Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: gigicriss    13/05/2015    4 recensioni
«Conosci l’Inghilterra?» mi chiede, guardandosi attorno.
«No, in realtà no.»
«Beh, vieni. La visiteremo assieme» mi prende la mano e la stringe forte.
[…]
«Sai, io sono un tipo particolare. I baci, ad esempio. Io sono lento nei baci» dice, avvicinandosi sempre di più a me. «Mi piace godere del momento, non correre. Posare le mani sui fianchi della donna che amo, osservarle la bocca per una manciata di secondi e poi assaporarla lentamente.»
Le mie guance si colorano di rosso.
«Vuoi che te ne dia prova?» continua.
[…]
Jamie è davvero la persona che Adele si aspetta? Sesso, complicità e una scommessa.
Tutto questo è All That I’m Asking For.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 – Interview
 
 
«La mia è una storia un po’ complicata. Sai, è una di quelle che non vorresti mai ascoltare» sorride amaramente, tirando la coperta un po’ più su. Prima ha rimesso la giacca, e un po’ ne sono felice. Devo ammettere che è difficile stargli accanto quando indossa le camicie, perché non allaccia mai tutti i bottoni, lascia sempre i primi tre sbottonati ed è una vera e propria sofferenza. Quando lo diceva mia sorella non ci credevo, le rispondevo sempre: «E’ un ragazzo normale, perciò calma gli ormoni e fa sì che le tue ovaie si reggano nelle mutande». Ma solo ora capisco quanto questo sia impossibile in sua presenza. Tralasciando il lato estetico che sì, c’è tutto, lui è una persona bella da far schifo. È così umile! Lui vive per sua figlia, concentra intere giornate su di lei, anche se ovviamente il lavoro gli porta via un bel po’ di tempo e spazio, soprattutto. È premuroso, dolce, le caratteristiche per essere un uomo fantastico le ha tutte. E non mi meraviglia il fatto che troppe donne gli stiano intorno. Voglio dire, è perfetto! Credo che la cosa che mi ha colpita di più di lui, siano stati i suoi occhi. Grigi, metallici, che sfiorano di poco il blu cobalto. Sono fantastici. Rimango incantata a guardarli come se fossi una quindicenne. Non che le quindicenni fissino le persone come Jamie Dornan, però… Sì dai, alcune di loro sono in piena fase ormonale! Io dovrei aver superato questo punto della mia vita. Ma, a quanto pare, no. Guardo ogni movimento delle mani che compie, è tutto molto rilassante con lui. «Sono stato un ragazzo sempre molto fortunato, questo fino all’età di sedici anni. Mio padre è un ginecologo affermato e mi madre…» il suo cellulare comincia a squillare. «Scusami» continua.
“E sua madre?”
«Dakota, dimmi…» sussurra, tirandosi su con la schiena. «Cosa? Non può accadere una cosa simile, no! Io non voglio che mia figlia esca su tutti giornali!» quasi grida.
Quando ha deciso di cominciare a raccontarmi la sua storia, inutile negarlo, tremava. Non vorrei che fosse una forzatura, perciò non credo che glie lo chiederò di nuovo. Se vorrà, un giorno me ne parlerà di sua spontanea volontà.
La sua voce mi piace da impazzire, l’ho scoperto proprio oggi. Mi tranquillizza, è acuta e profonda allo stesso tempo. E poi ho notato che quando cammina ci pensa un po’ prima di farlo. È insicuro, sembra che ogni volta voglia correggersi.
«Non verrò, non parteciperò a quell’intervista. Mi dispiace metterti nei guai, Dakota, ma non posso. La bambina…»
«Posso stare io con lei. Non ha di che preoccuparsi, signor Dornan, lei sta benissimo. Infondo quello che ha in testa è solo un graffietto» faccio spallucce.
Lui sembra pensarci su, si passa una mano tra i capelli e «Va bene, dai pure la conferma a quel vecchio pazzo di Parker» alza gli occhi al cielo, riagganciando.
“Quanti complimenti!”
