<<Ssh Merlino, non fare rumore o ci scopriranno. >> sussurrò il principino.
<< Scusa
Artù, ma ho fame! >> rispose il ragazzetto accanto a lui, mentre gli
brontolava lo stomaco.
Legati
dal destino, due bambini ancora ignari del loro futuro e delle grandi gesta che
li aspetta, vagano nella notte per il castello.
Sperano
di affrontare qualche terrificante fantasma di qualche storia raccontatagli dal
vecchio Gaius, medico e tutore di entrambi i fanciulli.
Si
accontenterebbero anche solo di riuscire ad arrivare fuori la torre più alta,
solo per vedere la vastità del cielo di notte, con tutte quelle stelle. Per
sentirsi felici, sereni.
Artù
tira fuori una pagnotta e la divide a metà, offrendone un pezzo al suo futuro
servo << Tieni, mangia.>> mordendo la sua
parte, l’altro lo ringrazia e afferrato il suo pezzo sazia la fame.
Avevano
vagato per molti corridoi stando attenti alle guardie, ma non avevano
incontrato nessun fantasma, quella sera stava piovendo e di uscire nella torre
non se ne parlava proprio.
Erano
seduti sui gradini di una scala secondaria e seminascosta, cominciavano ad
annoiarsi quando Merlino scattò in piedi.
<< Che
ti prende Merlino? >> aveva chiesto il principe, ma quello non gli
rispondeva stava fermo immobile come ad ascoltare qualcosa. Qualcosa che solo
lui sentiva, all’inizio pensò che lo stesse facendo per spaventarlo ma lui rise
<< Non riuscirai a farmi spaventare, sono un
Principe io. >> quando poi cominciò a spaventarsi sul serio prese a
strattonarlo << Adesso basta! Non è divertente Merlino >> mentre si
guardava attorno per vedere se c’era qualcosa o qualcuno nascosto da qualche
parte. Ma non c’era nessuno, erano soli.
Il
moro lo guardò negli occhi, era bianco e freddo << Non lo sentì
Artù? >> ma il biondo non riusciva a rispondere, paralizzato dalla paura e
scosse la testa per dire no mentre deglutiva più volte.
<< E’
una voce che mi sta chiamando, ha una voce così calda>> aveva ripreso
l’altro, ma il biondo non voleva sentire nient’altro << Basta Merlino. Io
me ne vado, mi hai rotto con queste tue scemenze. Non c’è nessuno qui!>>
e più che camminare verso la sua stanza, si era messo a correre, nascondendosi
sotto le coperte.
Merlino
rispondeva mentalmente a quella voce, voleva che andasse da lui. Sembrava
amichevole e la seguì.
Arrivò
alle prigioni, trovò due guardie addormentate e passò oltre, facendo attenzione
a non far rumore. Una volta giunto davanti a una porta
vide solo buio, d’un tratto si accesero delle
fiammelle a rischiarare il percorso e Merlino scese i gradini fino al loro
termine.
Si
ritrovò davanti ad una vasta e immensa grotta << C’è nessuno? >>
aveva detto a quel silenzio che rispose con il suo eco, aspettò un po’ ma
nessuno si fece avanti, stava per andarsene quando sentì qualcosa.
Rumore
di catene che si stavano muovendo sulle rocce, un battito d’ali e poi un tonfo
sordo sulla roccia grande dinanzi a lui << Merlino >> aveva detto la
creatura che gli stava di fronte.
Merlino
tremò un poco dinanzi a quella creatura << C-cosa sei? >> aveva
chiesto ingenuamente, e quello gli rispose ridendo un po’ << Sono un
drago, Merlino. L’ultimo della mia specie >>.
<< Come
ti chiami? >> aveva chiesto stupefatto, stava conoscendo davvero un drago
una di quelle creature che aveva sentito solo nei racconti, l’altro assunse una
posa rilassata << Il mio nome è Kilgharrah>>.
Merlino
gli si avvicinò un po’ di più curioso e preso da tutta quell’euforia
<< Come mi conosci? >> e il drago rise di gusto << Un grande
destino poggia sulle tue spalle, mio piccolo mago. Il tuo destino è stato già
scritto >>.
Merlino
fece un passo indietro terrorizzato all’idea che qualcun altro, oltre Gaius, sapesse dei suoi poteri << Mago? Ti stai
sbagliando! >> aveva risposto. L’altro rise ancora una volta << Non
temere, conosco il tuo segreto, sono una creatura della religione
antica >>.
Aveva
cambiato argomento, non voleva parlare con nessuno dei suoi poteri << Di
quale destino stai parlando? Io sarà solo il servo del
principe Artù >> aveva fatto spallucce e il Drago accorciò la loro
distanza << Dovrai aiutare Artù ad ascendere al Trono >> ma vide
l’altro contrariato << Qualcosa non va giovane mago? >> e Merlino non
sapeva cosa rispondere << Artù non vuole diventare Re, dice che appena
saremo abbastanza grandi andremo via >>.
