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Autore: Hoshimi_    12/05/2015    2 recensioni
Sullo sfondo della moderna clinica di recupero per giovani fondata dal Dottor Pierce si intrecciano le vite di Mickey Milkovich ed Ian Gallagher, due ragazzi dal passato oscuro e dalle problematiche profonde, che saranno in grado di indagare se stessi l'uno attraverso l'altro. Due mondi diversi e opposti fatti di luci e ombre, calore e gelo, segreti e confessioni si incontreranno fino ad unire le loro vite con un legame che mai erano riusciti ad instaurare prima di allora.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The Burning Darkness
Titolo del capitolo: Capitolo I
Fandom: Shameless
Titolo: The Burning Darkness

Pairing: Gallavich
Note: Eccomi finalmente tornata dopo West Point. Era da tantissimo che volevo scrivere una nuova long e devo confessare che questa storia era partita molto diversamente e non avrei mai pensato sarei finita a trattare questi argomenti; senza contare che solamente idearla e gestire il primo capitolo è stato molto difficile. Detto questo, spero la apprezziate e mi facciate sapere cosa ne pensate poichè ogni critica costruttiva può rendere la storia migliore.
La scrittura mi era mancata davvero molto e mi sembra di tornare a respirare pubblicando questo capitolo.

Disclaimer: Spero di mantenere i personaggi che analizzerò il più IC possibile: non mi sono mai concentrata molto su Mickey e quindi mi affascina esaminare la sua psiche, anche se sono conscia questo potrebbe portare allo stravolgimento dell'originale.

 
Soundtracks:
Ho ascoltato queste canzoni che mi hanno ispirata e mi hanno accompagnata durante la stesura del racconto quindi credo sarebbe ideale ascoltarle mentre lo si legge. 
 

 


                                                              The Burning Darkness
 
                                   









 
Mickey Milkovich era immerso nel buio della propria stanza, rannicchiato in posizione fetale con le vertebre della schiena che premevano sulla dura e fredda parete contro alla quale era addossato il suo letto.
L'unica fonte di luce nella stanza proveniva da una finestra situata in alto, la quale era coperta da una pesante tenda nera che lasciava appena filtrare i pallidi raggi del sole invernale.
Il ragazzo sentì un leggero colpo alla porta, seguito dal rumore di una chiave che veniva girata più volte nella serratura fino a quando non percepì la maniglia abbassarsi:'' Ciao Mickey.''
Una voce calda e gentile arrivò alle sue orecchie da una figura in penombra su uno sfondo illuminato da lampade al neon: ''Come andiamo oggi?'' Chiese sulla soglia sfogliando la cartella che teneva in mano mentre l'altro rimaneva immobile, senza dar segno di essersi accorto della presenza di una persona nella camera.
''La nuova terapia sembra funzionare, no?'' Disse quasi tra sé gettando uno sguardo alla fila di flaconi arancioni disposta ordinatamente sulla superficie liscia e nera della scrivania vicina al ragazzo: si avvicinò ad essa e e li prese in una mano sostituendoli ad altri colmi di pillole che aveva nella tasca del camice.
Tra di loro calò il silenzio, interrotto solamente dal fruscio delle pagine che l'uomo stava ancora leggendo: una volta finito, chiuse soddisfatto il fascicolo e dopo averlo avvisato che stavano per spegnare le luci attese che il giovane si muovesse.
Mickey si alzò dunque lentamente dal letto e coprendosi con il cappuccio della felpa scura che portava si diresse verso una sedia sulla quale era abbandonata una giacca di pelle nera che si infilò di fretta; si avviò poi ad occhi bassi verso la porta e uscì dalla stanza con le mani chiuse a pugno in tasca.