«Grazie, Adele. Non so come farei senza di te» ghigna, ricomponendosi.
«Non a caso sono la sua baby sitter». Penso un attimo a ciò che ho detto, meglio rettificare: «La sua di Beth, ovviamente» mi correggo.
Lui ci pensa su, poi scoppia a ridere. Io mi coloro di rosso in viso, sono imbarazzatissima. Fisso il vuoto avanti a me, mentre lui si piega in avanti tenendosi la “pancia” con le mani.
“Faceva così ridere la cosa?”
«Scusami, ma non son…» e scoppia a ridere di nuovo.
Vorrei chiedergli se soffre di qualcosa, ma non credo! Insomma, si vedrebbe se fosse malato. Mi giro a guardarlo. Lui. Lui e il suo maledetto profilo perfetto per chiunque.
«Okay, mi riprendo, giuro» sussurra. Si asciuga le lacrime per il troppo ridere e sospira, portandosi una mano sul petto. «Davvero, scusami se ho riso della tua precisazione, ma ci manca solo che io abbia bisogno di una baby sitter. Probabilmente il prossimo passo sarà questo, ma non è ora ancora» e ride di nuovo, scuotendo la testa. Sorrido. «Ti ci vedo a cambiarmi i pannolini» continua.
“C-cosa? Adele, calmati! Ne uscirai indenne da questa conversazione.”
Arrossisco e «Beh, non si sa mai. Raggiunge una certa età, signor Dornan» ironizzo.
Lui si gira verso di me e alza le sopracciglia. «Ti sembro vecchio, gioia
Scoppio a ridere io, stavolta. Si indica con il pollice, si protende ancor di più verso di me per guardarmi meglio.
«Beh, scusi se mi permetto, ma non compie vent’anni domani» faccio spallucce.
Jamie spalanca la bocca e ride sotto i baffi, mentre io non riesco proprio a contenermi. La sua faccia è epica, dovrebbe vederla!
«Non ti licenzio solo perché non ho tempo materiale, gioia. E poi, non ne compio venti, ma neanche ottanta. Non ti allargare troppo coi complimenti!» sorride.
«Okay, scusi» alzo le mani in segno di resa.
Annuisce e «Per stavolta ti perdono, alla prossima: stanza delle torture.»
«Non vorrei essere nei panni di Anastasia Steele, effettivamente.»
«Neanche io vorrei starci. E nemmeno in quella di Christian Grey, ma ho dovuto» fa spallucce.
«Capisco, immagino non sia facile interpretare personaggi così particolari…»
«Immagini bene. Non ho mai dovuto interpretare la parte di un uomo così tormentato come Christian».
Annuisco concordando con lui. Cala il silenzio, e per qualche secondo ripenso a lui che, fino a poco fa, scherzava con me come se mi conoscesse da sempre. Non che mi interessi Jamie, solo che… Non so, mi piace l’idea di lui che mi vede come un’amica. Credo. O almeno che non mi vede come una completa estranea.
«Ma aspetta» irrompe, voltandosi di nuovo. «Tu hai letto la trilogia di “Cinquanta sfumature”, non è così?» il suo sorriso ora è malizioso.
“Che grandissima figura di merda! Chissà cosa penserà, adesso. Mi vedrà come una ninfomane, mi licenzierà ed io morirò di stenti in una baracca di Mosca.”
«Io? Ehm… non-»
«Sì, sì che l’hai letta!» scoppia a ridere di nuovo. E, sempre di nuovo, io arrossisco.
“Smettila, dannato uomo!”
«Non l’ho letta» cerco di non ridere. «Me l’hanno raccontata!»
Jamie a questo punto non riesce a darsi un controllo, perché esplode in una risata che fa girare quasi mezzo reparto. Si curva in avanti come prima e sbatte i pugni sulla sedia accanto alla sua.
«Non posso farcela» sbiascica. «E immagino che ti racconteranno anche il film, non è così?»
«Certo!»
