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Autore: Schwarzfreiheit    02/01/2009    2 recensioni
Il rapporto tra madre e figlia era perfetto, quello che ogni madre ed ogni figlia sognano. Ma un segreto può rovinare tutto, certi silenzi fanno più male delle parole urlate con rabbia. Certe storie passate devono essere raccontate per pemettere di vedere il futuro. Era da tempo che quella storia sarebbe dovuta essere narrata, adesso era giunto il momento.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E' TUA FIGLIA

 BENE, COME COMINCIARE ? INTANTO SCUSANDOMI PERCHE’ LA PRECEDENTE FICTION, E’ STATA POSTATA IN FRETTA E FURIA, DEL RESTO ERA LA PRIMA CHE POSTAVO E, DEVO AMMETTERLO, SONO UN PO’ “ IMPEDITA” GH GH ^_________^ ‘
ORA, PRIMA DI POSTARE IL PRIMO, BREVE, CAPITOLO DI QUESTA SECONDA FICTION, VOGLIO ASSOLUTAMENTE RINGRAZIARE QUALCUNO :
LADY CASSANDRA PER LA SUA PRIMISSIMA RECENSIONE ALLA MIA PRIMA FAN FICTION ( GRAZIE ! SPERO CHE LEGGERAI ANCHE QUESTA E MI FARAI SAPERE COSA NE PENSI ! ^___^ ! ), LA MIA DOLCE CUCCHOLOTTA PER ESSERE ANDATA SUBITO A LEGGERLA APPENA SAPUTO CHE LA AVEVO POSTATA ( T.V.T.B ! CONVINCI ANCHE LA TUA SISTERONA A LEGGERLA ? ! ? ANCHE SE I PROTAGONISTI NON SONO TRA I SUOI PREFERITI GH GH ^_____________________^ ‘RUBYCHUB PER LA PAZIENZA CHE STA DIMOSTRANDO DI POSSEDERE ( GRAZIE ANCHE PER AVERMI “INDICATO LA GIUSTA VIA PER POSTARE” IH IH IH ) E PER IL SUO AIUTO, E INFINE CHIUNQUE SIA PASSATO A LEGGERE PUR SENZA RECENSIRE ( MA MI FAREBBE PIACERE UN SEGNO DEL VOSTRO PASSAGGIO ! )

PRIMA DI LASCIARVI ALLA LETTURA ( PIACEVOLE O NO SARETE VOI A DOVER GIUDICARE ) VORREI SOLO RICORDARE CHE TUTTO QUELLO CHE LEGGERETE NASCE DALLA MIA FANTASIA BACATA, NON RISPECCHIA ASSOLUTAMENTE LA REALTA’ DEI FATTI O DEI CARATTERI DEI PERSONAGGI, NON C’ E’ ALCUNO SCOPO DI LUCRO.
FACCIO TUTTO QUESTO SOLO PERCHE’ AMO SCRIVERE, E AMO I TOKIO HOTEL ( EBBENE SI’, ALLA MIA “ VENERANDA ETA’ “ GH GH GH ^___________^ ) E SE QUALCHE VOLTA LI PRENDERO’ UN PO’ IN GIRO, NON CI SARA’ NESSUNA INTENZIONE DI OFFENDERLI !
BUONA LETTURA !
A PRESTO !
p.s. IL TITOLO  E' UN PO' SCHIFOSO, MA MAGARI POI MIGLIORANO ... IH IH IH  ^_____________________________^ '



Guardava sua figlia …
I suoi capelli biondi sparsi sul cuscino, l’ ombra delle ciglia  si posava lieve sulle sue guance , il  lenzuolo che si alzava al ritmo regolare del suo respiro …
L’ amava …
Amava soprattutto quel suo sorriso  che assomigliava così maledettamente ad un altro sorriso, di un’ altra persona che lei aveva Amato tanto …
Troppo, e male …
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, di nuovo …
-  Maledizione  - Imprecò tra i denti  -  Maledizione ! Non di nuovo, non adesso !  -
 Aveva promesso a se stessa che non avrebbe  pianto più per Lui …
E ogni volta che si ritrovava il volto rigato di lacrime, sapeva che non aveva mantenuto quella promessa.
