-allora? Cosa devi dirmi?-
lei si che mi capiva.
Bastava uno sguardo, un gesto che lei capiva che qualcosa non andava.
Era speciale.
-come fai a sapere che devo dirti qualcosa?-
-semplice, in classe avevi una faccia sognante e
se non fosse stata per la scusa che stavi male te lo avrei chiesto nell’intervallo-
-ah.-
-allora? Centra Marco vero?-
come faceva a sapere sempre tutto cavolo?
-si, centra lui. Vive nel mio stesso palazzo, oggi l’ho visto
abbiamo fatto colazione e siamo venuti a scuola insieme.
Ha persino detto che odia Isabella!-
-beh è una buona cosa no? Potresti ancora piacergli-
-impossibile. Mi ha detto che ha già una ragazza in mente-
-e non potresti essere tu?-
-lo ha detto a me, quindi deduco di no-
campanella.
Intervallo.
Non potevamo continuare il discorso.
C’era troppa gente.
All’uscita dopo scuola dopo aver salutato Rossi stavo camminando verso casa,
quando davanti a me si presentò un ragazzo, non l’avevo visto e gli andai addosso.
-scusa!-
gli dissi e lo aiutai a raccogliere lo zaino.
-il piacere è stato mio-
disse con un sorriso sul viso.
Lo osservai meglio.
Occhi marroni.
Capelli biondo cenere.
-il piacere di venirmi addosso?-
dissi con poca confidenza e un pizzico di imbarazzo.
-no il piacere di averti incontrata-
non sapevo cosa rispondere.
Cosa potevo dire a una risposta del genere?
-visto che non parli tu mi presento prima io, sono Davide-
disse porgendomi la mano.