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Autore: Nono23    13/05/2015    2 recensioni
Se una ciliegia tira l’altra, è possibile che anche un piccolo minuscolo insignificante incidente ne porti dietro inevitabilmente un altro? Scopritelo in questa Fanfiction, assieme a Tom e a Holly, col supplemento di Ralph Peterson! Perché in ognuno di noi c’è un lato Gangster…!
Dedicata a tutte le amanti della coppia Holly/Tom, in particolare a baby junior!
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Soda/Ralph Peterson, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'Artista e il Capitano-Love Story'
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Erano passate circa due settimane dal suo compleanno e oggi doveva disputare un’importante partita per gli ottavi di finale contro l’Artic di Ralph Peterson. Non era la prima volta che la New Team l’affrontava e sapeva che con il loro gioco di squadra avrebbero vinto anche questa volta. Erano carichi e si erano allenati parecchio… forse lui troppo. Gli faceva un po’ male il piede destro, ma tentava di non pensarci. Non lo fece apposta ma, quando andò a cambiarsi negli spogliatoi, zoppicò leggermente.
<< Ciao Tom! Come va?>> domandò allegro Bruce.
<< Bene.>> ostentò un sorrisino falso come Giuda e si andò a sedere su una panca centrale. Appoggiò il borsone contro quello del suo fidanzato.
<< Ciao Holly.>> disse sottolineando le parole e lanciandogli uno sguardo sarcastico.
<< Uff… eddai! Ti avrò chiesto scusa un milione di volte! Cosa vuoi che ti bacio i piedi?>> domandò il Capitano stanco del muso lungo e del tono canzonatorio di Becker.
<< Beh, sarebbe un buon inizio…>> fece lui pensando con l’indice sotto il mento e le braccia conserte.
<< Come sei noioso, però!>>
<< Se tu fossi più ordinato ora non saremmo qui a dar spettacolo! Potevo morire! Tu e il tuo amico pallone del cavolo!>> gli disse lui a trenta centimetri dal suo viso. Il suo bel viso era deformato da un broncio adorabile, in più la distanza non aiutava mentre Oliver faceva sforzi enormi per controllare il suo corpo. Il tizio là sotto si stava agitando e non andava bene, visto che c’era praticamente tutta la squadra al completo che li osservava confusi.
<< Tom, cos’è successo ieri?>> provò ad inserirsi nel discorso Harper, ma non venne letteralmente calcolato. Becker si era tolto la maglietta e si stava mettendo quella della New Team, quando Holly disse:
<< Beh… la colpa è tua perché eri distratto. Potevi guardare dove andavi al posto di parlare.>> cercò di salvarsi in corner, ma non era molto convincente come teoria.
<< Ah, e così la colpa sarebbe mia?! Se tu avessi messo di lato il tuo borsone e quel cavolo di pallone che ti porti dietro dovunque, io non sarei inciampato. E comunque stavo rispondendo ad una tua domanda!>> aveva già cambiato i pantaloncini e si stava allacciando gli scarpini, quando una smorfia di dolore deformò il suo viso.
<< Che c’è? Cos’è quella faccia?>> domandò preoccupato Hutton, inginocchiandosi accanto a lui.
<< Mmmh… nulla. Sto bene, regge per novanta minuti. …Non preoccuparti, altrimenti mi fai sentire in colpa…>> gli sussurrò lui. Per tutta risposta, Oliver, corrucciò di più il suo viso e Becker, sospirando, disse:
<< Va bene, va bene. Basta! Non l’hai fatto apposta, ti ho perdonato. Contento?>>
<< Sì!>> lo abbracciò e Becker, imbarazzatissimo, sibilò tra i denti:
<< Idiota, staccati! Siamo attorniati dai compagni. A casa ti farai perdonare come si deve, ma non adesso.>> i ragazzi intorno li guardarono increduli e con l’abbraccio diventarono bianchi come cadaveri. Sorvolarono l’argomento, accontentandosi di un sorrisetto imbarazzato e di scuse da parte del numero 11, poi entrarono in campo carichissimi.
