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Autore: A_Typing_Heart    15/05/2015    0 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Mukuro camminò sul marciapiede fino all'angolo della strada, incrociò le braccia e contemplò per la sedicesima volta l'orario degli autobus, prima di girarsi e risalire fino alla vetrina di un tabaccaio. Aveva fatto quel percorso decine di volte, il nervosismo lo stava divorando. Pensare a Byakuran non era più puro terrore come prima, eppure aveva comunque paura di bloccarsi una volta di fronte a lui. Aveva paura di sentire le gambe che tremavano mentre lui parlava, temeva di non riuscire a restare in sua presenza, di non avere la fermezza necessaria. E non poteva permettersi di scappare vigliaccamente davanti a una folla come quella che si prospettava quel dieci di marzo.
Si fermò di fronte al cartellone che annunciava l'evento che si sarebbe tenuto a Edo quel pomeriggio. Byakuran aveva annunciato il 28 febbraio che avrebbe partecipato all'apertura della fiera dell'artigianato, un importante appuntamento per artigiani e artisti provenienti da tutto il paese. Quell'anno avrebbe coinciso anche con l'apertura della stagione teatrale, la prima delle riforme sulla libertà d'espressione promosse dal nuovo generale. La black list delle opere teatrali e delle canzoni straniere era stata completamente abolita. Mukuro supponeva che la sua partecipazione fosse stata un'abile manovra elettorale, per simboleggiare la sua fittizia vicinanza alla vita culturale del popolo giapponese e alla loro crescente passione per le influenze occidentali, in netto contrasto con il suo predecessore che aveva puntato sull'esaltazione della tradizione nipponica. Qualunque fosse il motivo, era comunque un'occasione d'oro, una comparsa pubblica del generale nella capitale, con un seguito che a Namimori non avrebbe mai potuto raggiungere. Per questo non avevano perso un momento e si erano precipitati a Edo con armi e bagagli, e bambino, come aveva detto Gokudera caricando quasi di peso Nagi, Mikado e il loro bagaglio sul treno in partenza.
-Mukuro, smettila di consumarti le scarpe.- disse la voce di Kyoya dietro di lui. -Andiamo, ho preso i biglietti.-
-Co... come, hai preso i biglietti? Senza di me?-
-Non mi hanno chiesto i documenti.- rispose lui, e gli mostrò i biglietti per tutti. -Il proprietario mi ha detto che qui a Edo la riforma è entrata in vigore subito e non servono più documenti per gli spostamenti cittadini senza prenotazione... esattamente come era prima.-
-Avevano fretta di tornare alla vita normale, eh?- fece Mukuro, infilando le dita sotto il berretto per grattarsi la testa. -Andiamo, dobbiamo sbrigarci...-
-Mancano più di tre ore... calmati, Mukuro. Non essere così nervoso.-
Mukuro non rispose, negare di esserlo l'avrebbe solo smentito. Si avviò nuovamente al cartello degli orari e in pochi secondi il mezzo che cercavano si fermò davanti a loro. Furono gli unici a salire dopo che una decina di persone furono scese: a bordo c'erano una coppia di vecchietti e un gruppetto di cinque ragazzini delle elementari. Presero posto vicini senza dire niente, ma Mukuro scandagliava i passeggeri alla ricerca di segni sospetti. L'unica cosa strana, però, era Kyoya che sorrideva guardandolo.
-Che c'è? Perchè ridi?-
-Sei terribile coi capelli biondi, per questo rido.-
-Avrei detto di piacerti. A te piacciono i biondi.- ribattè piccato Mukuro.
-Ma non tu, sei terribile... ma perchè poi proprio biondi?-
-Ne abbiamo già parlato, dovevo rendermi meno riconoscibile.-
-Avresti semplicemente potuto tagliarti i capelli.-
-Cambiare il colore dei capelli altera la percezione dei volumi del viso... per nascondermi era più efficace cambiare anche il colore.- spiegò pazientemente Mukuro, grattandosi di nuovo sotto il berretto. -E poi non so che cosa hai da lagnarti, lo sai che è una parrucca.-
Kyoya lo guardò sbigottito, cosa che prese in contropiede Mukuro. Lo sapeva... no?
