Allora fingeva di non notare i movimenti bruschi delle sue notti insonni, fingeva di non notare le profonde occhiaie, aloni violacei intorno a quegli occhi che il finlandese cercava di mantenere vispi.
Cercava di non notare la dispensa costantemente svuotata di caffè e di biscotti danesi.
Berwald restava in silenzio, lasciando passare alcuni gesti per casuali: una carezza alla schiena tremante, donava refrigerio a quelle membra troppo stanche per dormire. Svegliarsi prima dell'altro per fare scorta di caffè e biscotti: gli permetteva di iniziare meglio la giornata.
Svezia, però, sapeva che non c'era modo di frenare gli spari registrati nella mente ed il dolore di ogni antica cicatrice.
Svezia sapeva che alle volte sembravano bruciare più di quando erano state inferte, che alcuni periodi rappresentavano un tuffo al passato e solo travaglio interiore, così personale da non poter essere attutito dall'esterno.
Sapeva che nel quotidiano, quel loro essere persone era intrinsecamente legato all'essere nazioni.
Fu per questo che, quel sedici maggio, Tino, dopo l'ennesima notte insonne, trovò sul tavolo della cucina -rigorosamente Ikea- , insieme alla solita colazione, un fiore di mughetto* ed un cartoncino. E seppe che aveva di nuovo sconfitto i suoi mostri con lui.
"Nel
mio andare
Nel tuo tornare
Due inverni."
Nel tuo tornare
Due inverni."
E Finlandia sapeva che, comunque, Svezia non lasciava mai nulla al caso.
*Fiore emblema della Finlandia
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Al mio amato Finlandese.
Al mio amato Svedese.
Grazie di aver letto e grazie a chi recensirà.
A presto,
Awesomissima123