Crossover
Segui la storia  |       
Autore: michiredfox    02/01/2009    0 recensioni
Il male esiste da sempre, dalla creazione dell'intero universo... due mondi diversi, eppure così simili, quello degli uomini e quello dei cyborg, sono chiamati ad una nuova lotta contro di esso... (il merito di questa fic va interamente a Costigan, io ho solo coadiuvato alcune parti).
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1

Il gigantesco trasporto volante della scuderia Sayonji eseguì un dolce atterraggio verticale nel terrapieno destinato agli eventuali atterraggi d’emergenza del Dolphin. Quando Piunma lo vide sul monitor, notò una certa somiglianza con il loro aeromobile. Sicuramente un segno della passata collaborazione fra il professor Gilmoure e Sayonji, come l’auto trasformabile di Joe. Il Big Carry del Sayonji Racing Team aveva una fusoliera decisamente simile al rimorchio di un’autosnodato,  ali a delta retrattili ed una cabina di pilotaggio sopraelevata, costituita da un veicolo a sei ruote adatto a percorsi accidentati. Due turbine poste sotto la fusoliera consentivano atterraggi e decolli verticali, in modo da non richiedere piste asfaltate, mentre la spinta orizzontale era fornita da due turbine posteriori. Quando le turbine a spinta verticale del Big Carry si spensero, il supporto a forcella che reggeva la cabina semovente depositò a terra il veicolo a sei ruote motrici grande quanto un camion di medie dimensioni, che si fece strada lungo il percorso sterrato affaccendandosi come un’enorme insetto. Quando si fermò di fronte alla villa del Professor Gilmoure, uno dei portelli laterali si aprì divenendo una scala. Sayonji la scese per primo, e si mise di fronte al muso del veicolo. Scese anche Sakura, mettendosi al suo fianco. Poi fu il turno dei piloti, che si misero dietro a Sayonji, due per lato. Mentre quella formazione avanzava in silenzio, Ken e Romy, che attendevano di fronte alla villa insieme a Joe, Jet ed il Professor Gilmoure, provarono il desiderio di trovarsi mille chilometri lontano. Erano grati al Professor Gilmoure per la sua saggia decisione di intercedere a loro favore presso Sayonji.

Sempre in testa alla formazione dei suoi, Sayonji giunse a distanza di colloquio ed esordì alla sua maniera.

“Hayabusa, amore mio!”

Come uno scolaretto colto sul fatto, Ken replicò con un comico tentativo di apparire disinvolto.

“Ehm, salve ingegnere….che piacere….”

“Ah! Sei contento di vedermi, Hayabusa? Anche io sono felicissimo di rivederti…..mi sei mancato tanto, te e le tue “hayabusate”, ma sono certo che durante la tua assenza avrai trovato il modo di deliziarci tutti con il tuo talento. Ho tante cose da dirti, sai?”

Romy ascoltava a capo chino, rossa come i suoi capelli per l’imbarazzo.

Sakura si intromise.

“Insomma, fratello! Siamo ospiti in casa altrui e devo ricordarti le buone maniere?”

Sayonji si bloccò. Sakura fece l’inchino di cortesia al Professo Gilmoure e si presentò.

“Buongiorno. Il mio nome è Sakura Sayonji, e sono onorata di fare la sua vostra conoscenza, Professore”

“Piacere, signorina Sakura” replicò gentilmente il Professor Gilmoure “Deduco dal vostro cognome che siete una parente dell’ingegner Sayonji”

“E’ mia sorella, Professore. Felice di rivederla!”

Sayonji tese la mano all’anziano scienziato, che la strinse con calore.

“E’ passato un bel po’ dalla nostra ultima collaborazione, vero ingegnere?”

“Vero, ma me ne ricordo come fosse ieri. Professore, durante il nostro contatto  al videotelefono siete stato evasivo. Mi avevate promesso spiegazioni….”

“E le avrete, ingegnere. Più di quante ne possiate immaginare. Accomodatevi nella nostra casa. Sarete nostri ospiti per il pranzo. Abbiamo molto tempo, e molto devo svelarvi. Si tratta di informazioni di vitale importanza”

“Riguardano anche quei due?” ripose Sayonji, indicando con il pollice Ken e Romy, che Sayonji aveva riconosciuto grazie ai capelli rossi.

“Anche loro, ingegnere”

“Allora sarò tutt’orecchi!”

Sakura salutò Joe e si avvicinò a Jet.

“Ciao, Jet” lo salutò lei, sentendo il bisogno improvviso di abbracciarlo. Molte volte si era chiesta se i colpi di fulmine fossero possibili. Capì in quell’istante di esserne stata vittima. Jet lo sentì. Fra di loro si era instaurata quella meravigliosa empatia che incatena i cuori degli esseri umani all’improvviso.

“Ciao, Sakura… sei bella come un fiore di ciliegio… tu…”

“Io…?”

“Tu sei troppo per me…”

“No, Jet, non sono troppo per te…”

“Sakura, ci sono cose di me che non sai, forse avrei dovuto dirtele prima di…”

“Prima di cosa?”

“Prima di innamorarmi di te…”  le disse, senza riuscire a fermare quelle parole. Subito dopo abbassò lo sguardo e strinse i pugni. Si meravigliò di se stesso. Lui, il duro, il teppista di strada, lo spavaldo, il guerriero della notte… disarmato da quella ragazzina… come aveva potuto lasciarsi andare ad una simile confessione?

Sakura vacillò per un istante, coprendosi il volto per nascondere il rossore.

“Oh, Jet! Non dirmelo così, ti prego! Non qui! Cielo, che gioia! Sono felice, Jet. Sono tanto felice!”