-Come sarebbe, una parrucca?-
-Ma che... ma lo sapevi, c'eri quando Madeleine me l'ha portata...-
-No, io non c'ero, Madeleine era già tornata e tu avevi i capelli biondi quando io e Nagi siamo tornati dopo aver preso i biglietti per il treno! Me... me l'ha detto Gokudera che ti eri fatto i capelli biondi per nasconderti!-
-... Ma Gokudera lo sapeva che era una parrucca, non ha fatto altro che prendermi in giro...-
-... Quel.... deficiente, lo spacco di botte...-
-Avanti, Kyoya, ragiona... dovrò anche nascondermi adesso, ma come avrei potuto farmi riconoscere dalla gente se mi fossi anche tinto i capelli?-
Kyoya assunse un'espressione pensosa ma non rispose. Come ogni volta che si vergognava per qualcosa, guardò altrove e intrecciò gambe e braccia, borbottando qualcosa sul freddo e i guanti che aveva dimenticato. Mukuro non potè non sorridere e scosse piano la testa, mentre raggiungevano una fermata e altre persone salivano. Si sistemò gli occhiali e guardò dal finestrino, verso strade nuove che a malapena aveva visto di una città sconosciuta, enorme rispetto alla piccola Namimori, affollata. Il nuovo campo di battaglia della sua guerra per la primavera. Non si preoccupò di controllare gli altri passeggeri. Se aveva ingannato persino Hibari, non temeva che altri lo riconoscessero... complice il fatto che, ancora per qualche ora, Rokudo Mukuro sarebbe stato ritenuto in un posto migliore da tutte quelle persone.

Quattro ore più tardi una gran folla era radunata nella piazza centrale di Edo, rinominata "piazza di Haido" poco dopo che il partito ebbe ripristinato l'antico nome della capitale. C'erano persone di tutte le età, anche tanti bambini, migliaia e migliaia di artigiani pronti a inaugurare la fiera, e fra quelle anche i seguaci più fidati di Mukuro. Lui però guardava la piazza dalla cima del palazzo dello sport, dal lato opposto del teatro. Era una serata spazzata dal vento, con un cielo limpido e stellato. Mancavano pochi minuti ormai all'arrivo di Byakuran... solo pochi minuti prima di fronteggiarlo di nuovo, dopo tutto quello che gli aveva fatto patire, dopo l'inferno che gli aveva fatto conoscere...
Mukuro si sfilò il berretto di lana e si tolse la parrucca bionda, infilandola nella sacca vicino a lui. Chissà, forse avrebbe potuto tornare utile in seguito...
-Mukuro, qui siamo pronti.- annunciò Gokudera, riponendo i suoi attrezzi.
-È tesa a sufficienza?-
-Sì, meglio di così non si può fare senza un macchinario specifico.- disse lui. -Chrome ha chiamato due minuti fa, è andato tutto liscio di sotto... è in posizione come stabilito.-
-Bene.- disse Mukuro, testando la tensione del cavo con il piede. -Kyoya?-
-Non ha ancora chiamato.-
-Non ancora?-
Mukuro si sporse a guardare la folla, pensieroso. Non sarebbe certo riuscito a distinguere Kyoya da così in alto in mezzo a tutte quelle persone, ma non poteva fare a meno di cercarlo. Il suo compito era controllare la situazione dal basso, avvertirli quando Byakuran fosse arrivato, ma possibile che ancora il generale non fosse sul posto? In quel preciso istante il telefono squillò.
-Kyoya?-
-Mukuro, Byakuran era già qui, non so da quanto, ma almeno da due ore.-
-Che cosa? E che cosa diavolo faceva già qui?-
-Non ne ho idea, ma l'ho visto solo per caso, ho visto Sawada insieme a lui uscire da quella tenda blu davanti al teatro.-
Mukuro puntò gli occhi sul tendone blu che nascondeva qualcosa, a metà strada tra il palco dove Byakuran sarebbe dovuto salire per l'apertura della fiera e il palazzo dello sport sul quale si trovavano lui e Gokudera. Non erano riusciti a sapere che cosa fosse; alcuni credevano fosse un monumento che avrebbero inaugurato al centro della piazza, altri che fosse parte dello spettacolo teatrale, tuttavia la presenza di Byakuran e di Tsunayoshi lì poco prima della cerimonia era sospetta... almeno, per lui.
-Dove sei, Kyoya?-
-Sto salendo dalla scala antincendio.-
-Bene. Dobbiamo essere pronti prima che lui salga sul palco.-
-Arrivo subito.-
Mukuro chiuse la comunicazione, invaso da uno strano senso di quiete. La paura e il nervosismo ora erano lontani da lui, come portati via dal vento con le voci e i rumori della folla sottostante. Si sfilò il cappotto nero e indossò quello bianco che già la prima volta aveva usato per il suo messaggio sul canale dodici. Una volta arrivato sul tetto anche Kyoya avrebbe indossato degli abiti bianchi e gli sarebbe rimasto accanto per tutto il tempo. Gokudera, per sicurezza, avrebbe evitato di farsi vedere e avrebbe cercato di coprire un'eventuale fuga problematica con l'aiuto di un fucile di precisione. Nagi, per evitare qualsiasi problema, si sarebbe tenuta lontana dal tetto. Era anzi posizionata alla fontana decorativa, poco distante dalla misteriosa tenda blu. 
