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Autore: polvere di biscotto    15/05/2015    7 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO:
«Mi raccomando indossa qualcosa di sexy» mi sussurrò all’orecchio, facendomi rabbrividire.
«Sparisci, cretino!» imprecai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Aaron era appena uscito dal bagno con un paio di pantaloni della tuta puliti ed io ero immobile davanti al lato del letto, con i piedi incollati al pavimento.
«Puoi coricarti, eh» mi incoraggiò Aaron, che nel frattempo si era già stabilizzato comodamente sul letto. Si era tirato il lenzuolo fin sopra le spalle, nonostante nella stanza ci fosse un bel calduccio alquanto piacevole. Alzai il lenzuolo con la mano e feci per infilarmi dentro.
«O-Okay» farfugliai. Maldestramente scivolai sotto il lenzuolo bianco, mantenendo una notevole distanza tra il mio corpo e quello di Aaron, giusto per prudenza. Ero incredibilmente in imbarazzo.
«Puoi avvicinarti, così rischi di cadere» mi avvisò, con fare malizioso.
«Non azzardarti a sfiorarmi» lo raccomandai severamente. Lui alzò il sopracciglio destro, in segno di sfida.
«Altrimenti?» disse con tono cantilenante, sempre cercando di sfidarmi.
«Me ne vado» affermai.
«Ed io verrò a riprenderti» disse. La sua mano scivolò sotto il lenzuolo, insediandosi sulla mia coscia. Istintivamente ritrassi l’arto, guardai Aaron in cagnesco. Provocai la sua risata fragorosa.
«È l’ultima volta che ti assecondo nelle tue pazzie, ti avverto» lo rimproverai. Lui rise e spense l’abat-jour. Nella stanza calò una sorta di penombra, riuscivo ancora a vedere la sua figura, anche se non nitidamente.
«Buonanotte, amore» sussurrò Aaron.
«’Notte» dissi piano. Mi voltai di fianco, con il volto rivolto verso la finestra. Inutile dire che non riuscii a prendere sonno, stavo sempre allerta, timorosa di qualche mossa improvvisa e inopportuna di Aaron. Mi voltai, facendo poggiare la mia schiena sul materasso. Notai che anche Aaron aveva la mia stessa posizione, con le mani incrociate sotto la testa, guardava il soffitto. Era ancora sveglio, nemmeno lui evidentemente era riuscito a prendere sonno.
«Mi è impossibile riuscire a dormire sapendo che c’è una bellissima ragazza affianco a me e non poterla nemmeno sfiorare» sussurrò.
«Sei il solito pervertito» sbuffai, lui rise.
«Posso farti una domanda?» mi chiese dopo alcuni istanti di silenzio.
«Certo» dissi.
«Sei vergine?» mi domandò, percepii dal suo tono una lieve risata. Sinceramente non immaginavo che volesse chiedermi proprio questa cosa. Scossa da questa domanda molto intima, mi imbarazzai talmente tanto che mi innervosii.
«Ma che te ne frega!» esclamai. Lui rise ancora più forte. Scossi la testa, impaziente.
«Lo prendo come un sì» proferì, «anche perché si nota» aggiunse subito dopo.
«In che senso?» gli domandai, sistemandomi il lenzuolo sulle braccia.
«In nessun senso, si vede che non sei la solita puttanella» disse, smettendo di ridere.
«È un complimento?» chiesi. Mi voltai sull’altro fianco, in modo da poterlo osservare meglio, lui mantenne il suo sguardo puntato su di me per tutta quanta la conversazione.
«Be’, credo di sì» ammise.
«Adesso ti faccio io una domanda» presi l’iniziativa. Dapprima non volevo chiederglielo, ma poi alla fine mi convinsi.
«Vai».
«Con quante ragazze sei stato a letto?» m’informai, insicura di voler veramente conoscere la risposta.
«Mm, difficile. Lindsay, Ellen, Alice, Emily, Hazel, Britney… parecchie» disse, elencando una serie di nomi contandole sulle dita delle mani, dopo le prime dieci persi il conto.