Quella che aveva gridato con rabbia in faccia a Lui e che aveva sussurrato alla sua piccola la prima volta che la aveva stretta tra le braccia …
Sentì che l’ Amore  per Lei rischiava di nuovo di soffocarla.
Sentì mancarle il fiato, portò l’ inalatore alle labbra
-  Maledetta asma  -  pensò  con rabbia
- E’ per questo che sto male, non centra nulla Lui ! -
Ma sapeva che le sue erano puerili scuse, rese ancora più patetiche dal fatto che le raccontava a se stessa, cercando di convincersene.
Soffocò l’ ennesimo singhiozzo, asciugò con rabbia quella che, per quella notte, giurò sarebbe stata l’ ultima lacrima, poi in silenzio si avvicinò al letto della ragazza, si sdraiò al suo fianco cercando di fare meno rumore possibile, le cinse la vita con un braccio, quella vita sottile, così simile a quella che aveva suo padre …
Aveva bisogno di sentirla vicino a sé …
Di nuovo …
E con un ultimo sospiro chiuse gli occhi cercando di prendere sonno, impedendo all’ ennesima lacrima di cadere …
La tenne lì, nascosta tra le sue ciglia folte, custodendola come un segreto …
Come il Suo segreto …
         
Stava sdraiata immobile, sperando che sua madre non si accorgesse che era sveglia.
L’ aveva sentita entrare nella sua stanza, lo faceva più spesso del solito ultimamente …
Non le dava fastidio, non aveva segreti con sua madre, avevano sempre condiviso tutto, si fidavano l’ una dell’ altra e lei non aveva nulla da nasconderle …
Per questo non la turbava il fatto che potesse entrare di notte in camera sua, inoltre sapeva che non si sarebbe mai permessa di frugare tra le sue cose.
E non le dava affatto fastidio che si sdraiasse nel letto con lei.
No, quello che la faceva soffrire erano quelle lacrime che ogni volta, seppure ad occhi chiusi, intuiva sul volto della madre.
Quelle lacrime che non avevano spiegazione.
L’ unica volta che aveva osato chiederle qualcosa, la mamma si era voltata chiedendole duramente se la infastidiva averla nel letto.
Ovviamente aveva risposto di no, e la mamma, dopo essersi scusata, la aveva abbracciata e le aveva detto che era semplicemente un po’ stanca e nervosa, e che presto le sarebbe passato tutto.
Ma no, non le era passato.
Anzi, ultimamente stava male sempre più spesso.
Anche quella notte, godette dell’ abbraccio lieve della mamma, poi, non appena fu certa che dormisse, si voltò e la prese tra le braccia con un gesto leggero, come faceva ogni notte che la sentiva entrare nel suo letto.
Stette a guardarla per un po’.
Le sembrava così fragile, un gattino bagnato e abbandonato a sè stesso.
Eppure sapeva che  solo la notte appariva quel lato della sua mamma.
Di giorno lei era forte.
Del resto, non la aveva forse cresciuta da sola per 15 anni ?
- No, la mamma non è debole, ma forse sottovalutiamo la sua fragilità -
Pensò.
Poi si addormentò.
                
<<  Buongiorno cucciola, scusa se ti sono venuta a disturbare anche ieri notte … >>
Alex le sorrise.
-  Che bel sorriso ha la mamma …  -
Pensò la ragazza osservando la madre che  si affaccendava attorno ai fornelli.
<<  Ma no, ma’, lo sai che non mi da affatto fastidio, anzi …  >>  Le sorrise.
Si sedettero nella piccola ma accogliente cucina, e bevvero in silenzio il the verde che la mamma adorava.
A lei personalmente, piaceva di più il the alla ciliegia.
Sgranocchiando dei biscotti, informò la mamma che  quel giorno, dopo la scuola, sarebbe andata con Cris a comprare i regali di Natale.
<<  Crys, tesoro, ma mancano ancora due mesi !  >> Rise la mamma.
Era bello  vedere ridere la mamma.
Aveva ragione, anzi no.
In effetti, mancavano più di 2 mesi.
Sorrise.
<<  Mamma, lo sai, io e te abbiamo lo stesso difetto ! Anzi, sarebbe bene che anche tu incominciassi a guardarti intorno per i regali di Natale, o ti ritroverai a doverli comperare tutti all ’ultimo minuto!  >>
Risero.
