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Autore: solomonty    15/05/2015    1 recensioni
La sorpresa del cubo.
Un mistero finalmente svelato.
E Martin Deeks ride.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kensi Blye, Marty Deeks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cubo di Deeks
 

Tutte le domeniche, da inizio aprile a fine giugno, nella strada che porta al campo sportivo, quello giù alla spiaggia, noi residenti allestiamo un mercatino di roba usata.
Raccogliamo i fondi per il pranzo e i fuochi d’artificio per la festa del 4 luglio per poterli offrire ai senza tetto della zona e ai ragazzi della casa famiglia che sta di fronte all’ipermercato.
In realtà sembra più una festa di paese: ognuno porta da mangiare e ci sono tavolate piene di pollo fritto, pesce, barbecue, insalata e birra, vino e sangria (potete trovarmi seduto lì a ogni ora); ci sono le giostre e anche gli “hawaiani” presi in prestito dal liceo e dal centro sociale, che regalano granite a tutti; c’è la musica che esce dagli altoparlanti arroccati sui pali; e poi le bancarelle piene di gente che paga, scambia e regala quello che ha trovato nei propri ripostigli, nelle cantine, nei solai e non usa più.
 
Abbiamo dato via quasi tutto, ieri e per la prossima domenica dovrò frugare in giro alla ricerca di qualche altro oggetto.
Si è fatto un bel po’ tardi stasera, ma ormai, già che ci sono finisco di sistemare un po’ il garage; sposto la cassapanca e…
Per la miseria, la scatola!
È ancora qui? Pensavo di averla perduta… ma quanti anni sono che non la vedo? L’ultima volta è stata quando l’ho caricata in auto insieme alle altre e alle tavole da surf e sono andato a vivere con mia moglie nella nostra nuova casa; poi ci avrà pensato lei a sistemarla perché io l’ho persa di vista.
Cavoli, la scatola… Kensi me l’aveva data… hm… nel 2013 mi pare. La squadra Red* era arrivata a Los Angeles, sì… e come mi aveva detto? “Dentro c’è la cosa che desideri di più al mondo.”
Ah, che periodo quello… lavoravo a tremila e Kensi mi piaceva.
Cosa desideravo più di ogni altra cosa? Sì, era un gioco divertente.
 
Ora, più di ogni altra cosa, desidero stare con la mia famiglia: mi piace essere padre e sono innamorato di una donna fantastica che mi ama.
“Allora, vecchia scatola… eccoci” dico mentre la trascino verso di me.
Sento scattare la serratura della porta, quella che sta alla fine della parete e che si apre nel corridoio di casa.
“Dai, baffo… la cena è pronta.” Mia moglie si affaccia e noto che porta quel grembiulino corto che mi piace un sacco. “Da quando sei diventato un garagista?” è incuriosita giustamente: non traffico mai, qui.
“Che dici, sono un surfista!”
“Sì, lo so, per questo ti ho preparato i tacos.”
“È per i surfisti? boh, chissene importa, mi piace mangiare con le mani” la guardo da sopra la spalla.
“A me piaci tu” risponde allegra.
“Anche tu mi piaci… e tanto” le ricambio la carineria perché è deliziosa e dolce; e con quel grembiule, poi, è sfacciatamente sexy!
“Hai trovato la scatola?” la indica con un movimento della testa.
“Sì.”
“Cosa vuoi fare?”
“Credo che l’aprirò” rispondo e mentre la raggiungo allungo una mano verso di lei.
“Era ora” sospira; scende un gradino e infila le sue dita tra le mie.
“I tacos sono con la carne o col pesce?” cambio completamente discorso: sono tutto preso da quel vestitino da cuoca; qualunque manicaretto avrà preparato sarà paradisiaco e in questo momento vorrei stare con lei su una nuvoletta!
“Ehi, ci tengo a mio marito: in tutti e due i modi, così puoi scegliere” risponde quasi stupita mentre cammina davanti a me tenendomi per mano.
“Tu mi vizi troppo” le assicuro; passo il braccio sul suo petto e la tiro verso di me finché, con mezzo passo all’indietro, si appoggia.
Si gira e, come niente, ce l’ho tra le braccia. Mi guarda con i suoi grandi occhi, così misteriosi di foltissime e brillanti ciglia nere.
“Sei particolarmente bello quando ti vizio… vorrei ti vedessi, così potresti capirmi” dice svelta; sialza sulle punte dei piedi e mi stampa un bacio sulle labbra.
Poi, abbracciati, entriamo in cucina e mentre guardo la tavola imbandita mi sento davvero fortunato!
 
