Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Tia Weasley    16/05/2015    0 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mai svegliarsi presto la mattina, ve lo consiglio.


Nel giro di qualche giorno le voci si erano sparse e ormai le notizie su di me erano sulla bocca di tutti. Cosa c'era di tanto sconcertante chiederete. Bè, a quanto pare, dopo la rivolta di Zeus e dei suoi fratelli, Poseidone aveva cacciato mio padre dai mari e lui era stranamente scomparso. Insomma, il fatto che fosse riuscito a riconoscermi non era un buon segno.

Uscirono fuori tantissime ipotesi sull'argomento una più assurda dell'altra, ma io cominciavo a supporre che quella ipotizzata da Annabeth fosse vera. Secondo lei c'era un motivo se Taumante mi avesse tenuta addormentata per tanto tempo, servivo a qualcosa e questo suo riconoscimento lo aveva dimostrato.

In questo lasso di tempo scoprì di avere un'ottima mira, con il conseguente fatto di essere molto brava nel tiro del giavellotto, un po' meno con l'arco. Inoltre mi ritrovai ad essere la più brava del mio corso nel combattimento con lancia e scudo, ma ehi! Io mi allenavo con gli undicenni. Per questo l'arma di mia celta fu, appunto, una lancia.

Aveva il manico in un legno scuro piuttosto robusto sul quale erano incisi diversi movimenti, come se fossero stati tracciati con un metallo rovente. La lama acuminata era nera. Appena entrata nell'armeria insieme ad Annabeth i miei occhi si erano posati subito su quell'arma, mi aveva incantato la sua particolarità: sembrava unica al mondo. Per il resto evitai di porre domande su certi altri armamenti, non tanto per i vari coltelli e spade più che altro per i vari bazooka e altrettanti cannoni. Quella lancia era particolare, ma la figlia i Atena si rifiutò di dirmi il metallo di cui era costituita. Sostenendo che non ne avesse idea... Stentai a crederle. Va bè, passiamo ad un altro argomento.

Una mattina Connor mi si presentò affermando di aver trovato una spada adatta a me. Non per vantarmi, ma me la cavavo abbastanza bene in quel genere di combattimento, forse anche meglio se avessi trovato una lama bilanciata e, di questo, il ragazzo doveva esserne entrato a conoscenza. Insomma, Connor era riuscito a trovarmi una spada perfettamente bilanciata. Diceva di averla rubata dall'armeria e quindi, sosteneva che non dovessi andare ad urlarlo ai quattro venti perché ne avevo già una e tante altre cose...

Stentai a credergli. Non che non mi fidassi, ma avevo imparato a conoscerlo e bè, si, non mi fidavo. Anche perché ero riuscita a capire quando mentiva: portava sempre una mano sotto l'occhio sinistro. Poteva sembrare un movimento casuale ma, a quanto pare, non lo era.

Così durante un'ispezione passai a chiedere se quella splendida spada fosse di qualcuno, venendo a scoprire da Jacke Mason che Connor gli aveva chiesto personalmente di forgiarla per me. Questa cosa mi fece davvero molto piacere. A proposito, era cominciata la costruzione di una cabina per i figli di Taumante, di cui probabilmente ero l'unica da secoli.

Percy accettò con grande piacere di farmi lezioni private sul governare l'acqua, dove scoprimmo molte diversità tra le nostre abilità, nonostante la similitudine tra i nostri genitori. Queste specie di sedute pomeridiane, naturalmente, cominciarono a piacermi. Passavo molto tempo con Percy che nonostante le apparenze era molto sveglio e si dimostrò un ottimo insegnate. Anche se tanto da imparare non avevo, più che altro cominciò ad aiutarmi nelle lezioni di scherma.

Va bene, forse provavo un certo interesse per lui, ma non intendevo fare niente che potesse in qualche modo ferire Annabeth, anche se sostenevo che qualsiasi mio tentativo sarebbe stato palesemente vano notando gli occhi imbambolati di Percy quando guardava, parlava o faceva qualunque cosa con la figlia di Atena. Ma cosa ci posso fare?! Avete visto i suoi occhi? Mi chiedo come si faccia a non rimanere incantata da quel colore verde mare così particolare. Ma riprendiamo il filo del discorso.