Mukuro aveva un pessimo presentimento riguardo a quello sconosciuto oggetto, nascosto alla vista. Poteva plausibilmente essere una statua, essendo la cerimonia della fiera dell'artigianato... eppure aveva la sensazione che non fosse nulla del genere, che si trattasse di qualcosa di molto più sinistro...
Poi vide movimento sul palco e riconobbe Tsuna, tutto preso a discutere qualcosa con uno dei tecnici. Istintivamente Mukuro sorrise. Era così tanto tempo che non vedeva o sentiva Tsunayoshi. Vederlo in salute gli diede una meravigliosa sensazione; fu come bere un sorso di cioccolato caldo per contrastare il vento freddo.
-È già arrivato?- domandò Kyoya con il fiatone mentre li raggiungeva e guardava in giù verso la piazza.
-No... è salito Tsunayoshi a parlare con un tecnico, immagino che Byakuran stia per salire.-
Non si era sbagliato: eccolo salire, avvolto da un mantello nero con gli alamari color oro ducato e in mano qualcosa di splendente. Mukuro l'osservò meglio con l'aiuto di un binocolo: aveva in mano una maschera dorata in stile veneziano. Valutò che potesse essere l'ennesimo trucco per sembrare un appassionato di teatro che tra l'altro non era mai stato nella sua vita. Mukuro non avrebbe avuto bisogno di osservarlo con il binocolo: un momento più tardi uno schermo enorme montato sopra il palco venne acceso e l'abbigliamento del generale fu notato da tutti. Il brusio calò e quasi scomparve.
-Sei pronto, Kyoya? Ci siamo quasi.-
-Solo un momento...- borbottò Kyoya, litigando con una manica della giacca bianca.
-Beh, basta che tu non sia in mutande quando punteranno la telecamera qui...-
-Non mettermi ansia!-
Byakuran aveva già iniziato a parlare al microfono, sfoderando un sentito discorso sulle tradizioni del Giappone e sulle influenze occidentali. Come aveva pensato Mukuro, l'obiettivo del generale era staccarsi dalla figura che l'aveva preceduto e abbracciare l'occidentalizzazione del Giappone, o come amava definirla quella sera, la "nuova occidentalizzazione". Il nuovo capo dell'Haido sguazzava nel suo elemento, si muoveva bene nell'inganno, giostrava a suo favore le parole e i gesti per ammaliare il popolo.
L'ex eroe si alzò in piedi e afferrò l'arco. Era ora di farla finita con quella farsa. Non potè non chiedersi come la stampa o quelle persone l'avrebbero ribattezzato dopo quell'apparizione. L'avrebbero chiamato eroe redivivo, o era troppo tardi? Byakuran sarebbe riuscito a sminuire la sua leggenda?
-Scusa il disturbo, Hayato.- disse Mukuro mentre Kyoya si metteva al suo fianco.
Gokudera incoccò la freccia nel suo arco e sorrise senza staccare gli occhi verdi dalle bandierine che sventolavano, aiutandolo a calcolare la forza e la direzione del vento. Tese l'arco.
-Non c'era tempo, o ti avrei insegnato io a tirare con l'arco.- disse Gokudera. -Pazienza... per stavolta ti lascerò fare la figura del figo al mio posto.-
-Sei sicuro di colpirlo a questa distanza?-
-Non siamo così lontani... e questo è un arco di precisione, fidati. Pronti?-
-Quando vuoi.- disse Mukuro tendendo l'arco però privo di freccia.
Gokudera non si mosse e non disse niente per qualche secondo che però sembrò un'eternità. Alla fine scoccò la freccia mentre Byakuran stava per ufficializzare l'apertura del teatro. Il dardo bianco passò inosservato finchè non si conficcò nel legno della sedia su cui il nuovo generale era seduto, facendo sussultare Tsunayoshi che era a nemmeno mezzo metro da lui.