“Aspetta, Sakura… tu non sai… perdonami… io…”

“Non parliamone ora, Jet”

Joe aveva intuito cosa stava accadendo fra loro, e si allontanò con discrezione. Lo sguardo di Sakura era lo stesso che Françoise aveva per lui. Françoise però era un cyborg, esattamente come lui. Sakura era umana.

“Avresti dovuto dirglielo subito, Jet” pensò Joe “Ma d’altronde è successo tutto così in fretta da non lasciartene il tempo. Io, comunque, sono la persona meno adatta a giudicarti… la tua Sakura potrebbe soffrirne, ma d’altra parte, quante volte ho fatto soffrire la mia Françoise?”

Si voltò a guardarli.

Sakura diede un rapido bacio a Jet e quasi fuggì via, come un’adolescente. Jet aveva un’espressione dolce ed al contempo sofferente sul viso, che Joe non avrebbe mai creduto di vedergli.

Forse l’amore avrebbe vinto anche la barriera che li separava… chissà.

Joe se lo augurò di tutto cuore.

 

Sayonji ed i suoi piloti ascoltavano il resoconto di quanto accaduto a Ken e Romy ed il Professore chiariva loro i rapporti fra Fantasma Nero e Black Shadow. Sakura seppe di Jet. Le si mozzò il respiro. Jet si sentì morire. Non resse lo sguardo di Sakura e si allontanò.

Ivan stava dormendo nella sua culla. Françoise gli stava rimboccando le coperte. Sentì la voce di Jet attraverso la trasmittente interna.

“Françoise, posso parlarti?… ti prego… ne ho davvero bisogno”

Françoise rimase stupefatta dalla nota di dolore disperato che percepì nella voce di 002. Capì che Jet doveva farle una confidenza importante.

Immaginò di cosa si trattasse. Joe glielo aveva accennato.

“Vieni pure, sono nella stanza di Ivan”

Il piccino dormiva.

Françoise uscì dalla stanza lasciando socchiusa la porta.

Jet giunse proprio in quell’istante.

“Françoise, che cosa ho fatto?”

“Ti riferisci a Sakura Sayonji, vero?”

“Come lo sai?”

“E’ stato Joe a dirmelo”

“E’ successo tutto così di colpo, io… all’inizio volevo solo fare amicizia ed essere galante, poi ho pensato al breve flirt di una sera, poi ho capito quanto fossi solo… tu sei l’unica donna del gruppo ed ami Joe… io non ho nessuno… e poi mi sono innamorato come un ragazzino… non sopportavo l’idea  di essere respinto e non sopportavo l’idea di perderla svelandole la verità, ho rinviato quel momento ed ora ho le spalle al muro. Maledizione, l’ha saputo da altri… Ho sbagliato tutto, Françoise. Ora lei soffrirà per colpa mia…”

“Tu hai avuto un gran coraggio, Jet: il coraggio di amare. Magari lo hai avuto sbagliando, ma lo hai dimostrato. Non devi vergognartene. Non avrei mai immaginato che tu fossi capace di una simile confessione.”

“Tu e Joe siete cyborg entrambi, lei è umana… io… come reagirà ora?”

“Non posso darti certezze, ma comunque vada, so che affronterai da uomo la gioia come il dolore. Vai fino in fondo, Jet Link. Se non metti in gioco te stesso, sei sconfitto in partenza”

“Non sarebbe stato meglio se fossi stato il solo a soffrire?”

“Non puoi comandare al tuo cuore, e neppure Sakura può comandare al suo. Ti conosco molto bene, Jet, e so che se non fossi davvero innamorato di lei non mi avresti parlato così… sento che ti preoccupi più della sofferenza di Sakura che della tua… ciò è profondamente nobile ed …umano”

“Che cosa devo fare, ora?”

“Affrontare la verità. Sapevi già cosa fare ancora prima di contattarmi. Avevi solo bisogno di sentirtelo dire da qualcuno. Vai da lei e parlale, chiedi il suo perdono, se lo ritieni giusto, ma guardandola negli occhi. Aprile il tuo cuore. Per il resto,  non puoi fare altro che sperare”

“Grazie, mia piccola ballerina”

 

Mentre Jet e Françoise dialogavano, la figura biancovestita di Enoah apparve ad Ivan nel sonno e gli parlò.

“I tuoi amici sono tutti riuniti, adesso?”

Ivan percepì la presenza dei nuovo arrivati.

“Sì, Enoah”

“E’ giunto il momento di svelare tutta la verità e di far comprendere loro come sconfiggere il Grande Nemico. Mi occorre il tuo aiuto, Ivan. Come d’accordo, devi fare ìn modo che il Professore attivi la sua macchina del tempo. Fallo prima che quell’uomo con tanti meccanismi nella mente… quel Sayonji… riparta. Quella che voi chiamate “bobina di campo” della vostra macchina del tempo può amplificare la nostra capacità di “cronotrasporto”, voi lo chiamereste così. Non lo avremmo capito senza la fusione telepatica con te, mio adorato piccolino. Tramite quella che la vostra matematica teorica consente di definire come “sfera di cronostasi”, teletrasporteremo la vostra dimora nel nostro tempo e luogo. Vedranno tutti Myoltecopang ed io parlerò a loro come feci con te!”

“Lo farò, Enoah!”

“Dipende tutto da te, piccino”

“Enoah…”

“Sì, Ivan”

“Ti voglio bene…”

Enoah lo carezzò sulla guancia con il pensiero e lo baciò con delicatezza.

