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Autore: scattegatte    17/05/2015    1 recensioni
"E adesso dov’era finita la potente guerriera a capo di un interno esercito romano? Dove si era cacciata la figlia di Bellona? Odiava con tutta se stessa questa parte di lei, quella più debole, più sensibile, da femminuccia come lei la chiamava."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riusciva a comprenderlo, ma era successo.


E adesso dov’era finita la potente guerriera a capo di un interno esercito romano? Dove si era cacciata la figlia di Bellona? Odiava con tutta se stessa questa parte di lei, quella più debole, più sensibile, da femminuccia come lei la chiamava. Le tremavano le gambe, le mani, ma anche il cuore ogni volta che lo vedeva. Da quando quel ragazzo era entrato nella sua vita, lei non era più la stessa. E questo lei lo odiava. Perché già per ben due volte aveva indebolito le sue difese per lasciare entrare nella parte più recondita del suo cuore due figure che presto o tardi avevano finito, anche se involontariamente, a farle del male. Jason, il suo fedele collega, il potente figlio di Giove che era in grado di tutto e Percy, il semidio greco appartenente alla prole di Poseidone, che con la sua tenacia e il suo coraggio aveva compiuto grandi imprese, ma Jason la aveva rimpiazzato con una forte e bellissima figlia di Afrodite e Annabeth già da tempo occupava i sogni e i pensieri del figlio del dio del mare. E Reyna aveva dovuto rinunciare, sebbene lei lo odiasse con tutto il cuore. Quando la guerra era finita aveva compreso che sia Piper  sia Annabeth erano delle ragazze al di fuori del comune e in loro, come nei loro rispettivi fidanzati, aveva trovato dei grandissimi e fidati amici. In più si era aggiunta questa nuova grande famiglia greca e un ragazzino fragile quanto potente, Nico di Angelo. Con lui aveva vissuto tantissime avventure per portare al Campo Mezzosangue la statua dell’Athena Parthenos  e ormai era diventata una presenza fondamentale nella sua vita, si era convinta che non aveva tempo per gli affari di cuore e per un breve periodo si era messa l’anima e il cuore in pace.
Poi era arrivato lui e con un solo sguardo aveva fatto vacillare tutto ciò che credeva che in lei fosse stabile. Si chiamava Zack ed era figlio di Mercurio, il dio messaggero. L’ aveva guardata e le aveva leggermente sorriso con un’espressione non imbarazzata come quelle che spesso le rivolgevano coloro i quali erano appena giunti al Campo Giove, ma con un’espressione furbetta e allo stesso tempo divertita. In un primo momento Reyna era rimasta basita poiché non era abituata ad un simile trattamento, ma poi aveva assunto la sua tipica espressione da capo, cercando di mantenere la calma… anche se era molto difficile poiché quel ragazzo continuava a guardarla e lei, non essendo abituata, non sapeva come reagire.
I giorni passavano e la figlia di Bellona aveva avuto sempre più occasioni per scrutare quel ragazzo: era alto e snello, aveva i capelli color caramello e gli occhi verdi, ma ciò che le mandava in tilt il cervello erano le labbra sempre incurvate in una smorfia di sfida. Lo trovava carino, no non era il termine giusto, lo trovava davvero molto bello perché non era come gli altri, ma ciò la spaventava perché aveva paura di soffrire di nuovo, memore delle parole di Afrodite. Un mercoledì di giugno, però, Zack si avvicinò a Reyna che sobbalzò leggermente quando il ragazzo le chiese se volesse combattere contro di lui, il pretore si guardò intorno e pur essendo non visibilmente in preda al panico accettò questo “galante” invito. Combatterono, ma alla fine la ragazza lo disarmò e lui rise, una risata argentina e contagiosa. Infatti contagiò anche lei. “Grazie mille pretore, è stato davvero un onore battermi con  e essere sconfitto da lei. Spero che lo rifaccia tante altre volte” disse il figlio di Mercurio con un tono per niente serio, ma anzi tranquillo e vivace guardando il suo capo e poi con un cenno della mano la salutò. Non le aveva neanche dato il tempo di rispondergli e forse questo era stato una manna dal cielo dal momento che Reyna era rimasta colpita, trafitta dagli occhi del novellino: erano verdi, ma non del solito verde bottiglia o verde mare o addirittura verde mare come quelli di Percy, erano di un verde autunnale, quasi malinconico, screziati da delle sfumature di marrone che ricordavano le cortecce degli alberi. Le costava tanto ammetterlo, ma erano bellissimi. Era confusa e non riusciva a capacitarsi come un ragazzo e i suoi occhi avevano fatto fare un salto mortale al suo cuore. Non riusciva a comprenderlo, ma era successo.
  
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