La folla iniziò a gridare e ad agitarsi, Tsunayoshi restò immobile a guardare le piume bianche della freccia, che vibravano per l'urto, con gli occhi spalancati. Byakuran mantenne un'invidiabile tranquillità per un uomo che ha visto una freccia conficcarsi a quindici centimetri circa dal proprio occhio e non smise di sorridere mentre alzava gli occhi in direzione del palazzo. Mukuro vide i suoi occhi viola nello schermo fissarlo. Abbassò solo un po' l'arco, restando in posizione per dare l'illusione di essere stato il tiratore, mentre le luci si puntavano su lui e Kyoya al suo fianco.
-Ah, finalmente, finalmente...- disse Byakuran, alzandosi. -Cittadini di Edo e gentili turisti, mantenete la calma... non c'è nulla di cui preoccuparsi... lo vedete?-
Mukuro vide il suo stesso corpo, il suo viso e il suo cappotto bianco nello schermo sopra il palco. Si sorprese di quanto sembrasse freddo e risoluto e ne fu felice. Non voleva che qualcuno si rendesse conto di quanto fosse nuovamente nervoso, specie il suo nemico. Quando la gente lo vide, ci furono altre grida; molti alzarono le mani verso di lui, ci fu un gran vociare.
-Ti hanno riconosciuto, Mukuro...- sussurrò Kyoya alle sue spalle.
-Ebbene, signori... se non siamo tutti nello stesso sogno, quell'uomo lassù è l'eroe di Namimori... Rokudo Mukuro.- disse Byakuran, sorridendo. -Mukuro, non credo che queste brave persone possano sentire quello che hai da dire da lassù, vorresti per caso raggiungerci?-
Mukuro fece un sorriso malizioso e accese il dispositivo che portava sull'orecchio. Quando parlò l'intera piazza udì la sua voce, grazie agli stessi altoparlanti che trasmettevano e amplificavano la voce del generale.
-Penso sia il caso di mantenere le giuste distanze, Byakuran.-
-Vedo che sei venuto preparato, come sempre... molto bene, resta lassù se lo desideri. Non corri alcun rischio, nessuno ti sparerà contro... francamente...- disse lui, afferrando la freccia bianca. -Dubito che qualcuno dei miei uomini abbia una mira così sopraffina.-
-Non sono qui per ricevere le tue lusinghe.-
-Non sei qui nemmeno per uccidermi, quindi, che cosa vuoi?- disse Byakuran, gli occhi fissi su una figura troppo lontana perchè potesse distinguerne il viso. -Ti sei preso il disturbo di venire qui da Kokuyo, di piazzare i tuoi amici in mezzo alla gente... e di indossare un vestito bianco... sei qui per la tua guerra, dico bene?-
-Sono qui per dire a queste persone che tipo di uomo sei... che tipo di uomo decide delle loro vite in questo momento.-
Mukuro cercò con lo sguardo Kyoya e trovò i suoi occhi grigi che non guardavano altro che lui. Gli fece un cenno con la testa per incoraggiarlo, e ogni paura di nuovo si dissipò completamente dal suo cuore, che palpitava come se stesse sostenendo gli sforzi di una gara di atletica.
-Prima che tu dica cose di cui potresti pentirti, lasciami dire una cosa... o due... abbi pazienza.-
Byakuran lanciò uno sguardo a Tsunayoshi e anche lui, come Kyoya, gli fece un impercettibile segno di assenso. Mukuro non avrebbe potuto avere un presentimento peggiore di questo.
-Sono stato arruolato nella milizia senza una scuola preparatoria, questo significa che sono stato a fare la mia gavetta nell'orribile carcere di Sekko e non nel comodo, confortevole ufficio dei servizi interni come qualche altro fortunato.- disse Byakuran, e per la prima volta Mukuro fu certo che avesse scoccato un'occhiata gelida a Kyoya. -Ho fatto cose terribili... anche a te, quando sei stato detenuto in attesa di esecuzione... ma ora ti sfido, Mukuro kun, a mentire e a dire a queste persone che non sei qui per merito mio.-
-Io ti sfido a dire a queste persone che non mi hai salvato per egoismo.-
-Tu sai bene che non è "egoismo" la parola che queste persone userebbero.- disse lui con malcelata furia, nella voce e negli occhi. -Tuttavia, Mukuro kun, tu non sei qui per un caso fortuito... sei qui perchè ti abbiamo fornito l'occasione più ghiotta possibile per dire al mondo che non sei morto e che non ti sei arreso... sì, io e Tsunayoshi ti volevamo qui oggi...-
-Di che sta parlando?- domandò Gokudera a tutti e a nessuno, nascosto fuori dalla visuale di chiunque.