Durante questi giorni persi il conto delle cose di cui ero capace. Potevo governare i fluidi e respirare sott'acqua, riuscivo a far fare alle persone quello che volevo guardandole negli occhi, modellavo il terreno a mio piacimento, anche se questo risultasse molto complicato e stancante. L'insieme di tutte queste cose mi rendeva una persona abbastanza temuta. Anche perché raramente i figli di un dio ereditavano quasi tutti i suoi poteri. Esatto, quasi tutti perché non avevo ereditato la capacità di mio padre di evocare mostri marini... eh, che peccato vero?

Insomma, mi ero ambientata al campo. Quasi tutti ormai mi conoscevano, sia per i recenti avvenimenti o, in caso contrario, per la mia parlantina e del fatto che sono una persona molto eloquente ed esuberante. Strinsi amicizia anche grazie a Katerina che dopo giorni continuava a presentarmi persone. In particolare, mi trovai molto in sintonia con Josephine... scusate Jo Harvey (odia il suo nome per esteso), figlia di Ecate. Aveva una strana parentela con i fratelli Stoll, a quanto pare erano cugini o che so io da parte dei genitori mortali, naturalmente non mi spiego il fatto che abbiano cognomi diversi ma... chi sono io per porre domande? Con il casino della nostra immensa famiglia divina, questo non era niente. Jo era una ragazza alta ed esile con i boccoli castani che gli arrivavano poco sopra il mento e due occhi azzurri troppo grandi per le misure del suo volto, credo avesse un paio di anni in più di me, forse di più. Si comportava come se fosse la sorella maggiore di tutti, con un innato istinto materno.

Strinsi amicizia anche con la fatidica figlia di Demetra. Un tipetto simpatico. Era in fissa con il grano e le piaceva saltellare per i campi in stile Heidi, ma mi trovavo bene in sua compagnia. Era un poco più alta di me, vestiva sempre in modo comodo, leggermente hippie, e aveva gli occhi di una sfumatura particolarissima di verde. Sembrava lo stesso colore del prato più rigoglioso al mondo. Spero abbiate capito che avevo un debole per le persone con gli occhi verde.

Inoltre feci amicizia con due gemelli figli di Ares, Daphne e Andrew Smith. Cosa non molto accettata da Kate, non so che razza di conflitti avessero, forse se ne erano dimenticati anche loro, ma cercai di non intromettermi. Mi sarebbe piaciuto molto avere una relazione fraterna come la loro, non che con Simon mi trovassi male, anzi gli volevo davvero molto bene, ma gli Smith erano adorabili: c'erano sempre l'uno per l'altro. Anche se a vederli non si direbbe mai che Andrew e Daphne fossero gemelli e, a dirla tutta, neanche fratelli. Quando ci presentammo li considerai persino fidanzati per il loro affiatamento, al che loro mi scoppiarono a ridere in faccia, fu una situazione imbarazzante.

Daphne era una ragazza bassina e robusta con lisci capelli biondi e una carnagione chiarissima. Per descrivere il suo carattere c'era solo una parola: cocciuta. Se si metteva una cosa in testa ne in cielo ne in terra ci sarebbe stato qualcosa da distoglierla dal suo obbiettivo, contando anche il fatto che accettava raramente contraddizioni a ciò che diceva.

Andrew, al contrario, era fin troppo alto per gli standard della sua età, che si aggirava intorno ai quindici anni, con una corporatura asciutta ma muscolosa. Aveva la pelle abbronzata e i capelli marroni. Inoltre era estremamente timido con le persone che conosceva poco, ma se si faceva confidenza diventava il ragazzo competitivo e determinato tipico tra i figli di Ares. Gli occhi erano l'unica cosa che li accomunava, erano giallo con sfumature verde. In seguito scoprì, cadendo per sbaglio a dosso ad Andrew, che piccole macchioline rosse interrompevano l'ocra delle sue iridi, come anche a Daphne, dicevano che fosse il marchio della famiglia.

