Uno a uno… adesso la stupidaggine l’hai detta tu ….era solo il suo dovere…e tu  vorresti morire per un essere del  genere?”
Emanuele: “Dottò ce vo pazienza …nun s’arrabbi…la dovrebbero arrestà la Fornero…pe colpa sua la Enza ce la dovemo tenè artri du anni”
Sergio: “No adesso m’è passata…ma quella non voglio averla sulla mia traiettoria per un po’ di giorni”
Emanuele : “Comunque , dottò… lei m’ha stupito….allora nun è vero quello che dicono de lei….”
Sergio : “Perché….che cosa dicono?”
Emanuele: “Che è come er  Mosè del Michelangelo….tanto bello…ma je manca la parola!”
Laura e Sergio scoppiarono a ridere mentre Emanuele si mise a preparare il necessario per l’esame.
Laura: “Ma quindi ….Marco Antinori è tuo figlio?”
Sergio: “Ho paura ad ammetterlo…ma è così…è tuo allievo? Dio mio, chissà che cosa combina a scuola”
Laura: “E’ un ragazzo stupendo invece….”
Emanuele: “ Dottò, qui semo pronti…”
Sergio si alzò per lavarsi le mani , Emanuele l’aiutò ad infilarsi i guanti sterili. Si rimise seduto sullo sgabello alle spalle di Laura. Emanuele delicatamente, la scoprì solo lo spazio necessario per la rachicentesi ,le passò la tintura di iodio sulla zona lombare, poi porse a Sergio il vassoietto con l’ago.
Sergio si sentiva rassicurato dall’affabilità di Emanuele, ma anche dalla sua professionalità. Avvertiva che la sua presenza aveva tranquillizzato Laura
“Adesso ti pungerò con questo ago tra la terza e la quarta vertebra lombare…non sentirai niente…solo del formicolio alle gambe…devi rimanere ferma…altrimenti l’ago potrebbe spezzarsi…è l’unico rischio. Non devi avere paura…capito?. Poi Emanuele raccoglierà qualche goccia di liquor, che esce ,in una provetta… tutto qui…”
Laura: “Okai”. Si sentiva rassicurata e protetta.
 L’esame si concluse rapidamente. Emanuele le applicò un cerotto sulla zona della puntura e la ricoprì.
Sergio: “L’aiuto a spostarla sulla barella”
Emanuele: “Ma che scherza dottò…sta piuma me la sposto da solo…e poi prima d’ariportalla in stanza je levo sto pannolone de mi nonna…Stellì te lavo e te cambio io mò”
Sergio: “ Va bene…allora. Ti lascio in buone mani. Nel caso ti venisse mal di testa , se non torno io prima, fammi chiamare…a dopo”
Laura: “Grazie”
Sergio: “ E di cosa? E’ il mio lavoro”
Laura: “No, hai fatto di più di quello che ti era richiesto…se non ci fossero persone come te ed Emanuele…non so se potrei sopportare tutto questo”
Emanuele: “ Piano m po’co tutti ‘sti complimenti che l’dottorino se monta la testa e io so geloso”
Sergio ad Emanuele, mentre erano  un po’ scostati da Laura: “Ma lei parla sempre in romanesco? Non mi sembrava in altre occasioni…”
Emanuele: “ No, ma la fa ridere...mi piace farla ridere!”
 