Era vero.
Rimandava sempre fino all’ ultimo e poi Marzio doveva accompagnarla di corsa in giro per tutta la città.
<<  Va bene, va bene  >>
Disse baciando la fronte della figlia.
<<  Prometto che quest’ anno mi occuperò dei regali prima del solito … Credi che riuscirò a non darti il tuo fino al 25 di Dicembre ?  >>
Lo sguardo buffo della madre fece sorridere Crys, e  Alex si ritrovò di nuovo persa in quel sorriso, e nei ricordi di 1OOO altri sorrisi.
Sorrisi che erano stati solo per lei.
Ma era passato tanto di quel tempo.
Sentì le lacrime pungergli gli occhi, e si sforzò di sorridere a quella splendida ragazza che era sua figlia.
La osservò prendere lo zaino ed avviarsi a scuola.
Il suo sorriso non era l’ unica cosa che aveva rubato al padre, anche la forma degli occhi era uguale alla Sua, lo sguardo intenso identico ad un altro  sguardo che  riusciva a penetrare la sua anima e quella corazza che aveva alzato attorno al suo cuore.
Il colore, quello no .
Quello era uguale al suo, aveva gli occhi color del ghiaccio, trasparenti.
Lui amava il colore dei suoi occhi.
Glielo diceva sempre.
Anche nel fisico assomigliava a Lui.
Alta, longilinea, con quell’ aria leggermente  androgina.
Amava tutto di sua figlia.
Gioiva nello stare ad osservarla per ore mentre studiava o mentre ascoltava la musica con l’ I-pod  o mentre  dormiva abbracciata al cuscino.
Anche se  quella gioia assomigliava molto al dolore, e spesso vi si confondeva.
Per scacciare tutti quei pensieri, tutti quei ricordi che rischiavano di travolgerla, si chiese quanto tempo ancora sarebbe passato prima che Cris si dichiarasse alla sua Crystal.
Crystal …
Aveva scelto quel nome quando l’ aveva avuta fra le braccia.
Quando aveva visto per la prima volta i suoi occhi.
Era un nome perfetto, lei lo adorava e anche sua figlia.
Comunque, sapeva già da tempo che prima o poi sarebbe successo qualcosa tra quei due.
Anche se, a dire la verità, Crystal non le sembrava molto presa da quel ragazzo.
Era il suo migliore amico da sempre, ma non ne sembrava affatto innamorata.
A volte pensava che, se non lo amava, non avrebbe dovuto mettersi con lui, pensava che se non c’era la passione che fa tremare il cuore ed il respiro , non doveva fidanzarsi con lui.
Altre volte si dava della stupida.
Del resto, la sua Crys aveva solo 15 anni, era decisamente troppo presto per pensare ad una relazione seria.
E lei lo sapeva bene.
Sapeva che forse era meglio che per lei non ci fosse la passione  e l’ amore ad aspettarla dietro l’ angolo.
Sapeva quanto potessero essere deleteri, e dove potessero portare.
Lei lo sapeva fin troppo bene.
Pur non rinnegando nemmeno un solo istante passato con  sua figlia e con Lui …
Anzi, uno lo avrebbe volentieri evitato.
Quell’istante in cui aveva sentito il suo cuore, quello stesso cuore che aveva difeso per anni e che finalmente aveva donato a Lui, spezzarsi in mille frammenti.
Sottili, taglienti, e che la straziavano ancora …
Non voleva pensarci, non oggi.
Voleva passare quella giornata portando negli occhi quel dolce sorriso di sua figlia e nel cuore quell’ altro sorriso …
Alzò il ricevitore e compose un numero che ultimamente utilizzava spesso, fin troppo.
<<  Pronto Lexy, dimmi tutto !  >>
Quella voce sorridente le fece salire alla mente un rimpianto che scacciò immediatamente.
<<  Ciao Marzio, te la senti di accompagnarmi a fare qualche compera per Natale ?  >>
<<  Certo, mi preparo e passo a prenderti. Sarò da te fra pochi minuti. Aspettami  >>
Era bello aspettare così.
Con l’ assoluta certezza che sarebbe arrivato esattamente quando aveva promesso di arrivare.