“Pensa che andrò a vedere il suo film erotico? Neanche per idea! Nel caso lo facessi, sarebbe solo per accontentare mia sorella. Solo ed esclusivamente per quello. Figurarsi se m’interessa vederlo nudo……”
«Sei esilarante, Adele. Posso dirtelo?» si asciuga di nuovo le lacrime.
«Me l’ha già detto, quindi presumo di si» ridacchio.
«Che ore sono?» mi chiede.
«Poi mi spiega perché, se ha l’orologio al polso, chiede l’ora a me. Comunque sono le tre di notte, dovremmo dormire.»
«Te lo chiedo perché mi piace la tua voce, suppongo.»
“Ah, bene…”
«E perché m’incuriosisci. Voglio conoscerti, e l’unico modo per farlo è quello di parlare con te, immagino.»
“Stupendo, davvero. Stai bene, Adele? Certo che stai bene, sicuramente.”
«Immagino che lei abbia ragione, signor Dornan. Ma non sono poi così piena di risorse, sa? Sono come mi vede, non so cosa la incuriosisca di me.»
«Non te ne accorgi, ma hai quel tratto misterioso che mi piace» sorride. «Pensi che le ragazze abbiano gradito la pizza e la Coca Cola che ho mandato a comprare per loro?» chiede, abbassando lo sguardo.
«Pizza e Coca Cola non si rifiutano mai, avranno sicuramente gradito» sorrido.
«Lo spero davvero. A volte sento di non meritare ciò che fanno per me. Voglio dire, sono un attore, non un supereroe o il Papa, non faccio miracoli» si schiarisce la voce.
“C’è qualche doppio senso in questa frase? Perché si è schiarito la voce? Sono paranoica io?”
«Oh beh, non significa niente. Recitando trasmette emozioni che, probabilmente, se fosse supereroe non trasmetterebbe. A volte non occorrono imprese impossibili, bastano le piccole cose. E, a giudicare dalla folla qui sotto, credo che lei significhi molto per molte.»
Jamie mi guarda con l’aria attenta di sempre, sembra ogni volta che voglia trapassarmi. Abbasso istintivamente lo sguardo, arrossendo per la miliardesima volta oggi. Gioco con le mie stesse dita, intrecciandole e poi sciogliendole. Mi gratto i palmi, poi i dorsi. Tutto questo, con una velocità da record.
«Avevo bisogno di queste parole. Puoi tipo… Ehm, come dire» gesticola. «Sì beh, puoi abbracciarmi come hai fatto ieri? Se v-vuoi… Ehm, non voglio forz…»
Non lo faccio finire di parlare perché, sorridendo, lo stringo forte allacciando le mie braccia attorno al suo collo. Lui poggia il mento sulla mia spalla e sospira. «Mi rilassa abbracciarti, suppongo» sbiascica.
“Il mio povero cuore…”
«Glie l’ho detto, signore. Un abbraccio serve sempre.»
Ci stacchiamo e lui annuisce. «Mi sa che hai ragione. Io provo a dormire, tra qualche ora dovremo svegliarci. Piangerei, se potessi.»
Rido e «La capisco» rispondo.
«Credo proprio di sì. Allora buonanotte, Adele» sussurra, accucciandosi.
“E chi riesce a dormire più!”
 
Forse non se n’è reso conto - anzi, ne sono sicura - ma ha dormito con la testa sulla mia spalla per tutta la notte. Io non sono riuscita a chiudere occhio, ho pensato a troppe cose e mi sono ritrovata a sorridere e piangere come una completa deficiente. Sarà che mi manca la mia famiglia, saranno state le parole di Jamie e quel nostro ridere assieme, ma mi sento strana. È come se tutto ciò che avessi programmato, si stesse perdendo nell’aria. Non so come spiegarmi, dico solo che il lavorare per lui mi ha stravolta un po’. Adesso conosco Dakota Johnson, prima non sapevo nemmeno che esistesse! E mi ritrovo fans ovunque, mi fermano per strada come se fossi io la star, per chiedermi di lui. È tutta un’altra dimensione, non credevo di potercela fare, ma pare che me la stia cavando piuttosto bene. Solo che è difficile, tutto questo può diventare stressante.