Si sistemarono ognuno nella propria posizione e la palla spettava alla New Team. Becker toccò per Holly, che partì spedito verso la porta. Si contrappose alla sua corsa un difensore della Artic, ma con una finta lo evitò e passò al numero 11, già pronto a ricevere il pallone tirato al millimetro. Portò avanti la palla e con un gioco di piedi degno dell’Artista del pallone, scansò l’avversario trovandosi a pochi metri dalla porta. Servì un assist perfetto al compagno che tirò in rete, ma il portiere la respinse di pugno. La palla era ancora in gioco e Tom, con una scivolata magistrale, se n’appropriò. Fece un palleggiò e finse di tirare a mezz’aria, ma in realtà era un passaggio al numero 10 che lo intercettò e unì la forza del compagno alla propria impressa in una sforbiciata spettacolare, decretando così il primo goal. Lunghe grida e urli di gioia si levarono dagli spalti, ma anche sbuffi e qualche parolaccia. I compagni andarono ad abbracciarli contenti, ma Oliver notò una smorfia di dolore passare sul bel volto del fidanzato. Gli si fece accanto e gli sussurrò se fosse tutto a posto. Annuì ostentando un sorriso dolce e sicuro. Peterson li osservò da lontano e capì dal labiale che il numero 11 aveva dei problemi ad un piede. Lo guardò meglio e vide un leggerissimo zoppicare con piede destro. Ralph non era famoso per la sua “gentilezza” e fair-play, piuttosto era conosciuto come “l’Ammazza-Campioni”. Un sorriso perfido gli incurvò le labbra e prese posizione. Un suo compagno servì il pallone e iniziò a correre diretto la porta della New Team. Holly l’aveva raggiunto e cercò di rubargli la palla. Con la coda nell’occhio vide il fidanzato portarsi a due metri da lui, poco più indietro. Con un cenno si capirono al volo. I compagni di squadra li osservavano e non riuscivano a spiegarsi come si potesse avere tale intesa. Con una splendida scivolata gli rubò la sfera e passò a Tom, che agganciò. Vedendo arrivare in scivolata proprio Peterson, si affrettò a rilanciare per Ted, ma non riuscì ad evitare lo scarpino dell’avversario che gli si conficcava sulla caviglia destra. Silenzio. Dolore. Sbiancamento. Urlo soffocato. Caduta. Ovatta. Voci lontane. Confusione. Non capiva più niente. Tutto si era svolto con una rapidità impressionante, ma agli occhi di Holly sembrava durato un’eternità. La palla fu spedita fuori dal campo da Carter, che corse insieme a tutta la squadra attorno al corpo bianco cadaverico di Becker. Oliver si dimenticò dei compagni e gli si inginocchiò accanto, prendendogli una mano.
<< Tom… Tom… Rispondimi!>> gli urlò disperato il Capitano. Il respiro era molto lento, come se stesse dormendo, come se fosse svenuto. I soccorsi entrarono in campo e lo caricarono su una barella. Sbattè le palpebre e un fastidio insistente alla caviglia destra gli fece emettere un gemito.
<< Ah… ma che è successo?>>
<< L’Ammazza-Campioni ha colpito un’altra volta. Stava per portarsi a casa la tua caviglia. Il dolore deve essere stato molto forte visto che sei svenuto.>> gli rispose un paramedico. Tom tentò di mettersi a sedere, ma aveva troppo male e, stringendo i denti per non urlare, si sdraiò di nuovo. Alzò solo la testa e incontrò la sguardo del suo fidanzato che era un miscuglio di emozioni: preoccupazione, rabbia, ansia, vendetta e sfida. Lo posarono a terra, appena fuori dal campo e iniziarono a visitarlo.
<< Sei nato sotto la stella d’oro, perché hai avuto una fortuna pazzesca! Non è nulla di grave, seppur il dolore dica altro. Dovrai star fermo tre settimane e mettere questa pomata tutti i giorni al mattino. Non dovrai muovere la caviglia, altrimenti peggiora tutto e non credo che sarai ancora così fortunato.>> espose il dottore mostrandogli la pomata che avrebbe dovuto comprare.
Intanto la partita era ricominciata, con Ralph che sogghignava soddisfatto, mentre al posto di Tom era entrato Arthur. Aveva lasciato stare il calcio molto tempo fa, ma era qualche periodo che aveva riiniziato ad allenarsi per poter entrare in una squadra. Purtroppo non avevano altre riserve e lui, nonostante tutto, non era migliorato con gli anni. L’arbitro fischiò l’inizio del secondo tempo, ammonendo Peterson con un cartellino giallo. Il fallo era stato commesso esattamente due minuti e trenta secondi prima dell’intervallo. La palla era alla New Team che era partita subito all’attacco capitanato da un Holly agguerrito e che aveva negli occhi lo scintillio della vittoria. Becker lo osservava da lontano e quando i loro occhi s’incontrarono gli fece un cenno positivo, poi sul labiale: << Stai calmo!>>
Il Capitano era riuscito a segnare altri due goal, il primo lo dedicò a lui come “vendetta” e il secondo era per assicurarsi una vittoria tranquilla. Anche perché con in squadra Arthur, poteva accadere di tutto. Era in grado di segnare un autogoal in pochi minuti… fortunatamente tutta la squadra venne salvata da questo timore grazie al triplice fischio dell’arbitro: la partita era conclusa. Era giunto il momento del saluto finale e della stretta di mano fra i due Capitani, al che Holly gliela strinse molto forte e sibilò tra i denti:
<< Se credevi che spezzando la caviglia a Tom tu  e la tua squadra potevate vincere, hai sbagliato di grosso. Come vedi abbiamo vinto benissimo. E ora ti conviene porgergli le scuse come si deve, non quelle biascicate in mezzo ad una risata di prima, chiaro?>> sentendo la presa farsi ferrea attorno alla sua mano, annuì.