Sapeva che era bello.
Sapeva che le sarebbe dovuto piacere, eppure, lei sentiva la nostalgia di quelle attese frementi accanto a quel telefono che non suonava mai.
Ma che gioia era quando finalmente suonava, quando finalmente poteva sentire la Sua voce e sentire il cuore battere così veloce da rischiare di sentirlo uscire dal petto.
Amava quella sensazione di precarietà dei sentimenti.
La logorava, e la faceva sentire così  felice, così … Viva …
Da quanto tempo non si sentiva così ?
Abbandonò quei pensieri ed andò a prepararsi.
Sapeva che Marzio era sempre, maledettamente preciso, e che a minuti sarebbe arrivato.

Chi era Marzio, ma soprattutto cosa rappresentava nella sua vita ?
Non sapeva come definirlo.
Non ricordava più quale era stato il giorno in cui era passato dall’ essere un probabile padre per sua figlia e compagno per lei, ad amico fedele e sempre presente.
C’era stato un giorno in cui si erano baciati, un giorno in cui avevano condiviso lo stesso letto.
Ecco, quel giorno, o meglio quella notte, lei aveva capito che tra loro non ci sarebbe potuto essere nulla.
Perché in lei non c’ era nulla, se non il desiderio di altre braccia attorno al suo corpo, di altre carezze, di altre mani, di altri baci, di altre parole sussurrate con dolce passione.
Oh, non aveva smesso di frequentarlo …
Aveva provato per anni ad imparare ad amarlo, si era convinta di poterlo fare, ma infondo al suo cuore sapeva che non era così.
Confessarlo a quell’ uomo che la guardava con una dolcezza che lei sapeva di non meritare, non fu semplice.
In più c’era sua figlia.
La piccola Crys si era molto affezionata a lui, e Alex non poteva sopportare di renderla infelice.
Ma era un rischio che doveva correre.
Lei e Crys erano una famiglia, e lei aveva condannato sua figlia il giorno stesso in cui le aveva donato la vita.
Era la sua colpa e lei sola doveva portarne il peso.
Ma lui …
Marzio non meritava tutto questo, non doveva essere lui a pagare per la sua debolezza.
Così, dopo 3 anni gli disse la verità, o quello che più vi si avvicinava, senza svelare il suo segreto.
Ricordava ancora quel giorno.
Pioveva e Marzio la guardava in modo strano, con dolcezza e rassegnazione.
Alex pensò che lui già sapesse ciò che stava per dirgli, ma non voleva tirarsi indietro, non voleva essere vigliacca.
Lui glielo avrebbe permesso, ma non se lo meritava.
E lei meritava di sentire quel dolore.
<<  Non possiamo più continuare a frequentarci, Fabio …  >>  Disse con voce tremante
<<  Mi dispiace, lo vorrei … Vorrei poterti dire che ti amo, ma non posso … Non ci sono riuscita in 3 anni e so che non ce la farò mai … >>
<<  E ora mi dirai che io merito di meglio, che merito qualcuno che mi ami e cose simili, vero ?  >>
Chiese lui con un sorrisetto strano.
<<  Sai che, se lo facessi, sarebbe la verità … Sai che ti voglio bene, sai che mia figlia ti adora e tu … Hai fatto tanto per lei … Molto più di quanto abbia fatto …  >>
<<  Suo padre ? … Sì, è vero, lo ho fatto … Ma lo ho fatto perché lo volevo, non perché dovessi …  >>
Alex lo sapeva e si sentiva un misero verme della terra per quello che gli stava facendo.
<<  Saremo comunque sempre amici, Lexy, non voglio rinunciare a voi due …  >>
E così era stato da allora.
Lui era sempre stato al loro fianco.
Erano passati 6 anni da quel giorno di pioggia, ed in tutti quegli anni lui era sempre stato presente.
Il loro rapporto andava a meraviglia, lui sembrava essersi fatto una ragione di come stavano le cose e lei era riuscita a superare l’ iniziale imbarazzo.
Passavano insieme le feste, i compleanni, le vacanze estive.
E, ogni Natale, sotto l’ albero c’era sempre un regalo di Marzio per Crys.
