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Autore: Duff Rose    15/05/2015    0 recensioni
Oggi. Finalmente è oggi. Cosa starà mai succedendo, vi starete chiedendo voi lettori che non fate altro che criticare, spettegolare e darvi delle arie con stupidi consigli come:"io farei così, io farei colà".
Beh, tanto per cominciare leggete attentamente ciò che seguirà dopo, perché questa non è una storia qualunque, è la MIA storia. E se non vi sentite soddisfatti di queste due righe iniziali, allora vi consiglio vivamente di abbandonare già dall'inizio questo racconto. Mi chiamo Kat, e questa è la mia vita.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ehm ehm... salve a tutti,
Questa volta, ho deciso di parlare di una storia diversa dal solito... spero vi piaccia. E poi, credo che dal titolo e dalla trama si capisca tutto xD
Come al solito, buona lettura.

CAPITOLO 1

Oggi. Finalmente è oggi. Cosa starà mai succedendo, vi starete chiedendo voi lettori che non fate altro che criticare, spettegolare e darvi delle arie con stupidi consigli come:"io farei così, io farei colà".
Beh, tanto per cominciare leggete attentamente ciò che seguirà dopo, perché questa non è una storia qualunque, è la MIA storia. E se non vi sentite soddisfatti di queste due righe iniziali, allora vi consiglio vivamente di abbandonare già dall'inizio questo racconto. Mi chiamo Kat, e questa è la mia vita.


Oggi è bel tempo. In piazza c'è un mucchio di gente e c'è più traffico del solito. Mi sento tranquilla, rilassata, come se oggi non ci fosse nulla a spaventarmi o a rendermi difficoltosa la giornata, facendomi ardentemente desiderare di arrivare a domani.
<< Tutto bene? >>
Sento un brivido alle spalle << Se così si può dire... >>
Dan mi avvolge da dietro con le sue braccia possenti. Non so da quanto tempo sono ferma in piazza, senza muovermi, come se stessi aspettando qualcuno. Accanto a me vedo gente di ogni tipo: chi se ne va in giro con la ragazzetta, chi sbraita al telefono con suo marito, chi corre come un matto perché è in ritardo ad un appuntamento. Tra tutta questa gente con emozioni completamente indifferenti, ci sono io. Neutra, impassibile, bloccata in piazza con il mio amico attaccato dietro di me come se fosse una piovra. Siamo matti, sono matta, ma tutti sono così pensierosi che io e Dan passiamo in secondo piano .
<< Eddai, non mettere sempre il muso, è da quasi cinque minuti che non ti muovi. Sembra che hai piantato le radici >> mette il muso.
<< E se fosse davvero così? >> penso ad alta voce << se avessi davvero piantato le radici qui? >>.
Dan sbotta e mi trascina via da lì. Non mi crede. Ma io ho seriamente piantato le radici lì, in quel posto così affollato, con gente così egoista e indaffarata che se ne fotte altamente di te. E lui non mi capisce. Chissà, forse perché anche lui fa parte di quel mondo.