“Mi colmi di gioia, piccolo mio. Di gioia e di amore. Proprio ciò che lo Spettro Nero non riesce a sopportare. Tutti noi contiamo su di te, mi raccomando! Se non vedranno Myoltecopang con i loro occhi, non crederanno a ciò che sveleremo”

 

Jet si diresse speditamente verso la stanza di Sakura, ma tutto il suo coraggio, nato dalla conversazione con Françoise, svanì presto di fronte a quella porta chiusa… lei era al di là di quella soglia, dietro quell’ultimo ostacolo… come si sentiva adesso? Come l’avrebbe accolto? Ricordava perfettamente la sua reazione quando il Professor Gilmoure aveva rivelato che tutti loro erano cyborg… lo aveva guardato con gli occhi sbarrati per lo stupore e se n’era andata… in quel momento si era sentito tremendamente in colpa…

“Beh… il peggio che ti può accadere è che ti uccida… e in fondo è quello che ti meriti razza di cretino!” disse a se stesso…

Bussò timidamente alla porta, mormorando: “Sakura, ci sei? Sono io… Jet… vorrei parlarti se non ti dispiace…”

Un ciclone infuriato aprì l’uscio della camera, esclamando: “A dire la verità… mi dispiace e molto anche!”

Fece per richiudere subito, ma Jet posò una mano sulla porta, tentando di tenere aperta l’entrata ancora per un po’, mentre Sakura forzava dall’altra parte… accidenti, quando voleva quella ragazzina aveva una forza sovrumana! Poteva benissimo fare concorrenza a Geronimo...

“Per favore… fammi entrare… voglio spiegarti…”

“Spiegarmi cosa? Che mi hai presa in giro per tutto il tempo?” si lasciò sfuggire un risolino “ed io che ci sono caduta come un’imbecille…”

“Le cose non stanno così…”

“No! Hai ragione… sono molto peggio in realtà…”

All’improvviso, Jet aumentò la pressione della sua mano sulla porta e Sakura fu costretta ad arrendersi e ad accondiscendere al suo ingresso nella stanza… alzò le mani, commentando ironicamente: “Ma prego… entra pure!”

Jet si sentiva mortificato dal suo comportamento, ma tentò di acquisire un po’ di calma… d’altronde era lui dalla parte del torto e, probabilmente, a ruoli invertiti, la situazione sarebbe stata identica…

Lei gli girò le spalle, dicendo: “Dì pure quello che devi e poi sparisci!”

Lui sospirò: “Sakura… mi dispiace… non avrei mai voluto farti soffrire…”

“Però l’hai fatto” replicò lei, con voce rotta dal dispiacere e continuò “cosa credi che abbia provato, come pensi mi sia sentita dopo che il Professor Gilmoure ha detto che siete… dei…” non riuscì a terminare la frase…

“Io…”

Lei si voltò… aveva gli occhi lucidi… e lui si sentì proprio un verme…

“Sai che cosa mi fa star male più di ogni altra cosa in questa faccenda?”

Jet rimase in silenzio… fissando interrogativamente quegli occhi… non sapeva cosa dire…

“Il fatto che tu non me ne abbia mai parlato…” disse, portandosi una mano sul cuore “…io provo dolore perché non hai avuto abbastanza fiducia in me da confidarti… santo cielo! A me non importa che tu sia un cyborg, potresti anche essere un superconcentrato di armi nucleari, chi se ne frega!...” e concluse, sospirando “…io ti amerei comunque…”

Jet si passò una mano tra i capelli, maledicendo se stesso per tutto il male che le stava procurando, ma un barlume di speranza si accese dentro di lui… aveva detto che lo amava… nonostante le angosce, nonostante le sofferenze, nonostante tutto… lei lo amava…

Sembrava che in quell’istante Sakura gli leggesse nella mente, perché disse: “Già, sono innamorata di te… ma del resto… lo sai benissimo… a questo punto sta solo a te decidere Jet, io ho fatto la mia scelta…”

Lui la fissava stravolto… aveva pensato di essere lui a condurre la conversazione, invece lo sguardo fermo e deciso di quella ragazzina lo stava facendo impazzire…

Decise di rischiare tutto… si avvicinò a lei e la prese tra le braccia…

La sentì abbandonarsi nel calore del suo abbraccio… aveva quasi dimenticato che cosa si prova ad essere innamorati, quale emozione sente l’anima nel tenere stretta a sé la persona amata… l’ultima volta era stato secoli fa… a New York… nella sua città… quando aveva sperato inutilmente di ricominciare un rapporto ormai finito… allora, aveva sofferto e aveva giurato a se stesso che non ci sarebbe caduto di nuovo, maturando quel lato del suo carattere irrequieto e scontroso… invece… quella ragazza così dolce, ma insieme così forte e determinata lo aveva fatto capitolare…

“Perdonami…” le disse… lei alzò gli occhi… stava piangendo, ma non erano lacrime di dolore…

“Perdonami, Sakura…” continuò “…è solo che… ho sofferto molto in passato, da quando sono un cyborg… e, a volte, le vecchie ferite tornano a sanguinare…”

Lei gli posò due dita sulle labbra, impedendogli di continuare: “Lo so… ma io non sono il passato Jet… sono il tuo presente e, se lo vorrai, il tuo futuro…”

Lui le sorrise… per la prima volta dopo tanto tempo sorrideva di autentica felicità… si chinò su di lei e la baciò, continuando a tenerla stretta, mentre con un piede chiudeva la porta della sua stanza dietro di loro…

 

 Romy e Ken erano di fronte a Sayonji.

L’ingegnere aveva appena superato lo stupore delle rivelazioni del Professor Gilmoure. Senza vedere con i propri occhi, avrebbe riso di cuore di quanto gli era stato spiegato. Erano cyborg… anche Link, e non gli era sfuggita la reazione di Sakura quando aveva saputo di Jet. Non gli era neppure sfuggita Hilda, l’ex agente di Ayab. Il Professor Glimoure ed Albert avevano dissipato i suoi sospetti. Romy stessa aveva contribuito a chiarire la nuova situazione.

“Ho sbagliato, ti chiedo perdono” disse Ken, con un tono profondo e serio che Sayonji non gli aveva mai sentito usare. Ebbe l’impressione che quel ragazzo fosse cresciuto improvvisamente.