Anche quell’ anno Alex soffocò  a stento un urlo  di rabbia e frustrazione al pensiero che sotto quell’ albero non c’era mai stato, per Crys, un regalo da parte di suo padre.
Nemmeno una volta.
Non poteva fare a meno di chiedersi il perché, ogni anno, e di darsi sempre la solita risposta.
Per Lui, Crys, semplicemente non esisteva.
Sentì suonare al citofono.
Era ancora in pigiama con lo spazzolino da denti fra le mani.
Schiacciata dai ricordi, immersa nei suoi pensieri.
Al terzo trillo, maledisse la puntualità di Marzio.
Proprio non la sopportava, non sopportava quel suo modo di essere sempre maledettamente gentile e disponibile con lei.
Poi si accorse di essere davvero meschina e poco gentile nei suoi confronti.
Si infilò un paio di jeans, gli anfibi, un maglione pesante.
Si spazzolò appena i capelli e scese di corsa le scale a chiocciola.
Non appena salì in macchina sfoderò un gran sorriso e disse allegra :
<<  Prima delle spese, ci fermiamo a fare colazione, offro io !  >>
Si sentiva davvero in colpa per quei pensieri cattivi su di lui.
Marzio sorrise , poi, con aria da dramma teatrale, disse :
<<  Mi aspetta una lunga giornata, se vuoi farti perdonare prima ancora che inizi !  >>
E ridendo si diressero verso il centro, decisi a passare una giornata allegra di shopping selvaggio ! 
          
La giornata fu in effetti lunga ma divertente, e quella sera, per farsi perdonare e per prolungare quei momenti di allegria, Alex decise che avrebbero cenato tutti insieme.
Disse a Crys di invitare anche Cris e telefonò alla sua amica di sempre, l’ unica persona al mondo a cui aveva raccontato tutto. 
Fabiola accettò di buon grado l’ invito dell’ amica e corse da lei.
<<  Ho portato dei biscotti !  >>
Poi sorrise a Crys :
<<  Tua madre farà anche un ottimo the, ma con i biscotti è negata !  >>
Risero tutti, tranne l’ interessata, che con aria mesta arrivò nella piccola sala affollata di persone e sedie e disse con tono lugubre :
<<  Esattamente come con gli arrosti … Sigh … Come la preferite, la pizza ?  >>
E così, dopo che le risate si furono calmate abbastanza da poter telefonare alla pizzeria, si ritrovarono tutti campeggiati davanti alla tv.
Alex aveva messo una tovaglia sul suo tavolino basso da the e stavano seduti per terra su un piumone, circondati dai cuscini a guardare un film in dvd.
Crys sorrise, guardandosi attorno.
Certo, la sua mamma non era molto ben organizzata, perdeva tutto, in continuazione, faceva i regali di Natale all’ ultimo minuto, bruciava biscotti e arrosti  e non sapeva attaccare nemmeno un bottone, ma …
Ma sapeva organizzare le cose  all’ ultimo minuto, sapeva sacrificare un piumone solo x stare tutti più comodi, sapeva non fare troppe storie se il divano era graffiato dall’ ultimo micetto trovatello che lei le portava a casa e sapeva essere sempre presente, quando lei ne aveva bisogno …
La sua mamma sapeva quali erano le priorità della vita …
E non le importava nulla se non erano le stesse priorità che avevano le mamme delle sue compagne di scuola …
La mamma conosceva quelle Vere …
Quella sera, andando a letto Crys, chiese solo due cose alla vita : di non far piangere la mamma anche quella sera e di poter un giorno, essere una donna che sapeva dare il giusto peso e il giusto posto alle cose, come lei.

Abitavano in periferia, si vedevano le colline, e d’inverno Crys le adorava, ricoperte di neve, che anche quell’ anno, dopo essersi fatta attendere un po’, era arrivata ad imbiancare le siepi ed i prati del parco.
Certo, come tutti gli adolescenti, anche lei aveva sognato e desiderato di vedere il mondo, di vivere in una grande metropoli, di essere circondata dal caos cittadino di mille luci sfavillanti …  Ma …
Amava quel parco, con le luci dentro piccole lanterne di vetro colorato, tese tra un albero e l’ altro, amava il fatto che, soprattutto durante le feste, lì potevi incontrare tutti e poi …
In città ci si arrivava in poco tempo persino con la corriera !