«Hanno tutte una certa fama» dissi, alludendo a qualche mia possibile conoscente. Anche se non mi aveva detto il cognome, alcune ragazze godevano di una certa notorietà all’interno della mia scuola, per cui si poteva risalire alla ragazza senza nemmeno conoscere il nome completo. Ad esempio, Emily era sicuramente la prima delle cheerleader. Era una bellissima ragazza dopotutto, aveva due occhi talmente azzurri che ti ghiacciavano non appena ti guardavano. Britney, invece, doveva essere la rappresentante di qualche consulta, anche lei era molto carina, con la sua pelle ambrata e gli scuri, ma soprattutto il suo seno prosperoso, faceva strage di cuori ogni volta.
«Come le hai mollate?» chiesi, immaginando la risposta di Aaron.
«Succedeva tutto a casa loro. Lo facevamo e quando mi stufavo, me ne andavo» mi spiegò impassibile.
«Disgustoso!» esclamai.
«Non è mica un contratto. Non ho mai promesso niente a nessuna di loro».
«E loro come reagiscono?» domandai ancora.
«Be’, dipende dal soggetto. Alcune mi danno del puttaniere, altre mi lasciano il numero» spiegò.
«Capisco, così tu le chiami e vi mettete d’accordo per un’altra notte» dissi.
«In verità, non ne ho mai richiamata nessuna».
«Oh, e come mai?» chiesi, senza preoccuparmi di apparire troppo invadente.
«Mi annoiano alcune» si limitò a rispondere.
«Capisco».
«Voglio svelarti un segreto: non sono mai andato a letto con una ragazza vergine» rise.
«Non ci credo» inconsciamente spalancai la bocca, ma lui non parve farci caso.
«Te lo assicuro» disse, «Non voglio essere la prima volta di qualcuno, sapendo che è solo per divertimento» continuò, accrescendo ancora il mio sbalordimento.
«Wow, non pensavo che fossi così caritatevole» scherzai. Lui rise.
«Ci sono tante cose che non sai di me» disse con tono teatrale.
«Ad esempio?» domandai.
«Giocavo a basket prima» confessò.
«Lo avevo immaginato» dissi.
«Questa era facile» rise.
«Un po’» ammisi.
«Perché hai smesso?» chiesi.
«Forse un giorno te lo spiegherò» rise, «Forse, però» puntualizzò.
«Allettante» dissi ironicamente.
«Sai che non scopo da quando ti conosco?».
«Oh, ma quale onore» dissi sarcastica, «quelle gatte morte aspettano solo che io mi levi di torno» continuai.
«Io non voglio che ti tolga di torno». Passarono attimi di silenzio incolmabili, riuscii a percepire il suono dei nostri respiri.
«Aaron» sussurrai pianissimo, quasi senza emettere un filo di voce.
«Mm» mormorò.
«Chi era quell’uomo?» mi ero finalmente decisa a porgli quella domanda fatidica, e quello mi sembrò il momento giusto, dato che ci stavamo scambiando delle confidenze. Lui smise di guardarmi, e tornò a fissare il soffitto, cercando di aggrapparsi a qualunque argomento pur di sfuggire a quella domanda.
«Quale uomo?» chiese, cercando di divulgare. Io sapevo che lui aveva capito a chi mi riferivo, lo avevo intuito dal suo disagio.
«Non devi dirmelo, se non ti va» dissi.
«Uno che conosco a malapena» si limitò a spiegarmi. La sua risposta mi fece capire che inizialmente aveva capito di chi parlassi.
«Okay». Preferii non toccare più l’argomento, né adesso né inseguito, e poi non erano affari miei ed io non dovevo immischiarmi, ma come si sa, curiosità è donna.
Lui guardò l’ora dal display del cellulare erano le 02:04.
«Faremmo bene a dormire, domani c’è scuola» disse, riposando il cellulare sul comodino.
«Buonanotte» sussurrai, senza ricevere alcuna risposta in cambio. 
  
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