Il
Drago rise di gusto e Merlino si arrabbiò <<Cosa ridi?
>> incrociò le braccia al petto, Kilgharrah lo
guardò quasi come un padre amorevole <<Le vostre
strade sono incrociate, siete destinati a condividere molto più di un semplice
sogno di scappare via. Siete uniti da un legame che ora non riesci a vedere e
capire, ma un giorno giovane mago le cose ti saranno più chiare.>> così dicendo volò via.
Merlino
lo chiamò più volte per avere delle spiegazioni ma ormai era rimasto solo.
La
mattina seguente dopo aver fatto colazione, si vide proiettato a terra da Artù,
quando riuscì ad alzarsi si massaggiò il sedere
<< Che diavolo ti è preso Artù? >> l’altro lo guardò furibondo
<< Così impari a farmi spaventare >>. Merlino sapeva che era meglio
non ribadire anche perché altrimenti avrebbe dovuto
spiegare cosa era successo realmente e sarebbero venute fuori troppe cose che
non potevano essere spiegate, non lo disse neanche a Gaius,
lo tenne solo per sé quell’incontro misterioso con il Drago.
Aveva
pensato molte volte di rivelare il proprio segreto a quell’asino presuntuoso ma
Gaius gli aveva intimato di non svelare niente a
nessuno, un giorno quando le cose sarebbero state diverse allora forse Artù
avrebbe capito, avrebbe accettato.
Passarono
diversi mesi e non c’era giorno che Merlino non pensasse alle parole del Drago.
Le custodiva gelosamente, come un tesoro inestimabile.
Più passavano i mesi più si rafforzava il legame tra il Principe
e un semplice servo, ogni giorno condividevano esperienze uniche, non c’era
luogo dove non si inoltrassero insieme e non c’erano piccole imprese che non
svolgessero insieme.
Passarono
anni e divennero uomini, Merlino e Artù condividevano davvero qualcosa di
speciale e unico, qualcosa che ancora entrambi non vedevano, che non capivano ma percepivano.
Ci
vuole tempo per accorgersi di alcune cose, specialmente se si tratta di
sentimenti profondi dettati dalla legge del cuore. A quel tempo un uomo geloso
di un altro uomo non era ben visto ed entrambi
cercavano di non darlo a vedere, non si preoccupavano di questa loro gelosia
poiché la vedevano come un naturale sentimento tra due persone che tengono
l’una all’altra.
Un
giorno Artù seppe del flirt tra la sua sorellastra Morgana e il suo valletto,
li vide baciarsi sotto un grande albero poco lontano dal castello, dentro gli
montò un’inspiegabile rabbia, lo stomaco gli si chiuse in una morsa e il cuore
accelerò i suoi battiti << Che state facendo? >> andò furioso contro
di loro.
I due
ragazzi si distaccarono e in un primo momento furono spaventati, quando si
accorsero che era soltanto Artù si rasserenarono << Artù, ci hai
spaventati >> aveva detto Morgana con una mano sul petto, il principe però non cedeva a nessun sorriso e la sua faccia
continuava ad essere rigida e scura << Ti sembra un comportamento
appropriato Morgana? >> il suo tono era austero.
Merlino
aggrottò le sopracciglia e vide la ragazza accanto a lui sbarrare gli occhi
<< Che vuol dire Artù? E’ Merlino non uno della locanda >>. Morgana
aveva sempre avuto un carattere forte, andava contro tutto
e tutti pur di seguire i propri pensieri, ma Artù le si fece più vicino
<< Non sei una persona qualunque Morgana. Credi che nostro padre
approverebbe? Questa storia deve finire, ora. Prima che qualcuno si faccia
male >>. Erano state severe le sue parole ma c’era un fondo di verità, non
era solo questione di gelosia nei confronti di Merlino ma non voleva che gli
capitasse niente.
Morgana
andò via furiosa, adesso erano solo loro due. Merlino non gli parlava, non lo
guardava e il principe si sentì in colpa << Merlino >> aveva
pronunciato il suo nome come una supplica che l’altro accolse, alzò il suo
sguardo su di lui << Sire >> aveva sussurrato.
Quando
erano soli mai lo chiamava così, neanche in quelle
notti che passavano abbracciati nel letto reale, senza sapere perché volessero
farlo, solo ne sentivano il bisogno.
Stavano
con il petto nudo, qualche bacio dato di sfuggita come per sbaglio, per non
confermare quello che ormai sapevano da qualche tempo, perché faceva male
amarsi in quelle condizioni. Non avrebbero retto al dolore se fosse successo
qualcosa e si accontentavano di sfiorarsi la pelle e le labbra, in gesti casti
colmi di desiderio.