Questi cinque giorni passarono in allenamenti molto faticosi, in cui fui costretta ad esercitarmi con i più piccoli dato che, come loro, ero fra gli ultimi arrivati e che non ero una persona molto atletica. Katerina non faceva altro che ricordarmelo, scatenando le risate degli Stoll ogni volta che raccontava che un dodicenne mi aveva battuta al corpo a corpo. Comunque, nell'evolversi del tempo, la mia età stava spiccando, dimostrando più riflessi e talvolta maggiore forza: avrei fatto di tutto per togliermi da quella situazione imbarazzante.

****

Quella mattina mi svegliai di soprassalto, sempre a causa dello stesso incubo che mi tormentava dalla sera del mio arrivo. Il cielo era ancora scuro ma si scorgeva un lieve bagliore di luce, saranno state pressochè le cinque di mattina. Non riuscendo più a riaddormentarmi decisi di uscire a fare una passeggiata, facendo attenzione a non svegliare nessuno della cabina di Ermes.

Lentamente raggiunsi l'ormai noto posto sulla spiaggia accanto al bosco. Era diventato una specie di ritrovo tra me e Connor. Mi sdraiai sulla sabbia e chiusi gli occhi. Stranamente sentivo molto più mio il terreno su cui ero poggiata che l'acqua. Di solito mi ci dirigevo quando non sapevo che fare o, in quel caso, per starmene un po' da sola con i miei pensieri data l'assenza del ragazzo.

Tutto ciò perché in quelle notti avevo iniziato a fare sogni non molto piacevoli e, nonostante le rassicurazione dei miei amici sul fatto che fosse normale per i semidei, non mi sentivo molto tranquilla. Forse ero io, ma non ero del tutto sicura che fosse così. Sogni del genere li facevo anche prima ed era questo, il fatto, che iniziava ad angosciarmi. Prima di sapere di essere una semidea vivevo dei deja vu che collegavo in qualche modo a dei miei sogni avuti settimane, se non mesi prima. E cominciavo a sperare ardentemente che ciò che sognavo in quelle notti rimanesse solo nella mia testa.

Aprì gli occhi non appena notai una luce più forte, per ammirare la bellezza dell'alba. Francamente preferivo quest'ultima al tramonto. Innanzi tutto perché l'alba era più fredda, non solo di temperatura ma anche per i colori freddi (per lo più rispetto al tramonto) e poi perché dava l'inizio al giorno invece che terminarlo. Per non parlare che il tramonto era troppo romantico, quasi melenso ed io non ero quel genere di persona. Guardando quei colori mi persi nei miei pensieri, il più concentrati sull'ultimo incubo fatto quando una voce li interruppe violentemente.

-A cosa pensi?- Mi misi a sedere di scatto, provocandomi un giramento di testa. Ne seguì una specie di sbuffo divertito, impossibile da definire.

-Nico.- Dissi focalizzando la sua figura nell'ombra di un albero. -Mi hai spaventata.- Nico ed io non avevamo avuto molto tempo per parlare dopo il nostro primo incontro.

-Ti assicuro che, se avessi voluto spaventarti, ora staresti pregando tutti gli dei che conosci per toglierti quelle immagini dalla testa.- Replicò serissimo.

-Confortante.- Risposi sarcastica.

-Allora?- Chiese, mi alzai e mi spolverai la sabbia di dosso. In seguito lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui con la schiena poggiata ad un tronco. Si creò uno strano silenzio, piacevole in fin dei conti.

-I miei sogni.- Risposi dopo un po'.

-Fammi indovinare... ti spaventano?- Probabilmente era la cosa più vicina ad una presa in giro che riuscisse a fare.

Arricciai le labbra. -Si, mi spaventano.- Ancora quel silenzio. -So a cosa stai pensando. Che è normale, tutti i semidei lo fanno e che non mi devo preoccupare. Grazie, ma puoi risparmiarmi la tiritera, ci ha già pensato Kate.- Dissi incrociando il suo sguardo, in cui passò un barlume strano al suono del nome della mia migliore amica. Ma, come ho già detto, il suo sguardo era indecifrabile.