«Jamie Dornan, vero?» chiede Mr. Stewart, porgendogli una mano.
«Beh, sono sempre io, sì. Ancora non ho cambiato nome» ironizza lui.
«La bambina la sta aspettando, ma non è ancora vestita. La nostra infermiera lo stava per fare, ma Beth ha chiamato una certa Adele, che presumo sia lei» mi indica. «Ha detto che vuole che lei la vesta, perciò…» fa spallucce.
«Vado subito» dico, superandoli entrambi.
Percorro il corridoio freddo e troppo bianco dell’ospedale, arrivando ben presto da Beth. Mi rende felice il fatto che la piccola ha chiamato proprio me, quando avrebbe potuto farlo con Cora. O addirittura con suo padre. Ma no, lei vuole me, adesso. Sento quasi di aver fatto centro con lei, e non desidererei altro ora come ora. Apro la porta della sua stanza e la vedo ciondolare con la testa dal letto. Ha questo bruttissimo vizio, dovrò dirle di non farlo più per la centesima volta.
«Beth, ricomponiti!» le dico, entrando.
Lei scatta e si siede sul letto, battendo le mani. «Finalmente sei qui» urla, aprendo le braccia. Io mi avvicino e la stringo fortissimo, sorridendo.
«Cosa vuoi indossare?» le chiedo, staccandomi.
Le accarezzo i capelli, lei si copre la bocca con entrambe le sue piccole manine e «Il vestito» sbiascica. «Ma papà è geloso…»
«Ci credo, sei così bella! A papà però non dispiacerà, ne sono sicura» le faccio l’occhiolino.
Prendo il vestito e lo alzo: è blu, ha le balze e sbrilluccica un po’. Da vera principessa!
Sorrido pensando a Jamie geloso di sua figlia. Questo cosino mostrerà troppo le sue cosce? Non credo, dai.
«Vieni, infilalo dalla testa» le consiglio, allargandolo per facilitarle le cose.
Lei con molta maestria ci riesce, poi sorride soddisfatta guardandosi allo specchio.
«Mi fai una coda alta e stretta?» mi chiede.
Prendo un pettine e raccolgo tutti i suoi capelli.
«Papà è fuori?» continua.
“Di testa? Probabile, mi ha chiamata persino gioia.”
«Certo, e ci sta aspettando» le sorrido, legando i suoi capelli color del rame. Li stringo un po’, ho paura di farle male, ma lei mi ha detto di non preoccuparmi!
«Andiamo da lui?»
«Chiaro che sì» rispondo, prendendo con una mano la sua piccola valigia e con l’altra la sua mano.
Attraversiamo il corridoio e lei sembra essere la bambina più felice del mondo. Si guarda intorno come se non avesse mai visto questo posto prima d’ora e quasi saltella mentre cammina. Mi piace vederla così, vedere che comunque sta bene, anche se ci ha fatti preoccupare molto. Cora ci aspetta giù, credo proprio che abbia guidato lei la macchina del signor Dornan. Questa mattina ci ha chiamati all’alba chiedendoci di Beth, era preoccupata, ci ha detto che Dakota le ha fatto compagnia in casa, ha dormito sul divano. Carina, quella tipa. È in gamba.
«Papà!» urla la piccola, subito dopo aver superato il corridoio che a volte sembra interminabile. Tutto questo bianco rende il posto freddo, scostante e immenso.
Jamie appena la vede, s’illumina. Si piega sulle ginocchia e spalanca le braccia, sorridendo come mai ha fatto fino ad ora.
«Amore mio» le risponde, mentre lei gli corre incontro. Vederli così innamorati l’uno dell’altro mi fa commuovere, è bellissimo, non potrebbe esserci rapporto più bello di questo. Continuo a chiedermi Claire che fine abbia fatto. Non si è presentata, non ha chiamato. Come fa a vivere in questo modo? Io mi sentirei una vera e propria merda.