Dopo dieci minuti, mi porta finalmente dove voleva lui: a casa sua.
Entro e getto il mio zaino nel primo spazio che trovo. Lui chiude velocemente la porta e mi offre da mangiare. Ci sediamo immediatamente a tavola e mi da della sottospecie di cibo. Dall'aspetto, penso sia roba cinese.
Mangio lo stesso fregandomene di cosa stessi realmente mangiando; del cibo non mi importa molto.
<< Ti piace? >> mi chiede Dan, cercando di rompere quel silenzio che, a parere suo, è "orribilmente fastidioso".
Faccio spallucce, più che altro perché non sono ancora riuscita a capire cosa fosse: a volte tento con il gusto, ma devo ammettere che col cibo cinese non ci si capisce niente. Ha un sapore di fritto, sicuro, ma poi da lì niente più.
<< Si chiamano involtini primavera >> mi spiega << sono buoni? Così, la prossima volta, ne comprerò degli altri >>.
<< Sono ok >> rispondo.
Quando dico che sono ok, vuol dire che sono buoni, ma io preferisco non dire che sono buoni. Se vi starete chiedendo il perché, onestamente non lo so nemmeno io.
Dan mi capisce al volo e annuisce.
Dan, ovvero Daniel, il mio amico d'infanzia. Dan, che mi prestava ogni volta la gomma da cancellare perché me la dimenticavo a casa; Dan, il mio amico delle elementari, che mi prestava il righello perché il mio lo perdevo sempre; Dan, il mio amico delle superiori, che mi faceva copiare i compiti per casa; Dan, quell'amico che mi presta l'accendino anche se lui non fuma e le compra solo perché sa che io mi dimentico sempre di comprarne uno. Dan, semplicemente Dan. Come si fa a non adorare un ragazzo così? Specialmente uno che è riuscito e che riesce tutt'ora a stare dietro a una pazza lunatica?
Lo adoro così tanto che passo tutte le mie giornate da lui, infatti i miei mi vedono ogni morto di papa. Inizialmente tutto era cominciato perché mi sentivo completamente esclusa dalla mia famiglia così decisi di allontanarmi da loro per un paio di giorni, giusto per vedere le loro reazioni. Ebbene, il risultato è stato che si sono accorti che non ero più in casa dopo due giorni. Mi bastò questo per farmi capire che era molto meglio non vivere più accanto a persone che non ti notano nemmeno, persone che sono come quelle di quel mondo in piazza, che non si curavano minimamente degli altri, o almeno di ciò che li circondava.
Dopo aver finito di mangiare, mi rifugio in camera mia, ovvero nella stanza degli ospiti che Dan mi ha gentilmente prestato per un tempo indeterminato. Lui vive da solo, la sua famiglia sta lavorando a Londra da sei mesi, ormai, ma lui ha comunque diciotto anni, quindi non è uno sprovveduto. Frequentiamo lo stesso liceo in Italia e il nostro desiderio è quello di andarcene via da questo Paese, per questo abbiamo scelto lingue.
Lui molto probabilmente raggiungerà i suoi genitori a Londra, ed io andrò a vivere sotto i ponti con i barboni... no, veramente pensavo ad andarmene a Parigi e fare l'università lì. Penso che me la saprò cavare da sola, dopotutto sono una ragazza auto-sufficiente che spende il minimo necessario per nutrirsi e per comparare due stracci per vestirsi. Il minimo indispensabile, insomma. Oh, dimenticavo le sigarette. Oh, e l'accendino... ehm si, l'accendino...
Mi spoglio e mi faccio una doccia veloce; dopodiché indosso solo l'intimo e mi butto sul letto. Bene, adesso avrei proprio bisogno di un bel riposino.
Appena sto per addormentarmi, sento bussare la porta << Kat! Kat! >>.
Sbuffo annoiata << Dan, che succede? >>.
Il ragazzo entra in camera e arrossisce di colpo << Ehm... scusami, non volevo disturbarti >>.
Mi guardo: solo adesso mi rendo conto di indossare un paio di mutandine che lasciano ben poco all'immaginazione e una terza di reggiseno di pizzo. Fosse stato un altro ragazzo, mi sarebbe saltato addosso. E, purtoppo, lo so per esperienza. Lo guardo con un occhio aperto e uno ancora chiuso ignorando il fatto di essere in bella vista << Dimmi tutto >>.
Lui si fa più vicino al mio letto << Vorresti andare al bar con me? Ci prendiamo qualcosa per merenda, ti va? >>.
Io accetto nonostante voglia rimanere incollata a letto e riluttante prendo subito dei vestiti pescati a caso: una t-shirt, jeans e un paio di converse. Stop. Dopotutto, siamo verso gli inizi di aprile e qui fa già caldo.
Appena raggiungo il portone, lo trovo lì tutto contento ad aspettarmi.
<< Stai benissimo >> afferma, guardandomi dall'alto verso il basso.
Oh, anche lui è ok: con il suo fisico slanciato, i suoi occhi tendenti al verde e i suoi capelli ricci potrebbe mettersi anche uno straccio addosso ed essere uno gnocco. Gli sorrido ed usciamo insieme.
Appena arriviamo al bar(per fortuna non è molto distante da casa nostra) prendiamo posto e attendiamo l'arrivo del barista.
Prendiamo un tavolino per due, ed io mi ritrovo Dan seduto davanti a me. Rispetto a questa mattina, lo vedo più pensieroso, non riesco a trovarne la causa, sembra piuttosto ansioso... boh, fatti suoi.
Dopo circa un minuto, si ridesta dai suoi pensieri e mi fissa, i suoi occhi incatenati ai miei.
<< Kat >> comincia, grattandosi la testa. "Brutto segno!"
<< Senti, volevo dirti una cosa... >>.
Nemmeno il tempo di dire una parola in più, che un tipo biondo si avvicina al nostro tavolo. Credo sia il barista.
<< Salve ragazzi, cosa desiderate? >> chiede, non smettendo mai di guardarmi.
Vedo Dan che dalla testa passa a grattarsi le mani, è più irrequieto di prima.
<< Un cappuccino, e tu Kat? >>
<< Idem >> rispondo guardando il barista. Il ragazzo annuisce e mi lancia uno di quei soliti sorrisi da ebeti che sbavano alla prima ragazza che incontrano.
Dopo essersi volatilizzato, Dan comincia inspiegabilmente a ridere. Non l'ho mai visto così.
<< Cosa ti fa ridere? >> gli chiedo stupita. Lo so, non sono molto brava nel confortare le persone. Anzi, diciamo che con le persone in genere non riesco proprio a trattare.
Il mio amico mi guarda e noto sopresa che sta sogghignando con... disprezzo?
<< È così, Kat, è così e non te ne accorgi nemmeno >>.
Il suo somiglia a un sussurro, la sua voce è flebile e se fossi giusto un pò più distante, non lo sentirei nemmeno.
Purtroppo l'ho sentito, e sfortunatamente non capisco cosa voglia dire.
"È così?" Ma di che cazzo sta parlando?
<< Sei diventato matto tutto d'un colpo? >> chiedo, fuori di me con sguardo di ghiaccio e dentro in parte preoccupata.
Lui rimane in silenzio, finché il barista non ci porta i nostri due cappuccini, continuando a fissarmi. Giuro che la prossima volta che mi guarda gli propongo di sposarci, così la smette.
Dan sembra irrigidirsi quando vede il biondo, ma poi prende un respiro profondo.
Continua a rimanere zitto anche quando il barista ci lascia di nuovo soli. Per tutto il tempo tentò di capire il significato di quella frase, ma invano.
A un certo punto mando tutto a quel paese e mi godo il mio cappuccio in tutta tranquillità.
Vorrei rilassarmi, ma non ci riesco, così ascolto la radio del bar.
"Ultime news" parla il dj, "Facebook,è questo il nome del nuovo social-network che ha già raggiunto un mucchio di iscritti. Provatelo, e non ve ne pentirete".
Wow, un altro stupido social. Non bastavano Messenger e My Space?
A un certo punto, vedo Dan più rilassato e, dopo un respiro profondo, mi parla, senza segnarmi di uno sguardo.
<< Niente, Katerina, non volevo dire niente >> e rapidissimo, si alza, lascia i contanti sul tavolino e se ne va.
Non vorrei sbagliarmi, ma quando Dan si stava alzando ho notato che aveva le lacrime agli occhi.
  
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