-Non stavo pensando a niente di tutto ciò.- Ammise con un alzata di spalle. -Stavo semplicemente ipotizzando cosa ti spaventasse.- Disse lanciandomi un'occhiata. -Probabilmente tu non te ne sei resa conto, ma prima avevi uno sguardo preoccupato in volto. Ripeto, stavo immaginando cosa te lo avesse procurato.- Detto questo ruppe il nostro contatto visivo. Non pensavo che Nico fosse una persona così attenta ai dettagli.

-Tanto per sapere, da quanto mi stavi guardando?- Domandai curiosa.

-Tanto per risponderti, ero qui prima che ci arrivassi tu.

-Ma tu sei sempre così?- Domandai sbuffando, anche se sorridevo, al che lui mi ignorò bellamente rimanendo in silenzio. Si creò la stessa situazione piacevole con ognuno che pensava per se, fino a quando quel silenzio non diventò troppo pesante.

-Allora...- Dissi per riaprire un discorso, stavo per prendere parola quando Nico mi battette sul tempo.

-Posso farti una domanda?

-Me la stai già facendo.- Risposi.

-Allora posso fartene un'altra?

-Me l'hai appena fatta.- Risi della sua faccia stufata.

-Ma tu sei sempre così?- Domandò con un impercettibile sorriso come avevo fatto io un paio di minuti prima, lo guardai radiosa. Lo avevo fatto sorridere.

-Dai scherzavo! Dimmi tutto.- Risposi sorridendo mettendomi a gambe incrociate, pronta ad ascoltarlo. Lui si limitò ad osservare il sottobosco con sguardo lontano.

-Come fai ad essere così allegra?- mi chiese.

-In che senso?- Non capivo. Nico prese un respiro profondo e riprese a parlare.

-Negli ultimi giorni sei venuta a conoscenza di talmente tanti fatti che avrebbero mandato chiunque in analisi per il resto della loro esistenza. Invece tu, al contrario di tutti, sei qui e ridi e scherzi. Come se la tua vita non fosse cambiata di una virgola. Victoria, non ti sei mai domandata il perché di tutto ciò? Che fine abbia fatto tuo padre? Tua madre com'era? Se hai fratelli o sorelle nella tua stessa situazione all'oscuro di tutto... o magari ancora nelle profondità marine?- Lasciò una serie di domande in sospeso. Una serie di domande che mi stavano perseguitando da cinque giorni, a cui non ero ancora riuscita a trovare una risposta.

Il fatto che non fossi stata io a dirgli tutte quelle cose su di me, mi fece pensare che il chiacchiericcio si doveva essere davvero molto esteso. Pian piano il mio sorriso si affievolì, lasciando spazio ad uno sguardo serio e seccato che raramente rivelavo. Nico se ne accorse.

-Benvenuta nel Lato Oscuro.- Disse sospirando.

-Hai ragione, venire a sapere tutte queste cose avrebbe mandato chiunque in analisi. Ma Nico, non sono l'eccezione, probabilmente ne avrei bisogno anche io. Non faccio altro che ripetermi le stesse domande di cui riceverò una risposta solo Zeus sa quando. Ma non permetto allo scorrere degli avvenimenti di cambiarmi. Io sono così, serena ed inquieta, felice e preoccupata, impacciata e relativamente idiota allo stesso tempo, e lo rimarrò anche se dovessi scoprire di dover morire domani.- Dissi, lasciai qualche secondo di silenzio poi continuai. -Certo, non posso negare che tutto ciò non mi abbia neanche sfiorata perché non sarebbe vero. Forse il fatto di sapere già in precedenza di non essere figlia di Emily e Michael mi ha in qualche modo aiutata, come anche il supporto dei miei amici. Ma anche se non lo do a vedere questa situazione mi innervosisce. Di punto in bianco non so più niente di me stessa ed essere costretta a rimanere qui senza fare niente mi fa impazzire.- Nico ascoltò in silenzio.

Queste cose non le avevo raccontate neanche a Kate e mi sentì in colpa. Di solito non le nascondevo nulla ma non volevo preoccuparla, quindi avevo messo la maschera da bambina felice e avevo continuato la mia vita come se nulla fosse.

-Perché queste domande?- Chiesi. Me ne pentì subito, il suo sguardo si indurì immediatamente, mettendo in risalto le profonde occhiaie intorno agli occhi che mi guardarono duri.