“Ingegnere, se c’è qualcuno da biasimare, quella sono io… io sono entrata a far parte della Black Shadow… io ho indotto Ken a partecipare a quella gara… ho rischiato la vita di entrambi…ed ho anche rischiato di coinvolgerla in uno scandalo… dopo la morte di mio padre io…..”

Romy smise di parlare e pianse. Ken la abbracciò.

Sayonji rimase interdetto.

“Ragazzi, è vero che vi amate?”

Ken e Romy lo guardarono stupefatti. Si erano aspettati un torrente di improperi.

“E’ vero?” chiese di nuovo Sayonji.

“Sì” rispose Ken

“Ragazzi, vi rendete conto di ciò che avreste potuto provocare, vi rendete conto del fatto di avere rischiato la vita? Avete pensato a tutto il male che avreste potuto fare a voi stessi ed a coloro che vi vogliono bene? Ken, meriteresti di non correre più per me”

Ken esitò, poi rispose a capo chino.

“Hai ragione….”

“Oh no! No!” gridò Romy “Io l’ho spinto a farlo, ho fatto leva sui suoi sentimenti…”

“Ragazzi, dopo quanto mi ha svelato il Professore, in un momento tanto importante e grave, non mi lascerò andare a scenate. In tutta sincerità, giuratelo sulla memoria dei vostri cari, siete finalmente cresciuti abbastanza da capire il vostro errore e non ripeterlo? Se dovessi darvi fiducia, avrei poi motivo di pentirmene? Rispondete!”

“N-no! Da ora in poi, non prenderò mai iniziative senza che tu lo sappia…..ma, un momento! Hai detto “darvi fiducia”? Significa che….”

“Ken, dimmi, durante la tua famosa gara, come ti è parsa la tua fidanzata?”

“E’ alla mia altezza!”

Sayonji si rivolse a Romy.

“Immagino che l’offerta della Black Shadow non ti alletti più, vero, rossa?”

“Certo che no…”

“E di un’eventuale offerta della scuderia Sayonji, che ne diresti?”

Ken e Romy sgranarono gli occhi.

“Oh, sì! Sì!!”

Romy corse ad abbracciarlo.

Sayonji rimase di sasso.

“Credo di poterlo interpretare come un sì ma… non stringermi in quel modo davanti al tuo fidanzato, ragazza… non vorrei suscitare gelosie… e poi in fondo non sono mica Madre Teresa.”

“Ingenger Sayonji” gli disse Romy con voce profonda e dolce “Lei ha la stessa forza e la stessa bontà di mio padre… morirò piuttosto che deluderla.”

“Vale anche per me” disse Ken.

Sayonji tese la mano a Romy.

“Benvenuta a bordo, Lady Wells. Discuteremo i dettagli più tardi.”

Romy la strinse con lacrime di gratitudine.

“Per lei sono semplicemente Romy, ingegnere. Le devo la mia felicità.”

 

 

Sayonji stava stringendo la mano al professor Gilmoure per accomiatarsi. Avevano caricato sul Big Carry l’Hayabusa e la “Maestà Reale” e si accingevano a tornare al Centro Ricerche Sayonji per prepararsi alla gara di Tortica.

“Grazie di tutto, Professore. Shimamura, Link, la mia offerta di collaborare con me come piloti rimane valida, naturalmente. Fatemi sapere!”

Improvvisamente i due si bloccarono. Il soffio del vento, lo sciabordio del mare, il canto dei gabbiani, tutto era cessato di colpo. Il silenzio si era fatto assoluto. Il Professore corse alla finestra. I gabbiani erano immobili in cielo, come in fotografia. La luce del sole era come polarizzata.

“Professore! Non abbia paura, non è il fantasma nero! Dica a tutti di rientrare immediatamente nella villa.”

Era Ivan, che comunicava con la telepatia.

“003, vai da lui, subito!”

Françoise raggiunse di corsa la culla di Ivan e lo prese in braccio. Il bimbo era sveglio.

“Ivan, cosa succede? Siamo in pericolo?”

“No, 003. Enoha deve incontrarci”

Françoise sentì un tuffo al cuore.

“Enoha… ma era solo un sogno…”

“No, Françoise”

“Ma allora anche quell’orribile globo nero…”

“E’ lo Spettro Nero… Enoah ci insegnerà ad affrontarlo, servendosi della luce… Françoise, portami in laboratorio, dalla macchina del tempo. Dì al professore di riunire tutti intorno ad essa… se questo esperimento fallirà, saremo tutti perduti”

Françoise scese con Ivan in braccio.

Tutti, su suggerimento del professore, stavano guardando i loro orologi da polso. Erano fermi.

“Se fossi pazzo, sarei il solo a vedere gli orologi fermi” ossevò Sayonji “Professore, che cosa…?”

“La sola spiegazione è un campo di cronostasi…”

“E’ solo accademia” replicò Sayonji.

“E’ la versione ufficiale. In realtà, tecnologicamente è possibile. Io stesso ho realizzato una macchina del tempo funzionante basandomi su questo teorema”

Françoise si rivolse al Professore.

“Professore, Ivan dice che non si tratta del Fantasma Nero, e che dobbiamo riunirci tutti nella sala della macchina del tempo”

Ivan trasferì il proprio pensiero nelle menti di tutti.

“Enoah ci parlerà”

“Quella sognata da 003 e 008?”

“Lei…”

“Chi è questa Enoah?” chiese Yamato

“Siamo in pericolo?” chiese Sakura.

“Facciamo come dice Ivan, ragazzi”

“Ma cosa può saperne un bambino…” disse Sayonji

Ivan fluttuò nell’aria di fronte allo stupito Sayonji ed alla sua squadra.