Emanuele  e Laura rimasero soli . L’infermiere sapientemente e sempre continuando a scherzare, rigirò la ragazza sulla schiena, la lavò, le rimise gli slip con l’assorbente , arrivati in stanza le tolse il camice e le fece indossare un pigiama pulito. Dopo qualche battuta la lasciò mentre si appisolava tranquilla.
Intanto Sergio uscendo aveva rivisto Enza, che piagnucolava seduta in mezzo alle colleghe, raccontando l’accaduto….
fulminò con uno sguardo tutto il gruppo.
Avrebbe dovuto andare in sala operatoria, ma prima decise di passare in ematologia. Voleva parlare con chi aveva in cura Laura, ma anche riferire alla caposala del comportamento dell’infermiera.
Due piccioni con una fava….in sala medica c’erano tutti e due.
Di vista li conosceva già.
“Non so se sapete già della mia lite con una tal Enza..”
La caposala: “ Sì, stavamo parlando appunto di quello… non è la prima volta che si comporta così, ha fatto bene dottore a staccargliene quattro…purtroppo questa mattina l’altra infermiera professionale si è messa in mutua …di solito faccio assistere la signorina Costa da Emanuele…so che ci sa fare con lei…ma dovevamo distribuire le colazioni e le terapie …eravamo solo in due….”
Dottor Fabbri: “Comunque se ne starà a casa una settimana…ma non in mutua…. è stata sospesa con tanto di lettera di richiamo della direzione….”
Sergio rivolgendosi a Fabbri. “ Ma Laura Costa come è messa…è pelle e ossa…è molto debole”
“ E’ un anno che andiamo avanti con i cicli di chemio...tira avanti …ma non riusciamo a mettere la malattia in remissione…
in più non c’è  nessun consanguineo compatibile….avrebbe bisogno di un trapianto del midollo….è iscritta nel registro dell’ADMO…
speriamo…non ci resta che sperare”
Rimase turbato, prima di scendere in sala operatoria decise di andare a vedere Laura.
La ragazza era distesa in penombra. Sergio si avvicinò e le prese  una mano:
“Ehi, come va?”
“Ho male  lungo tutta la schiena…e la testa mi scoppia”
“Perché non mi hai fatto chiamare subito, come ti avevo  detto….”
Ritornò con una siringa. Iniettò il farmaco nel catetere venoso posto sul braccio. Lo annotò sulla cartella clinica
“Devo  scendere giù insala operatoria…ritorno dopo…vedrai che ti passerà tutto”
Si stupì di se stesso, non si era mai preoccupato così per una paziente….e poi non era neanche una sua paziente, non era neanche del suo reparto.
La giornata proseguì caoticamente,  non ebbe un an attimo di tregua.
Venne chiamato più volte in pronto soccorso. Niente di grave , ma non riescì a ritornare da Laura che verso sera.
La trovò seduta sul letto mentre rigirava il cucchiaio nella minestrina.
“Mi devi dare l’indirizzo del tuo spacciatore….quella roba che mi hai iniettato è stata miracolosa”
“Non ci conosciamo abbastanza bene…io sono un anestesista, è il mio campo….ma non mangi perché hai la nausea o perché ti fa  schifo?”
“No, non sto male….è colpa della minestrina di stelline….è un anno che me la ritrovo davanti tutte le sere….ma ha qualche virtù terapeutica? Perché negli ospedali danno sempre minestra di stelline?”
“Non lo so, non ci avevo mai pensato….Ma che cosa vorresti mangiare?”
“Una pizza margherita, calda e profumata….e per finire un bel tiramisù”
“Allora ceniamo insieme, aspettami qui…..”
“E dove devo andare…”
Dopo un po’ ritornò con due pizze, due aranciate e due porzioni di dolce.  
Sergio si sedette sul letto e mangiarono appoggiandosi al tavolinetto che si allungava dal comodino.
Laura non riuscì a finire tutto, ma mangiò più di mezza pizza e quasi tutto il tiramisù.
“In ogni reparto di ematologia ci dovrebbe essere un pizzaiolo”
“Lo proporrò alla prossima riunione”
“ Ma che mi dicevi di mio figlio?”
“ Che è un ragazzo straordinario…è considerato un figo, ma se ne frega…potrebbe avere le ragazze più belle della scuola ed invece si sceglie delle tipe un po’ bruttine, ma interessanti…dice lui,
è sempre schierato con i più deboli….il Don Chisciotte della situazione….e poi non è un leccaculo…..non ha peli sulla lingua per nessuno.
Lui aiutava me  e io aiutavo lui. Se c’era qualcuno in difficoltà …era il mio informatore…
io nei consigli di classe lo difendevo a spada tratta…..anche se non si ammazza di studio….diciamolo!”
“Quante cose si scoprono dei propri figli”
“ Grazie della cena, grazie di tutto”
“E’ stato un piacere, ma adesso ti lascerò riposare, domani magari ci mangeremo  qualcos’altro…
Però se non stai bene o c’è qualcosa che non va, devi rompere le palle a tutti…. è un tuo diritto!”,
“Stresserò tutto il  reparto , salutami Marco”
“Lo farò….a domani”
“Ciao”
Laura pensò: “Chissà perché ritornerà a trovarmi…ma, magari sono quelle cose che si dicono…ma poi non si fanno…oppure sono un caso così disperato, che gli faccio pena…in ogni caso se ritornerà mi farà piacere”
Sergio arrivò a casa con una pizza anche per il figlio.
Il tavolo della cucina era apparecchiato per due
“Ti ho preso una pizza perché ho mangiato in ospedale con una paziente”
“E’ figa allora”
“Ma tu le donne le distingui solo in fighe e non fighe?”
“Sì, ma a me spesso piacciono di più quelle non fighe….invece te…quelle che intravedo ogni tanto non sono propriamente delle ciospe”
“Beh  allora… è figa, anche se adesso ha dei problemi….è la tua prof di lettere, ti saluta…”
“La Costa…sì che è figa…ma mi hanno detto che ha la leucemia…ma  allora sta morendo”
“Non è detto che se uno ha la leucemia debba morire…la stanno curando…certo, se si trovasse un donatore di midollo, avrebbe più possibilità di farcela”
Marco rimase assorto e continuò a mangiare la pizza.
Sergio fermò lo sguardo sulla foto di classe dell’anno precedente del figlio
Sul lato sinistro c’era  Laura, la riconobbe dallo sguardo. Era una persona completamente diversa: aveva lunghi capelli castano chiari, con qualche riflesso biondo; Il viso era tondo; gli occhi erano sempre luminosi; era  persino leggermente sovrappeso, la maglietta rivelava qualche rotolino e il seno era prosperoso; era  vitale e bella con i jeans e con le scarpe da ginnastica.
Quando andò a dormire non riuscì a smettere di pensare a quell’immagine, rappresentava  il tipo di donna che avrebbe voluto trovarsi a casa la sera. Se la immaginava  insieme al profumo della caffettiera che saliva al mattino….un attimo di eternità.
Il giorno successivo , Marco era già sveglio….stava macchinando qualcosa…per tirarlo giù dal letto  di solito impiegava  più di venti minuti ed invece era già vestito.
“Come mai già sveglio?”
“E’ tutta la notte che penso alla Costa. Devo far qualcosa. Oggi c’è assemblea….voglio convincere tutti a fare l’esame del sangue per donare il  midollo….se abbiamo culo, magari troviamo qualcuno compatibile.
 Io verrò  in ospedale quando esco da scuola, prima di basket”
“E’ bello quello che vuoi fare….ma se si è minorenni, non si può essere donatori”
“Ma allora, i bambini che donano il midollo ai fratelli?….senti papà, i genitori firmeranno un autorizzazione…un cazzo di modo lo troviamo…”
“Okai, ti aspetto per le due”.

 
   
 
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