<< Bene, vieni che ti accompagno.>> disse tagliente come una lama. Lo condusse dinanzi a Becker, che lo guardò freddo. Gli occhi erano così freddi che sembrava il mese di gennaio con il gelo ad adornare le grondaie delle case. Oliver non fece una piega e incrociò le braccia al petto.
<< Forza, non abbiamo tutta la giornata!>> lo incalzò malamente lui.
<< Scusami Becker. Non accadrà più. Promesso.>> disse intimorito da quei due. Un gesto di Holly lo fece congedare, anzi scappare letteralmente da quei due. Non li aveva mai visti così… Gangster?
<< Grazie tesoro.>> sussurrò Tom, di modo che gli altri non lo sentissero. Il Capitano, ritornato in sé, arrossì e gli chiese, cambiando discorso:
<< Quanto devi stare a riposo?>>
<< Tre settimane. Hanno detto che sono stato fortunato…>> lo sguardo si addolcì, quasi si fece languido. Holly si avvicinò al suo viso e sussurrò:
<< …Perché?>>
“Povero, piccolo, ingenuo Holly!”
<< Perché ho accanto te…>> notò la sua reazione, poi aggiunse: << …che mi aiuterai in casa, la terrai pulita, farai la spesa, cucinerai…>> elencò lui con le dita e un sorriso gli stava increspando le labbra, cercava di trattenere una risata.
Holly lo guardò sbalordito, poi sbuffò e disse:
<< Uffa! E io che pensavo che per una volta facessi il romantico!>> scoppiarono a ridere sotto gli sguardi incuriositi dei compagni e del Mister.
<< Perché state ridendo?>> domandò Mason rivolto ai due fidanzati.
<< Holly mi raccontava di quanto fosse felice per aver vinto e io gli ho detto che sembrava un bambino a cui avevano appena regalato un giocattolo. Poi siamo scoppiati a ridere.>> spiegò il numero 11, salvando in corner entrambi.
Andarono a cambiarsi negli spogliatoi e fecero la doccia. Holly fu l’ultimo ad uscire e Becker era lì ad aspettarlo.
<< Accidenti, però! Va bene essere gli ultimi per andare via indisturbati, ma siete peggio delle donne! Ci avete messo una vita!>> lo accolse con le braccia conserte, seduto sulla panchina.
<< Stanno sotto la doccia un quarto d’ora!>> sbuffò, poi proseguì chiedendogli: << Ce la fai a camminare?>> Tom provò ad alzarsi, ma si teneva in piedi a malapena. Oliver lo afferrò appena in tempo prima che cadesse e lo sostenne.
<< Ah… vorrei dire che è l’effetto che mi fai, ma purtroppo il piede mi fa male…>> ci scherzò su lui.
<< Immagino, se ripenso al colpo che ti ha dato vado là e lo prendo a pugni!>> esclamò il numero 10 sventolando la mano chiusa in aria con determinazione. Tom sogghignò divertito da tante attenzioni, poi disse:
<< Sei adorabile, ma non preoccuparti. Penso che abbia imparato la lezione, sembravi un vero gangster! E poi sono convinto che gli bruci parecchio aver perso la partita. …Adesso, però, andiamo a casa.>>
Erano passati dalla farmacia a comprare la pomata consigliatagli dal dottore prima di giungere all’abitazione dei Becker. Appena giunti a destinazione, l’aveva aiutato a svestirsi per andare a fare una doccia. Guardava continuamente altrove, mentre sentiva gli sghignazzi che Tom non gli nascondeva. Se non fosse stato per la caviglia del suo ragazzo, gli sarebbe sicuramente già saltato addosso. Ancora una volta il suo pensiero corse a Peterson e alla voglia irrefrenabile di spaccargli la faccia.
<< Ehi, se continui a pensare a lui, poi divento geloso! Ti prometto che recupereremo dopo. Dai, adesso andiamo!>> lo accompagnò sino alla doccia e poi ritornò in cucina per preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Dimenticava… lui non sapeva cucinare!
Fine…?
Note dell’autrice:
Ehilà, belle di mamma! Come state?
Questo capitolo non ha niente di scandaloso o erotico, al contrario degli altri. Non so voi, ma io lo considero un capitolo ideale per uno spunto per la prossima Tom/Holly Fanfic… e vedrete cosa succederà…! Ma non perdiamoci, scoprirete tutto più avanti! Piuttosto, ditemi cosa ne pensate, se vi è piaciuta o più semplicemente se non dovrei mai più mettere mano alla tastiera… beh, non so voi, ma la mia idea era quella di far partire con una piccola discussione quei due, poi si è intrufolato quell’ “idiota” di Peterson, che fa accendere la vendetta di Holly e la gelosia di Tom… ah! Ma come cavolo faccio scrivere certe cose non lo so! Accidenti, si è fatto tardi! Se continuo così, non riuscirete più a recensirmi! Per questo vi saluto calorosamente,
ciao ciao!
Nono23.
 
   
 
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