-Mi hai preparato una trappola, Byakuran? Sembra che tu e il tuo amico Kikyo non siate capaci di prendermi senza approfittare di qualcuno...-
-Risparmia il tuo disprezzo per chi lo merita, Mukuro kun... quello che ti ho preparato oggi è un regalo... perchè io ti farò una proposta davanti a tutte queste persone, in modo che tu non possa avere dubbi sul fatto che il patto sarà mantenuto.-
Byakuran si liberò del mantello nero e mostrò a tutti che al di sotto era vestito completamente di bianco. Questo gesto ebbe un grande impatto sulla folla, che guardava il generale e l'eroe con la stessa ammirazione e la stessa confusione. Mukuro provò un fiotto di odio verso quell'uomo, avrebbe voluto lanciarsi giù e andare di persona a strappargli quel candore finto; se avesse dovuto indossare un colore che lo rappresentasse avrebbe dovuto essere vestito di color porpora...
-Eccentrica come proposta di matrimonio.- osservò sarcastico Gokudera che fissava Byakuran dal mirino di precisione del suo fucile.
-Oh, chiudi il becco.- sibilò Kyoya.
Mukuro non perse una mossa del suo nemico. Aveva la sensazione che quel tendone blu sarebbe stato rimosso proprio ora, e che nascondesse l'inquietante regalo a cui si stava riferendo.
-Signori e signore, vi consiglio di portare via i vostri bambini, perchè lo spettacolo che vedrete fra poco non è adatto a quel genere di pubblico.-
Byakuran tirò una cavo annodato vicino alla sua sedia, e poi un secondo e un terzo, facendo cadere la tende blu e rivelando che cosa celavano: un patibolo non dissimile da quello sul quale avevano fustigato Mukuro due mesi prima, a cui erano legate tre persone. Tre uomini, due piuttosto giovani e uno sui trent'anni. Mukuro li guardò anche con l'ausilio del binocolo, ma non riuscì a riconoscerli. Non erano uomini che lo avevano nascosto o aiutato, non erano persone che conosceva... erano forse amici di Kyoya, o di qualcuno dei suoi?
-Ti vedo confuso, Mukuro... allora lascia che ti dica chi sono queste tre persone...- disse Byakuran, raggiungendo il patibolo con la stessa aria mortifera che aveva imparato ad associare al carceriere quando era in collera. -Questi tre uomini sono coloro che hai tanto cercato... le persone che hanno fatto soffrire te e una persona a te molto cara... e uno di questi... cani... è il padre della creatura che hai potuto conoscere in febbraio.-
-In febbra... che cosa sta dicendo...?- domandò Kyoya, confuso.
-Non sarà mica...?-
Ma Mukuro non stava ascoltando nè Kyoya nè Gokudera, non riusciva a sentire alcuna voce se non l'eco dei ricordi. Possibile che quelle tre persone fossero quelle che inutilmente aveva cercato di rintracciare, i vigilantes che avevano aggredito e violentato Nagi lo scorso maggio a Namimori? Nagi non aveva mangiato per settimane... aveva rischiato di morire, aveva voluto morire... e i suoi amici non avevano fatto altro che scoccargli occhiate velenose, dopo quell'avvenimento, perchè quel pomeriggio proprio Mukuro avrebbe dovuto accompagnare Nagi, e invece l'aveva lasciata sola...
Sentendosi nelle orecchie il battito violento del cuore e il suono del suo respiro pesante, Mukuro ignorò la protesta di Hibari e si aggrappò al cavo teso con l'ausilio di un gancio, scivolando velocemente giù dal tetto dello stadio. Un mare di persone lo guardavano scioccati e meravigliati mentre il suo semplice stratagemma lo portava dritto verso il patibolo, proprio come tempo prima lo stesso trucco lo aveva fatto volare sopra la gente alla parata della milizia a Namimori. Il suo cervello era attraversato da pensieri dolorosi e domande senza risposta. Se fossero stati davvero loro... se quei tre fossero stati i responsabili... non aveva occhi per nessuno se non per loro. Dopo averli tanto cercati, invano, e aver pensato di non trovarli mai... li aveva davvero di fronte?
Mukuro saltò giù dalla carrucola e atterrò dolorosamente sul legno; il cavo passava alto su quel punto, essendo stato teso per atterrare sul palco diversi metri più avanti. Byakuran si avvicinò di qualche passo.
-Stai bene?-
-Sono... sono veramente loro?- domandò Mukuro, alzandosi incurante del dolore lancinante a una gamba.