Durante la notte il reparto immerso nel buio sembrava un luogo congelato nel tempo la cui unica fonte di luce erano i freddi raggi della luna che illuminavano le vetrate della sala principale tingendola di sfumature grigio-perlate. Immerso nel silenzio, il ragazzo percepiva distintamente i passi del dottore pochi metri dietro di sé, nonostante si sforzasse di dimenticare quella taciturna e costante presenza.
Mickey camminava contro la parete azzurro pallido senza staccare da essa la parte sinistra del suo corpo, trascinandosi in avanti con lentezza e controvoglia.
Sebbene la luce proveniente dall'esterno fosse poca e appena sufficiente per permettere ad una persona di orientarsi, egli proseguiva con passo fermo e sicuro, ormai abituato a vagare di notte: il percorso era ogni giorno lo stesso, scandito dalle lancette dell'orologio che sovrastava la reception dietro di lui.
Quando venne però il momento di girare a destra secondo il percorso che seguiva quotidianamente, si fermò paralizzato contro il muro e rimase fermo ad ascoltare.
Delle note musicali appena udibili giunsero alle sue orecchie, facendogli cambiare direzione e svoltare a sinistra per seguire quella musica che si stava già disperdendo nell'aria.
Man mano che si avvicinava la sinfonia diventava sempre più distinta e intensa pur mantenendo la sua delicatezza iniziale mentre i battiti del suo cuore acceleravano il loro ritmo; nel corso delle sue camminate notturne aveva infatti notato un vecchio pianoforte nell'ala ovest del salone ma non aveva mai sentito qualcuno approcciarvisi.
Gli accordi si susseguivano con naturalezza in modo da trascinarlo verso l'angolo dietro al quale esso era collocato; una volta lì, si appoggiò con le dita alla parete che lo divideva dalla sala per sbirciare timidamente verso la persona che lo stava suonando.
La prima cosa che vide furono le sue mani: scorrevano con delicatezza lungo i tasti bianchi e neri del pianoforte sfiorandoli appena. Mickey aggrottò le sopracciglia, incuriosito dal fatto che esse erano ricoperte di bende bianche dal polso alle nocche, la pelle talmente pallida che quasi vi si confondeva.
Dal momento che il ragazzo gli dava le spalle al di fuori delle esse di lui poteva scorgere solamente i capelli rosso fuoco che circondavano ribelli il suo capo.
'' All around me are familiar faces'' Un lieve sussurro accompagnava ora quei movimenti agili mentre un brivido percorreva la schiena del giovane.
''Hide my head I want to drown my sorrow.... No tomorrow...'' Le parole vennero trasportate attraverso il salone fino ad accarezzare la pelle di Mickey e ad insinuarsi all'interno di essa.
''No tomorrow..''
Era talmente ipnotizzato da quello strumento e dalla persona che lo stava suonando, che dimenticò il mondo intorno a sé, i cui contorni divennero sfocati e neri come se lo spazio fosse stato racchiuso in un universo fatto di musica e voce.
''And I find it kind of funny, a funny kind of sad'' La sua voce diventava più dolce ad ogni nota: ''And the dreams in which I'm dying are the best I ever had''
Un tono triste accompagnava ora la melodia e a Mickey parve di essere circondato da quelle cadenze malinconiche, quasi avvolgessero il proprio corpo: abbandonò la testa contro la parete chiudendo gli occhi ma un urlo interruppe quella perfetta armonia che si era creata in lui.
''Ian!''Non era accorto che i passi dietro di sè erano accelerati e si stavano dirigendo verso il ragazzo al pianoforte.
''No'' Mickey aprì la bocca senza emettere suono: ''Non fermarlo.''
''Ian'' Gridò di nuovo.
''It's a very, very..'' Cantò egli tristemente abbandonando i tasti e girandosi sullo sgabello in modo da porsi frontalmente all'altro:''Mad world..'' Concluse lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e guardando il dottore con espressione divertita.
''Non ti è permesso uscire dalla tua stanza.''
''Oh andiamo Doc.'' Allargò le mani:''Qui dentro si sta bene solo di notte.''
Il medico scosse la testa con aria rassegnata e gli intimò di tornare nel dormitorio.
''Lui può uscire, no?'' Chiese Ian indicando con un cenno Mickey che si stava ancora nascondendo per metà dietro alla parete.
''Quello che fa lui non ti riguarda.'' Rispose il dottore mentre il giovane si ritraeva contro il muro arrossendo.
''Ora torna nella tua stanza e restaci.''
''Sì capo'' Rispose quello sorridendo e con un finto saluto militare scivolò via dallo sedia e si diresse con le mani in tasca verso il dormitorio.
''Andiamo, abbiamo già perso troppo tempo.'' Disse bruscamente, incitando il ragazzo ad appropinquarsi verso il proprio studio.