-Scusami... se non ti va di parlarne, lo capisco.- Dissi, improvvisamente a disagio. Il ragazzo sospirò.

-No, scusami tu. E' che ho una storia simile alla tua e non sono ricordi felici. Prima che tutto ciò cominciasse ero l'esatto opposto di ciò che sono ora. Mi sarebbe piaciuto avere i tuoi stessi ideali, ma ero troppo piccolo, suggestionabile...- Così Nico iniziò a raccontarmi la sua storia che, a mio parere, non era per niente simile alla mia se non per piccoli particolari. Ma lui aveva vissuto tante di quelle cose che un bambino di dieci anni non dovrebbe immaginare neanche nei suoi incubi peggiori.

Da come raccontava supposi che ne parlava raramente con qualcuno. Quando finì ebbi l'impulso di abbracciarlo. Ma lo repressi, sicuramente non gli sarebbe piaciuto.

-A dirla tutta, il Nico di adesso mi sembra molto meglio.- Confessai. Abbassò lo sguardo con un sorriso triste.

-Ehi dico davvero!- Cercai di consolarlo, limitando i contatti. -E sono sicura che anche Kate l'abbia capito, è una ragazza sveglia. Più di me sicuramente.- Alzò di scatto la testa guardandomi stralunato.

-Che c'entra lei?!- Lo guardai ovvia. -Senti, come avrai notato non tutti mi vanno a genio qui al campo e credimi se ti dico che la tua amichetta fa parte di quel circolo di persone, non dopo...- Si interruppe, come se stesse andando oltre.

-Non dopo... cosa?- Domandai. -Cosa ti ha fatto?- Continuai curiosa. Katerina non era certo il tipo di persona che si diverte nel fare del male a qualcuno, o per lo meno, che non si diverte nel far del male volontariamente, per il resto se esageravi te l'eri cercata.

-Non ho simpatia per i figli di Apollo, sono testardi e seccanti... e non intendo risponderti.- Mi disse, al che io fissai il mio sguardo sul suo pronta a riporgli la domanda. -E non ti azzardare a fare quel giochetto con gli occhi, mi è bastata una volta.- Mi avvisò, al che accantonai l'idea.

-E non credo sia tanto sveglia come dici.- Aggiunse alzandosi.

-Si?- Domandai mentre afferravo la mano di Nico.

-Si, anche se più sveglia di te lo è, dato le supposizioni che fai.- Lo guardai male, stavo per rispondergli per le rime, quando mi interruppe.

-Hai ancora della sabbia tra i capelli.- Mi avvertì prima di iniziare a camminare verso il folto della foresta. Capì che, a modo suo, mi stava chiedendo scusa.

-Ci vediamo a colazione.- Gli dissi, il ragazzo si girò e mi salutò con una mano prima di scomparire nell'Ombra. Il sole era ormai alto nel cielo. Com'era volato il tempo, saranno passate più di un paio d'ore. Tornai nelle vicinanze delle abitazioni camminando con i piedi nell'acqua. Per il momento quasi tutti erano ancora nel mondo dei sogni, si vedeva solo qualche ragazzo in giro.

-Passeggiata mattutina?- Mi chiese una voce. Probabilmente quella era la mattina "Cogli Victoria Clark alle spalle", in ogni caso, quella ragazza ci era riuscita. Sussultai. Mi girai e notai seduta su un telo una ragazza da una folta chioma di riccioli rossi.

-Si.- Feci un sospiro di sollievo. -Ciao Rachel.- La salutai. Mi sorrise sincera ma poi il suo sguardo si tramutò in puro terrore per poi diventare vacuo e assente. Dalla sua bocca uscì del fumo verde e cominciò a parlare con una voce cupa, non sua.

-Sette semidei dal campo partiranno,
ma solo cinque ritorno faranno.
Per il mezzosangue figlio del dio primordiale,
tra ricerche e viaggi, il diciassettesimo sarà fatale.
Nella profondità marina
si nascondono il mostro e l'oceanina. 
Due volte andata e ritorno ma in fine la battaglia vinta sarà
se l'eroe per mano della morte l'ultimo fiato spirerà.
 

