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Autore: lilac_sky    16/05/2015    6 recensioni
"Solo sguardi, solo occhiate che dicono mille cose in più delle parole, solo silenzio per tanti, interminabili secondi"
"Nel silenzio loro due trovano il posto dove vorrebbero sempre stare"
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personaggio della mia long "I feel so bohemian with you"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Stare in silenzio aiuta a schiarire le idee"

Agnes sta camminando in silenzio: non ha neanche pensato di lasciare a Luke un biglietto che lo avvisasse della sua momentanea assenza da casa, ma poco le importa se suo fratello comincerá a bombardarle il cellulare di telefonate, non trovandola nel letto, perchè tanto l'ha lasciato sul tavolino del salone, quello pieno di libri e quaderni. E l'ha lasciato spento. Le viene da ridere se pensa all'innata capacitá di quel ragazzo di entrare in ansia per qualunque cosa.

"Wild Horses" va a ripetizione nella sua testa: tutta colpa di quel cretino di Calum, che tutte le volte che si fissa con una canzone, la deve far ascoltare alla sua malcapitata migliore amica (Agnes) per almeno due intere settimane durante il tragitto casa-universitá, scomodi nella piccola, vecchia macchina scassata della madre del ragazzo.
È un perenne bambino, Calum, anche se sul suo braccio sinistro fa incidere sempre più nuovi tatuaggi, anche se va in palestra per mantere quel fisico atletico che in spiaggia attira sempre gli sguardi di qualche ragazza, anche se è dovuto crescere in fretta per via della partenza del padre avvenuta davvero troppo presto per le sue due sorelle di soli due anni, a cui lui ha dovuto badare e che ha dovuto crescere in quanto unico punto maschile di riferimento. Ma nonostante tutto questo, Agnes sa che rimarrá sempre il Calum dei giochi in giardino, il Calum della prima sigaretta, il Calum delle avventure adolescenziali.

Guarda la luna (piena, quella sera), bianca e imponente, riflessa nell'acqua scura dell'oceano che si staglia infinito davanti ai suoi occhi di quel colore così simile al cielo limpido d'estate: in quel momento, lei è sola. Sola nel silenzio che la circonda.
I granelli di sabbia fine si infilano tra le dita dei suoi piedi piccoli e freddi, facendole il solletico: si siede sulla sabbia calda del calore accumulato durante il giorno, in totale contrasto con la piacevole brezza odorosa di sale che viene dal mare. Si va a scontrare delicata con il viso pallido di Agnes, che socchiude gli occhi e sorride, lasciandosi intrappolare dalla dolce presa del vento: la coccola, la fa ondeggiare, le accarezza il collo, le braccia, si insinua con prepotenza tra i capelli dorati tagliati pochi giorni fa.

«Mi piace venire qui, la notte».
Un ragazzo si è avvicinato, e si è seduto ad un paio di metri di distanza da lei: non dice più nulla, dopo il suo insolito esordio, e il silenzio torna padrone.
Agnes si sofferma qualche attimo ad osservarlo: i capelli riccioluti sono smossi dal vento, il mento è tenuto alto e gli occhi, socchiusi come a voler scorgere qualcosa all'orizzonte, danno al ragazzo un'aria, un portamento, un certo atteggiamento fiero che quasi intimidisce. Guarda fisso e concentrato davanti a sè, come se, non appena distogliesse lo sguardo, l'oceano crollasse, scomparisse.
«Di solito vengo qui da solo, di notte, per pensare».
Parla di nuovo, con la sua voce calda e trascinante come le onde del mare, scandendo lentamente ogni parola che esce dalle labbra sottili.
«Ti vedo, al bar», continua, parlando ad un'Agnes immobile come la luna sopra di loro «Sei sempre in compagnia, ma nei tuoi occhi c'è solo il vuoto». 
Il cuore della ragazza comincia a battere forte, ma così forte che ha paura che quei battiti si propaghino nel silenzio e arrivino alle orecchie di quel ragazzo. Lui sembra accorgersi di quella tensione, e gira il viso verso di lei. Agnes trattiene il respiro: due occhi verdi, cangianti, che, colpiti dai raggi della luna, sembrano illuminare ogni cosa intorno a loro, si stanno incrociando con i suoi, blu, grandi. Solo sguardi, solo occhiate che dicono mille cose in più delle parole, solo silenzio per tanti, interminabili secondi.
E Agnes se lo ricorda.