“Il mio corpo è di bambino, non la mia mente. Il mio cervello è stato potenziato elettronicamente ed è in grado di ricorrere a facoltà psicocinetiche ed extrasensoriali. Seguiteci in laboratorio. Vivrete un’esperienza meravigliosa… e capirete”

“E se non fossimo d’accordo?” sbotto Gantetsu

“Se non ci aiuterete, il mondo intero sarà perduto”

“Come facciamo a saperlo?”  chiese Yamato.

“Seguiteci ed avrete la risposta”

Entrarono nei sotterranei della villa. Il professore li fece entrare nel suo laboratorio di meccanica temporale applicata. Sospesa fra macchine complicate, cavi e strumenti di vetro e metallo, una grande cabina pentagonale dalle pareti trasparenti occupava il centro della sala.

“Professore, attivi la macchina, la prego. Interagirà con il campo di cronostasi”

“Sì, amplificandolo. Sovrapporremo due flussi spaziotemporali…”

“Incontreremo Enoah… i suoi astronomi hanno calcolato la posizione del planetoide che si sta avvicinando alla Terra… non è un corpo celeste, è un’intelligenza, la vera essenza dello Spettro Nero… Enoah è la guida del popolo del cerchio alato, fu lei a farlo incidere a Geronimo per permettere il rituale di Françoise… ricorda? Insieme ad Enoah possiamo batterlo… faccia come ci ha chiesto, Professore. E’ lei ad aver creato il campo di cronostasi che ci sta avvolgendo.”

“Vuoi dire che quella notte di due anni fa, questa Enoah stava comunicando con noi… e che ora vuole metterci in guardia ed aiutarci a scongiurare la minaccia del planetoide?… è lei a generare il campo di cronostasi?”

“Lei, insieme alle menti di tutto il suo popolo. Possono fare ciò che noi otteniamo con la tecnologia. Azioni la macchina, Professore, possono mantenere stabile il campo solo per un tempo limitato.” Il Professore si avvicinò ad una console, digitò un codice segreto, premette la mano su un lettore d’impronta e si sottopose ad una rapida scansione retinica. Subito dopo, attivò la bobina di campo della macchina del tempo. Il sole invase improvvisamente l’ambiente in penombra, illuminando una splendida città di palazzi a piramide. Il soffitto divenne un cielo straordinariamente azzurro. Il pavimento a pannelli  metallici divenne il lastricato di marmo di un’ampia via dalla pavimentazione decorata con un’incredibile varietà di disegni artistici e colori.

Tutti si guardarono intorno.

“E’ un ologramma, deve esserlo! Professore, che trucco è questo?” gridò Sayonji.

“Non lo è, ingegnere… non lo è…” rispose con reverente stupore l’anziano scienziato.

Françoise riconobbe la città del suo sogno… ammesso che di sogno si fosse trattato. Stavolta, però, non stava dormendo. Non poteva sognare da sveglia. Era a Myoltecopang.

Inspiegabilmente, la cabina pentagonale della macchina del tempo e le attrezzature del laboratorio erano rimaste al loro posto.   Tutti guardarono l’incredibile e splendida città di palazzi a piramide, pinnacoli e giardini pensili, commossi di fronte all’indescrivibile bellezza delle sculture e dei fregi geroglifici, stupefatti di fronte agli effetti illusori di fughe di prospettive composte da elementi architettonici nati da una sensibilità ed una cultura umane, eppure estranee a tutto ciò che conoscevano.

Le terrazze, i parapetti ed i giardini iniziarono ad animarsi. Decine di volti di uomini, donne, bambini, anziani, ragazzi e ragazze dall’abbigliamento di foggia vagamente egizia li guardavano silenziosamente. Françoise mise a fuoco le loro espressioni. Erano serene ed amichevoli. Udì alcune frasi nella loro lingua, senza comprenderle. Sapeva però che la maggior parte della loro comunicazione era telepatica.

Geronimo, Piunma, Bretagna e Chang portarono la mano al calcio della pistola. Albert armò la mitragliera e mise Hilda al riparo. Joe la estrasse e si tenne pronto ad attivare il suo acceleratore. Ken fece abbassare Romy dietro una console, guardando in alto con apprensione. Il pensiero di Ivan giunse potente  a tutte le loro menti.

“No!!! Sono amici, non fate loro del male! Vogliono solo darci il benvenuto. Devono solo parlare con noi!”

“Ha ragione!” gridò Françoise “Joe, metti via quell’arma, ti prego!”

“Françoise…”

“Fidati di me, Joe”

“Io… tu come puoi…”

“Questa è la città del mio sogno, Joe. O meglio… di quello che credevo fosse un sogno… hanno bisogno di noi Joe, il loro nemico… lo Spettro Nero, è anche il nostro…”

Joe ripose il laser.

Grazie agli occhiali a specchio, Sayonji pareva avere la sua solita espressione seria e decisa. Si rivolse a Françoise.

“Mi scusi, Françoise, lei sa dove ci troviamo?”

“Io ho già visto durante il sonno questa città ingegnere”

“L’ha sognata? La vedo anch’io, ora, come tutti, e nessuno di noi sta dormendo. Non credo di capirci molto, ma di certo, se quella gente lassù avesse avuto intenzioni ostili, credo che avrebbe potuto attuarle facilmente”

Geronimo vide avvicinarsi una giovane donna dalla pelle ambrata e dai capelli corvini. La fibbia della cintura che le stringeva la veste bianca recava il simbolo del cerchio alato. Lo stesso motivo era ripetuto nei suoi orecchini. Teneva per mano un bimbo piccolo, che stringeva a sua volta la mano di una sorellina ancora più piccola. I bimbi avevano gli occhi grandi per la curiosità e lo stupore. I dolci occhi a mandorla della donna incontrarono quelli di Geronimo. Il suo sorriso era fine ed aristocratico; i suoi lineamenti, delicati. Con l’espressione grave e dolce al contempo che mai abbandonava il volto del gigantesco pellerossa, Geronimo le fece un’inchino in cui seppe esprimere tutto il suo senso innato della cortesia. La donna mosse la mano nel saluto rituale alla Luce e pronunciò con tono cortese alcune parole, che nessuno comprese. Dietro di lei, arrivarono altre persone, camminando calme e distese. Ai bordi della strada si tava radunando una folla, pacifica e silenziosa. Anche loro salutarono amichevoli, come la donna. Geronimo fece per uscire dal cerchio delle attrezzature del laboratorio, da cui nessuno di loro si era ancora mosso. Il Professore intervenne.