 
Finita la cena, come tutte le sere, lei mi sguscia noci, mandorle, anacardi, pistacchi o quello che pesca rovistando nella ciotola di legno che sta sul tavolo. Dice che è per l’Omega3 e io sgranocchio tutto con avidità: vado matto per quel tipo di frutta secca!
Mi alzo da tavola e impilo i piatti perché è tacito: chi prepara la tavola non la sparecchia!
“Vai ad aprire la scatola, qui ci penso io” fa segno con le mani.
“Va bene, grazie… però domani cucino, apparecchio, sparecchio e carico la lavastoviglie” le propongo abbozzando un sorriso.
Non mi piace e mi sento un po’ in difficoltà ad andare a fare una cosa privata dove è esclusa e lei lo sa; sa esattamente come mi sento e sorride dolce a tranquillizzarmi. Poi il suo sguardo cambia.
“Quando hai finito vieni da me e facciamo il supersesso” sbatte gli occhioni a rimarcare il suo proposito e non fa niente per nascondere quello che è un sottile ordine.
“Vado e torno, bella… dammi un quarto d’ora” rispondo elettrizzato perché i suoi “ordini” mi fanno impazzire: la testa e il corpo mi vanno quindici minuti avanti nel tempo. Mi chino su di lei per baciarla e torno in garage.
 
Sono seduto di fronte alla scatola; so che sto arricciando le labbra e… via, con la mano dietro la nuca a scompigliarmi i capelli.
“Ok, sono pronto” dico e in un momento mi rivedo com’ero anni fa, prima della tortura, dell’Afghanistan, di mia moglie.
“Va bene, basta… a noi due!” batto le mani e le sfrego l’una contro l’altra.
Il nastro adesivo, vecchio di anni, viene via facilmente e senza esitare, apro.
Quello che desideravo è sepolto sotto svariate migliaia di pellet tutti colorati; infilo la mano e cerco.
Tiro fuori il mio desiderio e ancora prima di toglierlo dalla carta velina capisco cos’è.
“Ah, Kensi” sospiro e poi scoppio a ridere contento.
Il Mjolnir di Thor!
È bellissimo e pesante; di metallo scuro, rifinito. Mi è sempre piaciuto tantissimo il Mjolnir: Thor è uno dei miei supereroi preferiti. Kensi lo sapeva; parlavamo, ogni tanto, della nostra comune passione per i comics.
Ricordo che mi prendeva in giro dicendo che sarei stato benissimo con le treccine dei vichinghi.
Mi tiro su in piedi e faccio quello che ogni ragazzino ha fatto almeno una volta nella vita.
“Sono Thor, figlio di Odino” grido e alzo il martello sopra la mia testa.
 
“Kens? Ho aperto la scatola!”
“Sei contento?”
“Molto, sì… era proprio quello che volevo.”
“Avevo visto giusto, allora.”
“Alla grande; è stata proprio una bella sorpresa.”
“Dopo tutti questi anni… ce ne hai messo di tempo, pensavo non l’avresti aperta più.”
“Dai, lo sai che mi diverto a contraddirti.”
“Sì, che lo so, l’hai sempre fatto.”
“Lo farò ogni volta che ne avrò l’occasione.”
“So anche questo, Deeks.”
“Già… come stanno i piccoli?”
“Bene, grazie, i tuoi?”
“Bene bene… anche i quadrupedi.”
“Chi l’avrebbe detto che avresti fatto discorsi così seri…”
“Sono un padre molto serio!”
“Se ti penso padre, mi viene un po’ da ridere.”
“Figurati le risate che mi faccio io… per me è ancora un mistero come tu possa averli fatti, i tuoi figli!”
“Ah, che peste… dici così perché non li ho fatti con te.”
“Non avrei potuto: per te, i tuoi due sono già troppi!”
“Santa donna tua moglie, ad assecondarti nella voglia di ripopolare la California!”
“Sono un marito  fecondo.”
“Quanto sei fanatico!”
“Puoi dirlo forte.”
“Per il resto, tutto a posto?”
“Sì sì… tu, sei ok?”
“Lo sono.”
“Perfetto… ora ti lascio e scusa se ti ho chiamata così tardi ma ci tenevo a ringraziarti.”
“Piantala, puoi chiamare quando vuoi, lo sai.”
“A presto, partner.”
“A presto, partner.”
Chiudo la comunicazione, spengo il cellulare e lo lascio sul tavolo vicino al Mjolnir.
 