-Ti ho mai mentito prima, Mukuro?-
-Sono veramente gli uomini che hanno...?-
-Questi tre sacchi di merda...- disse Byakuran, sottolineando l'ultima parola con un pugno al costato di uno di loro. -... sono la feccia che hai cercato a lungo... sono i tre vigilantes che hanno violentato la tua compagna a Namimori il sedici maggio scorso, nel parco del settore quattro. Ti posso giurare che sono loro.-
Mukuro fissò le loro facce, in parte coperte da nastro adesivo. In confronto a loro, l'odio che provava per Byakuran era niente... la rabbia che aveva provato per ogni umiliazione subìta, il dolore per la sua solitudine e la sua separazione dall'uomo che amava non era nulla... in confronto a quella che quei tre uomini gli avevano arrecato, a lui, a Nagi, alla sua famiglia...
-Sarai felice di sapere che la nuova corte li ha condannati tutti e tre per la violazione del codice della dignità umana... e che oggi possono essere giustiziati... a meno che la tua compagna non voglia concedergli il perdono e la grazia, in quel caso passeranno la vita in carcere...-
-Questo non accadrà mai.- sibilò Mukuro, gli occhi fissi su uno di loro.
-Forse dovresti chiederlo a lei... lo so che è qui con te, oggi...-
-Mukuro!-
Mukuro si girò e vide Kyoya scendere dal cavo e atterrare meno disastrosamente di lui sul patibolo. Gli andò incontro e lo trascinò qualche passo più lontano da Byakuran e dai prigionieri. Era troppo furioso per potersene accorgere, ma Kyoya era preoccupato e molto agitato.
-Mukuro, ti prego, pensa a quello che stai facendo, non sei sicuro che quei tre siano i responsabili di quello che è successo a Chrome!-
-Byakuran non mi ha mai mentito, al contrario di te.- ribattè secco Mukuro.
-Avrebbe una montagna di motivi per farlo questa volta!- rispose Kyoya, trattenendolo per il braccio. -Mukuro, non uccidere queste persone, non mostrarti assetato di vendetta a tutto il Giappone!-
-Uccidere quelle persone è giustizia e nient'altro.-
-Mukuro, tu non hai mai, mai giustificato la pena di morte, non iniziare ora!-
-Hibari Kyoya.- disse all'improvviso Byakuran; l'espressione glaciale. -Questa non è una cosa che ti riguarda... non è una scelta che spetta a te. Chiudi quella dannata bocca.-
Mukuro riuscì comunque a ritrovare un barlume di freddezza. Byakuran aveva detto una cosa giusta anche se alla persona sbagliata: non era una scelta che spettava a lui. Per quanto avesse sofferto, per quanto tutti gli avessero dato la colpa di quello che era accaduto, a soffrire più di chiunque era stata Nagi, e a lei spettava scegliere. Si voltò verso la fontana decorativa e la trovò, in piedi sul bordo per vedere meglio che cosa succedeva. La vide piangere, stringere forte il fagotto caldo delle coperte di Mikado... poi lei scese e corse via nella folla, senza voltarsi indietro. L'unica certezza che aveva era che, per avere una reazione simile, Nagi li aveva riconosciuti...
-Mukuro, puoi farlo tu... sei tu che sai quanto ha sofferto la tua compagna... e hai sofferto tu... hai il mio permesso davanti a tutti... puoi aprire le botole con le tue mani e uccidere questa feccia.-
Gli occhi dei tre uomini andavano da Byakuran a Mukuro senza sosta, angosciati. Mukuro li guardò e non riuscì a non pensare che cosa avesse provato Nagi quel giorno di maggio. Si chiese se anche lei avesse cercato aiuto guardandosi intorno, se anche lei come loro non fosse riuscita a dire una parola... l'unica cosa che sapeva era che per Nagi non c'era stata grazia, non c'era stata pietà...
-Mukuro, ti prego, no!-
Mukuro si ritrovò incapace di muovere un passo o allungare la mano per afferrare la leva che apriva le botole. Solo qualche istante dopo capì che era Hibari a trattenerlo, con tutta la forza e la delicatezza che poteva usare nello stesso tempo.