“Attento, 005! Non fare gesti ostili e rimani all’erta”

“Non c’è alcun pericolo, Professore” intervenne Ivan, rivolgendosi poi mentalmente alla donna “Qual è il tuo nome, giovane signora?”

“Il mio nome è  Mayla Behn Shay, piccolo Ivan. Il tuo amico dal volto dipinto e dalle grandi spalle pare non comprendermi”

“Lui non è un telepate; invia i tuoi pensieri nella sua mente, e lui capirà.”

Geronimo si era avvicinato alla donna, udendone la voce senza vederle muovere le labbra.

“Sei una telepate, come il nostro piccolo?”

“Sì. La Luce ti benedica… Geronimo. Mi chiamo Mayla Behn Shay, e questi sono i miei bimbi. Siamo tutti e tre onorati di fare la tua conoscenza. Benvenuto a Myoltecopang, straniero dal corpo forte e dal cuore puro… sento bontà in te.”

La bambina più piccola si avvicinò a Geronimo.

Il gigante in uniforme rossa si inginocchiò e le tese l’indice. La piccola lo strinse con la sua manina, sorridendogli.

“I bambini sentono la bontà senza bisogno di telepatia, Geronimo. Dì ai tuoi amici che siamo tutti qui per darvi il benvenuto secondo il rito solenne della nostra tradizione… la nostra Helayma Enoah vi verrà incontro… insieme a lei, a sua sorella Nesia, a tutti noi, voi renderete possibile la sconfitta del Grande Nemico, lo Spettro Nero… che ucciderebbe senza pietà i miei bimbi semplicemente perché sono innocenti”

“Mayla Behn Shay, a costo della mia stessa vita, non accadrà! I Guerrieri Siuox non possono mentire. O dicono la verità, o tacciono”

“Grazie, Geronimo dei Sioux… è questo il nome del tuo popolo? Sei figlio di un popolo nobile e fiero”

“Ti ringrazio, squaw”

“Squaw?”

“Nella mia lingua, significa “donna”

“Ah! Bene, Geronimo, questa squaw è lieta di averti conosciuto. Preparati ora ad essere accolto con tutti gli onori dalla nostra Helayma. Io devo farmi da parte, ora”

“E’ stato un onore ed una gioia conoscerti, Mayla di Myoltecopang.” Geronimo fece un cenno di saluto a tutti, e si avvicinò a Joe

Parlò con la trasmittente interna.

“Ivan ha ragione. Sono amici. E sono tutti telepati. Pare che la loro sovrana, che chiamano Helayma, verrà a darci il benvenuto di persona”

Un gruppo di ragazzi e ragazze molto giovani si era avvicinato a Romy, che poco per volta, dopo essersi pizzicata il gomito tre o quattro volte, si era resa conto di non sognare e, con flemma tipicamente inglese, si sentiva rassicurata dal fatto che i pazzi, in effetti, non si pongono mai il dubbio di essere tali. Quei giovani erano bellissimi. La guardavano con occhi dilatati dalla meraviglia. Anche Romy, come Geronimo, udì le loro parole senza veder muovere le loro labbra, e comprese la ragione del loro stupore. Erano i suoi capelli rossi. Non erano mai esistite rosse a Myoltecopang. Era ritenuto un colore impossibile per i capelli.

Una ragazzina si avvicinò e chiese di poterli carezzare.

“Come sono morbidi… sono come il plasma del fuoco… sono bellissimi. Il mio nome è Minois Vahn Melko, e questa è la mia città, Myoltecopang. Posso conoscere il tuo nome e la tua città?”

“Sono Romy Wells, la mia città si chiama Liverpool, e sorge su una grande isola del nord.  Felice di conoscerti, Minois” rispose Romy tendendole la mano mentre la ragazza le faceva con la destra il saluto rituale. Allora Romy imitò il suo saluto mentre la fanciulla le tendeva la mano. Entrambe sorrisero divertite da quell’equivoco ed apprezzarono l’intento di adattarsi l’una alla cultura dell’altra.

“Ecco che arriva il comitato dei festeggiamenti. Speriamo bene” fece Sayonji.

Ivan lo rassicurò.

“Non c’è nessun pericolo, ingegnere. Siamo fra amici. Si prepari ad aprire la sua grande mente. Quanto apprenderemo qui salverà il mondo”

“Sai, piccolo, è strano il modo in cui mi sto adattando a tutto questo. Non mi sento stupito più di tanto”

“Non dimenticate che ci troviamo in una civiltà di telepati. Sono loro a fare in modo che le nostre menti si sentanto a loro agio. Sanno che potremmo subire un shock. La loro sovrana lo ha voluto”

“Sovrana?” chiese Sayonji “Arriva la regina?”