Comunque, Jamie stringe sua figlia e lei gli ripete quanto lo ama, gli dice che gli siamo mancati e lui quasi si scioglie. Sono sicura che le sue gambe saranno due gelatine a quest’ora.
«Andiamo a casa, dai» la abbraccia ancora.
 
Stasera accompagnerò il signor Dornan a fare la famosa intervista di cui parlava Dakota al telefono. Questo “Cinquanta sfumature” lo impegna parecchio, a quanto pare. Ma come stupirsi, è il film dell’anno!
“Chissà perché…”
Io ho deciso di indossare un vestito molto sobrio, non sono abituata ad “esagerare”. È lungo fino alle cosce, color lavanda, a tubino. Niente di particolare, tanto dovrò rimanere dietro le quinte. Sarei dovuta restare a casa con Cora e la piccola, ma Jamie ha detto che sarebbe stato carino che anche Beth fosse venuta. Perciò, eccomi qua, pronta per una serata diversa dalle altre.
«Pronta, Adele?» mi chiede il signor Dornan, guardandosi allo specchio per l’ennesima volta.
«Io sì, ma non si può dire la stessa cosa di lei, a quanto pare.»
Mi guarda e ghigna. «Non cederò alle tue provocazioni.»
“Provocazioni? È un’ora che sta davanti allo specchio!”
«Ho un immagine da mantenere» continua, come se mi avesse letto nel pensiero.
«Touché» alzo le mani a mo’ di resa e sorrido.
«Papà sono pronta anche io» scende dalle scale la piccola Beth, con un jeans che lei definisce estremamente sexy. Ma in realtà non ha niente di particolare, se non che è a sigaretta. La camicia che c’ha infilato dentro le sta benissimo, anche se la forma del seno, ovvio, ancora non ce l’ha. E la borsetta fucsia che porta con sé è tutto dire, Ula compresa. Stavolta ha evitato di truccarla, almeno un po’ di buonsenso lo ha avuto.
«Non saremo troppo belle, mh?» la bacia, passandole una mano tra i capelli. «Cora, Madaline è arrivata?»
Madaline è la sorella di Cora, l’aiuterà a preparare il pranzo per domani. Jamie ha deciso di invitare a casa i suoi amici del cast per discutere del film, organizzarsi eccetera. Sono curiosissima di conoscerli!
«Sì, si sta cambiando, è in camera mia. Andate ora, prima che si faccia tardi» cerca di fare la dura, indicandoci la porta.
Jamie ride e «Ci stai cacciando spudoratamente» dice, uscendo di casa. Io lo seguo, sento Cora ridere e Beth chiedere di essere presa in braccio.
 
«Jamie, ti faccio una domanda che sicuramente già ti avranno posto» comincia la conduttrice, guardandolo con aria maliziosa. «A cosa devi il tuo successo?»
“Quanta fantasia!”
Io e Beth siamo rimaste dietro le quinte, seguiamo l’intervista grazie ad un mini televisore appeso al muro. La bambina, essendo minorenne, non può comparire in tv dopo la mezzanotte. E si da il caso che sia mezzanotte e mezza, ormai. Prima è stata intervistata Dakota, ancor prima di lei, Eloise Mumford, che nel film interpreta Katherine Kanavagh, la migliore amica di Anastasia Steele nonché coinquilina nonché giornalista di successo. Il prossimo sarà Luke Grimes, lui fa la parte del fratello di Jamie, Elliot Grey, lo sfaticato di turno. Lo vedo affacciato alla finestra, infondo al corridoio. Sta fumando una sigaretta, la butta subito però. Mi chiedo cosa l’abbia accesa a fare…
È bello, qui sono tutti belli, è un cast di belli! Ma cosa pretendo, mica possono fare le audizioni ai primi degli “ultimi”. Mi sorride e si avvicina, sembra dolce, non mette a disagio, anzi! Gli sorrido anche io, abbassando subito lo sguardo. Mi imbarazza la gente che non smette di fissarmi, non so mai come comportarmi in situazioni del genere.