Anche quell’ anno, pur non essendo un assidua frequentatrice della parrocchia, decise di aiutare per la decorazione del parco, assieme ai suoi amici.
E così se ne stava lì, dritta e lunga sulla scala, tutta tesa verso l’ alto per poter arrivare ad agganciare il nastro con le lanterne, quando una folata di vento improvvisa la fece sbilanciare e cadere.
- Per fortuna la neve è alta e soffice - pensò cercando di ritrovare l’ equilibrio per rimettersi in piedi : - Ma dove cavolo sono i miei amici, quando ho bisogno di una mano ? -
Mentre lugubri pensieri di vendetta si affacciavano alla sua mente, si vide a pochi centimetri dal naso, una mano tesa.
Uno sconosciuto, avvolto in un piumino lungo, con un cappello e una grande sciarpa, stava di fronte a lei :
<<  Serve aiuto ?  >>
La voce aveva qualcosa di strano, l’ accento, forse, ma era estremamente gradevole.
<<  Si, grazie  >>  Rispose la ragazza arrossendo lievemente per la figuraccia, afferrando quella mano.
Una bella mano in effetti …
Le sembrò una mano strana, anche se in quel momento non vi fece troppo caso, anche perché, non appena fu finalmente diritta sulle sue gambe, alzò gli occhi e quello che vide, le fece temporaneamente perdere l’ uso della parola e della ragione.
Davanti ai suoi occhi c’era un uomo, poteva forse avere l’ età di sua madre, ma dimostrava molto meno.
Aveva un viso dolce, come il sorriso che le stava rivolgendo, un viso quasi da ragazzo, liscio, e due occhi di un intenso color nocciola, scuri e profondi con uno sguardo magnetico e …
Erano truccati piuttosto pesantemente di nero !
Rimase a fissarlo come una sciocca, poi una voce alle spalle dell’ uomo la riscosse dai suoi pensieri.
<<  Bill ! Biiiiill ! Dove diavolo ti sei cacciato ?  >>
La ragazza guardò in direzione della voce, e vide un giovane uomo biondo con i rasta correre verso di loro.
Un bell’ uomo.
Assomigliava all’ uomo che aveva di fronte, solo che era biondo, vestiva con abiti di almeno un paio di taglie più grandi, portava i rasta e aveva il pizzetto.
In effetti non si assomigliavano molto, chissà come le era venuta quell’ idea.
Comunque , l’ arrivo  dello sconosciuto  la aveva risvegliata da quello stato di trance .
Fece un buffo inchino all’ uomo che la aveva aiutata :
<<  Grazie …  >>  Farfugliò, e poi corse via.
Quando si fermò aveva il fiatone, era sotto casa sua.
-  Sono stata proprio una stupida, ho fatto una figuraccia … Chissà cosa avrà pensato di me ?…  - Poi interruppe quel pensiero : -  … Ma, in fondo, cosa me ne importa ?  -
Riprese fiato e salì in casa decisa a raccontare quello strano episodio alla madre.
Alex era accoccolata sul divano, sotto alla trapunta, aveva sulle gambe il suo  pc portatile, stava scrivendo un altro racconto per qualche rivista.
Sapeva che non avrebbe dovuto disturbarla, ma sapeva anche che, se lo avesse fatto, la mamma non se la sarebbe presa.
In realtà Alex non stava lavorando, stava semplicemente scrivendo …
Non sapeva nemmeno lei cosa, in realtà, sapeva che fino a quando non l’ avrebbe riletto, non avrebbe saputo nemmeno lei cosa aveva scritto.
Le succedeva sempre così, quando scriveva, le parole scorrevano sullo schermo, senza che lei potesse controllarle.
Le piaceva il suo lavoro.
Amava scrivere.
Amava anche molte altre cose.
Amava leggere, amava disegnare, amava fare fotografie a tutto quello ke le capitava e che la ispirava …
Amava cantare, amava la musica …
Amava la Sua musica …
Gli occhi le si riempirono di lacrime e si chiese con rabbia come mai in quel periodo, il pensiero di Lui la  assillava di continuo …
La porta che si apriva la riscosse, si asciugò gli occhi, ricacciando il magone che le bloccava la gola.