-Ti prego... farlo ora non serve a niente... non cancellerà il dolore che hai provato... non... cambierà quello che è stato... la vendetta non ti ripagherà...- gli sussurrò all'orecchio Kyoya. -Nè servirà a far tornare la primavera... ti prego, non lasciargli sporcare anche la tua coscienza...-
-Loro meritano di morire.-
-Non per questo devi faro tu, Mukuro... e una volta... credevi che nessuno meritasse di essere ucciso... era solo perbenismo? Solo per ribattere a ogni cosa che credevo giusta nel regime?-
Mukuro bloccò la mano che stava ancora cercando di raggiungere la leva. Era passato così tanto tempo, ma Kyoya ricordava ancora di che cosa avevano discusso l'ultima volta al parco, tra le altre cose. Il codice della dignità umana si stava ancora redigendo all'epoca, e la pena di morte non era ancora stata scelta come pena per coloro che lo infrangevano... ma lui stava già pensando di entrare nella milizia ed era stato inutile discutere di diritti umani con Kyoya... per questo in seguito aveva cercato di diventare un avvocato, e poter evitare che si abusasse del codice per fare una strage... ora invece capiva cosa intendeva Kyoya quando diceva, da ragazzo, che quelli che violavano dei diritti così assoluti sarebbero stati solo bestie... più che mai, davanti a migliaia di persone, Mukuro comprese di non essere superiore a nessun altro, di non essere più puro, più illuminato o più sincero. Aveva parlato per idealismo senza fermarsi a pensare che cosa avrebbe fatto lui di fronte a criminali di quella risma. Sotto quell'aspetto, Tsunayoshi era stato molto più illuminato di lui, a chiedere la grazia per l'uomo che gli aveva tagliato la gola.
-Non spetta a me tirare quella leva... uccidere queste persone... questi mostri.- disse alla fine, fissandoli come se non avesse in realtà desiderato altro che sventrarli. -Dovrai chiedere a Nagi se vuole perdonarli.-
-... Molto nobile, Mukuro kun...-
Byakuran, con immenso stupore di Mukuro, applaudì. Una volta, due, tre, e dopo il silenzio tutti lo seguirono e fu uno scroscio di applausi fragoroso. Dovunque lui si voltasse vedeva una distesa di persone che lo guardavano, applaudivano, gridavano apprezzamenti nei suoi confronti. Era strano trovarsi in una simile situazione, su un patibolo, davanti a degli uomini che disprezzava, la folla entusiasta e Byakuran che applaudiva... continuando a fissare freddamente Kyoya al suo fianco.
-Che incredibile forza d'animo che hai, persino di fronte alle persone che hanno distrutto la vita della tua compagna... e la tua... non c'è da sorprendersi che il vecchio governo ti temesse tanto... la tua umile condizione di vita e questa fiducia incrollabile nella primavera ti hanno permesso di lottare finora...-
Mukuro si rese subito conto che qualcosa in Byakuran era cambiato. Aveva perso il sorriso lezioso e il suo tono ufficiale che usava nelle conferenze stampa e quando parlava in pubblico. Ora guardava solo nei suoi occhi, incurante di Kyoya, dei prigionieri e della gente intorno. La sua voce era di nuovo quella diretta e sincera che usava per raccontare della sua famiglia nelle lunghe notti della stanza bianca.
-Ma ora basta, Mukuro... basta combattere... la mia offerta, ora, senza tanti fronzoli.- disse avvicinandosi di un passo. -Deponi le armi... tu e i tuoi uomini... finite questa guerra con l'Haido e io vi offro il perdono.-
-Co... cosa?-
-Hai perso già abbastanza... prima che succeda qualcosa di peggio, prima di perdere la vita e tutto quello che ami per un pugno di mosche, rinuncia. L'Haido non è più lo stesso a cui hai dichiarato guerra... ora c'è la libertà di spostarsi liberamente, non esiste il coprifuoco, le liste nere sono abolite... si starà bene, e al tempo stesso si sarà protetti... questo è il Giappone che tu volevi. Ora abbandona questa crociata e tornerete tutti a una vita libera. Nulla di ciò che avete fatto verrà riportato sulla fedina penale, nè da nessun'altra parte.-
Mukuro non rispose. Sentì la stretta di Kyoya sul braccio, un vago mormorio nella folla. Sapeva che cosa stava pensando Hibari in quel momento: che forse aveva visto giusto dicendo che Byakuran stava abolendo tutto quello che lui aveva giurato di combattere. E ora ne vedeva il motivo: non era uno psicopatico innamorato che tentava di riconquistarlo, voleva solo mettere una toppa sui disastri causati dal precedente governo, eliminare la resistenza senza spargimento di sangue. Offrire il perdono all'eroe della libertà lo avrebbe reso gradito anche ai più ostili, e senza una figura a guidare la ribellione non ci sarebbero stati rivoltosi. Ma sebbene fosse l'ennesima mossa politica di Byakuran, Mukuro pensò che forse era stato il risultato dell'accordo del nuovo generale con Tsunayoshi, per raggiungere uno scopo comune. Salvare la sua vita e proteggere la libertà.