«Facciamo le ore piccole, signorinella, eh?» da un pizzicotto al naso di Beth e questa lo arriccia, grattandoselo. «Piacere, io sono Luke» mi porge la mano.
«Io sono Adele, piacere mio» la stringo subito, guardandolo sedersi affianco alla sottoscritta.
«Non pensavo che Jamie avesse un’altra donna affianco, Claire non era una simpaticona, però…»
«Oh no, no. Io sono solo la baby sitter di Beth, non sono la sua donna» arrossisco.
«Ah, bene. Allora posso provarci senza aver paura che qualcuno mi picchi» ride, passandosi una mano tra i capelli.
“Ah, però!”
Ha un ciuffo che gli ricade sulla fronte, l’odore del fumo si mescola a quello della menta che ha sui vestiti. Una combinazione assurda, ma che funziona!
«Immagino di sì» faccio spallucce.
«Non sei di qua, vero?» mi chiede, schiarendosi la voce. «Non hai un accento americano.»
«In realtà sono russa, ma abito in America da un bel po’ di tempo.»
«Wow, stupenda! Ci sono stato tantissime volte. Credo che la mia città preferita sia Lesnoj, si trova verso la parte siberiana della Russia e l’ho letteralmente amata» sorride, mostrando una dentatura che perfetta è dire poco.
“Sì, so dove si trova Lesnoj.”
«Sei mai stato a Vichorevka? È una cittadina, è piccola, ma è niente male. Sta sempre verso la parte della Siberia, ma quella sudorientale.»
«No, sinceramente no. Ma dovrò tornarci, magari verrai con me» alza e abbassa velocemente le sopracciglia.
 
-
«E… Posso chiederle da dove viene?»
La sua voce è profonda, mette quasi i brividi.
«Sono Russa, ma abito in America da un bel po’ di anni ormai» mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«La Russia è molto bella…» risponde sbadatamente, concentrato a guardarmi in ogni minimo dettaglio.
«C’è mai stato?» gli domando.
«No, magari mi ci accompagnerà lei un giorno, signorina» sorride, cambiando posizione e smettendo di guardarmi come se fossi la cosa più strana di questo mondo.
-
 
“Eccone un altro…”
Rido, mentre porto la mia attenzione su Jamie.
«Qui con te c’è tua figlia, non è vero?» chiede la conduttrice, sorridendogli.
«La porto ovunque, quando posso, mi piace averla con me» fa spallucce, mentre tutti applaudono, toccati.
«Sei un bravo papà, non c’è che dire.»
«Faccio del mio meglio per non farle mancare niente, nonostante il tempo per viverla sia davvero pochissimo.»
«Immagino che sia brutto per te.»
«Beh, direi proprio di sì» ride, nervoso.
«Cambiamo argomento, Jamie. Qual è stata la parte del film che ti ha imbarazzato di più?» domanda lei.
“Saranno sicuramente le scene di nudo.”
«Io ho cominciato la mia carriera facendo il modello, quindi ero abituato a starmene mezzo nudo avanti ad un attrezzo come la telecamera. Però devo dire che sì, spogliarmi del tutto, distendermi su una donna che per giunta conosco da poco e fingere di fare l’amore con lei, simulando anche orgasmi non indifferenti, mi ha imbarazzato» dice, grattandosi una guancia.
«Ormai hai firmato per questa trilogia, ti tocca finirla. Però, se potessi tornare indietro, sceglieresti di recitare di nuovo la parte di Christian Grey, un uomo tormentato dal suo passato e così insicuro di sé stesso? Per quanto non sembri, un maniaco del controllo che poi maniaco non è, perché si lascia trasportare dall’amore…»
«Beh, se parliamo della storia d’amore che in pochi noteranno, sì. Rifarei tutto. È una storia d’amore molto importante, lei lo aiuta a superare parecchi ostacoli, in primis sé stesso. Grazie ad Anastasia, Christian riesce a cambiare, ad aprirsi e a fare a meno di certe pratiche sessuali singolari, diciamo così. Per quanto riguarda le scene di sesso… Se potessi scegliere, deciderei di non farle. E visto che ce ne sono fin troppe, se potessi tornare indietro, decisamente direi di no. Soprattutto per mia figlia. Sembra stupido, ma a volte penso a quando lei sarà grande e vedrà qualche mio film. Non credo sarà il massimo» ride.