<<  Ciao tesoro, sei già tornata … Credevo che saresti rimasta ad addobbare gli alberi del parco con i tuoi amici  >>
Disse a sua figlia che era apparsa sulla soglia con addosso ancora il piumino.
<<  Ehhhh, proprio di questo volevo parlarti … Sai, mi è successa una cosa strana …  >>
Rispose la ragazza.
Alex si alzò, prese due tazze di cioccolata calda e invitò sua figlia a sedersi accanto a lei sotto la trapunta.
<<  Mi dispiace averti disturbata … Stavi lavorando …  >>
<<  Tu non mi disturbi mai, piccola, che senso avrebbe poter lavorare a casa se non posso prendermi delle frequenti pause per parlare con te ?  Dai, raccontami tutto  >>
E Crys iniziò a raccontare quello che le era succeso :
<<  Ero nel parco, sulla scala e sono caduta … No, no, non preoccuparti, non mi sono fatta niente … La cosa che ti volevo raccontare riguarda lo strano uomo che mi ha aiutato ad alzarmi … Avrà avuto più o meno la tua età, ma sembrava più giovane ed era strano … Non strano nel senso brutto, solo … Strano … Aveva lo smalto sulle unghie e gli occhi truccati … >>
Crys non si accorse dell’ effetto che le sue parole stavano avendo sulla madre che la ascoltava in silenzio.
Alex in realtà non stava in silenzio perché non avesse nulla da dire.
Semplicemente, era convinta che non avrebbe parlato mai più, né avrebbe mai più respirato.
<<  … E poi  >> Stava intanto dicendo sua figlia <<  E’ arrivato un altro uomo, era biondo, con il pizzetto e vestito in maniera totalmente diversa, con i rasta … Non si assomigliavano per niete da quello che ho visto, ma non so perché, il primo pensiero che ho avuto è stato che fossero fratelli …  …  …  >>
Si fermò soprappensiero, come cercando di ricordare qualcos’ altro.
<<  Ah, sì ! Quell’ uomo biondo lo stava cercando, lo ha chiamato … Bill, mi pare … Si ! Bill !  E poi, mi sono alzata e sono corsa via come una scema … E … >>
Si fermò un attimo per riprendere fiato, e guardò sua madre in viso per la prima volta.
<<  Mamma … Mamma ! Cosa ti prende ? Mamma, cos’ hai ? ! ?  >>
Si stava preoccupando.
La mamma stava lì, fissando il vuoto, rigida come una statua di sale.
<<  Non. Lo. Devi. Più. Vedere. >>
Ecco cosa le disse la sua mamma, quella che non le aveva mai imposto nulla, ma la aveva guidata nelle sue scelte con affetto, attenzione e comprensione.
<<  Mamma … Mamma, cosa stai dicendo ? Tu lo conosci ? E perché non lo devo vedere più ? … Non ha fatto nulla di male, mi ha solo aiutata ad alzarmi … Cosa mi stai nascondendo ?  >>
Il tono della ragazza si alzava un po’ ad ogni parola che diceva.
Alex si riscosse.
Non ricordava l’ ultima volta che sua figlia si era rivolta a quel modo a lei.
Forse non lo aveva mai fatto.
Si voltò verso di lei e vide la sua espressione furiosa, e questo fu il detonatore della sua stessa rabbia :
<<  IO NON TI DEVO NESSUNA SPIEGAZIONE !  Semplicemente non voglio che tu abbia mai più a che fare con quelle persone, e sarà così ! E adesso fila in camera tua !  >>
<<  Ma … Ma non è giusto, io … >>
Crys provò a protestare, ma dopo aver visto l’ espressione di sua madre si alzò e si chiuse in camera sua, sbattendo la porta.
Quella notte la mamma non andò in camera sua, non entrò nel suo letto.
Lei invece lo avrebbe voluto.
Era arrabbiata con leri, non capiva le sue ragioni :
-  E come potrei capirle ? Lei non me ne vuole parlare …  - 
Pensò con angoscia.
Ma lo stesso avrebbe voluto che andasse a dormire con lei, che l’ abbracciasse.
Si addormentò, mentre una lacrima si perse sul cuscino, macchiando la federa candida.

   
   
 
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