<< Merlino,
lo faccio per il tuo bene, sai che con Morgana non potrebbe
funzionare >> si era avvicinato di più, avrebbe voluto toccare quel corpo
teso ma non lo fece, guardava la chioma nera di Merlino scombinarsi a causa del
vento e lo amava, ancora di più.
Il
moro si era accigliato un po’ << E con Gwen? E’
una serva eppure hai detto le stesse cose >> aveva incrociato le braccia
al petto e stretto le labbra, osservava la reazione dell’altro, il corpo si era
teso lievemente e l’espressione del volto era più triste che arrabbiata.
<< Hai
ragione, soltanto che..>> non sapeva come
continuare e lo guardò eliminando totalmente la distanza che si frapponeva tra
loro, lo trasportò dietro al tronco di un grosso albero e lo abbracciò
ispirando il profumo del suo valletto.
<< Soltanto
che vogliamo qualcosa che non potremo mai avere, Artù >> l’aveva mormorato
all’orecchio del suo principe dalla chioma color grano maturo e lo strinse di
più a sé.
<< Voglio
suggellare il mio amore per te, Merlino. Voglio donare a te il mio cuore,
qualsiasi cosa avvenga, voglio che tu sia unicamente mio ed io sarò solamente
tuo, se solo tu vorrai >> e gli carezzò una guancia mentre gli occhi
parlavano, sussurravano parole invisibili << C’è un posto chiamato Avalon, dicono sia magico e sacro >> sorrise
dolcemente.
Il
biondo lo baciò, era la prima volta che si baciavano a quel modo, avevano
lasciato spazio ai loro sentimenti << Ti donerai a me, Merlino? >>
mormorò tra un bacio e un altro << Sì, completamente >> bisbigliò
l’altro.
Al
calar della notte si trovavano ancora sulle sponde del lago, vicini, stretti.
Sembrava
che quel momento fosse destinato a durare per sempre.
Nessuno
dei due aveva mai conosciuto tanta felicità e mentre osservava il suo principe
riposare, lui pensava ancora alle parole del drago.
Doveva
essere per forza questo il significato di quelle parole, il loro legame era
cresciuto giorno per giorno insieme con loro, così
come i sentimenti che provavano.
Sentiva
la felicità propagarsi per tutto il suo corpo, si alzò piano per rinfrescarsi
la faccia e quando arrivò vicino l’acqua scivolò
toccando un cristallo.
Immagini
su immagini gli si presentarono davanti, il futuro gli
scorreva veloce, troppo per catturare ogni frammento di esso, fino ad arrivare
alla fine.
Sangue,
conflitti, tradimenti e morte. Non sapeva quando tutto questo sarebbe accaduto,
si arrestò quando vide per terra Artù, freddo, senza vita, ferito al fianco. Ne
morì.
Guardava
il corpo del suo amante giacere accanto a lui, il suo corpo caldo e il respiro
regolare. Era vivo, ancora. Un sospiro di sollievo
prima di cadere nel vortice di quello che sembrava un futuro imminente.
Vide
la sua solitudine nell’eternità a venire, solo ad aspettare un Re che non
sarebbe più tornato da lui, e si strinse a quel corpo che ancora poteva
stringere a sé, sentirne il calore, il profumo, ascoltare i battiti ritmici.
Sperò con tutto se stesso che quel futuro fosse più lontano possibile, sapeva
che invece era funesto ma voleva allontanarlo quasi scordare quello che aveva
visto, ma non ci riusciva. Alcune immagini gli si presentavano davanti, forse
avrebbe potuto fare qualcosa per cambiarlo, ma sapeva che il Destino non può
essere gabbato.
Lo
vide sfidare creature incantate, combattere con altri cavalieri nei tornei,
difendere la propria città, scontrarsi contro suo padre, l’aveva visto salire
al trono come Re. Aveva gridato con tutto il fiato che aveva in corpo “Lunga
vita al Re”. Poi la disfatta.
Dolore.
Guerra. Morte.
Si
sentiva stanco e affaticato da anni che ancora dovevano arrivare, distrutto e
lacerato per la morte che sarebbe sopraggiunta presto e si sarebbe abbattuta
sui suoi cari.
Il
corpo era teso, la sua mente altrove lontana nel tempo.
Poi
Artù nel sonno lo abbracciò, lo strinse così forte che i muscoli del moro da
tesi si rilassarono, senti che gli sussurrava delle parole << Torna da me,
Merlino >> e anche la mente si arrestò al pensiero della verità scoperta
da poco, quella realtà che avrebbe preferito non sapere, e ai sentimenti cupi
che si erano diffusi in lui. Si sciolse nell’amore di quell’abbraccio, tornò
dal suo amante poiché di lì a poco quel suo stesso amante non sarebbe più
tornato da lui.
Angolo autrice:
Salve
a tutti bella gente!
Spero
che questa oneshot vi sia
piaciuta! ;) non voleva essere niente di pretenzioso,
spero sia stata una buona lettura! Grazie a chiunque legga e/o recensisca!
Un
bacio ;*