“Non come la intendiamo noi, ingegnere… capirete”

Le danzatrici biancovestite avanzarono al tintinnio dei sistri volteggiando in stupende coreografie, complesse come l’ordito di un fantastico tessuto multicolore, mostrando tutta la bellezza, la grazia e l’eleganza delle figlie di Myoltecopang. Quando si aprirono disponendosi ai lati della strada, giovani muscolosi eseguirono numeri coreografati di scherma con lance, stiletti e spade, commemorando battaglie dei loro tempi antichi e mostrando il vigore dei figli del cerchio alato. Poi, artisti ed artiste, disponendo tessere di vetro colorato in aria grazie alla telecinesi, composero mosaici tridimensionali animandone le figure, dando vita all’equivalente del nostro cinema di animazione. Vennero poi attori ed attrici, che recitarono scene mitologiche trasferendo i dialoghi direttamente nelle menti degli spettatori. L’orchestra che eseguiva le musiche di accompagnamento, melodiose e ricche di arrangiamenti eseguiti da strumenti per noi sconosciuti non era visibile, ma non importava. Ogni musicista trasferiva il suono del suo strumento dalla sua mente direttamente in quella degli ascoltatori. Non vi erano e non potevano esservi problemi di acustica.

Quando gli attori ringraziarono e la musica cessò, la strada rimase libera. Tutti mossero la destra nel saluto rituale e lo mantennero, cantando con le loro voci un melodioso peana, mentre una piramide a gradini sormontata da un trono adorno del cerchio alato avanzò, sostenuta dalla telecinesi, che la manteneva sospesa ad un metro dal suolo.

Assisa sul trono, fra due ali di ancelle, sedeva una donna dai capelli corvini e dal volto ascetico, bella e serena come potrebbe esserlo un angelo.  Una donna che Françoise riconobbe con un tuffo al cuore.

“Enoah!”

La donna rispose con il pensiero, in modo che tutti comprendessero. Le sue parole erano musica.

“Felice di rivederti, Françoise Arnoul. Tu ed i tuoi amici siete i benvenuti. Io sono Enoha Zhem Rendang terza, Helayma di Myoltecopang, la nostra amata città di palazzi a piramide, e, come tutto il mio popolo, servo la potenza della Luce. Abbiamo celebrato per voi quello che chiamiamo “rito del benvenuto”. Con esso, tutta Myoltecopang vi rende omaggio, amati ospiti. Mio è il compito e l’onore di ricevervi, e lo adempio con gioia ringraziando la Luce. Molto dobbiamo condividere, molto abbiamo da svelarci, per allearci contro il grande nemico… sì, Professor Gilmoure, lo Spettro Nero… non si tratta di fantasie, Ingegner Sayonji” Sayonji rimase di sasso ”Vorrei tanto che si trattasse solo di mitologia… ma è reale. Avrete molte domande, immagino. Abbiate la bontà di seguirmi nella mia dimora. Prendete posto sulla piramide del mio trono, negli scranni riservati agli amici del nostro popolo, e la raggiungeremo.” La piramide si abbassò fino a terra, permettendo loro di prendervi posto, poi si librò nuovamente, ruotò lentamente di centottanta gradi sul suo asse, e si avviò dolcemente, fra due ali di folla omaggiante.

Quando giunsero di fronte all’immenso portale della “Piramide della Reggenza Celeste”, rendendone il nome in una lingua totalmente fonetica come la nostra, anziché nella combinazione di suoni e messaggi telepatici che caratterizza la lingua di Myoltecopang se impiegata in tutta la sua complessità, i battenti di bronzo fregiati del cerchio alato si ritirarono nei bastioni ed il trono attraversò la navata centrale di una sala immensa. Nelle navate laterali, uomini e donne abbigliati con vesti bianche e rosse attendevano in silenzio. Il trono si rivolse verso l’ingresso e si adagiò in un vestibolo immenso. Tutti i presenti intonarono un coro polifonico di straordinaria complessità e di profonda armonia. Quando le architetture sonore di quella meraviglia cessarono di permeare l’aria, Enoah si alzò dal suo alto scranno e si rivolse agli ospiti.

“La Luce vi benedica, nobili amici del mio popolo! La nostra gioia è grande, ed avremmo tanto da condividere, ma su di noi e su di voi pende una minaccia terribile. Sì, Professor Gilmoure, è la stessa che voi conoscete, e si incarna nel planetoide che lei ed Ivan avete osservato! Sì, Ingegner Sayonji, anche quella che chiamate Black Shadow è uno dei suoi tentacoli! Sì, mia cara Hilda, tu ed il tuo amato Albert ne foste le cavie, come tutti i vostri compagni cyborg! Sì, Romy Wells, anche tu lo saresti stata! Sì, Ken Hayabusa, tuo padre e quello della tua amata Romy, ed anche tuo fratello, li hai persi per colpa dei suoi servi umani! Sì, Françoise Arnoul, sei qui per una ragione speciale, ed il nostro primo incontro non fu quello che tu credesti un semplice sogno. Ora capirai, e capirete tutti… c’è una persona che devi incontrare, Françoise Arnoul, avvicinati, vieni…”

Enoah le tese le mani. Françoise salì la scala e giunse di fronte ad Enoah. Gli occhi di Enoah, profondi ed ascetici, le diedero un senso di pace infinita. Enoah le strinse le mani. Françoise ne ricambiò  la stretta delicata, e riamse impressionata dalla pelle di Enoah. Neppure la seta più raffinata poteva essere tanto morbida e delicata.

Il comando mentale di Enoah raggiunse tutti.

“Vieni, mia piccola Nesia… Françoise è giunta…”

“Chi…?” Fece per chiedere Françoise, ma ciò che vide le tolse il fiato.

Chi le aveva messo un specchio di fronte? No! I capelli erano neri, la carnagione più scura. Françoise tremò.

“Chi sei? Il tuo volto… tu…”

“Il mio nome è Nesia Zehm Rendang, Françoise Arnoul, e sono colei che tu fosti in un tempo in cui, secondo la tua gente, ancora non esistevano uomini sul nostro mondo. Tu sei colei che io sarò in un tempo in cui del nostro ricordo rimarranno solo vaghe tracce sconosciute ai più”

“Vuoi dire che io…”

“Sei stata e sarai sempre una di noi, Françoise Arnoul… io rivivrò in te… e sono felice di sapere che sarò bella e dolce… ed avrò capelli del colore dell’oro… e sarò amata da un ragazzo buono dopo aver tanto sofferto”

Nesia si volse verso Joe.