“Che bella risposta!”
Sorrido, accarezzando i capelli della bimba.
«Dimostra ogni giorno di più la bella persona che è» sospira Luke, sorridendo allo schermo.
«Già, penso la stessa cosa.»
«Beth, vuoi una caramella? Guarda, è alla menta» Luke glie ne porge una. Lei gli da un bacio, lo ringrazia e la scarta, finendola in pochi secondi.
«Domani sarete nostri ospiti, non è vero?» gli chiedo.
«A quanto pare sì. Jamie è un perfezionista, lui vuole tutto organizzato» fa spallucce.
«E’ un maniaco del controllo» rido, pensando alla trilogia e al suo personaggio.
Lui sorride e annuisce. «Non come Christian Grey, ma…» gesticola.
«Avete già fatto conoscenza, a quanto pare» arriva Jamie e prende in braccio la piccola Beth. Questa si accuccia al suo petto.
«Hai sonno, piccina?» le chiede. Lei annuisce.
«Beh, Luke, a domani allora» gli dice, abbracciandolo per quanto può.
«Ciao, splendore» dice il ragazzo, rivolgendosi alla bambina. Lei gli da un bacio sulla guancia e si rimette nella posizione di prima.
Si avvicina a me e «Come si dice “ciao” in russo?» mi chiede.
«Sì dice zdravstvuyte» arrossisco.
«Tutta questa confusione per un semplice ciao? » ride Luke. «Okay, allora zdravstvuyte, Adele» mi bacia una guancia e va via, sorridendomi.
“Wow.”
 
La radio passa la canzone di Graham Candy, Holding up Balloons. Durante il ritornello Beth comincia a ballare e ridere. Sarà il troppo sonno, forse?
«Non aveva detto di avere sonno, prima?» la indica, Jamie.
Faccio spallucce e rido, guardandola dallo specchietto retrovisore. È bellissima. Sembra che qualcuno l’abbia fatta ubriacare.
«Allora, come ti pare Luke? Ti ha fatto una buona impressione?»
“Altroché!”
«Direi di sì, è simpatico e molto bello» sorrido.
Lui mi guarda, non risponde, piuttosto si concentra a guardare la strada avanti a noi.
There'll never be enough balloons to get me over you.
 
Jamie spalanca la porta di casa e si butta sul divano, la piccola Beth fa la stessa cosa.
Ho le gambe a pezzi, della schiena non parliamone proprio. Ho più dolori io di un’ottantenne sul filo del rasoio!
«Buonanotte, signor Dornan» dico, baciando la fronte di Beth.
«Ehi, come si dice “a domani” in russo?» si sporge dal divano, Jamie, per guardarmi meglio.
“Tutti fissati adesso, eh?”
«Sì dice uvidimsya zavtra, signor Dornan.»
«Bene, allora uvidimsya zavtra! Non imparerò mai questa lingua assurda. Puoi insegnarmi qualche parola, quando vuoi» sorride, come per convincermi.
“Oh, ma non ce n’è bisogno, Jamie.”
«Immagino di sì, perché no» sorrido, salendo su in camera.



-

No, rega, non è un sogno! Ce l'ho fatta ad aggiornare presto! ahah
Per le parole russe, scusate, ma lo sto studiando e mi piace davvero moltissimo, quindi ne troverete un bel po' in giro.
Ovviamente scriverò sempre il significato di tutto, non vi lascerei mai così. 

Grazie per tutti i bellissimi messaggi privati che ricevo, a chiunque recensisca. Sono qui per migliorarmi, perciò, se trovate un qualsiasi errore, fatemelo notate. Non mi offendo, anzi!
Spero vi piaccia questo capitolo, un bacio enorme a tutte!
   
 
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