Mukuro sorrise e guardò Tsunayoshi, che ricambiò lo sguardo con insolita emozione; sembrava fosse sul punto di piangere. Quasi aveva dimenticato che lo aveva creduto morto davvero per molto tempo. In quel momento Mukuro era più propenso che mai ad accettare. Cancellare tutti i suoi reati, tutti i coinvolgimenti dei suoi amici, tornare a Namimori con Nagi, Mikado, la sua famiglia, Hayato e Kyoya... poter rivedere Tsunayoshi come prima, pensare solo a trovare un lavoro e crescere il bambino della sua più cara amica gli sembravano sogni a portata di mano...
-Non devi rispondermi adesso. Ho già firmato questo atto, forse vuoi leggerlo, essendo un avvocato puoi sicuramente capirlo...- disse Byakuran, porgendogli un foglio ripiegato. -È da tanto che non sei davvero libero... hai una settimana per godertela... torna nei posti che preferivi, cammina da eroe quale sei adesso per le strade... hai una settimana per rispondermi e dirmi se vuoi restare libero più a lungo.-
Mukuro prese il foglio e lo lesse, mentre Kyoya iniziava a dare segni di irrequietezza accanto a lui. Era ovvio che non si fidava e normalmente anche Mukuro avrebbe diffidato di un accordo tanto conveniente venuto da un uomo simile, ma l'atto sembrava autentico in tutte le sue parti, dalla scrittura alla firma, dalla carta ai timbri ufficiali. Recava anche la firma del sottosegretario Kikyo e del capo del dipartimento di giustizia.
-Sei convinto, Mukuro?-
-Mi stupisce che tu lo credi tanto sciocco da darti fiducia.- disse Kyoya, fissando Byakuran come fosse pronto a sbranarlo. -Puoi averlo plagiato quanto ti pare in prigione, ma lui non ha più paura di te.-
Byakuran ricambiò lo guardo di Hibari come se non potesse credere al fatto che uno come lui avesse osato rivolgergli la parola. Mukuro aveva visto tante volte quegli occhi prendere di mira qualche subordinato irriverente e punirlo; per questo bloccò Kyoya quando cercò di avvicinarglisi.
-Mukuro, posso ammazzarlo anche adesso.-
-Non ho mai avuto intenzione di ucciderlo, Kyoya.- rispose Mukuro pacato. -Anzi, ora ce ne andremo.-
-Cosa?!-
-Ci prenderemo quello che ci ha dato... sette giorni di assoluta libertà... e dato che questo editto è stato firmato più di tre giorni fa e sancisce sette giorni da oggi, posso presumere che sia stato vagliato a dovere e sia effettivo adesso.-
-Perfetto come sempre, Mukuro kun... sì, hai ragione, è stato firmato più di tre giorni fa. Non c'è motivo sulla terra che non lo renda effettivo da oggi per i prossimi sette giorni in territorio giapponese.-
-Bene.- disse Mukuro riponendo il documento nella giacca. -Allora, se avrai la gentilezza di far portare via questi tre sacchi di letame e di aprire ufficialmente la fiera, io e i miei amici ci godremo la prima sera di libertà girando per questa fantastica esposizione.-
Byakuran rispolverò il suo più ampio sorriso.
-Ma naturalmente... Tsunayoshi kun, ti dispiace far portare via questa gentaglia in attesa della decisione della signorina in separata sede? Ah, devo andare a suonare quel gong, vero?-
Byakuran scese dal patibolo mentre delle guardie di sicurezza si affrettavano a incappucciare i prigionieri e a portarli via. Kyoya fissava Mukuro come se non l'avesse mai davvero visto, incredulo, ma ancora incapace di rovesciargli addosso i suoi dubbi. Mukuro lo trascinò giù dalla struttura di legno, in mezzo alla gente che si accalcò intorno a loro per dire qualcosa, stringere loro la mano o fargli una fotografia da vicino. Mukuro non era mai stato libero da quando tutto il paese lo aveva definito eroe, e nelle poche ore in cui aveva potuto camminare accanto alle persone non era stato riconosciuto, ma ora gli sembrava di essere un idol: una marea di ragazze dall'età delle medie a quelle universitarie lo circondava. Da qualche parte oltre quelle facce si udì un gong profondo e i fuochi artificiali illuminarono la città. Proprio mentre esplodevano i fuochi rossi, di buon auspicio per il futuro, dalla calca delle ragazze qualcuno uscì e strinse Mukuro così forte da fargli male. Solo alla luce di un'esplosione più bianca riuscì a distinguere folti capelli castani, sopracciglia sottili, grandi occhi castani bagnati di lacrime. Non riuscì a non sorridere, accarezzando la testa di Tsunayoshi.
   
 
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