Faccio due grattini a Monty e a Monty Jr e auguro loro la buonanotte.
Ora salgo da mia moglie a fare il sup… quello, quello!
“Sto arrivando da te, gatta” l’avverto ad alta voce.
“Miao” risponde lei in quel modo che mi fa girare la testa.
Sono già su per le scale!

 



 
Mi sono ispirata alla 602 della versione italiana e la soluzione che ho trovato mi diverte e mi soddisfa.
Nella versione originale della 602, non si parla di Thor, il super eroe della Marvel. La chiacchierata, in ufficio, nasce dai commenti sui capelli di Martin e gli altri ne approfittano per giocare con alcuni termini del tipo: feri-thor, fat-thor, thor-mentarti.
Mi sorge spontaneamente una domanda: cosa si inventeranno gli autori per essere all’altezza della cosa più desiderata?
’sta storia della scatola e la preziosità che contiene va avanti da anni, sembra cruciale e Densamente piena di significato.
La scatola è uno scherzo, un miraggio, un vero paradosso per solleticare la curiosità dello spettatore.
Nella realtà della serie non ha senso né motivo di esistere. Kensi non conosce il suo partner; oggettivamente, non può sapere quali siano i suoi desideri perché non si è mai curata di Martin, del suo carattere, della sua storia e di ciò che vuole. Il rapporto di Kensi con Martin è sempre stato caratterizzato da gestacci, maleducazione, cioccolato ingurgitato di nascosto e battute di dubbio gusto nei confronti suoi e di tutto quello che lo riguarda: dalla libidinosa curiosità per il “magic” spogliarello, alla noncurante sufficienza per il suo lavoro di avvocato, passando per l’ottusa presupponenza “psichiatrica” nel definire quella delicata e pericolosa questione che è Max Gentry.
Martin è bello… tutto, dalla testa ai piedi, dentro e fuori, piuttosto ingestibile e lei è così impacciata e infantile che potrebbe far tenerezza, se non fosse per la superbia che impregna il suo carattere e la fa essere non solo sciocchina e insopportabile ma anche appassionata e calda come una molletta per il bucato.
A tutt’oggi, chi sia Martin Deeks e di cosa abbia bisogno, Kensi ne sa tanto quanto ne sapeva ai tempi di “Red”: non c’è stata nessuna evoluzione sostanziale nel suo modo di rapportarsi al suo partner. È lecito e onesto chiedersi quando Kensi abbia saputo o capito il desiderio più desiderato; e consideriamo che questa rivelazione si è manifestata nell’arco di tre stagioni!
Di fatto non esiste una timeline di avvenimenti plausibili che giustifichi il punto in cui siamo arrivati.
Un’altra domanda mi sorge sempre più spontanea: se la scatola è così tanto romantica e colma di significato, perché Martin non l’ha ancora aperta e l’ha lasciata in ufficio, un posto impersonale che non lo rappresenta, ad accumulare polvere?
Beh, la scatola fa il suo lavoro: prende tempo, distrae e fa pensare cose impensabili.
Ciao.
Monty
* epp 418 e 419


 
Disclaimer: Martin A. Deeks, Kensi Blye, la squadra Red, il Mjolnir, Thor, Superman, Odino e Monty non li ho inventati io.
  
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