Tutto ciò mi inquietò non poco. Insomma, la storia di Rachel e del fatto che dall'anno precedente fosse diventata il nuovo oracolo la conoscevo. Ma vederla così, attorniata da una foschia di fumo verde mentre prediceva il futuro di qualcuno con annessa la sua futura morte, il tutto contorniato dall'eco della sua voce spettrale non era una bell'esperienza.

La vidi sbattere le palpebre un paio di volte al che compresi che fosse tornata in se, mi avvicinai. Lei mi osservò confusa e notando il mio sguardo tramortito si mostrò sorpresa.

-E' successo di nuovo?- Mi chiese. Annuì e l'aiutai ad alzarsi mentre si massaggiava le tempie. -Dovremmo andare da Chirone per informarlo.- Disse.

-Ce la fai a camminare da sola?- Le chiesi.

-Certo Vicky, non è la prima volta. Solo un po' di spossatezza iniziale, ma dopo quella sto bene.- Mi spiegò. Il tragitto fino alla Casa Grande si passò fra le chiacchiere di Rachel riguardo a varie proteste contro.... non avevo capito cosa, in cui io mi limitai ad annuire in silenzio.

-Come mai tanto silenziosa?- Mi domandò ad un certo punto. Stavo per rispondere quando Percy ci passò in mezzo alla velocità della luce con al seguito un'Annabeth abbastanza intontita, forse per il fatto di essersi appena svegliata. Si limitò ad un «buon giorno» veloce prima di rincorrere il suo ragazzo, ormai arrivato all'ingresso della Casa Grande.

Li raggiungemmo e arrivate al portico trovammo il Signor D in veranda intento a gustarsi una Diet Coke, lo superammo senza troppe cerimonie. Appena entrati per trovare il centauro ci bastò seguire le urla di Percy. Lui, Chirone ed Annabeth erano in un salone, il primo intento a parlare troppo velocemente per riuscire a capirlo, il secondo che annuiva ma dava i chiari segnali di non star ascoltando il ragazzo e la terza che cercava di trattenere gli sbadigli.

-Chirone?- Li interruppe Rachel, al che i tre si girarono a guardarci.

-Ha appena fatto una profezia.- Li avvisai.

-Visto?! Cosa vi stavo dicendo?! C'è un nuovo pericolo, mi è appena stato detto in sogno.- Esclamò Percy esasperato.

-Non c'è bisogno di urlare.- Disse Chirone massaggiandosi le tempie, al che il ragazzo si ammutolì in imbarazzo.

-Innanzi tutto, Rachel che cosa hai predetto?- La ragazza fece una smorfia confusa. -Ah, giusto, mi dimentico sempre. Victoria tu l'hai sentita?- Si rivolse a me questa volta.

-Si, stavo camminando sulla spiaggia quando l'ho incontrata.- Risposi.

-La ricordi?- Chiese Annabeth improvvisamente molto sveglia.

-Uhm.... Allora mi pare cominciasse così: Sette semidei dal campo partiranno, ma solo cinque ritorno faranno.- Iniziai.

-Non molto promettente.- Disse Percy.

-Chirone, c'è la possibilità che si tratti dei sette della Grande Profezia?- Chiese Annabeth.

-In effetti sarebbe molto probabile, ma non escluderei altre possibilità.- Rispose il centauro. Questo piccolo discorso lo ascoltai assente tanto ero concentrata a ricordarmi le parole di Rachel. Quando Chirone finì di parlare e mi fece segno di continuare mi si gelò il sangue nelle vene al ricordo delle parole seguenti.

-Per il mezzosangue figlio del dio primordiale, tra ricerche e viaggi il diciassettesimo sarà fatale.- Continuai con un groppo in gola.

-Ritiro tutto, quasi sicuramente non si tratta dei semidei della Grande Profezia, sempre se Victoria non ne faccia parte.- Interruppe il silenzio Chirone.

-Quindi narra di me?- Chiesi. -Rachel ha recitato la profezia dopo avermi salutato e...

-Per ora l'unico mezzosangue figlio di un dio primordiale sei tu.- Continuò al mio posto la rossa.