“Joe Shimamura, vieni accanto alla tua Françoise, non essere timido”

Joe salì i gradini nel silenzio generale e si avvicinò a Nesia, contemplandola stupefatto.

“Sarai tu ad amarmi… percepisco un amore immenso per la nostra cara Françoise, Joe Shimamura… è bello essere amate così… ma vedo in te anche un bambino che piange, e che teme di soffrire ancora… ed un ragazzo dolce, ma che teme di mostrarsi tale”

Joe si lasciò prendere per mano da quella giovinetta dalle vesti bianche ed i capelli corvini, e si lasciò condurre vicino a Françoise. Nesia prese anche la mano di Françoise, e la unì a quella di Joe.

“Joe Shimamura, ti affido me stessa e lo faccio con  con gioia! Promettimi che la amerai sempre, magari attraverso momenti di sofferenza, e che soffrirai per lei, se occorrerà. So che ne sei capace”

Joe lo promise, con parole semplici, un poco impacciate, ma sincere.

Poi Nesia si rivolse a Françoise.

“Puoi pensare a me come ad una sorella minore, Françoise Arnoul. Ho due sorelle, ora”

“Ne avevi già una, Nesia?” le chiese Françoise

“Sì Françoise Arnoul” disse Enoah “Sono io!”

Françoise restò di sasso.

“Questo significa che secoli fa tu ed io…”

“Sì, Françoise Arnoul. Come Nesia, hai avuto una sorella. Sono felice di sapere che tu le darai nuova vita”

Dopo averle detto queste parole, Enoah la abbracciò. Françoise si sentì pervasa da un senso di pace e calore umano che parve senza confini. Anche Nesia lo fece. Françoise strinse a sé quella sorellina, e pianse di commozione.

Nesia le chiese se avesse fratelli. Françoise le parlò di Jean, e pensò a lui, permettendo a Nesia ed Enoah di vederne il volto.

Infine Enoah si volse a Joe.

“Non avere paura di amarla, io posso sentire la forza del sentimento che provi per lei… vi lega con un’empatia tanto forte da farvi percepire come un solo essere, io… addirittura fatico a discernervi con la telepatia… è ciò è meraviglioso, Joe Shimamura. E’ dallo Spettro Nero che devi guardarti, non dai tuoi sentimenti”

Ivan si era avvicinato fluttuando. Enoah gli fece il saluto rituale.

“Ivan! Piccolino! Grazie del tuo aiuto…”

“Puoi tenermi in braccio, Enoah?”

“Se la tua mamma è d’accordo…” disse Enoah, rivolgendosi a Françoise

“Posso, mamma?”

Françoise provò un lungo istante di emozione, poi annuì.

“Sì, piccino mio…”

Enoah lo prese in braccio e lo cullò. Ivan si strinse al suo petto, felice come il bimbo piccolo che era. Poi lo passò a Françoise, e si rivolse a tutti i presenti alzando la mano destra. Il cerchio alato che portava sul palmo si illuminò. Pareti, tetto e pavimento divennero trasparenti., mostrando le stelle, ed un planetoide nero che avanzava oscurandole via via. Videro, come gente che sogna, tutto ciò che Ivan aveva già visto, seppero cosa accadde, ed appresero ciò che dovevano fare. Françoise rivide la scena in cui Hathor le fece dono della gemma, ed Enoha le insegnò come usarla.

“Io dovrò eseguire di nuovo quella danza…”

“Sì, come la nostra Nesia”

Françoise ebbe quasi paura.

“Ma io non so se…”

“Una volta entrata nella Camera del Cristallo, saprai e rammenterai di nuovo… io sarò con te… veglierò su di te, sorella mia”

Sorella. Françoise sentì un nodo alla gola, e di nuovo pianse di gioia. Oltre a Jean, aveva una sorella maggiore ed una minore, ed aveva potuto incontrarle nonostante i millenni che le separavano.

“Io… Enoah, Nesia… oh, scusate le mie lacrime…vi voglio bene…io…”

Le abbracciò tutte e due, ricambiata.

La salutarono benedicendola in nome della Luce.

Françoise avrebbe voluto rimanere con loro, ma aveva compreso la missione che le avevano affidato.

Si accomiatarono anche da Joe, dicendogli “Te la affidiamo. Amala anche per noi, Joe Shimamura”

Joe si portò la mano al petto, e glielo promise solennemente.

Si accomiatarono anche da tutti gli altri ospiti, chiamandoli per nome, uno per uno.

Vennero ricondotti nel punto in cui avevano fatto la loro comparsa a Myoltecopang. Un istante dopo, erano nel laboratorio, nella villa del Professore. Impiegarono un giorno intero per riaversi dall’emozione ed assimilare l’accaduto. Ivan li aiutò con la telepatia a superare lo shock di simili rivelazioni.

Poi, in presenza delle due squadre, due giganti si strinsero la mano, rinnovando il loro vecchio sodalizio: Gilmoure e Sayonji. Erano decisi ad andare fino in fondo: non c’era altra scelta.

Enoah lo seppe, sorrise, e pensò soddisfatta: “Vieni pure, ora, Grande Abominazione. Stavolta non ti affronterò da sola!”

 

 

NOTA: Questa fic è stata scritta in collaborazione con COSTIGAN, a cui deve essere attribuito pienamente il merito della trama, io mi sono limitata a coadiuvarlo nella stesura ed a completare alcune parti. Pertanto la fanfic è da considerarsi scritta da due autori: Costigan e Michiredfox. Grazie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: michiredfox