Un temporale si stava scatenando al di fuori delle vetrate della stanza nella quale Mickey si trovava: i lampi la illuminavano a giorno per brevi intervalli di tempo e i tuoni riempivano il silenzio che si era creato mentre il dottor Pierce si accomodava vicino ad lui con penna e cartella in mano.
''Come ti senti questa settimana?'' Chiese come da prassi.
Il ragazzo rimase in silenzio con le mani intrecciate sopra lo stomaco fissando il soffitto intervallato da luci e ombre.
''E' successo qualcosa di diverso dal solito?'' Domandò ancora con tono tranquillo mentre annotava distrattamente qualcosa sul foglio bianco.
Mickey si morse il labbro al pensiero dello strano effetto che la canzone di poco prima gli aveva provocato, consapevole che l'altro sarebbe andato avanti con quell'interrogatorio per il resto della notte.
Sospirò facendo fuoriuscire con forza l'aria dalle narici.
''Tua madre era una musicista non è vero?'' Osservò attentamente la reazione del ragazzo ad una domanda così personale e a bruciapelo: il suo corpo si irrigidì e il diaframma si mosse velocemente, intanto che il suo respiro diventava affannato; iniziò così a fissare una mensola colma di libri nel tentativo di distrarsi e riprendere il controllo su di sé.
Il medico aspettò che si calmasse prima di aggiungere: ''Dal momento che sono mesi che ti rifiuti di collaborare'' Proferì con un sorriso gentile: ''Stavo pensando a qualcosa di nuovo per le nostre sedute.''
Il ragazzo si voltò a malincuore, incuriosito da quella novità.
''Mickey sai bene che io conosco la tua storia.'' Spiegò con calma:'' Sto solo aspettando che sia tu a raccontarmela.''
Aggiunse in seguito quasi tra sé: ''I propri demoni non si combattono da soli.''

                                                                                                                ***




''Raccontami come è cominciato.''
Ian Gallagher si trovava nello studio del dottore, questa volta illuminato dal sole, i cui raggi entravano dalla finestra e facevano brillare i capelli rossi del ragazzo steso comodamente sul lettino.
''Mi è sempre piaciuto il fuoco'' Confessò con disinvoltura.
''Guardare il suo movimento continuo, le sue molteplici forme..'' Continuò tracciando in aria delle fiammelle immaginarie con le dita.
''Ha mai fissato una candela?'' Chiese senza nemmeno aspettare una risposta:'' Normalmente le persone non ci fanno caso ma se osservassero con attenzione, noterebbero che le classiche e banali tonalità di giallo, arancione e rosso nascono in realtà dal più puro degli azzurri.''
Il ragazzo aveva lo sguardo perso nel vuoto:'' E' uno spettacolo ipnotizzante e stupefacente.
Sembrava che la fiamma mi stesse chiamando, che volesse me e fosse in grado di avvolgermi nella sua realtà fatta di calore.'' Chiuse gli occhi, immerso nei propri ricordi: ''E io desideravo toccarla, tenere tra le mani le sue sfumature infinite tanto che mi è sembrato un gesto naturale allungare il palmo verso di essa e sentirla pervadere parte del mio corpo.
Sbatté le palpebre:'' In quel momento mi resi conto che non mi sarei più separato dal fuoco, anzi ne volevo sempre di più.'' Sollevò davanti ai propri occhi la mano sinistra ancora bendata e accarezzandola con i polpastrelli aggiunse:''Ogni volta che sfioravo la parte che era stata a contatto con il fuoco provavo una sensazione piacevole che rendeva quella porzione di pelle staccata dal resto. Perfetta.''
Continuò cambiando argomento:'' Scoprii così che ogni oggetto intorno a me poteva essere avvolto dalla bellezza soffocante di quell'elemento, a partire dalla casetta di legno che i miei genitori avevano costruito per me e i miei fratelli nel giardino dietro casa nostra.''
Inspirò profondamente:'' L'odore inebriante della benzina che avevo gettato intorno alla costruzione fino all'interno mi dava alla testa: mi sedetti al centro dei essa con le gambe incrociate e in mano una scatoletta di fiammiferi.
Ne presi uno e lo tenni davanti agli occhi, fissando la punta celeste all'apparenza innocua.''
''Un attimo dopo'' Disse con un sorriso e un guizzo negli occhi verdi.'' Ero avvolto dalle fiamme.''







Note Finali: Sooo... Did you miss me?
 Aggiungo solo poche cose in merito per spiegare che la connessione Ian- Fuoco è nata in me ancora molto tempo fa e mi intriga tantissimo quindi avevo deciso che l'avrei trattata prima o poi. Beh see ya soon. Love ya all.










  
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