-Tra ricerche e viaggi il diciassettesimo sarà fatale... secondo voi a cosa si riferisce? Il diciassettesimo viaggio è improbabile. Sarebbero troppi.- Pensò ad alta voce Annabeth.

-Qualunque cosa sia quando arriverà il diciassettesimo qualcuno ci lascerà le penne.- Molto illuminante Percy, grazie. Sarcasmo, sarcasmo che trasuda ovunque, ma evitai di esplicitarlo. -Che c'è? Perché mi guardate così?- Domandò appunto il figlio di Poseidone appena si ritrovò quattro paia di occhi a dosso.

-Niente, non importa. Comunque...- Fece sbuffando Annabeth. Non potei fare a meno di sorridere vederli comportarsi così, erano così teneri. -Possibile si tratti di un collegamento esterno? Diciassettesimo.... Potrebbe trattarsi della diciassettesima persona che si incontrerà sul cammino, o il diciassettesimo giorno di ricerche.- Continuò la figlia di Atena, mostrando uno sguardo crucciato nel non riuscire a risolvere l'arcano. Vidi Percy osservarla con un sorriso ebete in volto e non potei evitare di provare una fitta di dolore al petto.

-Che ne dite se ci torniamo dopo? Come continua la profezia?- Propose Chirone.

-Nella profondità marina
si nascondono il mostro e l'oceanina.- Recitai.

-Il mostro e l'oceanina?- Ripeté Percy interrogativo.

Annuì. -Sono abbastanza sicura di sì... Anche se non capisco il collegamento.

Annabeth e Chirone si lanciarono uno sguardo che io non scorsi.

-Finisce qui?- Domandò la figlia di Atena. Mi osservarono tutti. Abbassai lo sguardo.

-Bene, direi di andare a...

-Due volte andata e ritorno,- Interruppi il discorso di Chirone con ancora lo sguardo chino. -ma in fine la battaglia vinta sarà, se l'eroe per mano della morte l'ultimo fiato spirerà.- Alzai la testa, notando lo sguardo di quattro persone, tre delle quali mi guardavano come per farmi le condoglianze e gli occhi millenari dell'ultimo parevano urlare: "E' successo troppe volte, perchè di nuovo?!"

Si creò un silenzio che definire pesante sarebbe stato uno eufemismo.

-Percy cosa ti era stato detto? Hai raccontato di sapere del pericolo per aver sognato un avvertimento.- Cambiò argomento Rachel, non sarò mai tanto grata a quella ragazza.

-Oh si! Mio padre mi è apparso in sogno dicendomi che le acque si stanno agitando. Si sente aria... in senso metaforico ovviamente, di uno scontro che si suppone arriverà molto presto con molta potenza e devastazione. Ha tentato di avvertire i fratelli ma, riguardando solo il suo regno, naturalmente Zeus ed Ade non hanno neanche provato a farsi avanti. Quindi diciamo che mi ha chiesto indirettamente di andare sull'Olimpo per convincerli, o almeno suscitare l'interesse del Consiglio.- Disse tutto d'un fiato il ragazzo.

-Questo ovviamente è Taumante. Non dobbiamo permettere che si impossessi del regno di Poseidone. Se riacquista il potere sugli oceani, l'elemento a lui più devoto, diventerà incontrollabile.- Ammise con parole gravi il centauro. -Partirete tutti domani mattina. Percy e Annabeth insieme ad un altro intrepido volontario andranno a convincere l'Olimpo. Mentre tu Victoria, devi informare al più presto i tuoi amici della profezia e dell'impresa. Andrete a cercare di fermare Taumante, o almeno proverete a rallentarlo.- Si sentì il corno che dava inizio alla colazione. -Per il momento è meglio andare a mangiare.- Concluse il discorso Chirone.

Mi diressi alla mensa al fianco di Annabeth. -Sai già chi possano essere gli altri membri dell'impresa?- Mi chiese.

Ci pensai per qualche attimo. -Mi sono fatta un'idea.- Ammisi, confusa sull'essere sollevata o preoccupata da ciò.

 

 
Alla prossima volta, un abbraccio Catebaggins.

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Tia Weasley