Se lo ricorda, quello strano tipo dai capelli ricci che ogni volta Calum le fa notare ("E che cazzo, potrebbe almeno tagliarsi la barba, mi sembra un barbone..!"), che si siede sempre allo stesso tavolo, che ordina sempre lo stesso caffè, che ha davanti sempre lo stesso quaderno nero: scrive, lui, perchè Agnes ha visto le pagine piene di inchiostro. E sa che non si muove da quella sedia, nemmeno quando lei se ne va. Eppure, lo rivede anche lì, nei corridoi dell'universitá perennemente affollati di studenti, e anche nella mensa, sempre piena di gente. E lei, anche in mezzo alla confusione, riesce a vederlo.
Adesso sente che c'è qualcosa che li accomuna, che li ha sempre tenuti legati: non il bar che frequentano tutte le mattine, ma il silenzio. Nel silenzio loro due si sentono bene, completi; nel silenzio loro due trovano il posto dove vorrebbero sempre stare. E chi se ne frega di chi crede che l'unico modo veramente efficace di comunicare siano le parole, perchè... «Il silenzio vale più di mille parole». 
È proprio lui a parlare, come se avesse letto nei suoi pensieri e avesse voluto concludere lui, la frase. Senza smettere di guardarla, sorride, e Agnes giura di non aver mai visto un sorriso più vero di quello che le ha appena rivolto. 

È poi un attimo, quello in cui lei si ritrova sotto il naso una mano grande il doppio della sua, e il ragazzo accanto a lei che continua a sorridere.
«Ashton». «Agnes». 
Solo due nomi, detti velocemente, nell'imbarazzo che si è creato. Due paia di occhi, che continuano ad osservarsi nonostante il rossore si sia ormai impadronito delle guance pallide della ragazza, perchè non c'è più nessuno scudo che li separi.

Loro, amanti del silenzio, abbracciati dal vento.




SALVE A TUTTI!
Scusate il maiuscolo, era per attirare l'attenzione. Cioè, oddio, non è che io adori avere le attenzioni su di me, ma è solo per dire giusto un paio di cose.
Intanto, mi chiamo Elena, e sono davvero troppo troppo emozionata di stare scrivendo questa cosa perché...è la prima storia che pubblico su efp. Mi sono sempre limitata a recensire, a leggere, e solo oggi pomeriggio, ascoltando un album di brani per chitarra, mi è venuta l' "ispirazione" (se così si può chiamare) per scrivere questa cosina qui che avete appena letto, se adesso siete arrivati fin qui sotto. 
Adoro scrivere, è una di quelle cose che mi aiutano a sfogarmi quando qualcosa non va, o semplicemente che mi fanno immaginare situazioni in cui vorrei trovarmi. Non ho mai fatto leggere a nessuno, un qualcosa scritto da me, e in questo momento sono davvero emozionatissima perché (forse) qualcuno leggera questa piccola storia. 
Per la protagonista mi sono "liberamente ispirata" ad una delle ragazze a cui voglio più bene, e che quest'anno è stata davvero importante per me: le voglio un bene immenso, e so che probabilmente non leggerà mai tutto questo, ma poco importa. 

Mi sto dilungando troppo, è che quando comincio a scrivere non la smetto più ahahah
Grazie se qualcuno è arrivato fin qui: fatemi sapere cosa ve ne pare!

elena <3
 
  
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